Intitolato così dai furbi importatori italiani nella speranza di bissare il successo dei GUERRIERI DELLA NOTTE (il precedente film di Walter Hill), SOUTHERN COMFORT è palesemente concepito per sfruttare le potenzialità di un ambiente suggestivo (le paludose foreste della Louisiana) che, adeguatamente fotografato, si conferma infatti perfetto a ospitare una storia paramilitare come quella narrata. Il modello a cui Hill si ispira è, prima ancora del suo I GUERRIERI DELLA NOTTE (dal quale riprende la tematica del percorso mirato da pericoli...Leggi tutto sconosciuti), UN TRANQUILLO WEEKEND DI PAURA, dove era strettissimo il rapporto uomo-natura. Purtroppo puntare tutto sul fascino dell'ambientazione penalizza la sceneggiatura che, partendo da presupposti interessanti, non sa evolversi come sperato, finendo per ripetersi stancamente nei reiterati battibecchi tra compagni di squadrone. La Louisiana non è il Vietnam né i cajun possono essere avvicinati ai temuti “musi gialli”, ma il concetto del mortale gioco a nascondersi è il medesimo. Hill anticipa Stone e i suoi emuli (pur non avvicinandosi nemmeno lontanamente all’epica drammaticità di PLATOON) ma non riesce a imporre la tensione che SOUTHERN COMFORT meriterebbe. Buoni gli attori, Keith Carradine in testa, adeguate le musiche di Ry Cooder (anche se dopo il primo tempo passano decisamente in secondo piano), innegabile l'abilità registica di Walter Hill, forse non troppo appariscente ma capace di sottolineare i momenti topici con un sapiente uso del ralenti e inquadrature azzeccate. Probabilmente SOUTHERN COMFORT è prima di tutto una grossa occasione gettata al vento.
Forse il miglior film firmato da Walter Hill. Molto suggestiva l'ambientazione nelle paludi della Lousiana, sapientemente fotagrafata da Andrew Laszlo, e bellisime le musiche di Ry Cooder. Hill dirige con mano sapiente uno stuolo di attori non famosissimi per il grande pubblico ma tutti molto bravi, Keith Carradine in primis. Pur partendo da una situazione analoga a quella de I guerrieri della notte (la caccia a un gruppo di uomini) lo sviluppo della stessa è diversissimo e molto emozionante. Difficile reperirlo ed è un vero peccato.
La cosa più bella è il titolo italiano, semplicemente bellissimo e di grande evocazione. Il film pare mantenere, in fase iniziale, un po' delle promesse (e delle premesse), ma poi si avvita su se stesso e cala costantemente alla distanza. Stupenda l'ambientazione nelle paludi della Louisiana. Guardabile, ma nulla di più.
Un film che rievoca il successo di Un traquillo weekend di paura senza riuscire a raggiungerne la completezza. Perché, a fronte di bravi e ben caratterizzati attori e di una riuscita ambientazione, vedo una certa stanchezza narrativa nella seconda parte della pellicola. Regia classica e abile nel sottolineare i differenti personaggi del gruppo di "soldati della domenica". Un leitmotiv che rtroveremo in tantissimi film di guerra e non (penso anche a Rambo).
Hill non si smentisce e gira un altro film al testosterone, duro e violento già nella cornice ambientale, con le paludi della Lousiana raffigurate in tutto il loro lugubre e impenetrabile aspetto. Ritmo molto teso, che letteralmente esplode nel delirante e violento finale accompagnato dal sottofondo di musica Cajoun. Molto molto bello, superiore al tanto decantato I Guerrieri della notte. Quattro pallini.
Quando Walter Hill era Walter Hill! Il regista realizza un film ricco di tensione e violenza che sfocerà in un finale angosciante. Tutto ha inizio mentre dei soldati della Guardia Nazionale sono in missione d'addestramento nelle paludi della Lousiana ed alcuni di loro "stuzzicano" dei locali Cajun innescando una vera e propria guerriglia. Ne seguirà una lotta per la sopravvivenza resa ancora più drammatica ed impari dal fatto che i soldati sono in possesso solo di munizioni a salve. Agghiacciante a tal proposito la fucilata alla testa di Coyote.
MEMORABILE: L'arrivo dei due soldati al villaggio e la macellazione del maiale a ritmo di musica cajun.
Bel film di Walter Hill che ricorda per molti versi un'altro lavoro del regista, I guerrieri della notte (a cui il titolo italiano, differente da quello originale, rimanda esplicitamente). Molto azzeccata la suggestiva ambientazione che rimanda ad atmosfere tese e claustrofobiche, ulteriormente sottolineate dalla bella colonna di Ry Cooder. Il regista realizza il film "in crescendo" con il culmine nelle belle sequenze finali. Da vedere.
Un senso di disifacimento avviluppa l'intero film, dall'ambientazione (la palude stantia, le case marcescenti dei Cajun), al senso di disciplina del manipolo di militari della Guardia Nazionale, invero bislacco (il primo fa fuoco sui residenti scetenando la caccia all'uomo, il secondo fa saltare la casa di un presunto sospetto senza attendere l'ordine), fino alle liquide note della slide guitar di Ry Cooder. Bella la metafora antimilitaristica: i Warriors restavano uniti grazie all'amicizia, questi Guerrieri s'impantanano nelle loro beghe decisionali.
MEMORABILE: Nell'incipit decine di soldati scaricano tonnellate di pallottole "a salve" sul nulla.
Il titolo originale è ironico, ma il contenuto del film è un'altra anabasi violenta ed ancora più insensata, con una guerra nata da uno stupido scherzo, impossibile da combattere (le pallottole sono a salve), contro un nemico per buona parte della storia invisibile. La stupenda ambientazione, esaltata dalla fotografia e accompagnata dalla bella colonna sonora e la tensione costante senza cedimenti fino alla fine rendono la pellicola indimenticabile. Non il più noto, ma il più teso ed affascinante film di Hill.
MEMORABILE: I corpi legati all'albero. La pausa di calma apparente nel prefinale. Lo squartamento del maiale.
Una semplice ed innocua esercitazione della Guardia Nazionale si trasforma ben presto in un gioco molto pericoloso. Considerato da molti una sorta di variante de I guerrieri della notte (ma che assomiglia molto di più a Un tranquillo weekend di paura) è una bella pellicola dalle atmosfere tese e dai ritmi tesi e coinvolgenti che si mantengono alti fino al finale tutt’altro che conciliante. La conferma che Hill è un regista che sa il fatto suo.
Walter Hill trasforma la Louisiana dell'allegro Mardi gras di New Orleans in un luogo minaccioso le cui paludi sono abitate da gentaglia parecchio irritabile (e che parla francese, bellissimo). Forse un po' lento nel suo svolgimento (ma il tutto è tenuto egregiamente a galla dal senso d'odio latente che serpeggia tra i membri della compagnia), il film diventa molto bello negli ultimi 20 minuti con la tensione che giunge al suo apice sottolineata dalle musiche incalzanti e da un montaggio stile Peckinpah. Rocciosamente inespressivo Boothe.
Passo falso di inzio carriera per un regista-sceneggiatore che ha avuto il merito di reinventarsi il genere poliziesco. Il film che ha il suo punto di forza nella fotografia è ai limiti della noia. Una serie poi di plot-hole lo rendono addirittura irritante. Obiettivo del film è comunque quello di denunciare l'inutilità di alcune attività svolte dalla Guardia Nazionale e sul pericolo che possono costituire, per se e per gli altri, uomini stupidi e violenti che agiscono sotto l'egida dell'Esercito.
L'ambiente d'indubbio fascino e resa cinematografica e la sempre grande regia di Water Hill riescono a rendere appena discreto questo mezzo thriller/mezzo action che pare sempre pronto per il decollo ma che invece mai si stacca da terra. Intenzioni buone, modalità apprezzabili, ma risultato inferiore alla loro somma. Troppo lo scopiazzamento a Deliverance, troppi i tempi morti, troppo evidente il dito puntato al testosterone militaresco. Davvero un peccato, visto che la caccia all'uomo fra le infide paludi della Louisiana era un'ottima idea.
Insieme a Deliverance il miglior "survivor movie" in assoluto. L'immenso Walter Hill firma il suo capolavoro e fa sembrare I guerrieri della notte un film per ragazzini. Violenza, disperazione, angoscia e follia sparse a piene mani. Non un attimo di tregua, si resta in tensione per tutta la durata del film tra l'atmosfera umida e appicicaticcia delle paludi (che tanfano di morte) e i cajun visti come nemici invisibili e senza volto, che si servono di feroci cani, trappole e tagliole. Splendido score di Ry Cooder. Finale emblematico. Stracult!
MEMORABILE: I rottweiler; le tagliole chiamate "fighe di ferro"; la festa cajun con macellazione del maiale; l'inizio nelle paludi; il soldato impiccato al ponte.
Con gran faccia tosta Hill riaffronta la sporca caccia al branco del suo seminale The Warriors, spostando però le ostilità da un territorio urbano ancora riconoscibile e praticabile alla fitta vegetazione palustre della Louisiana, abitata dal clan dei cajun. Ad intrappolare la squadra di militari non è l'oscurità della notte bensì il disorientamento, la stagnazione, l'indifferenziazione del paesaggio e la scarsa coesione collaborativa interna. È un Vietnam in scala riletto alla Boorman ma c'era bisogno di una costruzione di dialoghi e personaggi assai meno stereotipata e monocorde.
MEMORABILE: Lo sgozzamento dei due maiali da parte dei bracconieri cajun.
Distante dall'artificiosa stilizzazione de I guerrieri della notte, Hill raggiunge l'apice della sua carriera con questa pellicola "survivalist" difficilmente classificabile. Nella lugubre - e magistralmente fotografata - palude della Louisiana, teatro di scontro fra Guardia Nazionale e cajun, si concentrano tutte le lacerazioni razziali e di classe americane ed emerge una realtà selvaggia e primitiva. Il Vietnam è già qui... Attori misconosciuti nevrotizzati al punto giusto, grande montaggio alternato e pezzi di bravura e di grande cinema.
Sono ancora indeciso tra classificare questo film come un'ottima prova di Walter Hill o un'occasione persa. Questo perché alterna luoghi e situazioni particolari (l'ambientazione claustrofobica sebbene aperta delle "Louisiana Swamps" e la sensazione di inadeguatezza dei personaggi) a una sceneggiatura un po' povera e a tratti irreale. Pellicola da vedere e forse apprezzare col tempo, ma che avrebbe potuto essere un cult come I guerrieri della notte e non lo è!
MEMORABILE: Le interminabili paludi della Louisiana.
Un'esercitazione militare nelle paludi della Louisiana degenera in un massacro… Si obbietterà che quanto a regressione agli istinti più ferini dell'umano, il weekend di Boorman aveva già esaurito e meglio la questione; che l'uccisone finale della bestia in un lisergico montaggio parallelo si era vista in Apocalypse Now. Ma per quanto derivativo il film di Hill, con la sua atmosfera marcescente che divora lo sguardo – nel nitore fotografico di Laszlo – l'inesorabile progressione a imbuto chiuso – cadenzata dalle note di Ry Coder – e l'insana fascinazione per l'horror, rimane un'opera memorabile.
MEMORABILE: Il terrificante finale nella comunità cajun.
Un tranquillo weekend di paura stile Walter Hill. Ovvero con protagonisti un gruppo di militari allo sbando, in disaccordo tra loro e sull'orlo della pazzia. Il film crea un'ottima tensione, che sale man mano che la storia procede, con momenti di autentica paura anche, regalati dall'ambientazione paludosa che potrebbe celare ogni sorta di pericolo per i personaggi. Bravi Carradine e Boother, azzeccati tutti gli altri, col solito Brion James a fare da presenza ambigua. Da non perdere.
Un’opera sicuramente riuscita, difficilmente inquadrabile in un unico genere, ma pregevole come un diamante grezzo. Hill è magistrale nel delineare le sfaccettature di ogni singolo personaggio e nel costruire una tensione che ha pochi eguali. Traspare evidente un pensiero non proprio accondiscendente sulle forze armate; in particolare, il bersaglio è la Guardia Nazionale, formata da un manipolo di militari improvvisati, carichi di testosterone, che si dissolvono alla prima situazione critica. Doveroso concedergli un’occasione.
Quella che dovrebbe essere una semplice esercitazione si trasforma in un massacro senza fine in nome dell'idiozia umana. Qui non ci sono bande cittadine armate di mazze da baseball ma cajun pronti a togliere di mezzo chiunque gli manchi di rispetto. Il risultato però non cambia e Walter Hill dimostra di saperci fare nel dirigere pellicole di questo genere, perché è un maestro della tensione. Ne esce un quadro avvilente dove l'essere umano si rivela peggiore delle bestie feroci che mordono a comando.
MEMORABILE: L'arrivo al villaggio e le corde che sembrano preannunciare l'imminente impiccagione.
Hill riprende il tema dell'Anabasi di Senofonte già usato ne I guerrieri della notte e cala tutto nelle buie e tenebrose paludi della Louisiana. Stavolta la divisione tra bene e male è più sfumata: i protagonisti sono infatti un gruppo di soldati che affrontano un "nemico" che difende solamente il proprio territorio. Il regista inserisce numerosi rimandi al Vietnam e persino ai nativi americani, sporcando l'intera pellicola con atmosfere lugubri e selvagge, quasi da horror. Una delle più belle e sottovalutate opere del cineasta statunitense.
MEMORABILE: Il montaggio alternato delle scene dei due soldati alla festa cajun e di un gruppo di uomini che ammazzano e squartano due maiali.
Un piccolo classico della paranoia e della claustrofobia. Nonostante qualche eccesso verbale (e qualche inutile isterismo) Hill serve una metafora piena e convincente dell'imperialismo USA (si adombra il Vietnam) quale pulsione congenita del popolo americano: non serve andare in Asia quando il conflitto sorge anche nelle paludi che ospitano i primi europei colonizzatori (ovvero i primi veri americani bianchi). Di rilievo l'ultima parte in cui si concentra una bella tensione. Azzeccato il cast.
Hill gira il suo Tranquillo weekend di paura ibridato con I guerrieri della notte. Seppure inferiore al capolavoro di Boorman, trattasi di altro colpo a segno del nostro. Magnifica l'ambientazione nelle paludi della Louisiana, filmate in maniera molto suggestiva; perfetta la colonna sonora di Ry Cooder che è un tutt'uno col film; sfilata di indimenticabili duri del cinema di quegli anni: Boothe, Brion James, Fred Ward. Violento, dice un paio di cose non banali sull'aggressività insita nell'animale uomo.
Dati i caratteri e le ideologie del gruppo di soldati durante un'ordinaria esercitazione tra le paludi, le cose non potevano andare diversamente. L'arroganza di alcuni e la faciloneria di altri provoca una specie di caccia con un nemico invisibile, ma armato e motivato e la palude stessa si tramuta in una trappola senza scampo. Dopo un inizio un po' stentato, Hill è molto abile nel dosare e orchestrare il crescendo della violenza e del progressivo straniamento dei protagonisti. Salvo un pizzico di retorica, si apprezzano il buon cast e la colonna sonora.
MEMORABILE: La sparatoria a salve; Il misterioso "nemico"; La trappola di alberi abbattuti; La festa carica di tensione; L'elicottero.
Complice un stupido scherzo di un soldato, un'intera squadra dovrà fare i conti con un nemico agguerrito e invisibile. L'abile regia di Hill e uno stuolo di ottimi attori (Coyote, Ward, Boothe) saprà dare al film un'impronta particolare. Perfetta l'ambientazione ma soprattutto il senso di pericolo costante e di morte che vengono trasmessi allo spettatore.
Dall'autore de I guerrieri della notte (e la distribuzione italiana non poteva farsi sfuggire un richiamo nel titolo), un ottimo thriller avventuroso che filtra le suggestioni di Un tranquillo weekend di paura attraverso l'ottica del war-movie (dalle paludi della Louisiana alla giungla vietnamita il passo è breve). Se la lotta per la sopravvivenza nella natura selvaggia è ben resa ma non esalta più di altre pellicole affini, il vero capolavoro sta negli ultimi venti minuti al villaggio cajun: tensione a mille e clima quasi orrorifico. Un cult.
MEMORABILE: I cajun rispondono al fuoco simulato con munizioni vere; Gli inquietanti segni lasciati dai cacciatori (conigli appesi); I maiali uccisi e sventrati.
Dopo i Warriors e Jesse James Hill chiude la trilogia delle bande con quello che resta il suo capolavoro più sottovalutato. Meno estetizzante del solito, il regista allestisce una crudele caccia all’uomo che ha l’incedere da incubo allucinato di Un tranquillo week-end di paura. E sotto l’essenzialità dell’azione si nasconde una chiara metafora politica che traspone l’orrore del Vietnam nelle paludi della Louisiana con i protagonisti assediati da un nemico invisibile. Infine un plauso alla spettrale ambientazione e alle musiche del fido Cooder.
MEMORABILE: La bravata a salve di Stuckey; L’uccisione del Sergente Poole; L’incontro con il trapper; La morte di Cribbs; La festa cajun; Lo scontro finale.
Altra geniale anabasi di Walter Hill, ma mentre nei Guerrieri il viaggio verso casa era raccontato con toni pop e metropolitani, questa odissea di un gruppo di soldati avanza lentamente, crudelmente nei desolati panorami delle paludi della Lousiana, con atmosfere che ricordano il capolavoro di Boorman. Bellissimo racconto della stupidità dei militari, più redneck dei cajuns stessi, che, catapultati in un territorio nazionale di cui non sanno nulla, si rendono conto che il "diverso" e il Vietnam possono apparire anche a due passi da casa.
MEMORABILE: Il montaggio di Hill, in particolare durante il ballo cajun; L'agghiacciante e ambiguo ralenti finale.
Lasciando da parte il fasullo titolo italiano, che perde il gioco di parole di quello originale, resta un film volutamente ambiguo, ricco di molteplici letture concentriche non sempre agevoli per lo spettatore. Ma il film mantiene prima di tutto un suo unicum narrativo, con i protagonisti che perdono progressivamente le loro sicurezze in un gioco tragico nel quale si perdono buoni e cattivi e nessuno è senza peccato. Ottima la prova degli interpreti (Coyote e Carradine i migliori). Fondamentali le musiche di Ry Cooder. Un film difficile, ma molto bello.
Un film paradossalmente fuori tempo massimo (sarebbe stato più adeguato all'anno della sua ambientazione, il 1973) quanto in anticipo (il Vietnam riprodotto in casa, in questo caso nelle paludi della Louisiana, fa pensare a Rambo). Facce giuste, ambientazione perfetta, un film che trasuda sangue, terra, acqua e morte, ma che paga dialoghi spesso modesti, psicologie nulle e un innesco della tragedia francamente poco plausibile. Il crescendo finale è potente, ma il film resta poco incisivo e, non a caso, è stato un flop mondiale.
Alla fine il titolo italiano non è troppo fuorviante: qui l'anabasi senofontiana esce dal Bronx e va a finire nelle torbide paludi della Louisiana. Hill riprende il discorso di Deodato sul disprezzo anglosassone per le "razze inferiori" che si ritorce sempre contro gli autori dell'odio. Il popolo cajun come i vietcong e i nativi americani, la natura che vince (o quasi) contro una civiltà che di civile non ha nulla. Quasi-capolavoro sottovalutato all'epoca ma che oggi è più attuale che mai, graziato da un cast superlativo e dalle belle musiche di Ry Cooder.
Bei tonni davvero i Guardiani Nazionali: sparano a salve a chi hanno espropriato le canoe provocando ferale fuoco di risposta, si fan localizzare facendo i bombaroli a buffo, in 8 non sanno mettere ko 3 rottweiler, ne sanno zero di punti cardinali, si scannano tra loro in uno stato d'eccezione. Bella prova, bravo esercito. Senofonte II tra natura e incultura sorseggia un ristretto 13 e uno shoottino: Hill ci ridà dentro con la tiritera del nemico fantasma/interiore, ma stavolta tirella azione e potenza iconografica scarseggiano al pari di attori poco in bolla a psicotratteggio zero.
MEMORABILE: Alberi; Trappola cannibale; Sabbie mobili beffarde in pieno S.O.S; Siamo nelle paludi della Louisiana: dove sono alligatori e mocassini d'acqua?!
Jungle-movie movimentato e avventuruoso e che non si prende troppo sul serio grazie ai dialoghi iniziali decisamente malatissimi e spassosissimi tra i membri del plotone di membri della guardia nazionale in esercitazione nelle paludi della Louisiana. Il film poi decolla e tra le sabbie mobili della palude si assiste a una dura e cruda caccia di cui sono vittime i protagonisti. Sugli scudi Boothe, Carradine e Ward. Brion James interpreta un ambiguo cajun.
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HomevideoRocchiola • 5/05/21 10:00 Call center Davinotti - 1224 interventi
Prodotto basico ma non di certo onesto, almeno sotto il profilo puramente economico, visto che costa 18,99 €. Comunque qualitativamente non ci si può lamentare. Dall'immagine del menù d'ingresso, credo abbiano utilizzato il master HD del bluray americano della Shout Factory. Il video panoramico 1.85 appare decisamente pulito e nitido anche se la definizione poteva essere più incisiva. L'audio italiano si presenta molto potente ed abbastanza chiaro. Ovvio però che a questo prezzo ci stava un bluray ma dato che si tratta di un titolo mai uscito prima se non in VHS non lamentiamoci più di tanto. Edizione High Show (da dove escono questi tizi) limitata a 500 copie, per cui affrettarsi prima che sparisca!!!
Dalla pagina Facebook costa 12,90€, come il meno caro su ebay. Su dvd-store lo trovi invece a 14,90. Ti sei imbattutto in un venditore che ha gonfiato un po' il prezzo...
La copia visibile su Prime Video è eccellente: master da blu-ray e ottimo audio italiano.
aggiungo a ozioso titolo di curiosità che la prima tv di italia 1 non era malmessa a livelli da ufficio reclami come quella di raiplay. probabilmente era però tagliuzzata, trattandosi di un vm18 in prima serata. non posso fare raffronti certi, dato che da allora rivedo il film solo oggi (peraltro riconfermandone la delusione), ma sicuramente buio che aveva da tempo la vhs e ha come me forse visto quella prima visione, può confermare o smentire.
La copia visibile su Prime Video è eccellente: master da blu-ray e ottimo audio italiano.
aggiungo a ozioso titolo di curiosità che la prima tv di italia 1 non era malmessa a livelli da ufficio reclami come quella di raiplay. probabilmente era però tagliuzzata, trattandosi di un vm18 in prima serata. non posso fare raffronti certi, dato che da allora rivedo il film solo oggi (peraltro riconfermandone la delusione), ma sicuramente buio che aveva da tempo la vhs e ha come me forse visto quella prima visione, può confermare o smentire.
In realtà la Prima visione tv del film avvenne su Euro TV (e non su ItaliaUno, che era il secondo passaggio televisivo)
Per quanto riguarda il divieto fu vietato ai 18 in prima istanza, poi, con il ricorso della distribuzione alla commissione di censura, pochi mesi dopo, il divieto venne ridimensionato ai 14 senza tagli
Per cui quando passò in televisione (la prima su Euro Tv dovrebbe essere datata 1985) il divieto era ai 14, quindi , in teoria, trasmesso senza tagli
Io l'ho visto sempre su Euro Tv , intorno al 1987, dopo vari passaggi televisivi (anche su ItaliaUno) per la prima volta.
Rivedendolo sulla vhs della Multivision non ho notato tagli di sorta.
Per cui quando passò in televisione (la prima su Euro Tv dovrebbe essere datata 1985) il divieto era ai 14, quindi , in teoria, trasmesso senza tagli
la prima di euro tv è datata 21 novembre 1984. il passaggio su italia 1 ebbe luogo nella tarda primavera del1985, ai tempi dell'uscita in sala de l'occhio del gatto. di questo sono certissimo perché vidi al cinema il film di teague due tre giorni dopo il passaggio tv di hill su italia 1. non sapevo fosse stato derubricato (nei cinema di cagliari transitò si e no una settimana, sempre con divieto ai 18), ma nel rivederlo ieri mi è effettivamente parso tale e quale all'allora edizione televisiva. che in ogni caso era qualitativamente assai ben messa sia sul fronte audio che video, insomma, non presentava i difetti lamentati da rebis circa quella di raiplay (cosa peraltro atipica, se si considera che raiplay trasmette sempre edizioni tirate a lucido)
Non lo vidi su RaiPlay ma su Rai Movie, un canale del digitale terrestre dove passava una rassegna di titoli scelti dal Darione nazionale. Credo abbiano trasmesso la vhs punto.