Dietro la porta chiusa - Film (1947)

Dietro la porta chiusa
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Secret beyond the door
Anno: 1947
Genere: thriller (bianco e nero)
Regia: Fritz Lang

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Ancorché negata da alcuni, l'influenza hitchcockiana di REBECCA pare davvero forte, in questo lavoro del maestro espressionista Fritz Lang. Non tanto nelle atmosfere, che Lang sa creare autonomamente con un uso eccellente della fotografia, quanto nel movimento dei personaggi, nella direzione degli attori, nell'invenzione di un clima di sospetto che monta minuto dopo minuto. E se pur si nota il tentativo costante di allontanarsi dal modello hitchcockiano (che però, ad oggi, ci appare più moderno è originale) è innegabile che la strada tracciata dal maestro della suspense...Leggi tutto abbia fatto scuola. SECRET BEYOND THE DOOR è maggiormente legato, comunque, a un cinema più “classico”, dal quale in ogni caso si allontana in virtù di una regia di estremo valore. Il commento fuori campo della protagonista Cecilia è utilizzato in modo intelligente, si sposa bene alle immagini e contribuisce a far comprendere meglio tutti gli aspetti della vicenda, condotta con perizia grazie anche a una sceneggiatura precisa. Solo nel finale, quando gli elementi psicoanalitici si sviluppano per arrivare a fornire una spiegazione logica e coerente, ci si perde in ricostruzioni non sempre chiarissime, come se Lang avesse privilegiato lo studio delle atmosfere alle necessarie soluzioni conclusive. E se Joan Bennett (Cecilia) segue con bravura il carattere sognante ma allo stesso tempo razionale del suo personaggio (il modello è chiaramente Ingrid Bergman), l’espressione un po’ da pesce lesso di Michael Redgrave non pare altrettanto adatta, così come mal descritte sono le figure di secondo piano. Bel film, ma derivativo.

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B. Legnani 10/05/08 22:04 - 5523 commenti

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Fra quelli che conosco, il film di Lang le cui tematiche sono state più attinte da Dario Argento (penso specialmente a Suspiria, e non solo perché quest'ultimo contempla la presenza, peraltro non casuale, della Bennett). Lei ha perfetta, mentre Redgrave è un pesce lesso. Grandi atmosfere, personaggi non proprio delineati (fra i quali una governante in stile Rebecca) ed un finale non troppo esauriente. Bel film d'atmosfera, comunque, per quanto gli preferisca La donna del ritratto.
MEMORABILE: L'ingresso di lei oltre la porta chiusa.

Cotola 9/05/08 01:40 - 9009 commenti

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Straordinario film girato in maniera semplicemente magistrale da Fritz Lang. Quel che colpisce, oltre all'assoluta perfezione dell'insieme, è l'incredibile intensità che mantiene ad oltre sessant'anni dalla sua realizzazione. Impossibile non lasciarsi affascinare, attrarre e coinvolgere dalla storia e dalle splendide immagini che risentono notevolmente della lezione dell'espressionismo (di cui Lang è stato maestro indiscusso). Uno dei migliori lavori del regista tedesco anche se non celebrato ed osannato come meriterebbe.

Caesars 25/06/08 09:54 - 3778 commenti

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Buon lavoro di Fritz Lang, che comunque non può non ricordare certe atmosfere di Rebecca. Il clima di tensione che si respira durante tutto lo svolgimento della vicenda regge benissimo anche a sessant'anni di distanza; qualche cedimento lo si registra solo nel finale in cui si spiega tutto l'arcano. Ottima la prova di Joan Bennett; purtroppo altrettanto non si può dire dell'inespressivo Micheal Redgrave. Da vedere.

Puppigallo 30/10/08 19:03 - 5258 commenti

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Notevole psicodramma, con due protagonisti decisamente all'altezza (lei, la cui voce fuori campo, rappresentata dai pensieri, ci accompagnerà in questa vicenda e lui, che un momento è allegro e passionale e l'attimo dopo, di ghiaccio e distante anni luce dalla sua donna). Interessanti anche le figure della sorella, della segretaria e del figlio mai amato. La casa, con le sue stanze (occhio alla numero 7), assume la stessa importanza degli attori e i suoi segreti, nascosti da giri di chiave e da penombra, contribuiscono a creare la giusta atmosfera, spesso carica di tensione. Da vedere.
MEMORABILE: Un poeta disse: "Sono felici, le donne, i bambini e gli animali, ma noi esseri umani no".

Capannelle 28/11/08 15:47 - 4398 commenti

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Un Fritz Lang che insegue Hitchcock, ma con risultati minori rispetto allo standard del regista austriaco. Se lui e la Bennet rappresentano un binomio ormai collaudato, non si può dire lo stesso per altri attori. Penso ad un Redgrave monocorde e per una storia dai troppi ingredienti e dal finale non all'altezza. La parte migliore del film è quella centrale, dall'arrivo di Cecilia nella casa del marito alle camere degli omicidi.
MEMORABILE: La visita alle camere degli omicidi presentate così, "en passant" durante il party per gli ospiti.

Undying 15/04/09 19:49 - 3807 commenti

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La curiosità dello spettatore, più che dall'elegante intreccio narrativo, viene rapita dalle ombre, vere protagoniste di un film che sembra pervaso (e invaso) da disegni non meglio definiti e provocati dalla sgarbata intonazione della luce sugli oggetti dislocati nella casa ove vivono Joan Bannet e Michael Redgrave. Memorabile la sequenza della protagonista, entrata in possesso della chiave ed angosciosamente in avvicinamento alla porta "chiusa", dietro alla quale è celato l'enigma che avvolge il marito e la sua presunta colpevolezza circa il decesso della prima moglie.

Rebis 9/11/09 18:42 - 2332 commenti

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Profondamente ancorato alle teorie psicoanalitiche – che chiosano pedantemente le azioni dei personaggi e bruciano col raziocinio qualsiasi mistero o ambiguità – il film di Lang fatica a superare il vaglio degli anni, giacché la componente ludica del thriller è sopraffatta dalla macchinosa indagine psicologica. L’insorgere dell’inquietante – con buona pace dell’espressionismo – è perlopiù affidato ai dialoghi (copiosi); didascalico il simbolismo e sovrabbondanti i personaggi. Ma ci sono cose pregevoli: i raffinati scorci onirici, l’organizzazione del narrato, Joan Bennett e la sua voce off.
MEMORABILE: Nella stanza di Barbablù.

Stefania 7/01/10 03:14 - 1599 commenti

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Tra gotico e psicanalisi, porte che nascondono stanze, veli che nascondono facce, ossessioni che nascondono traumi. Bellissimo da guardare, spesso faticoso da ascoltare, questo melodramma noir ha un finale che risolve anche troppo: troppa luce d'un tratto, su un mistero neppure così grande. Ma ci è tanto piaciuto crogiolarci in quelle magistrali ombre, anche se, come il velo di Miss Robey, avvolgevano solo una piccola, rimarginabile ferita.

Daniela 22/01/10 22:14 - 12622 commenti

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Una giovane donna si innamora e sposa uno sconosciuto affascinante, che potrebbe anche essere un assassino (Il sospetto), deve fare i conti con il ricordo della prima moglie morta e la presenza di una governante possessiva (Rebecca) e "psicanalizzare" l'uomo amato per portarne alla luce il passato rimosso (Io ti salverò). Il più hitchcockiano dei film di Lang è una versione della fiaba di Barbablu (il protagonista è un "collezionista di stanze"), elegante anche se purtroppo compromesso da un finale mediocre ed affrettato. Bello l'uso di luci ed ombre

Belfagor 12/09/10 12:54 - 2689 commenti

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Moglie con orribili sospetti sul consorte, psicanalisi marcatissima, ambiente familiare improbabile: gli elementi hitchcockiani di questa pellicola non si contano e forse Lang non è stato in grado di orchestrarli nel modo giusto, tanto è differente il modo dei due maestri di creare suspence nelle loro opere. Ma il gioco decisamente espressionista di luci e ombre, la bravura della Bennett come catalizzatrice della nostra attenzione e l'atmosfera onirica salvano il film. Redgrave sottotono.

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Homesick 14/09/10 17:59 - 5737 commenti

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Con l’ausilio di ombre e foschie espressioniste che velano corridoi e boschi notturni, il regista ribadisce il suo talento per la felpata digressione onirica (la scena del processo, memore di M), ma incespica nell’incongrua suddivisione dello spazio drammatico: l’ingarbugliato intreccio si consuma lento e melodrammatico nell’ipertrofia dialogica per poi bruciarsi ogni carica emotiva in un epilogo frettoloso e scolastico. Un Lang secondario, con le radici ben piantate nella psicanalisi freudiana tramite i paradigmi – formali e sostanziali – dell’Hitchcock di Rebecca e Io ti salverò.
MEMORABILE: La Bennett incantata dai due messicani che si contendono una donna sfidandosi a coltellate; il furto della chiave; il processo.

Il Gobbo 2/05/11 09:19 - 3015 commenti

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Lang su sentieri già battuti dal vecchio Hitch: confezione ineccepibile, fotografia (di Stanley Cortez) da ammirare a bocca aperta, ma svolgimento non impeccabile. Redgrave è abbastanza credibile come psicopatico ma per nulla come seduttore-lampo nell'oleografico flashback messicano, e il finale è un po' rabberciato. Inspiegabile che la giovane psicanalista d'accatto non venga strangolata d'emblèe in una delle macabre stanze.

Myvincent 25/05/11 11:16 - 3726 commenti

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Grande esempio di cinema psicanalitico, il film racconta di un trauma infantile e dei suoi riverberi in età successiva. Un uomo-barbablù e il suo delicato, mortale rapporto con l'altro sesso s'infrange solo di fronte ad un sentimento altissimo e terapeutico come l'amore. Al centro della storia due grandi del cinema: Michael Redgrave e Joan Bennet. Fritz Lang ancora con la sua innegabile, geniale classe.

Lucius 5/03/12 19:53 - 3015 commenti

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Ottima pellicola ricca di suspence, che probabilmente avrà visionato anche il maestro Hitchcock, viste le similitudini nell'intreccio della sceneggiatura con il capolavoro Rebecca, la prima moglie e con Notorious (la sequenza della chiave). Grandi interpretazioni e una struttura narrativa eccellente. Un bianco e nero datato ma in grado di trasmettere, con i suoi chiaroscuri, la tensione presente nelle scene clou. Grande cinema.

Giùan 7/03/12 13:56 - 4539 commenti

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Tra i thriller "onirici" del Meister tedesco, il più sottilmente fascinoso. I riferimenti all'opera hitchcockiana son "cinefilologicamente" corretti ma criticamente più pertinente è l'esplicito rimando alla favola di Perrault (che avrà fatto la felicità del neuropsichiatra Bettelheim: l'infrazione del divieto). In effetti l'intero film è costruito come un racconto incantato, fortemente evocativo (le scenografie esaltate dal plastico b/n dell'immenso Cortez, i personaggi manierati e unidimensionali). Sempre bellissima Miss Bennett/Lang. Gravoso e barocco.

Pigro 21/03/13 08:53 - 9635 commenti

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Lang riesce a trasformare una storia bizzarra (l’uomo che colleziona stanze luogo di delitti misogini), con precarie implicazioni psicanalitiche e forti rimandi hitchcockiani, in una torbida e angosciosa discesa nel dubbio, nella paura, nell’indicibile che si cela dietro l’ultima “stanza” che è poi l’animo del protagonista. Notevoli le ombre cupe e il buio pesto di certe scene, che riflette il buio interiore. Eccellente il senso di inquietudine che scorre fin dalla prima immagine e dai presagi di pericolo che assediano la seconda moglie.

Crains 21/08/13 17:41 - 15 commenti

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Thriller psicologico di chiara "ispirazione" hitchockiana che, partendo da uno spunto interessante (le stanze collezionate da Marco, ma piu in generale l'architettura collegata alla psiche) si perde a metà del percorso con personaggi spesso al limite dello stereotipo e un didascalismo che, soprattutto verso il finale, fa sentire tutto il suo peso. La regia distante di Lang, che ben poco si presta a un soggetto del genere, freudiano, fa il resto.

Claudius 20/07/14 08:15 - 542 commenti

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Psicodramma dalle forti tinte thriller con diversi rimandi alla fiaba di Barbablù, rielaborandone i topoi. Lang effettua una lucida analisi delle radici umane (siamo tutti figli di Caino, dice a un certo punto il protagonista, non malvagio ma attratto dal male) e il suo film ancora oggi risulta affascinante, anche se appesantito dal bianco e nero. Perfetti la Bennett e il finale a sorpresa.
MEMORABILE: Redgrave che avanza con la sciarpa in mano.

Faggi 3/04/16 16:32 - 1549 commenti

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Melodramma nero o noir atipico sotto l'ascendente dell'eros perturbante; perfetta sintesi di espressionismo tedesco e Hollywood classica. Bianco e nero (e fotografia) mozzafiato, tema della "donna minacciata" disegnato da ombre inquietanti e luciferine (Barbablù) in una messa in scena tagliata come un diamante di pregio. Climax finale prima sospeso nei dubbi e nei sospetti, poi nervoso, psicolabile, concitato e taumaturgico.

Minitina80 13/03/16 08:42 - 2980 commenti

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Le ingenuità, le paure e le debolezze più oscure e nascoste dell’animo umano affiorano grazie a un Lang elegante e raffinato, abile nel curare i particolari visivi e narrativi. Sia il gioco di luci e ombre che le inquadrature sono affascinanti, sebbene sia l’aspetto psicologico a fare la differenza e caratterizzarsi come l’elemento cardine della sceneggiatura. Risulta superiore nella seconda parte dove gli interrogativi e i sospetti iniziano a diradarsi lentamente fino a dissolversi.
MEMORABILE: La collezione delle stanze.

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Saintgifts 8/04/16 09:35 - 4098 commenti

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L'evoluzione della psicoanalisi dal momento in cui il film è stato girato a oggi è sostanziale: questo vanifica di molto, alla visione attuale del film, il mistero delle turbe interiori del protagonista, ma non è questo a diminuire la qualità del lavoro. Credo che l'impostazione della sceneggiatura, che poggia tantissimo sulla voce rappresentante i pensieri della Bennett, arrivi presto a stancare. Meglio, ma forse più difficile, sarebbe stato lasciar capire l'intreccio attraverso l'azione concreta, che peraltro non manca. Fotografia perfetta.
MEMORABILE: La collezione di stanze; La candela.

Ira72 11/04/17 15:09 - 1309 commenti

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Davanti e dietro alla porta chiusa ci sono atmosfere di classe e una regia elegante. Un film ben fatto, che però risente dei suoi anni; forse per il melodramma onnipresente, per il sentimentalismo, a tratti stucchevole, che toglie sapore al mistero e all'originale sceneggiatura. Nel complesso godibile.

Pessoa 8/05/17 22:39 - 2476 commenti

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Bel dramma psicologico di Lang che non rinuncia alle solite atmosfere noir (soprattutto nella splendida fotografia) in uno dei primi film costruiti con metodo psicanalitico (in fondo Lang e Freud erano entrambi viennesi). Forse la necessità di rivelare i caratteri, risvolti interiori compresi, lascia spazio nella prima ora abbondante a dialoghi piuttosto verbosi che ne rallentano ritmo e tensione. Nell'ultima mezz'ora il film si risolve con un finale interessante. Bella prova della Revere, mentre Redgrave mi è sembrato troppo teatrale. Merita!
MEMORABILE: Tutti gli abitanti della casa che cercano in qualche modo la complicità della Bennet; I cinque minuti finali.

Rambo90 7/07/17 01:47 - 7676 commenti

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Implicazioni psicologiche alla Hitchcock per un noir che Lang gestisce con una regia precisa e affascinante, nel suo bianco e nero ricco di significati in alcuni chiaroscuro davvero da manuale. La trama intriga molto, anche grazie alla buona performance della Bennett, salvo perdere qualche colpo nel troppo repentino finale. Atmosfera carica di mistero, un che di morboso nella psicologia dei personaggi, buone musiche. Notevole.

Ciavazzaro 16/05/18 01:02 - 4768 commenti

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Immerso in un'atmosfera funerea, reso ancora più nero dalla fantastica fotografia (che fa delle ombre parte integrante della grande casa, museo degli orrori con le sue sette stanze perfette repliche di un antico delitto). La Bennett e la sua voce fuori campo sono superbe, Redgrave ha il giusto, freddo distacco da psicopatico, notevolissima la O' Brien domestica velata, la Revere sorella e la Schafer amica. Psicologia malata che anticipa i traumi di futuri assassini cinematografici decadi dopo, finale alla Rebecca sbrigativo ma non brutto.
MEMORABILE: La descrizione delle varie stanze (in particolare quella "subacquea"; La Bennett scopre la settima stanza; La candela più bassa; Il segreto del velo.

Fedeerra 13/09/18 00:13 - 770 commenti

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Il film, bellissimo, ha un'identità vacillante: esteticamente è un noir ma narrativamente è uno psicodramma dai risvolti decisamente lugubri e morbosi. Bella prova di recitazione per la splendida Joan Bennett e ruolo di spicco per il tormentato Michael Redgrave. Si ricordano inoltre la voice-over della protagonista e le lussuose scenografie firmate di Max Pareker.

Noodles 14/04/19 20:11 - 2204 commenti

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Se il finale fosse stato migliore, il film sarebbe stato davvero una perla. L'atmosfera infatti è di straordinaria efficacia e morbosità, con continui richiami ai lavori dei '40 di Hitchcock e qualche riferimento alla favola di Barbablu. Dopo un inizio un po' lento si assiste a una escalation di tensione e paranoia. Veramente notevole la componente psicologica. Peccato, appunto, per una conclusione che poteva e doveva essere studiata meglio.

Samdalmas 18/11/19 00:57 - 302 commenti

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Fritz Lang cerca di seguire le orme di Rebecca ma perde il confronto con Hitchcock. Non lo aiuta uno script troppo psicoanalitico. Notevole la protagonista Joan Bennett che ritroveremo in Suspiria. Troppo teatrale Redgrave come antagonista. La fotografia sembra evocare Welles. Resta sicuramente un buon film da riscoprire, per chi ama il genere.

Nicola81 29/01/22 23:59 - 2840 commenti

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Il più hitchcockiano tra i film di Lang, è un pregevole thriller psicologico esaltato dagli splendidi chiaroscuri di Stanley Cortez e dalle incalzanti musiche di Miklòs Ròzsa. Mai stucchevole nei momenti melodrammatici, accompagnato da una voce off per una volta pertinente e non invasiva, molto efficace nel suo crescendo di tensione, pecca forse di ingenuità nell'ottimistico epilogo, ma all'epoca quando c'era di mezzo la psicanalisi la prassi era questa. Joan Bennett bravissima come in altri filmdel regista, Redgrave poco credibile come seduttore ma convincente in preda alle turbe.

Anthonyvm 3/09/23 01:12 - 5637 commenti

I gusti di Anthonyvm

Non passano certo inosservati i riferimenti hitchcockiani disseminati lungo il percorso (non solo a livello di plot, memore in primis di Rebecca e, nella seconda parte, di Io ti salverò, ma anche per brevi singulti visivi, come il particolare selettivo della chiave preso in prestito da Notorious), tuttavia Lang non è certo un emulatore e la sua maestria nella cura e orchestrazione di crescendo misteriosi e di atmosfere fosche, tanto psicologicamente quanto fotograficamente, non ne esce compromessa. Peccato per un finale dalla risoluzione appropriata ma condotta in maniera sbrigativa.
MEMORABILE: Il matrimonio; Il macabro tour delle stanze "felici"; L'onirico processo per omicidio con giudice e giuria dal volto oscurato; Risalendo al trauma.

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  • Discussione Puppigallo • 30/10/08 18:08
    Scrivano - 506 interventi
    La protagonista fuma in continuazione (praticamente, una ciminiera con le tette, che però, in alcune scene e con i giusti vestiti, sembrano sfidare la forza di gravità...e questo merita un plauso).
  • Homevideo Homesick • 14/09/10 18:06
    Scrivano - 1364 interventi
    Il dvd è uscito per Noshame in abbinamento a Gardenia Blu. L'intera sequenza del processo è in inglese senza sottotitoli.
  • Homevideo Mco • 14/03/13 00:09
    Risorse umane - 9970 interventi
    In DVD etichetta Sinister a partire dal 19 Marzo 2013.
  • Curiosità Noncha17 • 9/08/16 23:46
    Magazziniere - 1068 interventi
    Il film è stato presentato ad Hollywood in anteprima nel 1947 con il titolo Secret Beyond the Door... (punti di sospensione compresi), come appare all'inizio del film: MOVIE TITLE STILLS COLLECTION.

    Fonte: Wikipedia
  • Homevideo Ciavazzaro • 16/05/18 00:46
    Scrivano - 5591 interventi
    Anche nel dvd Sinister la sequenza del processo è in inglese.
  • Homevideo Caesars • 20/10/20 15:56
    Scrivano - 16800 interventi
    Bluray A&R (probabilmente disco masterizzato, come uso della casa) in uscita il 23 di questo mese
    https://www.dvd-store.it/Video/Blu-Ray/ID-72477/Dietro-la-porta-chiusa