Sacro GRA - Documentario (2013)

Sacro GRA
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MMJ Davinotti jr
Anno: 2013
Genere: documentario (colore)
Cast: (n.d.)
Note: Vincitore del Leone d'oro al miglior film alla 70ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Lungo il Grande Raccordo Anulare, con felice gioco di parole definito nel titolo “Sacro GRA”, sorta di enorme autostrada urbana che circonda Roma come l'anello di Saturno (lo spiega la didascalia iniziale), vive ogni genere d'umanità, che il regista Gianfranco Rosi si sofferma a cogliere raccontandone le microstorie; accenni di quotidianità bizzarra che non possono certo avere la pretesa di descrivere un mondo preciso; non c'è vera comunanza se non quella territoriale, nei tanti personaggi che ciclicamente ritornano brevemente per innervare d'un minimo di omogeneità l'operazione.

Non un documentario tradizionalmente inteso perché...Leggi tutto la gente comune che popola le scene è ripresa consapevolmente, recita se stessa mantenendo una lodevole spontaneità e presumibilmente replica atteggiamenti e comportamenti già studiati e vagliati da Rosi in precedenza, giudicati sufficientemente atipici per comporre un'opera che sappia colpire l'immaginazione attraverso momenti in cui risaltino le singolarità all'interno di una normalità che - complice anche la riconosciuta attitudine all'ironia dei romani - possa magari far sorridere. Il tutto ripreso professionalmente con un'eccellente fotografia ad alta definizione e una ricerca dell'inquadratura mai banale, ricorrendo a luci e colori di grande effetto.

Sulla carta un progetto ambizioso la cui cura è certificata dalla vincita nientemeno che del Leone d'Oro alla Mostra di Venezia; all'atto pratico, tuttavia, un bozzettismo che rischia spesso di apparire sterile, ravvivato da qualche felice intuizione, dalla scelta di dilungarsi di frequente senza che se ne colga il motivo. Le scelte del regista, insomma, appaiono frutto di una soggettività non sempre facile da condividere, che in molte occasioni sconfina in una stucchevolezza destinata a rendere piuttosto ostica la visione dell'intero film (che pure si ferma all'ora e mezza).

Si resta piacevolmente sorpresi dall'occhio di chi è evidente conservi una visione poetica dell'immagine, perplessi di fronte alla scarsa capacità di trasmettere emozioni se non in rare occasioni, come se tutto si esaurisse in un gioco troppo lungo per colpire come vorrebbe. Persino nella brevità dell'esposizione dei singoli microepisodi si ha la sensazione che un ulteriore accorciamento avrebbe giovato (si pensi allo spazio occupato dall'uomo che si dedica al ritrovamento di larve nelle palme), che molto venga descritto senza un vero desiderio di cogliervi qualcosa (le scene in ambulanza o coi medici di primo soccorso) e che in definitiva tutto si fermi troppo in superficie. Il meglio viene insomma dalle suggestioni che la bellezza di alcune immagini trasmettono, con le riprese verso sera o di notte, sul fiume o nei piccoli appartamenti tutti uguali che racchiudono personaggi simpatici e un po' lunari come l'uomo barbuto che a lungo si chiede chi abiti nelle villette di fronte dove non si vede mai una luce accesa...

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 20/09/13 DAL BENEMERITO XAMINI POI DAVINOTTATO IL GIORNO 23/02/23
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Xamini 20/09/13 13:06 - 1244 commenti

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Efficace testimonianza di una fetta del nostro tempo e del nostro spazio, Sacro GRA è tuttavia durissimo da digerire per un agnostico come il sottoscritto. Poiché la ricerca del senso qui assurge a vette inedite. Il tentativo di trovare un fil rouge (oltre al GRA, si capisce) che sottenda il mosaico di queste caselle di neorealismo (talora riprese con qualche slancio artistico) è esercizio eccessivo. Semmai maturano due interrogativi: quanto è finzione il declamare della gente di strada dinanzi alla camera? Quanto è robusto il tessuto della mia pazienza?

Myvincent 23/09/13 07:49 - 3721 commenti

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Biglietto di sola andata per il Grande Raccordo Anulare, dove pullula un'umanità varia fatta di ambulanzieri, prostitute, gente comune e non. Storie che poco a poco si sviluppano circolarmente. Si poteva fare a meno di questo ennesimo cinema-realtà che con la scusa di essere un documentario si rivela povero anche tecnicamente (la fotografia è pessima) e di tante pretese. Altri registi hanno fatto di meglio raccontando la quotidianità più cruda (fra i tanti Ciprì e Maresco) e con un registro originale.

Cotola 23/09/13 23:01 - 8998 commenti

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"Documentario" in cui si seguono le sorti di una variegata umanità che gravita attorno al Grande Raccordo Anulare alle porte di Roma. Ci sono il paramedico, una sorta di nobile, un generico (in senso di attore), delle prostitute e via dicendo. Tutti qui? Sì. Il film non è sicuramente del tutto malvagio e Rosi non è certo un novizio: ha un innegabile talento visivo che si concretizza in belle immagini e squarci suggestivi. Tuttavia da qui a valere un Leone aureo a Venezia ce ne passa. E poi: lo si può davvero considerare un vero documentario?

Pigro 30/09/13 09:06 - 9623 commenti

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Il Grande Raccordo Anulare di Roma è solo un pretesto per raccontare stralci di umanità che vive nei territori più decentrati attraversati dalla strada. Una sorta di documentario dove però le situazioni sono palesemente ricostruite e vistosamente recitate. L’ambizione antropologica si schianta contro un compiaciuto bozzettismo innervato sulla frammentarietà narrativa, per cristallizzarsi sostanzialmente nella carrellata di personaggi curiosi o di rappresentanti di una marginale tranche de vie. La cosa migliore è il titolo.

Rebis 2/10/13 21:55 - 2331 commenti

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Le immagini in 4k sono limpide e dettagliate, così la collezione di farfalle sottovetro allestita da Gianfranco Rosi riluce in tutto il suo splendore: un tempo si usava sottendere un doppio senso quando si invitavano gli amici ad ammirarla; oggi si presuppone che il voyeurismo camuffato da vezzo entomologico basti a compensare lo sbattimento e a ripagare il prezzo del biglietto. Leggi: accumulare senza raccontare, addizionare senza conseguire profondità. Polemiche per il Leone d'oro affibbiato ad un documentario: ma l'unica costernazione è che questa farsa venga scambiata per cinema d'autore.
MEMORABILE: La palma rosicchiata dalle tarme come allegoria del Grande Raccordo Anulare: ma per favore...

Motorship 5/10/13 18:17 - 585 commenti

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Documentario povero di inventiva che vorrebbe dare un quadro di ciò che accade attorno al Grande Raccordo Anulare e tuttosommato lo fa, anche se con parecchie riserve. Certo Rosi gira molto bene, si vede, ma quello che mi ha fatto storcere il naso è la scarsa credibilità di tante situazioni oltre a troppi luoghi comuni che onestamente non mi sono piaciuti. Qualcosa qua e la può anche andare, ma di documentari migliori ce ne sono indubbiamente. Oltretutto la fotografia è davvero poca cosa. Di certo non da Leone d'Oro.

Ford 11/10/13 11:42 - 582 commenti

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Troppo vero per essere un film, troppo finto e sommario per essere un documentario; siamo di fronte a una raccolta di strani personaggi colti magistralmente dal regista. Girato molto bene anche se con qualche banalità di metodo (visioni mistiche sovraesposte, lunghe inquadrature compiaciute), è uno storytelling appassionato ma non sempre a fuoco; al regista il merito di aver estetizzato queste situazioni e di aver tirato fuori delle "interpretazioni" memorabili da perfetti sconosciuti.

Mickes2 17/01/14 11:33 - 1670 commenti

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Ambizioso, sterile, inutilmente (e fintamente) intellettualistico esperimento di docu-fiction (perché questo è) in cui Rosi insegue sprazzi di vita quotidiana di un gruppo eterogeneo di persone attorno a quel nevralgico aggroviglio di cemento e asfalto che è il GRA. Entomologia esistenziale macchiettistica e farlocca, analisi comportamentali di una superficialità annichilente, lungaggini voyeuristiche alimentate dalla supponenza di un racconto che punta all’allegoria ma che s’incunea in una ridondanza di immagin(ar)i fiacca e per nulla profonda.

Bizzu 24/01/14 13:17 - 217 commenti

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Nel finale ci viene detto che serve una cura, che dovrà essere forte per guarire la nostra anima malata. Peccato che la cura in questione sia, per Rosi, una robetta meno che mediocre: sospesa in un limbo fra (falso) documentario e film senza capo né coda, è un insieme di personaggi stereotipati, metafore invadenti e approssimative come quella della pianta, vuoto narrativo. Il peggio poi è quando si cercano di creare frammenti lirici da film-verità con personaggi che stanno palesemente recitando (e pure male), originando veri e propri momenti trash.

Capannelle 22/01/14 11:22 - 4394 commenti

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Misteri veneziani... Un documentario che colleziona la solita galleria di luoghi desolati e personaggi cafoneggianti o emarginati senza suggerire alcunché di nuovo. Una giuria che gli attribuisce il massimo premio per motivi radical-chic o di semplice salvaguardia della fauna locale. Qualcosa si salva per come Rosi sa filmare qualche intermezzo (vedi la neve) e per un paio di personaggi. Altrimenti, a guidare la tua mente rimane solo il fast forward.

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Paulaster 24/01/14 10:11 - 4373 commenti

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L’unico punto di forza è la scelta dello stile registico: statico in un’osservanza passiva, come a farsi scivolare addosso una micro realtà. Purtroppo non c’è nessuna analisi; anche le vicende, alcune non banali, non raggiungono fini sociologici o di rappresentazione suburbana. L’oggettività dei fatti resta in un limbo di sensazione, simbolo di frattaglie senza arte né parte. Alcune inquadrature di stampo fotografico accentuano il vuoto emotivo.

Galbo 11/02/14 16:55 - 12372 commenti

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Bisognerebbe introdurre la categoria dei film "né carne, né pesce"; Sacro GRA apparterrebbe di diritto alla categoria, come strano ibrido tra documentario e fiction, ma appunto né l'uno né l'altro. Al netto delle possibili velleità autoriali, si tratta di un film che non emoziona mai e tantomeno interessa. Personaggi poco empatici, ai quali la recitazione (spesso ostentata) toglie anche quel minimo di spontaneità. Incredibilmente premiato a Venezia.

Luchi78 29/04/14 21:35 - 1521 commenti

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Delusissimo da questa pellicola che racconta poco più di niente. L'idea offriva spunti a dir poco interessanti, ma che richiedevano un impegno minimo nella scrittura, quanto meno per scegliere episodi o situazioni più rappresentative di un ambito urbanistico-sociale così particolare. Invece Rosi si perde nel racconto di storie chiuse in se stesse, senza capo né coda; e perché mai dovrebbero essere collegate con la periferia - ormai neanche più tale - di Roma? Si fa addirittura fatica ad arrivare al finale.

Ilcassiere 5/06/14 10:26 - 284 commenti

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Francamente stupisce che questo strano film abbia ricevuto riconoscimenti importanti. Si tratta di una sorta di documentario che mostra l'umanità variegata e nascosta che gravita intorno al grande raccordo anulare. La telecamera si intrufola nelle case di alcune persone, stile Grande Fratello, per raccontare le loro vite, di giorno e di notte. Ma nonostante si tratti di realtà per lo più dure e faticose, si ha la sensazione di lentezza e di vuoto.

Nando 28/08/14 22:35 - 3806 commenti

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Una visione distorta e poco completa della grande arteria stradale romana, un coacervo di finti personaggi che risultano stranianti e poco convincenti. Inspiegabile la vittoria veneziana per un prodotto che si avvale di valide riprese, bella la neve ma appare artefatto e notevolmente soporifero. Misteri cinematografici.

B. Legnani 14/09/14 11:57 - 5519 commenti

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Incredibile la vittoria veneziana. Come già detto, migliore del film nel suo complesso è il titolo ( tradito spesso da quanto si vede, ambientato ben oltre il GRA). Purtroppo il film lascia insoddisfatti, perché abbina momenti veraci molto belli e veramente documentaristici (la pista di mini-vetture, l'excursus cimiteriale...) a situazioni ricreate, che spesso cadono nel fastidioso (i momenti peggiori sono i dialoghi degli inquilini del palazzone). L'ultimo quarto d'ora è di una noia mortale. Non lo salva la pesante metàfora palma=città. Sfrondato dei "falsi", sarebbe un buon corto.

Nadir 1/10/14 18:19 - 56 commenti

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Troppo squallido per sembrare un (docu)film e troppo "sofisticato" (nell'accezione di adulterato) per sembrare un documentario propriamente detto. Incuriositi dalla vittoria veneziana si resta esterrefatti: ma la giuria non aveva nient'altro? Possibile?

Lythops 11/11/14 09:29 - 1019 commenti

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Insomma... in questo Gra non ho trovato nulla di sacro, ma un prodotto che non è chiaro dove vada a concludere. Non è una fiction ma di fatto c'è il sospetto che lo sia, non è un documentario perché dalle contaminazioni della recitazione non ci si salva mai e in nessun caso. Passata l'ammirazione iniziale, si cade nel tedio e a volte nel fastidio per un lavoro che non risolve mai, a parte qualche bel momento. Inutili le scene del condominio, narrazione a episodi... molto meglio il racconto giornalistico.
MEMORABILE: L'uomo delle palme.

Pinhead80 26/01/15 17:12 - 4715 commenti

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Attorno al Grande Raccordo Anulare romano che sembra assorbire nel cemento e nella frenesia ogni tipo di sentimento e di umanità, esistono persone, mestieri che contrastano questo meccanico andirivieni. Rosi riesce in questo documentario a dare vita a ciò che sembra solo un pulsare inanimato di moti convulsi. Nella semplicità della gente, nel confronto tra gli spazi angusti delle case con la grandezza del Sacro Gra. Ancora una volta immenso Rosi, già autore degli ottimi El sicario, room 164 e Below Sea Level!

Tarabas 7/04/15 12:22 - 1878 commenti

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Per me, che romano non sono, il GRA rimane quello di Guzzanti-Venditti, con le mitiche uscite Casalotti-Boccea, Laurentino, Cassia Bis(sse) etc. Questo strano esperimento di documentario con abbondante uso di momenti "ricostruiti" e notevolmente "interpretati", punta i riflettori su vite minime dei dintorni di Roma. L'amalgama tra "docu" e "fiction" pare malriuscito, le vite sono troppo minime per essere interessanti o paradigmatiche, la retorica e la metafora a volte tracimano (il botanico). L'apparato visuale, quello sì, è da Leone d'Oro.

Gianfranco Rosi HA DIRETTO ANCHE...

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Herrkinski 9/11/15 15:49 - 8052 commenti

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Sarà che l'ho visto per caso e che del premio ricevuto me ne importa poco, ma questo mix tra documentario e fiction di Rosi non m'è affatto dispiaciuto. Certo, le velleità autoriali sono discutibili; io l'ho interpretato più quasi come un novello mondo-movie ambientato nei sobborghi di Roma, nella sua ricerca ostentata del bizzarro e di un'umanità marginale e notturna, nello scavare tra lo squallore e la malinconia e riuscendo a tratti a colpire il bersaglio, grazie anche a immagini suggestive e a una certa poetica urbana di indubbio fascino.
MEMORABILE: Il locale notturno con le due ballerine; Il cimitero; L'ambulanza sulla neve; Il vecchio che registra i rumori degli insetti.

Saintgifts 26/03/16 19:00 - 4098 commenti

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Se per Fellini il GRA era indiavolato, per Rosi invece è sacro. Bisogna notare che questa grande strada che circonda Roma ha suscitato sempre grandi interessi; in diversi ci hanno cercato qualcosa di speciale, io credo sia speciale solo perché circonda Roma. Ci sono molte immagini curiose nel film di Rosi e interessanti accostamenti. Il materiale umano è variegato, ma forse una cosa in comune hanno i personaggi che, per motivi diversi, gravitano attorno al GRA: per loro il grande anello non è ne sacro né indiavolato, proprio non esiste.
MEMORABILE: Certe immagini del cimitero si confondono con quelle del traffico.

Schramm 25/01/17 16:46 - 3490 commenti

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Se Roma è capoccia der monno infame aspettate di vederne la profana aureola che l’attornia, da Rosi usata a mò di hula-hoop per giri a vuoto di un cerchio che non si fa quadrare. S’acciabatta in vischiosi pretesti, la sua camma(leontessa), e tutto quanto di congettuale e formulaico potrebbe ipetrofizzarsi è affidato allo spettatore, che però non sa che farsene di metafore sparate a tutto watt e strisce che paiono figliocce del più peperonato sonno di Del Bono, annodate da un’amorfia che ne fa un’esperienza a elevato rischio elefantiasi. Se non altro ora sappiamo che le larve squittiscono.

Markus 4/09/20 15:19 - 3680 commenti

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L'anello autostradale che circonda Roma fa più o meno da cornice a una variopinta carrellata di curiose umanità disagiate. Opera decisamente ruffiana che porta lo spettatore in una sorta di road-movie dove incontrare "personaggi". Una formula abusata che poteva funzionare nel cinema d'antan, o per meglio dire in quella Roma tra antico e moderno che fino agli Anni '90 colpiva l'occhio e la mente ma che oggi è solo un banale pretesto per assecondare, fallendo, una voglia di cinema d'autore basato sul niente.

Reeves 28/06/22 23:17 - 2152 commenti

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La discussione di fondo ruota sul fatto: è un vero documentario o molte parti sono in realtà sceneggiate e recitate? Si propende forse per la seconda tesi, ma questo non impedisce al film di essere uno spaccato di vita profonda, quella che abitualmente non si racconta e che invece sa essere spettacolare e intensa più della fiction. Lo si vede con piacere, ci si tuffa nella storia.
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  • Discussione Capannelle • 21/01/14 22:49
    Scrivano - 3471 interventi
    Rebis ebbe a dire:
    Voglio dire che il suo sguardo può essere applicato indifferentemente al Grande Raccordo Anulare o al mercato del pesce, la cosa non cambia, tanto il fine è quello di portare a casa quanti più freak, bizzarrie ed estrosità possibile per dimostrare quanto è pazzo questo pazzo mondo.

    Sottoscrivo. Appena finito di guardarlo e ho avuto la stessa impressione.
    Immaginare poi che Frears o Miyazaki potessero essere sotto questo documentario mi riesce arduo.
    Ultima modifica: 21/01/14 22:49 da Capannelle
  • Discussione Rebis • 22/01/14 09:16
    Compilatore d’emergenza - 4419 interventi
    Ma si, è stato proprio uno scandalo...
  • Discussione Capannelle • 22/01/14 11:30
    Scrivano - 3471 interventi
    Io mi ricordo 3 momenti 3 degni ma dargli un voto positivo per dei momenti, qualcuno ci riesce, io no.

    1. la battuta di "chinarsi a raccattare la monetina" in sè robetta da commedia, ma per l'assoluto candore con cui viene detta.
    2. la bimba con biberon e i genitori che si preparano in stile cafonal: beh Garrone su di quello è riuscito a svilupparci un film intero e che film!
    3. l'ambulanza che procede sotto la neve, giusto per l'effetto sonoro.
  • Discussione Galbo • 11/02/14 14:04
    Consigliere massimo - 3990 interventi
    E' veramente incredibile che un film così insulso abbia vinto la mostra del cinema, mi ha fatto rivalutare alla grande il film di Amelio, quanto meno c'è un grande Albanese, questo è davvero povera cosa....
  • Discussione Zender • 29/01/15 14:31
    Capo scrivano - 47698 interventi
    Scusa Pin, non è che quando scrivi "Ancora una volta immenso Rosi" confondi il realmente grande Francesco Rosi appena deceduto col regista di questo film, non esattamente così noto? A meno che tu non lo conosca personalmente mi suona strana come frase...
  • Discussione Pinhead80 • 29/01/15 15:29
    Scrivano - 309 interventi
    Zender ebbe a dire:
    Scusa Pin, non è che quando scrivi "Ancora una volta immenso Rosi" confondi il realmente grande Francesco Rosi appena deceduto col regista di questo film, non esattamente così noto? A meno che tu non lo conosca personalmente mi suona strana come frase...

    E' il regista di El sicario room 164 e below sea level altre opere bellissime che ho visto e non ho ancora commentato ma che mi son piaciute moltissimo. Nel commento ho dato per scontato questo. Se ho creato confusione me ne rammarico.
  • Discussione Zender • 29/01/15 15:34
    Capo scrivano - 47698 interventi
    Ah allora niente da dire. Solo sembrava un po' un equivoco, vista l'enorme differenza di popolarità tra i due Rosi e il fatto appunto che tu non avessi commentato nient'altro di Gianfranco.
  • Discussione Pinhead80 • 29/01/15 18:56
    Scrivano - 309 interventi
    Hai ragione, volendo si può anche togliere l'ultima frase, per me è lo stesso :))
  • Discussione Zender • 29/01/15 20:04
    Capo scrivano - 47698 interventi
    No, la lascio e ci aggiungo i titoli, così chi legge è certo che non ti confondi. Poi magari quando commenterai Below Sea Level linkerò anche quello.
  • Discussione Pinhead80 • 29/01/15 20:19
    Scrivano - 309 interventi
    Zender ebbe a dire:
    No, la lascio e ci aggiungo i titoli, così chi legge è certo che non ti confondi. Poi magari quando commenterai Below Sea Level linkerò anche quello.

    Grazie, al solito attento e gentilissimo.