Datemi una telecamera e metteteci davanti Servillo (un vero mattatore) e un film così lo giro anch'io. L'impersonale Incerti cerca di scimmiottare Sorrentino, ma non ne possiede la qualità e non dispone di uno script decente (ed è inutile riprendere Servillo che si avvia attraverso corridoi manco fosse il divo: il film in pratica è tutto qui). Finale ridicolo. Se si cercano le conseguenze di un amore in una solitudine basta citofonare e chiedere, almeno, di Sorrentino. Solo per i fan di Servillo.
Davvero un buon film questo di Stefano Incerti. La bella sceneggiatura (una storia d'amore e di quasi-redenzione) è poggiata sulle granitiche spalle di un Toni Servillo maestoso. L'attore campano recita col viso e con il corpo, proferendo ben poche parole e riuscendo ad essere davvero espressivo e convincente. Il ritmo è buono, non ci sono momemti di stanca e/o inutili e tutti i comprimari reggono molto bene la scena a Servillo. Uno dei prodotti migliori tra le ultime opere italiane.
Che Servillo sia un bravo caratterista è fuori dubbio, come lo è il fatto che questa sceneggiatura non sia certo molto originale e ricca di spunti particolari. Va però detto che il personaggio principale, con la sua maschera, il suo atteggiamento, il tutto rafforzato da una sorta di scudo che alza contro il mondo, abbassandolo solo per una ragazza cinese, riesce a dare un perchè alla pellicola; e si finisce quasi per provare una certa ammirazione per un uomo disonesto, col pallino del gioco, che sa però riconoscere cosa è bello e fragile, nello squallore, tentando persino di proteggerlo.
La pellicola si regge sull'interpretazione fuori dal comune di Servillo, che ormai sceglie i suoi registi premiandoli con la sua presenza. Però Incerti approfitta della presenza del grande attore napoletano cercando di nascondere dietro a lui i limiti di una storia che vuole essere originale ma che non vi riesce fino in fondo, riproducendo inevitabilmente le solite dinamiche relazionali. Belle in ogni caso l'ambientazione carceraria e ovviamente la ricerca dei dettagli, dei gesti di GorbacioF. **!.
MEMORABILE: La coprotagonista, davvero intensa; il parrucchino di Servillo, la giacca abbottonata e poi i tempi del finale e lo scioglimento.
Piccolo film che però dimostra che esiste ancora un cinema italiano di qualità, anche se raramente viene premiato dagli incassi. Incerti dirige con personalità (pur se la quasi assenza di dialoghi alla lunga si fa sentire) e con Servillo disegna un personaggio riuscito che regge tutto il film sulle sue spalle. Ottimi caratteristi e musiche spesso in primo piano.
Onore a Servillo. One man show. Mimica memorabile: capace di sostenere un intero film senza la necessità di aprire bocca (prima battuta dopo 15 minuti). Il regista lo circonda con la sua macchina a spalla. Strettissimi piani in movimento su un personaggio dalla vita priva di tregua lasciano lo spettatore in ansia perpetua. Un amore delicato apre prospettive lucenti e percorsi complicati. Incerti tratta Yang Mi con grazia suprema. Omaggio a Quentin Tarantino nella sequenza finale, ma il sapore qui è amaro. Davvero notevole.
Servillo è bravo, bravissimo, ma il film non convince sino in fondo e alla fine certe smorfie di GorbacioF girano a vuoto. Per un attimo mi sono illuso di ritrovare il noir in Italia... niente da fare, occasione mancata. Il finale racchiude tutti i limiti dell'operazione.
MEMORABILE: Geppy Geijeses è un perfetto "cattivo".
Non v'è dubbio sul fatto che la recitazione di Servillo sia il pezzo forte del film. I dialoghi non sono poi così necessari, all'interno di un'opera su celluloide, però, qui, la sensazione è che le idee siano pochine. Vale a dire un lavoro quasi esclusivamente di sensazioni in cui, tuttavia, pur con tutta la delicatezza di cui è capace Incerti, manca ancora qualcosa per stamparsi nel cuore dello spettatore.
In rilievo una citazione a Pulp Fiction.
MEMORABILE: La scena del carrello, che affascina sin dal trailer
Toni Servillo è ottimo ed espressivo: l'unico vero pregio del film è questo. Le altre cose o non funzionano o funzionano poco. La trama, tendente al noir, è fiacca e prevedibile e si chiude in maniera ancora più prevedibile (anche se, meno prevedibilmente, in tale occasione si tira in ballo Pulp Fiction). Aggiungiamoci la lentezza sconcertante del tutto, acuita dai dialoghi ridotti all'osso, il tutto sommato all'opaca confezione. C'è qualche spunto accettabile quà e là, ma tutto il resto è noia. Non riuscito.
Le larghe spalle di Toni Servillo, grande e camaleontico attore partenopeo, reggono quasi da sole un film che è in parte un occasione mancata. La storia del cassiere del carcere di Poggioreale che si lega ad un'immigrata cinese, è interessante ma necessitava di una sceneggiatura più ricca e sviluppata, decisamente meno minimale di questa. Regia e fotografia pregevoli ma su tutto spicca l'ottima prova del protagonista.
E' bella e tace (o al massimo si esprime in proverbi cinesi), cammina come se avesse ancora i piedini fasciati, si incanta di fronte a tigri, uccelli e pesci negli acquari: questa Lila è una rottura di palle di donna! E perciò è la donna ideale per suscitare istinti protettivi e tardive speranze di riscatto in un vizioso di mezza tacca come Gorbaciof. Che è un mix tra Geremia (cammina come lui) e Titta (è altrettanto silente), in un noir partenopeo privo di qualunque evoluzione drammatica che non sia puramente meccanica. Finale tipo: "terminiamo con una citazione, così non sbagliamo". Inutile.
MEMORABILE: Gorbaciof che fa l'aereoplanino per la cinesina, per farle capire che partono in aereo. Ma avrebbero continuato così, a cenni, vita natural durante?
Difficile giungere alla fine dell'opera con gli zebedei intatti: Servillo non salva la baracca poiché imbrigliato sempre nello stesso ruolo; Incerti gioca a fare l'autore privando lo spettatore del dialogo e dilatando, a più non posso, il ritmo non entusiasmante della pellicola. Si evince solamente un vuoto imbarazzante di idee, sublimate dal citazionismo nel finale. Quel minimo di dialogo presente è inficiato dalla parlata stretta napoletana (per me incomprensibile) e dai proverbi cinesi. Un'ora e mezza buttata letteralmente nello scarico.
Servillo ha una gran faccia, ma da sola non basta a reggere un film. Dialoghi nulli ed approssimazione scenica trascinano la breve durata del girato in un buco nero dove nel finale sparisce tutto, senza lasciare traccia. Sfrontato fin dall'inizio, punta al personaggio cult, ma l'associazione con la cinese che non spiccica una parola è di una banalità sconcertante. Piccola parte di Hal Yamanouchi (che è sempre una gioia vedere).
Fragilissimo noir partenopeo che paga non tanto i ritmi dilatati e dei dialoghi rari e scarni (anzi, potrebbero anche essere note positive), quanto piuttosto una pochezza di idee che si traduce in una sceneggiatura prevedibile e priva di guizzi, fino a giungere al finale (pietoso e con troppe, imbarazzanti e fastidiose bestemmie) trito e già visto pure quello. Incerti “sorrentineggia”, o meglio ci prova, ma non se lo può permettere. Servillo è bravo, bravissimo ma a volte gigioneggia troppo e forse sarebbe arrivata l’ora di cambiare personaggio
La solitaria e dissoluta vita di un contabile viene sconvolta dall'incontro con una giovane asiatica. Narrazione rarefatta corredata da un'intensa fotografia. Servillo, non nuovo a certi innamoramenti, regge da solo il film che mostra uno sviluppo narrativo poco memorabile finalizzato ad uno scontato finale. Valide le ambientazioni.
Fino a quando il film prova a condurre una ricognizione quasi documentaristica su questo personaggio muto, dissociato, abbastanza viscido e disgustoso, nulla lascia presagire la virata della seconda parte; anzi, ascoltando per la prima volta la sua voce dire "parola", sembra quasi di assistere a un rigurgito di personalità della sceneggiatura. Purtroppo è quando il pedinamento finisce e comincia il racconto che si passa al puzzle, al collage di scene pensate da altri, alla citazione maniacale.
Servillo, null'altro. Il film si basa sulle espressioni, le azioni e i sentimenti del protagonista. Il resto è inutile contorno, compresi i rari dialoghi (siamo al limite del cinema muto) e la debole sceneggiatura. Impalpabile l'attrice cinese, a parte la lacrima per il padre. **
Il vero, unico, grande protagonista del film è Toni Servillo, e lo si capisce sin da subito quando per alcuni minuti lo vediamo camminare per le strade di Napoli. Da qui a cavarci un film come si deve però ce ne passa. L'assenza di una sceneggiatura decente porta il regista a girare un film interamente centrato sulla maschera di Servillo, che fa il possibile/l'impossibile per elevare un po' l'intera opera. I lunghissimi silenzi intervallati dai dialoghi scarni e poveri di contenuto non contribuiscono a rendere il film piacevole.
Il protagonista è copiato di sana pianta dalle Conseguenze dell’amore (invece il finale cita Pulp fiction): taciturno e svaccato, che maneggia soldi (qui cassiere di un carcere patito del gioco d’azzardo), apparentemente pulito ma colluso con sporchi affari, innamorato di una barista (qui cinese) àncora di salvezza da un orizzonte grigio di perdizione. Servillo è bravo caratterista per una maschera patetica dei nostri giorni. Ma il resto affonda nel nulla anti-narrativo di sequenze inconsistenti, prevedibili o leziosamente modaiole. Noioso.
Contabile penitenziario disonesto e biscazziere si crogiola in una vita squallida, fatta di solitudine e giri nei bassifondi. Poi si invaghisce di una ragazza cinese e sogna l'evasione. Film manifesto di un'idea deteriore di cinema, dove bastano un grande attore (peraltro marmorizzato), sequenze sospese e molti silenzi per impressionare. Tutto sbagliato, con tragicomica menzione per la storia d'amore platonica (e anche un po' neomelodica) e il finale scopiazzato malamente dalla scena di un film molto famoso. Francamente terribile.
MEMORABILE: L'unica sequenza che mi sia rimasta in mente è quella della gita all'aeroporto.
Un amore silenzioso, sia perché i protagonisti parlano lingue diverse sia perché Gorbaciof non è un uomo di tante parole, prende il via, basandosi unicamente sulle azioni dell'uno per l'altra. Lo sfondo è la solita Napoli fatta di imbroglioni e camorristi, sul quale si proietta l'ennesima tragicomica piroetta di Toni Servillo.
Storia interessante seppur poco originale. Fa un certo effetto vedere Toni Servillo al limite del muto e per di più in un ruolo da disonesto. La regia di Stefano Incerti è apprezzabile. Si poteva far qualcosa di più, specialmente nella seconda parte. Comunque non male.
La disperazione della perdizione e la speranza della redenzione, ma incombe minaccioso Dostoevskij col delitto e castigo e, possiamo anche aggiungerlo, Servillo presenta ancora i postumi delle conseguenze dell'amore. Ma la sua interpretazione è sublime, come sublimi sono i primi piani di una incantevole Yang Mi. Incerti comunque ci prova a farlo, il film: poteva fare di meglio ma c'è chi osannato fa molto di peggio.
MEMORABILE: Prima parola proferita da Gorbaciof al 11°: "Vafammocc!"
Film fin troppo particolare per avere successo tra il pubblico: freddo, asettico, con i primi venti minuti quasi completamente privo di dialoghi. E' un mondo sporco quello di Gorbaciof (il protagonista), in cui sembra essere soltanto lui quello con la coscienza sporca. Nel corso della storia ci si renderà conto che non è cosi. Finale soltanto in apparenza stupido e sbrigativo.
Per amore di Lila (Mi), figlia di un ristoratore (Yamanouchi) con cui gioca clandestinamente a poker, il contabile di Poggioreale Marino "Gorbaciof" (Servillo) si fa incastrare in una sequenza di azioni criminose che, come naturale, non prevedono il lieto fine... A poco più di un lustro dal titolo che gli diede notorietà nazionale, Servillo viene richiamato dal volitivo Incerti a ricoprire un ruolo-doppelgänger in un film le cui pretese autoriali sopravanzano da subito un soggetto di classica esilità. Se la durata è contenuta e il finale a suo modo catartico, il resto gira a vuoto.
Elegante e ombroso noir partenopeo denso di fascino e quasi totalmente muto, narra le silenziose vicende di Marino Pacileo, cassiere presso il carcere di Poggioreale, soprannominato Gorbaciof per via di una vistosa voglia sulla fronte. La storia serpeggia tra le sue stravaganze e incompatibilità con la società, definendo con la giusta attesa il ritratto di un uomo oscuro ma dotato di una profonda purezza. Gioca un ruolo fondamentale il magistrale prestigio interpretativo di Servillo, vera malleabile maschera espressiva. Ottimo il contorno di caratteristi, amabile la Yang.
MEMORABILE: L'epico "Vafammocc" di Gorbaciof al termine del conteggio dei guadagni; Le ingiustizie contro il padre di Lila a poker; Il finale alla Pulp Fiction .
Dramma su base sentimentale caratterizzato da uno script minimale con pochissimi dialoghi e uno sviluppo abbastanza scontato. Incerti prova uno stile alla Sorrentino e sfrutta bene il solito eccezionale Servillo, che regala umanità e complessità a un personaggio non facile. Finale citazionista e beffardo ma non completamente riuscito. Freddo e distaccato, quasi documentaristico, non convince completamente ma ha dalla sua del fascino.
Noir partenopeo a tinte fosche, asciutto (per fortuna) e piacevolmente poco verboso (ma a onor del vero in qualche passaggio sarebbero state d'uopo maggiori chiarezza e fluidità). Servillo si autocita in modi e dinamiche, ma qui lo fa gigioneggiando un po' troppo, passando in un amen da sorrisi "da schiaffi" a sguardi simil catatonici. Perde qualche punto per il finale, troppo ridicolo e improbabilmente tragicomico, tanto da richiamare la citazione comica piuttusto della fonte "più seria" (ovviamente si fa per dire). Confezione corretta, fotografia austera. Buon esperimento.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
DiscussioneZender • 5/02/11 16:34 Capo scrivano - 48839 interventi
D'accordo, cedo alla violenza :) Mi interessava più precisarti che Imdb non fa testo sui titoli italiani mentre lo fa per il resto.
Uno dei più brutti film visti ultimamente. Rimpiango le trashate in casa Markus.Per me è stato impossibile salvare qualcosa del film in questione.
Vorrei complimentarmi con Stefania per il commento, sono letteralmente d'accordo con lei. Stupendi i paragoni con Geremia e Titta.
Ti ringrazio, Didda, il mio commento l'ho dovuto rileggere perché è passato un po' di tempo... Più che veramente brutto, il film mi sembrava, se ben ricordo, molto meccanico, molto forzato nella narrazione e nel disegno dei caratteri. Ma dovrei rivederlo... Quanto a Geremia e Titta... beh, quasi impossibile non correre a loro con la memoria;))
Visto per puro caso e senza aver letto le giuste stroncature di Stefania e Didda. Una palla e mezzo ma che brutto film. Però cara Stefania tu dici della protagonista femminile:
"Bella e muta"...e cosa vuoi di più dalla vita?
Ah ah ah ah ....scherzo.
Cotola ebbe a dire: Visto per puro caso e senza aver letto le giuste stroncature di Stefania e Didda. Una palla e mezzo ma che brutto film. Però cara Stefania tu dici della protagonista femminile:
"Bella e muta"...e cosa vuoi di più dalla vita?
Ah ah ah ah ....scherzo. Cosa voglio di più io? Io, niente, a me mica interessano le donne:))
Gorbaciof, invece, giustamente non vuole altro: come ho scritto nel commento, senza ironia, quella è veramente la donna ideale per lui: tanto ideale da risultare... fatale!!
DiscussioneRaremirko • 6/02/22 20:22 Call center Davinotti - 3863 interventi
Neanche troppo vagamente si fa il verso a Le conseguenze dell'amore, ma Servillo è comunque sempre bravo ed il film, breve (neanche 80 minuti), prende e risulta abbastanza credibile.
Non dice molto in più rispetto ai vari Gomorra et similia, ne tematicamente, ne tecnicamente, ma il film è riuscito e vedibile.