Un film davvero notevole che permette ai due attori principali (Auteil e Depardieu), già bravi di loro, di fare una gran figura. Il corpo di polizia della Prefettura francese (l'indirizzo è nel titolo) è una piccola comunità che funziona più con le leggi della giungla (metropolitana) che secondo la legge dello stato e dove si è disposti a tutto pur di arrivare alle cariche più alte. Insomma un poliziesco noir robusto e d'autore di cui consiglio la visione.
Ottimo film di produzione francese, "36 Quai Des Orfevres" è sia un film poliziesco che un dramma sulla contrapposizione tra due uomini che cercano con caparbia ostinazione di annientarsi reciprocamente, spelndidamente interpretati da Auteuil e Depardieu (ma tutto il cast è assolutamente all'altezza). La prima parte presenta un ritmo molto serrato (e magnifiche sequenze poliziesche), poi il film diventa più dramma interiore raccontando maggiormente la psicologia luci ed ombre dei personaggi.
Splendido noir francese scritto e diretto con competenza dall'ottimo Marchal. Gran ritmo e personaggi interpretati in maniera superba da un folto gruppo di attori, tutti in grande spolvero. Menzione particolare per i sublimi Ateuil e sopratutto Depardieu. Alcune scene rimangono impresse a lungo nella mente, tipo quella del confronto nel bagno tra i due protagonisti. Splendido.
Toh, chi si rivede! Il caro vecchio polàr transalpino, con la sua durezza (qui a tratti insostenibile), le sue facce che credevamo perdute, le sue atmosfere squallide, la sua mancanza di compiacimenti e arzigogoli. E gli attori: non più papà Gabin, Bebel o Delon, ma un Depardieu di debordante abiezione, e un Auteil superlativo, degno del Lino Ventura migliore. Financo la Golino è sopportabile. Ne avevamo bisogno (del polàr, non della Golino). Solo qualche minutino da sforbiciare qua e là, ma grande film.
Solido film poliziesco realizzato con cognizione di causa del regista-ex sbirro Olivier Marchal. Cast all-star che riesce, non andando sopra le righe, a conferire un buon realismo alla narrazione. Trama che si basa sui classici del noir-poliziesco con notevoli scene d'azione ed uno scontro Depardieu - Auteuil davvero da non perdere. Il meccanismo funziona bene fino alla fine e non scade mai in eccessi. Bella sorpresa.
Poliziesco dalle tinte cupe stupendamente interpretato da due ottimi attori quali sono Daniel Auteuil e Gerard Depardieu. Buio, cupo e senza speranza proprio come piace a me, con una trama più che solida e una regia altrettanto accorta. La Golino stona un po' in cotanta bravura ma non è colpa sua. In tante avrebbero fatto la stessa figura.
Tosto davvero questo bel noir francese. Interpreti validissimi per una storia dura, tutta sostanza e poca poesia, che li vede opposti, senza nessuna esclusione di colpi, nella scalata per il posto di direttore capo della Polizia di Parigi. Molto valido.
Ex poliziotto, il regista confeziona un polar suggestivo, pervaso da una grande amarezza di fondo ed interpretato da due mostri di bravura circondati da uno stuolo di ottimi professionisti per i ruoli secondari (fra i quali fa citato almeno Andrè Dussollier). Capolavoro dunque? Non del tutto, perchè alla prima parte, tesa, violenta, con scene d'azione emozionanti, segue una seconda più introspettiva ma anche più romanzata, in cui la volontà di far tornare certi conti (anche dal punto di vista morale) prevale sulle esigenze del racconto. 3 e !
Film duro e spietato, in cui (grazie alla splendida sinergia fra fotografia, dialoghi, ambientazioni e commento sonoro) si respira l'aria di disperazione e squallore delle periferie metropolitane contemporanee, in cui cresce un sottobosco di criminalità con cui l'autorità deve scendere a pericolosi compromessi. Calato in questo contesto, lo scontro psicologico fra due colleghi interpretati da grandi attori come Daniel Auteuil e Gerard Depardieu permette a questo film di farsi vedere e rivedere, nonostante qualche momento confuso.
Il ritorno del poliziesco fatto come si deve, lineare nella trama e senza trovate da circo, classicamente magico nelle atmosfere e nei movimenti della mdp, potente e carismatico negli sguardi delle persone. Un primo tempo da antologia e un secondo più riflessivo, anche più prevedibile, ma comunque bello. Un'opera, quella di Marchal, che riscatta quelle meno felici di altri suoi colleghi d'oltralpe e riscatta soprattutto i poliziotti vittime della storia vera che ha ispirato il film. Oltre a Auteuil/Depardieu menzione anche per Dussolier.
Un be poliziesco, marcio al punto giusto, cameratista quanto basta, eppur percorso da un sottile rivolo di Giustizia. I due protagonisti non deludono per niente e evidenziano benissimo i loro stati d'animo. La storia è ben architettata e non scivola nel banale, nemmeno quando tutto par farlo sembrare. Si forse il finale si anticipa di qualche minuto ma in un genere spesso telefonato od esasperato è un prezzo onesto. Veramente un'ottima pellicola.
Un noir veramente ben riuscito che unisce drammi personali, conflitti mai risolti a intrighi polizieschi. Nella prima parte della pellicola le sequenze sono piuttosto dure e violente dando vita a ottime scene del genere poliziesco. Depardieu e Auteil non si risparmiano e dimostrano pienamente la loro bravura.
Discendente, ma assai valido. Ad una grandiosa partenza - rapida, fulminante, erede della violenza iperrealista e degli snodi shakespeariani dei migliori esempi della cinematografia poliziesca e noir, peraltro aggiornati alla luce delle esperienze personali del regista, ex flic - fa seguito uno sviluppo più melodrammatico, lento e confuso. A Marchal la direzione degli attori non sfugge mai di mano e riesce a porli in perfetta sinergia: con faccia e stile da Al Pacino, Auteil duella – anche a distanza - con un sorvegliato Depardieu e Duval incide con la sua toccante maschera tragica.
MEMORABILE: L’uccisione di Eddy Valence (Duval) e il suo funerale con i poliziotti girati di schiena.
Fin dalle prime scene si viene catturati da una trama rigorosa, caratterizzata dalla presenza di personaggi solidi e ben approfonditi. La tensione rimane costante per tutto il film, nonostante (e questo è un pregio) manchino veri e propri colpi di scena a effetto: anche i momenti salienti, per quanto non scontati, rientrano coerentemente in una sceneggiatura che non ammette sbavature. Attori, colonna sonora, location eccellenti.
Rien ne va plus, signore e signori: nessuno vince, tutti perdono. Tosto ed interessante questo bel poliziesco francese con echi del polar. La prima parte è più movimentata e frizzante, con scene d’azione frenetiche e ben girate; la seconda dà più spazio ai personaggi ed ai loro caratteri. Così le quasi due ore scivolano via veloci e coinvolgenti, deludendo solo, in parte, con l’approdo ad un finale cerchiobottista. Eccellenti Auteil e Depardieu. Nero e cattivo, ma meglio ancora se fosse stato nerissimo e cattivissimo.
Olivier Marchal, 10 anni fra Brigade Criminelle e Antiterrorismo, firma un film assolutamente reale descrivendo il lavoro quotidiano dei flics d'oltralpe (ma tutto il mondo è paese) e le sordide lotte intestine dei dirigenti intenti solo alla propria carriera. Stupiscono le movenze, le espressioni, i tempi ma soprattutto la fotografia, opportunamente sviluppata su toni freddi, che rimanda al periodo indimenticabile dei polar anni '70. Depardieu si conferma un attore meraviglioso, perfetto in una parte difficile.
Due poliziotti dell'anticrimine di Parigi sono divisi da una rivalità simile all'odio. La caccia a una banda di rapinatori farà esplodere una guerra intestina e senza quartiere tra i due. Onorati i debiti verso Michael Mann, anche in certe scelte visive, Marchal aggiorna la tradizione nazionale del polar avvalendosi di un cast clamoroso e di una storia veramente ben scritta, al di là della debolezza della premessa (perché si odiano? Erano innamorati della stessa donna?). Regia corretta che non (si) compiace con banali spettacolarizzazioni della violenza.
MEMORABILE: Il funerale ufficiale del capitano, con gli agenti che si voltano quando Depardieu si avvicina alla bara.
Bella regia, ordinata e robusta, e gran lavoro di montaggio. Si avverte che Marchal ha attraversato in prima persona il mondo che sta raccontando: personaggi ed eventi vengono assolutizzati esprimendo una statura esistenziale che è indice dell'appartenenza ad un mondo morale. A tratti la seriosità dell'approccio rischia di rendere statuari, inamovibili i cliché e compromettere la partecipazione emotiva dello spettatore - come nella quadratura del cerchio finale. Incisivi Auteuil e Depardieu; spaesata Valeria Golino.
L'ex-poliziotto Marchal rispolvera la tradizione del polar francese con questa violenta storia di rivalità tra due membri di spicco dell'anticrimine parigina. La parte migliore è sicuramente la prima, segnata da una progressiva sovrapposizione tra criminali e poliziotti. La seconda parte, anche se più romanzata, riesce comunque a mantenere una certa aura tragica. Cast in stato di grazia, da Depardieu a Auteuil passando per gli ottimi caratteristi (in particolare Dussoiller). Poteva azzardare di più, ma è comunque un ottimo film.
Al di là della sorpresa che ho provato nel constatare che proprio un ex poliziotto abbia dipinto un quadro così impietoso della polizia, l'ho trovato un polar teso e avvincente, al servizio di una storia complessa ma abilmente orchestrata. Peccato per qualche cedimento nella seconda parte, che precede un finale magari cerchiobottista, ma a mio avviso giusto e pertinente. Ottimi i due protagonisti, in particolare Auteuil; Dussollier buon comprimario; la Golino, se escludiamo La ragazza del lago, non mi ha mai convinto.
Eppure non mi piacque punto. L’insindacabile motivazione è da addurre a un'artificiosità di fondo perfin perniciosa nel suo “travestir” da tragedia shakespeariana quella che si rivela a conti fatti null’altro che la solita grandeur d’oltralpe. Così sia la presunta tensione con la quale Marchal filma le scene d’azione, che le congetturate, intense interpretazioni di Dussolier, Depardieu (il migliore) e Auteuil risultan magniloquenti, tutt'al più professionali. Si recuperi piuttosto di queste schegge di Heat, Legge 627 di Bertrand Tavernier.
Polar che, come ben illustra la locandina, mostra il conflitto tra due uomini e che riesce a passare oltre la loro funzione di tutori della legge facendo commettere loro stupidaggini drammatiche e colossali mirando alla poltrona. A dir la verità la poltrona rappresenta solamente il premio, la coppa da esporre sulla mensola; il conflitto diventa puramente umano perdendo così la possibilità di ogni controllo razionale. Buone le interpretazioni dei due attori, specie di un Depardieu rivalutato.
Ci eravamo tanto amati ovvero come si dimentica facilmente l'amicizia se di mezzo c'è il potere (dei soldi). La coppia Auteuil-Depardieu riporta ai fasti del poliziesco di casa nostra più che al polar autoctono, tra inseguimenti, agguati e colpi allo stomaco mica da ridere. Come un duello Merli-Cassinelli, la sfida si fa sempre più dura, ben fotografata dall'attenta regia di Marchal. Nel cast anche la giovane Aurore Auteuil in un ruolo a lei congeniale, quello di figlia d'arte. Di sicuro impatto.
Poliziesco intenso e torbido, violento e crudo come certe produzioni degli anni che furono. Ambizione, carrierismo e altri vecchi rancori tra i due protagonisti... nessuno risparmia niente a nessuno e alla fine tutti perdono. Andamento energico senza pause fastidiose. Auteil e Depardieu come sempre convincenti (anche se personalmente avrei invertito i ruoli).
Da taluni definito la risposta francese a Heat - La sfida; in effetti è una sfida, ma tra due poliziotti per contendersi la poltrona di capo della polizia parigina. Il ritmo è buono, sia pur non eccelso e anche la sceneggiatura presenta dei buchi, ma nel complesso è tra i migliori polar francesi degli ultimi tempi e la bravura dei protagonisti è indiscutibile.
Guerra tra polizie in quel di Parigi, guerra (in)civile, senza esclusione di colpi bassi nei genitali, di quelli che ti s'innervano nello stomaco, su cui ci rigurgiti pure l'anima. O.K. Corral shakespeariano tra due sbirri archetipici: il Brutto-Cattivo zelante, schifosamente incolto al buon senso, aggrappato coi denti al "mors tua vita mea"; e quello insubordinato, passionalmente istintivo, amato da tutti, il Buono. Invidie sofferte, carriere castrate e collera nera che trovan requie solo nei gesti più revulsivi e lupigni. Senza scampo la notte di Marchal, latèbra cosmica di vinti e perdenti.
MEMORABILE: Le drammatiche sequenze dell'assassinio dell'agente Eddy Valence e della cerimonia funebre in suo onore fortemente simbolica.
Poliziesco francese che comincia con la classica caccia alla banda di rapinatori per poi svoltare nettamente verso una guerra tra due poliziotti in cui centrano ovviamente soldi e potere. La storia è molto interessante in quanto è sempre molto tesa e non si perde quasi mai in punti morti; l'unica eccezione è la parentesi con la Golino, protagonista che effettivamente occupa la parte meno riuscita dell'intera pellicola. Qualche piccola forzatura c'è (il coltellino nel finale), ma non pregiudica il valore del film.
Dopo il buon esordio di Gangsters, Marchal conferma le sue doti in regia con questo duro poliziesco, permeato di pessimismo dall'inizio alla fine, in cui si respira il cinismo dei vecchi polar. Trama classica raccontata in forma concisa (...ma un minimo di approfondimento in più ci poteva stare) e un apprezzabile lavoro di montaggio. Nel cast spicca Auteuil, che con il suo stile da "Al Pacino" sovrasta il comunque bravo Depardieu. Calcando più la mano nel finale poteva essere un film da 4 pallini.
MEMORABILE: Il salto dalla finestra; L'agguato ai rapinatori.
Marchal dà una spolverata al polar d'oltralpe, genere glorioso finito da un po' nelle soffitte del cinema. Depardieu e Auteuil, ça va sans dire, sanno il fatto loro e cavalcano con pervicacia i loro personaggi nonostante essi affondino qua e là nel mare magnum del cliché. Ma il vero passo falso che fa naufragare il film è l'infinito sottofondo musicale, oscillante tra musica di tensione e musica melanconica (come da sottotitoli di una nota rete satellitare): un uso talmente bieco, avvilente e da gobbo emozionale che forse anche Ferretti René avrebbe avuto qualche remora. Deludente.
Olivier Marchal riporta il polar ai fasti di un tempo (finalmente!), adeguandoli giustamente allo spirito dei tempi, pur senza stravolgerli. L'azione non manca, Auteuil e Depardieu fanno a gara di bravura e anche i comprimari non deludono (Dussolier su tutti). Film teso, ben ritmato e violento solo il giusto. Scene d'azione memorabili. Nulla è lasciato al caso. I polizieschi d'oltralpe (ma non solo quelli) prendano esempio. Grande esempio di cinema.
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la volontà di far tornare certi conti (anche dal punto di vista morale) prevale sulle esigenze del racconto
Verissimo! E' quello che ho subito pensato
vedendo il finale: troppo cerchiobottista. E ho
notato anche lo squilibrio tra prima e seconda
parte.
DiscussioneDaniela • 30/03/11 07:50 Gran Burattinaio - 5937 interventi
Cotola ebbe a dire: Verissimo! E' quello che ho subito pensato
vedendo il finale: troppo cerchiobottista. E ho
notato anche lo squilibrio tra prima e seconda
parte.
Film molto buono nella prima parte, meno convincente nella seconda e, come osservi, finale "cerchiobottista" che rischia di compromettere il risultato complessivo. Per fortuna (del regista e degli spettatori) i protagonisti sono talmente bravi da evitare la sensazione di sbracamento che ne poteva conseguire, ma resta il rammarico di non avere voluto dare alla vicenda un epilogo più incisivo.