Thriller dalle tinte horror che si situa a metà tra il revival dell'hicksploitation alla Un tranquillo weekend di paura e il survival/revenge dei 2000, da Wolf Creek fino a I spit on your grave o Revenge; tutto già visto e meglio, dalla ragazza che da vittima diventa carnefice che manco Rambo, fino alle scene nella natura selvaggia del profondo Sud degli Usa e i redneck sadici. Relativamente poco lo splatter, più fatto intuire che altro; un film costruito su un'idea (quella del finale) che alla fine dei conti non viene nemmeno eseguita col pathos necessario. Del tutto trascurabile.
In ospedale, una donna interamente ricoperta da bende racconta ad una scettico poliziotto la sua storia: fotografa naturalista, ha dovuto fronteggiare una banda di sadici attaccati alle loro tradizioni... Tra il survival-movie e il torture-porn affidato all'immaginazione, un film da inscrivere al genere "donne tostissime in fuga da maschi violenti ma non molto intelligenti" che non si segnala né per la trama lacunosa né per la definizione dei personaggi piuttosto grossolana ma rischia di restare impresso per la crudeltà inaudita dell'epilogo anche se più raccontata che mostrata.
Vagando per una misteriosa valle della Virginia in cerca di nuovi soggetti per le proprie foto naturalistiche, l'avventurosa Harper (Dexter-Jones) vede ciò che non dovrebbe: è l'inizio di un'inverosimile epopea appesa ai sottili fili d'un contemporaneo rape & revenge pseudo-femminista che, al di là delle evidenti assurdità narrative (la protagonista è un'inscalfibile tuttofare, lestissima in ogni situazione) e dei buchi logici (qual è il senso del personaggio del fidanzato?), non riesce a coinvolgere anche per una certa approssimazione nella gestione dei tempi (sbrigativo il finale).
Trash in abbondanza, citazioni quanto basta, con un tocco di originalità (un paio di inquadrature). Nonostante la mancanza totale di suspense, nonché l’assenza assoluta del benché minimo brivido da jump-scare, il modo sfrontato con il quale la sceneggiatura e la regia oltrepassano senza indugio alcuno la soglia del ridicolo rende il film sorprendentemente godibile.
Wolf Creek 2 aveva mostrato come far rendere piuttosto bene il filone "bifolchi sadici": violenza esplicita combinata a umorismo nero. Qui non c'è purtroppo né l'una né l'altro; lo sbalestrato e logorroico "capo famiglia" non risulta caratterizzato (perché fa ciò che fa?) né troppo carismatico, la protagonista men che meno, i cattivi muoiono scioccamente e la sceneggiatura sembra scritta attenendosi al minimo sindacale. Ne risulta di conseguenza un'opera mediocre e senza neppure un vero perché, se non quello di invogliare alla visione di lavori migliori. Buone solo le musiche.
MEMORABILE: Il discorso del vecchio su esecuzioni e torture come specchio dell'evoluzione e della creatività dei popoli.
Fotografa nei boschi della Virginia alle prese con i consueti campagnoli sud statunitensi (di scuola Boormaniana) ultra conservatori dei loro territori e sadici (con il culto della tortura). Oltre al celebre weekend, vengono in mente I spit on your grave ma anche il più recente Hunted. In realtà non viene mostrato molto, ma la brutalità visiva è spesso fatta immaginare, lasciando comunque il posto a una violenza psicologica raccapricciante (la tortura basata sulla mucca). La sceneggiatura a volte è troppo sbrigativa e serrata anche dove non sarebbe il caso. Si guarda con riserva.
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DiscussioneDaniela • 13/04/21 00:23 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Doppiato in italiano e distribuito col titolo Ravage - La caccia è aperta, come risulta dalla scheda IMDB.