Curiosità
Undying • 30/10/09 13:39
Comunicazione esterna - 7567 interventi La maschera di cera: differenze tra l'edizione del 1933 e quella del 1953
Il film ripercorre fedelmente lo stesso soggetto del suo predecessore datato 1933 e firmato da
Michael Curtiz, essendo sostanzialmente diverso per scenografie e obiettivi nuovi, dettati dall'uso del 3-D: quindi sono presenti, in questa edizione, gli immancabili momenti di oggetti svariati (palline da ping pong, sedie e pure gambe: quelle delle ballerine di can-can!) fatti fluire dritti in faccia allo spettatore.
Questo effetto tridimensionale, associato all'uso del Warnercolor (procedimento del colore fondato sulle matrici a base di blu, celeste e giallo) distanziano i due film: in particolare perché il primo ha taglio espressionista, garantito dall' abbondanza d'uso di linee oblique, scale tortuose, ombre oblunghe e statue simil creatura animata/inanimata.
Restano inalterati rispetto al modello del 1933: il tema blando (ma presente) della necrofilia; il corpo e la sua controparte fisica ma priva di anima (le statue); l'ossessione di dare linfa vitale a corpi esanimi, direttamente prelevata dal più celebre
Frankenstein.
Il biennio 1953-1954 fu uno - dei tanti - che vide predominare l'uso del sistema tridimensionale, in quegli anni, oltre a questo
La maschera di cera, fecero la comparsa, girati in 3-D, anche:
Il mostro della via Morgue e
Il mostro delle nebbie.