Acerba, ingenua e leggera, l’opera prima di Fellini anticipa alcuni temi che torneranno nei suoi capolavori successivi, come la rincorsa di sogni e fantasie che, una volta raggiunti, si rivelano peggiori della realtà. Dominano la scena uno spiritato Trieste (grandissimo), una fanciullesca Bovo e un Sordi seduttore pasticcione; la Masina è la prostituta Cabiria. Musiche di Nino Rota, vivaci e “circensi”.
Nel primo film diretto da Fellini si trovano già (molti solo appena accennati) parecchi dei temi narrativi del grande regista romagnolo, in modo particolare quel muoversi tra la realtà e l'immaginazione nonchè il talento visionario che rende indimenticabili alcune sequenze del film. Il cast è segnato dalle presenze grndissime e carismatiche di Leopoldo Trieste e Alberto Sordi. Belle le musiche di Rota.
Il primo film interamente diretto da Fellini. Una commedia semplice nella struttura, non pretenziosa e, nonostante qualche lentezza, piuttosto divertente, soprattutto nella rappresentazione del set del fotoromanzo dello "Sceicco Bianco", popolato di personaggi squallidi e volgari. Ottimi Leopoldo Trieste e Alberto Sordi, che finiscono per eclissare la pur brava Brunella Bovo. Certi tocchi vagamente surreali (l'incontro tra la ragazza e lo Sceicco Bianco, le riprese sulla spiaggia) anticipano alcuni film successivi del regista.
Bello il film d'esordio di Fellini alla regìa (singola). Già si vedono (e si sentono) le linee della sfolgorante opera successiva. Ciò che qui (come capiterà in seguito) colpisce è la capacità del Maestro di rappresentare regalmente la "aurea mediocritas", cioè di non nascondere le piccole miserie, ma nel contempo di farci provare affetto verso di loro. Bravissimo Trieste, indimenticabile Sordi. Se non sbaglio, lo zio di Trieste è Ugo Attanasio, padrino della "Mamma" in Mafioso di Lattuada. ***
In viaggio di nozze a Roma, la svampitissima Wanda vien fagocitata dalla macchina dei sogni che la dirotterà dal sospirato Sceicco Bianco, divo di un noto fotoromanzo. Il marito, intanto, piangerà lacrime amare. L'ingenuo sguardo della protagonista fa sbalzare la mediocrità assiepata tra i lustrini in un riverbero grottesco, che consente a Fellini di non tradire il fine spettacolare a lui già tanto caro. Sordi, vanesio, imbottito di vacua cialtroneria, è un bel vedere, e la Masina, amabile, s'introduce a passo felpato col personaggio che segnerà la sua carriera, Cabiria. Stralunato.
Sposina in viaggio di nozze fugge per conoscere un divo dei fotoromanzi. Sull'impianto di una classica commedia che assorbe vecchi meccanismi narrativi e caratterizzazioni (grande Trieste), Fellini costruisce qualcos'altro in questa sua opera prima, dando il via a una visionarietà inconfondibile, ma soprattutto a un approccio alla realtà attraverso il grottesco e il surreale. Mondo dei sogni e mondo della rappresentazione irrompono nella vita normale mandandola in frantumi e mostrando la vacuità del sogno ma anche della realtà. Notevole.
Uno di quei film di Fellini amati anche da chi non apprezza particolarmente il regista romagnolo, questo soprattutto grazie a una sceneggiatura che funziona, a un Sordi splendido e poche concessioni al surreale. La parabola della favoletta che si disintegra davanti agli occhi di una povera innocente ormai ci suona familiare, ma ancora adesso il modo semplice eppure complesso con cui Fellini l'ha affrontata, rende Lo Sceicco un grande classico intramontabile. Invecchiate meno bene le scene pseudocomiche del marito geloso.
MEMORABILE: L'immortale entrata in scena di Sordi sull'altalena; la volgarissima scena della barca.
L'esordio di un genio come Federico, più che anticipare la visionarietà delle future Opere, avviene all'insegna della vena grottesco-caricaturale che lo aveva accompagnato come giovane vignettista. Lo sceicco è un vivido bozzetto piccolo borghese (lo spunto è di Antonioni). Di felliniano c'è ancor poco (vista pure la scarsità di mezzi), mentre di Fellini ritroviamo la Roma tentacolare, la passione per le facce, la denuncia di certa sciatteria della fabbrica dei sogni (qui i fotoromanzi, in futuro la TV). Bravissimo Trieste (e poi riesce a contener Albertone).
MEMORABILE: L'altalena del divo; Sordi sgamato dalla moglie; Wanda e Sordi al bar con la musica che esce dalla radio e crea una situazione "sognante".
Apripista clericale fautore di innumerevoli teoremi sulla presunta presa di posizione di Fellini riguardo chiesa e cristianesimo in generale; in realtà pretesto per una commedia degli equivoci piuttosto agrodolce, sul modello wilderiano. Il regista guarda lontano, ma ricorda da dove proviene, per citare un celebre detto: mettere alla berlina il "sistema" chiesa va bene, ma l'educazione cristiana è un pilastro inamovibile. Sordi vitelloneggia sul set e Fellini gongola, ma il vero dardo avvelenato è rappresentato dal personaggio di Trieste. ***1/2
Da un soggetto di Antonioni (!) Fellini cava un (semi)esordio già rivelatore della capacità di comporre immagini indimenticabili (l'apparizione di Sordi in altalena) e di orchestrare l'intera sarabanda, comprese le musiche già inesorabilmente felliniane di Rota. Così come è subito presente il mix di beffarda smitizzazione e di bambinesca attrazione verso l'immaginario popolare. Sordi è naturalmente perfetto per la parte ma a giganteggiare è Trieste (doppiato da Carlo Romano!)
Lo Sceicco Bianco è poesia e (volgare) prosa, è sogno e realtà, e già in questo primo film, che ha solo bravi sprazzi di visionarietà, ed è in fondo una piccola storia di piccola gente, Fellini si rivela un maestro nel creare scintille mischiando, appunto, la realtà col sogno. Un film comico e tragico, in se stesso un sogno ad occhi aperti, gli occhi sgranati e malinconici della Bovo e di Trieste, ma anche quelli della tenera lucciola Masina, occhi intenti a rubare riflessi fantastici di luna nel pozzo fangoso della vita della vita quotidiana.
MEMORABILE: L'altalena; la storia del filtro magico raccontata da Sordi alla Bovo; la scenata tra Sordi e la moglie.
Il primo Fellini confeziona una narrazione semplice ma ricca di significati in cui emerge la vacuità del mondo cinematografico e la provincialità di certi individui. Tutto scorre con linearità, Sordi interpreta uno dei ruoli a lui più congeniali mentre Trieste è appropriato nel ruolo del pavido. Completa il tutto una folta schiera di ottimi caratteristi.
Primo film di Fellini e primo ruolo da parte di Sordi del personaggio del romano proletario o piccolo borghese pigro, superficiale, infingardo, caciarone e approfittatore, sempre amichevole con tutti ma amico di nessuno. La porzione del film nel quale Vanda incontra il suo idolatrato “Sceicco Bianco” è contemporaneamente fiabesca e risentita, ricca di annotazioni psicologiche e poetiche ma che scolorisce, poi, nell'amarezza e nella disillusione; la parte che riguarda i due sposi in viaggio di nozze è una satira di costume divertente ma poco originale.
Primo vero film di Fellini (il precedente era a quattro mani con Lattuada). Un buon soggetto che mostra agli spettatori che dietro un buon attore di successo non per forza c'è una buona persona. Una sceneggiatura dissacrante mirata nello specifico al mondo dei fotoromanzi, ma che può benissimo essere associata ad altre realtà. Toccante la recitazione di Leopoldo Trieste, ferito nei sentimenti e nell'orgoglio (grandi capacità attoriali, le sue). Uno dei primi ruoli imposrtnti sullo schermo per Sordi.
MEMORABILE: La moglie di Nando che lo va a prendere con la Lambretta; "Che ce sta in via 24 Maggio? Ce sta 'o palazzo reale"!
Un Fellini embrionale e ancora "contenuto" nei canoni filmici convenzionali sforna questa pregevole commedia amara che parla di amore e disillusione. Tracce sparse di una incontenibile creatività che col tempo prenderà il sopravvento ma che almeno per ora viene incanalata in una vicenda lineare e poco onirica. Ottima appare già la padronanza del mezzo e l'ironia con cui viene descritto il mondo finto del cinema.
Sposini in viaggio di nozze a Roma: lui spera di ingraziarsi lo zio influente, lei di incontrare il divo del suo fotoromanzo preferito... Per l'esordio in solitaria, il provinciale Fellini sceglie di raccontare lo stupore e lo smarrimento di due provinciali nella grande città, regno di sogni ed illusioni, in un riuscito mix fra sarcasmo e tenerezza, fra comico e patetico. Vanaglorioso, fasullo, vigliacco, il personaggio dello Sceicco bianco non poteva trovare interprete migliore di Sordi, perfetti Bovo e Trieste, mentre Masina in un piccolo ruolo si esercita al ruolo di Cabiria.
MEMORABILE: La prima apparizione dello Sceicco bianco, dondolante sull'altalena; La gira in barca con il tentativo di seduzione; L'arrivo della moglie furiosa
Una coppia di giovani sposi passa la luna di miele a Roma. Qui lei incontrerà l'uomo dei suoi sogni: un belloccio dei fotoromanzi. All'epoca i fotoromanzi andavano fortissimo e molti impararono pure a leggere con essi. Sordi (qui giovane) comincia a mostrare tutte le sue doti artistiche e la Bovo è brava a mostrarsi dolce e ingenua allo stesso tempo. Rispetto ad altri film che mostrano il lato nascosto delle star, questo riesce anche nell'intento di divertire. Grand debutto di Fellini alla regia.
Sullo sfondo della Roma vaticana viene accostata la vacuità dell’ammirare un attore di fotoromanzi e l’attesa della visita al Papa; elementi tipici del cinema di Fellini che in uno svolgimento semplice trova linfa nelle interpretazioni dei singoli: Trieste con la sua tragica maschera di neosposo ingannato, Bovo con la sua aria di ingenua bellezza e Sordi fanfarone. Scene sulla spiaggia di una leggerezza che sconfina nel sogno ed elementi circensi che fanno evadere dalla realtà.
Pregevole film del primo Fellini (e del primo Sordi, già a suo agio in personaggi discutibili e molto italiani). La critica amara del regista dissacra il mondo dei fotoromanzi, che all'epoca erano avidamente letti dalle donne, quando non c'era la tv e le stesse non sentivano ancora il bisogno di sentirsi realizzate in una carriera. Grande esordio per lo spiritato e molto meridionale Leopoldo Trieste, che rivedremo volentieri in molte commedie, come Divorzio all'italiana.
MEMORABILE: Lo «Sceicco bianco» che si dondola in una gigantesca altalena: una visione felliniana da antologia: è il momento che precede l'incontro.
Fellini comincia a radunare sotto il suo tendone da circo un "bestiario" di umanità molto rappresentativo. Non solo i protagonisti, ma tutte le presenze sono attentamente scelte e tutti devono eseguire alla perfezione ciò che il regista ha già nella sua testa. Come nelle caricature, vengono esasperati difetti e virtù, lo spettatore è costretto a prendere atto della realtà attraverso il filtro che impone il regista. Rimangono immuni piccoli personaggi che sembrano scuotere la testa perplessi davanti alla tragicommedia. Rota accontenta il regista.
Un’opera figlia del suo tempo, in cui i fotoromanzi erano in grado di irretire l’animo di giovani donne speranzose di vivere un sogno, ignare che dietro di esso la realtà poteva essere ben diversa da come immaginata. La sceneggiatura, tuttavia, è longeva e meno banale di quanto possa sembrare poiché trova il tempo di criticare il perbenismo di facciata e le visite di cortesia a scopo di intrallazzi per consentire il facile arricchimento. Meritevole l’interpretazione della Bovo, capace di far trasparire la fragile ingenuità di una donna.
Fellini, per la prima volta padrone del ciak, prende da subito le distanze dal patetico post-neorealismo imperante trovando validissimi compagni di viaggio (Antonioni, Sordi, Trieste), anche loro convinti che un altro cinema italiano fosse possibile. Lo sceicco bianco è un sasso nello stagno di un'Italia incompleta, vittima spesso delle sue stesse contraddizioni morali. L'udienza dal papa costituisce una specie di panacea corrotta, che riporta un finto sereno, lasciando aperti intimi squarci di colpa in entrambi i protagonisti. Grande cinema!
MEMORABILE: Sordi truccato da sceicco che passa dal romanesco all'italiano forbito in un attimo, racchiude tutta l'essenza del film.
L'esordio di Fellini alla regia in solitaria è una commedia divertente, ancora sospesa tra caratteri scanzonati del periodo e altri più prettamente "felliniani". Lo spunto di partenza è eccellente: sposina in viaggio di nozze momentaneamente fugge dalla mediocrità del marito perbenista e borghese per raggiungere il set di un fotoromanzo famoso. Proprio la descrizione dell'ambiente patinato ma burino del fotoromanzo è una delle cose migliori e "felliniane", mentre il finale risulta troppo conciliante e positivo. Ottimo Leopoldo Trieste.
La cialtroneria del "dietro le quinte" nel mondo della finzione, il bovarismo della protagonista, l'onore "familiare" del provincialotto Trieste: un mondo di inganni che Fellini conduce a passo di sarcastica fanfara (grandissimo Rota). Accanto alle fragili convenzioni ruota un mondo strampalato e più vero: il tassista, il carrettiere, le prostitute, l'uomo che ritrova Wanda. Una sarabanda che, nei decenni a venire, troverà una sistemazione estetica quasi metafisica. Perfetto il cast, da Sordi che fa Sordi alla deliziosa Bovo.
All’epoca dell’uscita poteva apparire un film originale, ma rivisto oggi è molto invecchiato. Lo stile è incerto, il linguaggio decisamente antiquato, la morale scontata non punge e la Bovo, che ha molto spazio, è impacciata. Sordi, volgare mentitore schiavizzato da una moglie stile Trudy rialza un po' il livello. C’è anche la Masina che fa le prove per Cabiria. Al suo primo film in proprio Fellini mostra qualche segno del suo futuro immaginifico universo, ma è troppo poco. I vitelloni viene solo un anno dopo, ma tra i due film c’è un abisso.
MEMORABILE: Le riprese del fotoromanzo sulla spiaggia; L’apparizione di Sordi sull’altalena; La visita al commissariato; L’incontro con la prostituta Cabiria.
Marito e moglie si recano in luna di miele a Roma: lui è intento a fare una bella figura con i parenti, lei invece pensa solo a conoscere il divo del suo fotoromanzo preferito. Buona opera prima del grande Fellini in cui la cara tematica del sogno/realtà viene già realizzata e apprezzata. La pellicola sente il peso degli anni, ma la durata ridotta permette di non annoiarsi. Il migliore del cast rimane Leopoldo Trieste, ma anche il giovane Sordi non se la cava affatto male. Un buon film.
Fellini dirige questa piacevole commedia con un buon mestiere, inserendo già i primi tasselli del suo cinema personale e dirigendo un cast di attori che recitano molto bene; in particolare uno straordinario Trieste nei panni di un novello sposo di buona famiglia, la relativa fidanzata (Bovo) e un Sordi alle sue prime apparizioni importanti. La fotografia e le scenografie sono ottime, specialmente quelle relative al set dei fotoromanzi, di cui lo sceicco bianco è protagonista. Una storia relativamente semplice, ma che non stanca e fa anche riflettere sulle relazioni amorose.
Opera "semi" prima di Fellini che già racchiude in sé tutti gli stilemi che trasformeranno poi il riminese in un aggettivo che vivrà ben oltre il passaggio terreno del regista. C'è infatti il sipario che si apre sul mondo fatato del fotoromanzo e svela personaggi umanissimi e piccoli (Sordi è un vero spasso); c'è già Rota, si scorge quell'onirismo che in seguito diverrà centrale e il tutto è filtrato da quella ricorrente malinconia da mare in inverno. Tuttavia, pur vedendosi l'impalcatura, il film è anche molto semplice nello svolgimento e mostra qualche lentezza non necessaria.
Fellini "libero" dal sodale Lattuada dà il via alla festa, su soggetto di Antonioni. Del suo primo film colpisce la rotondità, tipica dell'amato fumetto. Le orbite strabuzzate della Bovo e di Trieste (funzionali interpreti), il faccione dell'albergatore; arrotondate le barchette, le gobbe del cammello, i parenti di lui e i personaggetti del fotoromanzo. Una morbidezza trasferita ai movimenti di macchina, brevi ma abbastanza sicuri. Snobbato all'uscita per congiunture strane, in nuce si nota la stazza, non ancora del genio ma certo dell'autore.
MEMORABILE: L'incontro di Ivan con le due prostitute (una delle due è Cabiria).
Seppur opera prima risulta difficile - ma anche inutile - scinderlo dall'eclettico patrimonio di personaggi e riflessioni successive, delle quali anticipa e ne condivide la leggerezza dei movimenti e la raffinata inclinazione alla critica di costume. Una coppia di sposi, Ivan e Wanda, che danno voce alle proprie illusioni, scardinano il mito immergendosi disorientati in ambienti onirici e riemergendovi dopo averne toccato i vuoti esistenziali. Tutt'intorno, appena sfiorata dal poetico amertume degli intrecci, la grande protagonista Roma.
Quando ancora Federico Fellini non era stato preso nella morsa del suo egocentrismo era in grado di girare belle pellicole come queste, con una storia semplice ma intensa, efficace e piacevole, con una bella morale non troppo nascosta. Ottimo il cast. Gli sguardi smarriti della coppia protagonista ben simboleggiano la vicenda in cui si trovano. Alberto Sordi cinico come sempre. Molto bello il finale, sebbene l'impressione sia che manchi qualcosina per chiudere il cerchio. Fastidiosa la solita colonna sonora da circo equestre, che qui non c'entra davvero nulla. Un ottimo Fellini.
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In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
La colonna sonora è composta da Nino Rota. Del tema principale esiste anche una bellissima versione cantata da Katyna Ranieri...vi consiglio di cercarla perchè ne vale la pena!
L'attore Giulio Moreschi era figlio adottivo di Alessandro Moreschi, note per essere stato l'ultimo cantante evirato della storia, almeno fra quelli documentati.
https://it.wikipedia.org/wiki/Alessandro_Moreschi
HomevideoRocchiola • 19/01/20 18:04 Call center Davinotti - 1224 interventi
Mai uscito in bluray nemmeno in terra straniera. Perciò dobbiamo accontentarci del DVD della serie "Cinema Forever" uscito ormai nel lontano 2003 ma recentemente ristampato con analoga copertina dalla Mustang. Si tratta della versione restaurata nel corretto formato 1.33. Ma l’immagine non è esente da qualche difetto residuo. In qualche scena soprattutto negli scorci panoramici di Roma c’è qualche spuntinatura e segnetto, mentre alcune brevi sequenze perdono di contrasto e definizione a differenza di altre molto luminose e perfettamente nitide come quelle sulla spiaggia. Certo la pellicola è vecchia e probabilmente non sono riusciti a fare di meglio. In ogni caso nel complesso si tratta di una visione piuttosto soddisfacente. L’audio è disponibile solo nell’originale versione monofonica che appare pulita e discretamente potente. Ora in uscita ancora e solo in DVD anche nella collana “La cineteca di Gianni Canova”.