Una coppia di poliziotti alla Starsky & Hutch (uno biondo, Ray Lovelock, e l’altro bruno, Marc Porel) è la protagonista di questo insolito - e violentissimo - poliziesco diretto da Ruggero Deodato (specialista dell'avventura cruenta). I due sono al servizio di Adolfo Celi, che dirige un reparto speciale e segretissimo della polizia italiana composto da giovani coraggiosi, ma la loro indole è degna del Charles Bronson del GIUSTIZIERE DELLA NOTTE, perché di catturare i delinquenti non ne vogliono sapere: agiscono per uccidere. Fernando Di...Leggi tutto Leo, il più grande regista italiano di noir, è autore di soggetto e sceneggiatura, dai quali traspaiono le caratteristiche del suo cinema (a cui Tarantino deve molto): poca o nulla distinzione tra Buoni e Cattivi (i due protagonisti sono feroci quanto e più dei delinquenti comuni), amore per la violenza e l'effetto shock (pensiamo al primo scippo, in cui due ladri trascinano la giovane vittima addosso a un palo e le fracassano il cranio, alla ditata nell'occhio di un “pesce piccolo”, all'investimento di un cane pastore che guida un cieco), per l'azione pura (il primo estenuante inseguimento in moto, pur non ripreso con l'efficacia di un Castellari, è godibile). Di suo Deodato (all'unica prova nel poliziesco) aggiunge lo splatter e soprattutto una regia scarna e veloce. Non mancano una spruzzatina di sesso (i due vanno in casa della sorella del boss che cercano e approfittano della disponibilità della figlia ripassandosela a turno, passano in ufficio e coinvolgono una collega in discorsi sul sesso e il femminismo) e un senso dell'ironia non comune. Dal punto di vista dell'azione è un poliziesco nella norma, con molti scontri a fuoco e la presenza di “guest star” del calibro di Alvaro Vitali (un custode), Franco Citti (un rapinatore) e Sofia Dionisio.
Più unico che raro. Infatti non capita mai di vedere poliziotti di una squadra speciale che, senza perseguire scopi eversivi o fascistoidi e senza mai subire, combattono ad armi pari i delinquenti pestandoli, umiliandoli ed uccidendoli, talvolta ancor prima che questi possano mettere a punto le loro nefandezze. Deodato incomincia con un lungo inseguimento in moto e dirige mischiando cruda violenza e ironia nelle diverse avventure vissute dagli allegri sbirri spaccatutto Porel-Lovelock. Nel cast svettano un Celi paternamente complice, un truce Salvatori e le belle Dionisio.
MEMORABILE: L'incendio delle auto dei clienti della bisca; la liquidazione dei cinque fratelli; i corteggiamenti di Silvia Dionisio; i rimbrotti di Celi.
Discreto poliziesco di Deodato. Interessante ma ripetitiva e sconclusionata la trama, ottima la regia di Deodato, che dirige alcune ottime scene d'azione e buona anche la fotografia. Bravi Lovelock e Porel e ottimo come sempre Adolfo Celi. Piccola apparizione per Alvaro Vitali. Buone le canzoni in colonna sonora.
Davvero notevole questo poliziesco girato dal grande Ruggero Deodato. La sceneggiatura è di Di Leo e si vede, i protagonisti sono bravi. Fino alla fine non avrei scommesso su quello che sarebbe potuto succedere loro nell'epilogo. Ottima anche la colonna sonora che accompagna i momenti clou del film. Consigliato vivamente.
MEMORABILE: Lovelock:Il mio se ammazato da solo.....Porel:al mio gli ho dato una mano
Un cult assoluto. Stupenda sceneggiatura di Di Leo, che mixa sapientemente ironia e azione. Due poliziotti libertini e amorali come la coppia Porel-Lovelock non si era mai vista in un poliziesco all’italiana; gli interpreti ringraziano calandosi nei personaggi in maniera perfetta. Deodato dirige questo "fumettone" con mano sicura, non lesinando sulla crudezza e la violenza ma inserendo dosi massicci di ironia. Cast di prim’ordine con Celi, Salvatori, le sorelle Dionisio e Vitali in un cameo. Da antologia tutto l’inseguimento in moto iniziale.
Un frequentatore dei generi come Ruggero Deodato poteva non essersi cimentato con il poliziesco? Eccolo dunque alla prova con inseguimenti (riusciti), sparatorie ed azioni sul filo della "legalità". Silvia Dioniso, all'epoca moglie del regista (dal quale avrebbe divorziato nel 1979) è sempre un belvedere e la professionalità di Lovelock, Porel e Celi è fuori discussione. Pure Citti è in parte e la buona sceneggiatura (non a caso firma Fernando Di Leo) rende il film scorrevole e di piacevole intrattenimento.
Scritto da Fernando DiLeo ma messo in immagini dall'ottimo Deodato, è un cult assoluto nel suo genere. Violentissimo (basti vedere il lungo inseguimento iniziale) ma anche ironico, è un poliziesco d'azione atipico, con due protagonisti amorali come pochi se ne vedeva sul grande schermo in quel periodo. Alcune scene sono entrate di diritto nella storia (tipo quella iniziale, appunto). Grande cast, con Adolfo Celi e Renato Salvatori una spanna buona su tutti.
MEMORABILE: Salvatori che tortura una spia; I due protagonisti che si fanno l'amante del boss; Il rocambolesco finale.
Uno dei film cult del genere poliziesco all'italiana. Inseguimenti in moto, violenza, azione e sparatorie, il tutto condito dalla sceneggiatura di Fernando Di Leo e dalla regia di Ruggero Deodato. Ottimo il cast... da segnalare Marc Porel e Ray Lovelock (la coppia di poliziotti speciali) e il sempre strepitoso Adolfo Celi.
Discreto e divertente poliziottesco all'italiana condito da una regia solida e sicura (vedi l'inseguimento iniziale ma non solo) e da una sceneggiatura meno banale del solito (scritta da Di Leo) che ci regala personaggi che agiscono spesso al di fuori della legalità, allontanandosi così dai soliti stereotipi dei super poliziotti incorruttibili e senza macchia (meno male!). Inoltre ci sono anche alcuni inserti umoristici che vanno a segno. Insomma un film estremamente godibile per una serata divertente e senza troppe pretese.
Sebbene il film sia noto per la sua crudezza, in realtà la violenza si percepisce poco, stemperata da un atteggiamento irrisorio e scanzonato dei protagonisti che a mio avviso stride fastidiosamente con i contenuti, riducendo il film a un sadico divertissement. Così Lovelock e Porel se ne vanno in giro ad ammazzare, torturare e abusare di donne al loro servizio prendendo tutto come un gioco. Il problema è che appare tutto un gioco anche allo spettatore. Deludente.
Deodato regista, Di Leo autore del soggetto e della sceneggiatura. Il risultato è ottimo e rappresenta in assoluto uno dei migliori prodotti italiani degli anni settanta. E’ un poliziesco all’americana, forte ed ironico, tinto di noir, ben girato a Roma. Caratterizzato dalla presenza di una coppia di protagonisti perfettamente combinata e di altri attori di gran prestigio (Adolfo Celi, Renato Salvatori, Franco Citti), da una violenza mai gratuita e da spettacolari ed irripetibili scene d’azione realizzate per le vie principali della capitale. Validissimo.
MEMORABILE: L'inseguimento in moto iniziale e l'incendio delle automobili presso la bisca clandestina.
Il poliziottesco alla Deodato te lo aspetti crudo, violentissimo e politicamente scorretto. Qualche elemento effettivamente c'è: lo scippo iniziale, con inseguimento e giustizia sommaria, le esecuzioni al posto degli arresti. Il comportamento dei due protagonisti non segue i canoni comuni del giustizialismo in onestà: loro sono solo dei violenti e non sono migliori dei criminali che perseguono. Ma il tratto complessivo lascia qualche dubbio, causa la mancanza di tensione negli eventi e il tono semiserio spesso riscontrabile. Il finale è persino bruttarello...
Nei primi 6-8 minuti un inseguimento motociclistico ci fa vedere le bellezze di Roma (Villa Borghese, Via del Corso, Via Condotti, Valle Giulia) per poi sfociare, già in partenza, in scene molto crude e "splatter" (concedetemi il termine). Uno dei polizieschi più cruenti (ma non crudi) del genere, diretto dalla mano letale di Ruggero Deodato e giocato sullo scambio di battute veloci, inseguimenti e dialoghi naif di Roy Lovelock e Marc Porel. Presenti pure la Dionisio (all'epoca moglie di Deodato) e il sempre grande Adolfo Celi.
Due poliziotti di una squadra speciale crivellano ovunque posano lo sguardo, seviziano i malcapitati criminali e trombano appena possono (possibilmente le donne dei già citati malviventi). Insomma: chi sono i buoni e chi i cattivi? Il film non è di certo incentrato su questo profondo dilemma. Buoni inseguimenti e null'altro. Deodato è cinico e malsano e mette in scena una sequela di topoi a compartimenti stagni. Appare pure Vitali, per qualche secondo, nel ruolo di un portiere. Nostalgicamente fascistissimo. **
Un buon poliziesco, che non potrà non piacere agli appassionati del filone. C'è comunque da dire che il tono generale della pellicola è un po' diverso da quello dei polizieschi del periodo, visto che qui i protagonisti sono due sbirri meschini, che a volte sembrano quasi giocare a fare i poliziotti più che impegnarsi nel loro ruolo. Comunque, cast e situazioni action sono curate a puntino, e tanto basta. Le due Dionisio compaiono entrambe, ma si spoglia solo la più giovane (purtroppo).
Primo e ultimo poliziottesco del grande Ruggero Deodato. È una sua piccola parentesi in questo genere, ma ha saputo improntarsi facilmente dopo le esperienze di aiuto-regista a Rossellini ed altri. La sua tecnica è formidabile: l'inizio con l'inseguimento è una delle scene più riuscite nel panorama italiano, come del resto il film stesso (soggetto e sceneggiatura di Di Leo) dal quale si intravede una vena "denunciatoria", non tanto contro la polizia, ma nei confronti del sistema che ormai è divisa fra i cosidetti "agevolati" e non.
MEMORABILE: "Mi avete fatto uscire i capelli bianchi! anche se già ce li avevo..."
Ruggero Deodato non mi ha mai appassionato, però questo film mi è piuttosto piaciuto. Nonostante i soliti stereotipi, è belle da vedere per gli inseguimenti e per la simpatia della coppia Lovelock-Porel. Bravissimo Renato Salvatori. Bella la ballata che fa da colonna sonora.
Due uomini della squadra speciale giocano a fare i duri, facendone della violenza un motto sacrificale contro le ingiustizie. Il duo è formato dagli ottimi Marc Porel e Ray Lovelock che danno quel tocco estetico alla pellicola. Ancor più lustro al film vien dato dalla presenza di Celi e Salvatori. Deodato si è superato in questa opera, ispirato dalla sceneggiatura del maestro Di Leo. Belle le riprese come anche la musica adatta ad ogni circostanza assegnata.
Deodato si cimenta nel poliziottesco incentrando la narrazione sulla violenza gratuita e sulla libera vita sessuale dei due protagonisti. Rispetto alle pellicole di quegli anni, questa si distacca dal filone in quanto non si evidenzia una netta separazione tra buoni e cattivi anche se la lotta senza esclusione di colpi è presente.
Si vede che la sceneggiatura l'ha scritta Di Leo; dai dialoghi hard-boiled, alla violenza brutale, al cinismo di fondo, è pura farina (nera) del sacco dello sceneggiatore/regista noir italiano per eccellenza. E se in regia stavolta c'è il collega (di indubbio talento) Deodato, poco cambia; anzi, Ruggero enfatizza le scene cruente con una bella dose di splatter e sceglia un cast di tutto rispetto. Anche se i due personaggi io li trovo insopportabili ed antipatici, il film è decisamente tra i più spettacolari, truci e violenti del periodo. Bello.
Una grossa peculiarità di questo film: di drammatico non c'è quasi niente, tutto è ironico al punto da rasentare l'avventuroso, ma con tante morti violente si può considerare un quasi pulp e pulp lo sarebbe a tutti gli effetti se non fosse tagliata la scena della tortura più volte citata. A parte i primi 10 minuti, che per batterli ci vorrebbe Friedkin con Vivere e morire a Los Angeles, di colpo sembra che Deodato capisca che è fuori luogo lasciare sullo sfondo un attore come Celi e provvede al recupero. Ottimo film perché non cala mai di tono.
Molto deludente, quasi una summa dei difetti del genere: gli episodi non hanno un filo conduttore, ci sono ingenuità incredibili (i protagonisti, in incognito, al vice-questore E ALMENO 5 TESTIMONI: "Siamo della Squadra Speciale...), morti dei "buoni" telefonatissime (si capisce sùbito che Masè farà una brutta fine), troppe recitazioni mediocri (Lovelock e le Dionisio), siparietti umoristici solo nell'intento. E alla fine uno si chiede: ma se era così facile, perché non sono andati al cinodromo a inizio film, anziché aspettare più di un'ora? *½
MEMORABILE: Memorabile perché doppiamente fastidiosa: Porel che sbeffeggia un tossicodipendente. Non devo spiegare il perché.
L'aspetto singolare che contraddistingue il poliziesco di Deodato è il suo essere unitamente silenzioso, scanzonato ed efferatissimo, quel suo non prendersi mai troppo sul serio pur senza economizzare spremute d'Arancia (meccanica) e nefandezze da "Human Resource Exploitation Manual". Ed è perfetto il binomio deviatamente "spencer-hilliano" tra Porel e Lovelock, ambedue esteriormente carini, pulitini, timorati e diligenti ma in realtà gran figli di buona mamma, sadici e sfrontatissimi. La quasi totale irrilevanza dello score rende l'azione violenta ambiguamente modesta e tranquillizzante.
MEMORABILE: Lovelock e Porel che seviziano i due delinquentacci appesi come quarti bue per i polsi ammanettati; L'occhio cavato a Corazzari a mani nude.
Strano poliziottesco che coniuga felicemente azione e "sana" violenza gratuita a uno stile fondamentalmente smaliziato e sarcastico, infarcito, appunto, di momenti diciamo drammatici (volti per lo più a compiacere uno spettatore di poche pretese). Questa volta non ci si trova di fronte a un commissario imbolsito ma a due "ganzi" (Porel/Lovelock) sullo stile "belli e maledetti" (sul fronte femminile ci si può giovare delle sorelle Dinisio). Il mestierante Deodato dirige un film che non annoia, pur rimanendo inchiodato al tempo che fu.
Film godibile dal punto di vista della scorrevolezza e della spettacolarità, ma qualcosa manca. Gli eventi salienti non vengono approfonditi, ma risolti in maniera troppo spiccia, risultando privi di incisività e di giusta tensione. Insomma, due Terence Hill (Lovelock-Porel) più cinici e meno galantuomini. Spassoso.
Irrisolto, contraddittorio e vacuo, se ne intuisce benissimo la statura di culto (ovviamente per i motivi peggiori): l'efferata violenza è stemperata dalla sua totale autoreferenzialità, restando sempre incorniciata in una dimensione fumettistica e demenziale, come anche la spinta brusca sul dialetto romanesco anticipa la deriva comica del genere. Delle (già frustrate) ambizioni di F. Di Leo nello script originale (a partire dallo pseudo-femminismo costante nell'autore) non restano che ombre vaghe e imbarazzanti.
La polizia ha le mani legate, e comunque non può sporcarsele, in più, ha le braccia corte: necessarie le "protesi" Lovelock e Porel, facce pulite e mani sporche, inarrestabili nel loro attivismo giustizialista, quasi paternamente tollerato dal questore Celi. Alle ortiche scrupoli e dilemmi etici, che il fine giustifichi i mezzi è un dato di fatto machiavellicamente acquisito. Risultato: una pasquinata poliziottesca (con tanto di fulminea gag di Vitali!), movimentata da un puerile e scanzonato sadismo, un film che può divertire per il suo ostentato disimpegno, nonché sfacciata guasconaggine.
MEMORABILE: Celi fa la ramanzina a Lovelock e Porel: "La Polizia deve garantire l'incolumità di tutti i cittadini... anche delle vecchie!" E ci mancherebbe...
Unico poliziesco diretto dal versatile Ruggero Deodato, che per l'occasione si avvale della collaborazione del grande Ferdinando Di Leo alla sceneggiatura. La squadra si rivela vincente, perché il risultato è molto buono. Questo grazie anche all'ottimo cast iassemblato per l'occasione; azzeccata la scelta di Lovelock e Porel per interpretare i due poliziotti ribelli e sopra ogni riga possibile ed immaginabile, così come la scelta di grandissimi attori come Adolfo Celi (sempre superbo) e Renato Salvatori. Per il lato femminile godetevi le sorelle Dionisio...
Il cocktail tra il non allineato di lungo corso Di Leo e un neofita ruspante come Deodato conferma l’eterodossa esplosività che già il menù “a la carte” del film prometteva. Ruggero, affidandosi al suo virulento dinamismo visivo, deroga dai canonici stilemi autarchici, guardando piuttosto ai modelli americani, tanto che i due straniati supercop Porel & Lovelock si sarebbero meritati una serie tv. Permeato da un sotteso sarcastico trasparente (solo a tratti svilente), gli nuoce il peraltro necessario sviluppo a “episodi”, con qualche personaggio tirato via.
MEMORABILE: Quella sagoma di Celi e le ramanzine ai suoi ragazzi; La femminista Silvia Dionisio e la assatanata sorella Sofia; Il guercio Corazzari.
L'unico poliziesco diretto da Deodato, è uno dei più insoliti e controversi, con due protagonisti abbastanza scanzonati ma che in fatto di crudeltà ed efferatezze non sono secondi a nessuno. Robusta la regia, abbastanza anonima invece la sceneggiatura (ed è strano, visto che a firmarla è Di Leo). Immancabile corredo di caratteristi avvezzi al genere, con ottime interpretazioni di Celi (il commissario capo) e Salvatori (un cattivo perfetto). Le sorelle Dionisio sono sempre un bel vedere, anche se a spogliarsi stavolta è solo Sofia.
MEMORABILE: L'inseguimento iniziale; L'irruzione nella casa con gli ostaggi; Le uccisioni dei vari delinquenti; La scena dell'occhio.
Bello perché originale nell'esposizione, come molti film di Deodato, il quale cerca sempre di muoversi autonomamente all'interno di un genere. In questo caso il genere poliziottesco si colora di sfumature comiche (ben architettate) e in alcuni punti splatter. La colonna sonora è discreta, ma avrebbe potuto conferire al film ancora maggior spessore. La coppia Porel-Lovelock se la cava alla grande e viene ben supportata da Celi e Salvatori. Film quasi episodico, perché le scene sono quantitativamente poche ma lunghe. Buono.
Difetti (consueti): andamento a casaccio, strafottenza ridanciana, esagerazioni e semplificazioni, compiaciuta calata dialettale (anche se ascoltare lo psicopatico Citti usare condizionali incongrui fa sempre piacere). Pregi: la forza brutale delle scene d'azione (il primo inseguimento, lo sterminio dei rapinatori), la patina di nichilismo e un vigore diffuso, proprio di quel cinema libero (e infatti oltreoceano qualcuno apprezza). Bravo Salvatori; Porel inespressivo, ma si sopporta.
Sono molte le ragioni per cui questo film funziona assai bene. La trovata è quella d'aver affidato una sceneggiatura atipica per il genere, con i lampi di genio di un Di Leo molto in forma, a Deodato che per non sbagliare l'ha infarcita di inseguimenti, sparatorie e pestaggi ai limiti dello splatter (la parte oltre i limiti l'ha tagliata la censura). Bravi i due protagonisti, ma alla fine si capisce dai dettagli che Celi e Salvatori giocano in un altro campionato. Sanguigno Citti. Ritmo coinvolgente e musiche che gli stanno dietro. Da vedere!
Divertente e violentissimo poliziesco all'italiana che, se da una parte cerca di distinguersi parzialmente dalle regole del genere (i protagonisti sono due amorali carogne guascone), dall'altra le esaspera (lo spettacolare e incredibile inseguimento iniziale, i cattivi Citti e Salvadori) fino al limite dell'autoparodia. Deodato dirige con la consueta grinta con punte di notevole ferocia ma non dimentica di inserire buone dosi di sesso e ironia, il cast ha le facce giuste e non ci sono fasi di stanca. Da non perdere per gli amanti del genere, si astengano le anime candide.
MEMORABILE: L'inseguimento iniziale; L'occhio estirpato; L'incendio delle auto; La tortura di Galimberti e Chiappafreddo; Sofia Dionisio ninfomane.
Una strana coppia di giovani poliziotti dai metodi piuttosto “spicci” (Porel/Lovelock) un capo sornione (l’ottimo Celi) e una banda di delinquenti da sgominare. In mezzo tanta azione (più moto che auto) e qualche momento comico. Questo in sintesi il film (su soggetto di Di Leo). Ben diretto da Deodato, con menzione particolare per le scene efferate e talvolta ironiche, malgrado la violenza. Da citare nel cast molti voti noti del filone più la bella e sensuale Silvia Dionisio, segreteria del capo. Infine la musica, di stile americano-folk, e Lovelock che si cimenta (bene) nel canto.
MEMORABILE: L’inseguimento iniziale e il suo epilogo; I due poliziotti vanno a letto con la sorella del boss, davanti alla sua cameriera che commenta tranquilla.
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HomevideoXtron • 28/12/15 22:04 Servizio caffè - 2115 interventi
DVD RAROVIDEO Durata 1h29m43s (immagine a 37:18)
Video letterbox
BLURAY 88 FILMS Durata 1h36m35s (ci sono i titoli di coda finali in inglese, ma anche 40s di nero completo)
NdZender: Ecco la cover del bluray 88 films (rovesciata per avere quella italiana). Il bluray come già detto ha la traccia in italiano ma ha anche i sottotitoli inglesi non eliminabili su detta traccia. Faccio notare che la qualità lascia molto a desiderare: la grana è a dir poco invasiva e a tratti il quadro è veramente terribile.
Per Xtron: dunque confermi che a livello di integralità, titoli di coda a parte, non abbiamo particolari differenze? (mi riferisco soprattutto alla famigerata scena dell'occhio)
HomevideoXtron • 29/12/15 18:38 Servizio caffè - 2115 interventi
Si, la scena dell'occhio è uguale.
CuriositàZender • 22/05/16 17:36 Capo scrivano - 47370 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film:
HomevideoGeppo • 18/04/18 10:24 Call center Davinotti - 4268 interventi
In uscita tra un paio di settimane per la label tedesca "Filmart". DVD e Bluray con audio italiano:
HomevideoZender • 18/04/18 14:43 Capo scrivano - 47370 interventi
oooh, prima di verificare se mai esisterà qui sta famosissima scena dell'occhio speriamo che si veda finalmente bene, finora ha avuto edizioni insoddisfacenti in bluray, il film.
HomevideoGeppo • 18/04/18 21:00 Call center Davinotti - 4268 interventi
Zender ebbe a dire: oooh, prima di verificare se mai esisterà qui sta famosissima scena dell'occhio speriamo che si veda finalmente bene, finora ha avuto edizioni insoddisfacenti in bluray, il film.
Avevo chiesto direttamente a Ruggero Deodato. La famosa scena dell'occhio in effetti è stata girata ma si trova negli archivi della censura.
HomevideoZender • 19/04/18 07:44 Capo scrivano - 47370 interventi
Ah grazie Geppo. Quindi non si recupera tanto acilmente :)
HomevideoZender • 16/11/18 09:32 Capo scrivano - 47370 interventi
Qui un confronto preciso tra il bluray della 88films e quello della Filmart (entrambi con italiano tra le lingue, sub non escludibili nell'88films, escludibili per la Filmart). Il master sembra lo stesso, a cui la filmart ha tolto il giallo in eccesso eliminando un po' dell'eccessiva grana. Il risultato è un quadro un po' più scuro ma meno artefatto:
Di fatto non è che sia poi sto gran master e la Filmart non ha fatto miracoli, pure se c'è meno giallo. Se non latro nella Filmart i sub sono escludibili.