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La nostra recensione di Lei mi parla ancora

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Dal romanzo del padre di Vittorio Sgarbi un Pupi Avati che si rifugia ancora una volta nel passato per far lì ritrovare ai suoi personaggi la forza per affrontare le malinconie dell'oggi, nel caso specifico di una vecchiaia in cui il legame tra Giuseppe (Pozzetto) e Rina (Sandrelli) sembra eterno, un amore che dura immutato da sessantacinque anni. Ma lei è malata, e quando parte per l'ospedale già sa che non tornerà. Giuseppe l'aspetta, invano, sembra rifiutare l'idea che possa averlo lasciato per sempre, vive in una sorta di sogno perpetuo in cui di tanto in tanto ancora parla con l'immagine di lei da giovane (Ragonese) in un commovente scambio di enorme...Leggi tutto affetto. Tanto forte da convincere la figlia Elisabetta (Caselli) che quei ricordi possano comporre un romanzo degno d'essere pubblicato. Per questo viene convocato uno scrittore (Gifuni) specializzato nel trascrivere e arricchire le memorie altrui il quale, pur poco interessato all'idea, accetta nella speranza di veder pubblicato il proprio, di romanzo, dal momento che Elisabetta vaglia i manoscritti per un'importante casa editrice. Inizialmente l'uomo non capisce come possa risultare interessante il libro del solito "vecchio che straparla" e ancor meno la cosa lo stimola quando conosce di persona Giuseppe, in apparenza burbero e scontroso; poi però il rapporto tra i due, che si fa sempre più centrale, evolve e produce scambi curiosi. Non troppo, a dire il vero, perché nel film non molto c'è di travolgente e il tutto è impostato con sobrietà non comune, un desiderio di raccontare sentimenti profondi attraverso la semplicità del buon senso, con un Pozzetto chiamato a interpretare un personaggio a metà tra il confuso e il sognatore, che di tanto in tanto rientra in sé per disvelare un animo sincero e capace di osservazioni destinate a portare persino l'animo cinico del ghost-writer a riflettere. Questi conduce una vita più “normale” in una Roma frenetica distante dall'oasi di pace e silenzio rappresentata dalla villa nelle campagne ferraresi dove da anni abita Giuseppe insieme ai suoi quadri ("una villa che sembra il Prado ma in un buco di paese fuori dal mondo", avrà modo di dire il manager dello scrittore). Separato dalla moglie, con cui è manco a dirlo in pessimi rapporti, vede il mondo di Giuseppe come infinitamente distante dal suo, difficilissimo da capire e quindi da assimilare per potervi aggiungere qualcosa di personale, eppure... A Pupi Avati il compito di immergere la storia in quell'atmosfera tipica che gli si riconosce da sempre come parte di uno stile unico: delicato, garbato, mai urlato, dai toni soffusi in cui adagiare con dolcezza radi flashback di gioventù. In questi il giovane Giuseppe (Musella, che come la Ragonese si fatica nell'associare alla rispettiva controparte anziana) vive le giornate sulle rive del Po con Rina, che sposa e che porta a conoscere la famiglia a Stienta, con la socievole madre (Grandi) ad ospitarli e altri componenti al contrario poco convinti da quell'unione. Ma sono flashback che non si riesce a trovare così utili, nell'economia della vicenda, così come il film sembra farsi apprezzare soprattutto per la scelta di riportare Pozzetto al cinema: un Pozzetto piuttosto rigido a dire il vero, per quanto comunque apprezzabile in un ruolo dolce e molto umano, in cui purtroppo non ha modo di far valere il suo impareggiabile talento comico. Si avverte però una certa inconsistenza di fondo, probabilmente dovuta al fatto di non poter ampliare a dovere ciò che sul libro altro spazio aveva. Avati sa come toccare con pudore e grazia le corde della commozione, dirige come sempre al meglio il cast, ma la sua storia si fa spesso inafferrabile o densa di scene superflue che poco aggiungono all'insieme e al messaggio ultimo. Cameo per Gioele Dix (è il manager dello scrittore), piccola parte per Haber (il fratello di Rina) e buona prova per Nocella (il factotum della villa). Matteo Carlomagno è Vittorio Sgarbi, figlio di Giuseppe che si vede poco, ma sicuramente sono le solide interpretazioni di Pozzetto e Gifuni a restare impresse: così lontani, così vicini.

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Tutti i commenti e le recensioni di Lei mi parla ancora

TITOLO INSERITO IL GIORNO 8/02/21 DAL BENEMERITO MUTTL19741 POI DAVINOTTATO IL GIORNO 13/03/21
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Muttl19741 8/02/21 22:20 - 180 commenti

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Ispirato al romanzo di Giuseppe Sgarbi il film è uno dei più riusciti di Avati: mai retorico, sempre lucido, capace di  farci respirare e assaporare le atmosfere, i volti, persino i pensieri della campagna emiliano-veneta degli anni Cinquanta grazie a una splendida scenografia ricca di luoghi densi, di colori pieni e di facce che raccontano storie. Meravigliosa e struggente la prova di Renato Pozzetto (ci si augura venga riconosciuta), che in questo film ci regala il suo volto più nostalgico. Degna di nota l'intensa prova di Chiara Caselli.

Nando 17/02/21 00:15 - 3911 commenti

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La narrazione di un amore eterno con tutta la vicenda che crea spazi temporali per far emergere la nascita, la crescita e poi l'eternità. Avati realizza una bella pellicola, molto discreta nella realizzazione, che si avvale di un monumentale Pozzetto ben coadiuvato dalla Caselli, Musella e Ragonese. Ottime le solite ambientazioni del regista e soprattutto un clima di calma malinconica che pervade il racconto in maniera positiva.

Ultimo 12/02/21 08:53 - 1736 commenti

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Un film in pieno stile Avati, abile a raccontare un amore durato per decenni e destinato a diventare eterno. La vicenda vive di sbalzi temporali ma viene gestita in maniera più che discreta grazie anche a un cast meritevole. Manca qualcosa al film per elevarsi a buon prodotto, ma nel complesso si arriva alla fine soddisfatti, e ai più romantici scenderà qualche lacrima. Grande prova di Renato Pozzetto in una parte drammatica. Pienamente promosso.

Reeves 12/02/21 09:31 - 3044 commenti

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Ancora una volta Pupi Avati si conferma uno dei grandi narratori del cinema italiano e soprattutto un vero e proprio talento nel saper valorizzare gli attori. Qui in particolare Chiara Caselli fornisce una grande interpretazione, ma pure Renato Pozzetto, Fabrizio Gifuni e la rediviva Serena Grandi ci propongono personaggi credibili, dialoghi interessanti e una storia avvincente.

Ira72 16/02/21 14:45 - 1366 commenti

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Ispirato a un amore profondo e longevo, quest'ultimo lavoro del grande Pupi Avati brilla per sensibilità e poesia. Nelle terre tanto care al regista (siamo sempre in territorio ferrarese e zone limitrofe), in ambienti familiari e veraci, si snoda il racconto dell'ex farmacista Pozzetto sulla di lui moglie Sandrelli. Con apprezzabile semplicità, senza troppi vezzi e inutili orpelli, il film scorre amabilmente grazie anche alla talentuosa spontaneità degli interpreti. Una pellicola nostrana di cui esser fieri che non punta alla "vincita facile" o al "compitino discretino".
MEMORABILE: Amicangelo: "Le assicuro che mia moglie ha un carattere molto particolare!" Nino: "Ma i caratteri particolari, non sono i più belli?!"

Didda23 27/02/21 01:42 - 2465 commenti

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Un'opera delicata e nostalgica, che scorre meravigliosamente grazie alla maestria di Avati. Peccato che la sceneggiatura non sia qualitativamente travolgente, complice la risicata durata che non garantisce un approfondimento maggiore dello spessore dei personaggi. Di gran pregio la ricostruzione ambientale e le location, mentre a livello di immagine Avati poteva osare di piu. Ma di fronte alla statuaria prova di un Pozzetto in stato di grazia (pure il resto del cast se la cava, soprattutto Gifuni), si perdonano certi cali narrativi. Un canto del cigno di inusitata grandezza.
MEMORABILE: La lettera consegnata prima del matrimonio; Il rapporto fra Pozzetto e Gifuni; Il ballo nel bar di paese.

Mentolom 28/02/21 09:30 - 59 commenti

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L'usato sicuro Avati sforna un film tra i migliori della seconda parte della sua carriera, e quello che fino ad adesso è il miglior film italiano dell'annata (alla faccia di un Festival di Venezia con un numero record di italiani). C'è tutto il meglio di Avati, il tocco leggero e delicato, la solidità della narrazione, l'ottima direzione degli attori. Aiuta che alla base del film ci sia un eccellente romanzo. Straordinario Pozzetto.

Markus 13/03/21 09:41 - 3771 commenti

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Pupi Avati adatta per il cinema l'omonimo romanzo di Giuseppe Sgarbi. Opera che vuol rifarsi al suo cinema struggente degli Anni '80 (Gita scolastica, Festa di laurea). Purtroppo la storia non convince, a partire dalla vicenda umana interpretata da uno svigorito Pozzetto, che forse sarebbe stato meglio impiegare in tempi meno maturi. Il perno della vicenda, ovverosia la stesura di una biografia su un farmacista e collezionista d'arte, è flebile e questo inevitabilmente si ripercuote sul valore complessivo del film. Operazione vintage come Il signor diavolo, anch'esso imperfetto.

Rambo90 13/03/21 02:05 - 8026 commenti

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Un Pupi Avati decisamente ispirato regala un tenerissimo ritratto d'amore che attraversa il tempo, prendendo in prestito la storia di Giuseppe Sgarbi e infarcendola dei temi a lui cari. Pozzetto si rivela interprete delicato, capace di dolcezza e di grandi sfumature trovando forse il ruolo intenso che spesso gli è mancato, ben spalleggiato dalla naturalezza cinica di Gifuni. Meno riuscite le parti negli anni '50, anche se ben ricostruite, perché leggermente spente rispetto alle controparti attuali. Da vedere.

Paulaster 22/03/21 10:42 - 4924 commenti

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Ottantenne vedovo scrive con un ghost writer le memorie del suo matrimonio.  Si parla di ricordi vissuti e della memoria che si lascia per dare importanza a sentimenti sacri. Avati propone un piccolo spaccato di provincia emiliana in cui poteva migliorare la confezione e allargare di più i piccoli racconti della coppia da giovane. Pozzetto non nasconde le sue fragilità e si dimostra accorato, Gifuni serve per instradare la storia e i piccoli camei sono mescolati abilmente. La voce narrante mal si amalgama con la chiusura.
MEMORABILE: La lettera; Gli abiti per il funerale; Il Quercino; Il valzer in guanti bianchi; Pozzetto che riceve le condoglianze.

Pupi Avati HA DIRETTO ANCHE...

Spazio vuotoLocandina La mazurka del barone, della santa e del fico fioroneSpazio vuotoLocandina BordellaSpazio vuotoLocandina La casa dalle finestre che ridonoSpazio vuotoLocandina Tutti defunti... tranne i morti

Capannelle 6/04/21 19:50 - 4578 commenti

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Una storia non del tutto sfruttata ma di cui si può subito indovinare l'autore vista l'attitudine a raccontare il passato e a concentrarsi sui personaggi. Per la verità, i flashback non costituiscono la parte interessante del film e si apprezza di più la parte con un Pozzetto molto umano e misurato, ancorato al ricordo della moglie. Gli fa da contraltare uno scrittore (Gifuni) anche lui proveniente da faccende di relativo interesse. Avati guadagna punti con Pozzetto e la corte della villa. Li perde con il resto, ci sono sequenze poco trascinanti e ambienti moderni troppo da fiction.

Il ferrini 27/04/21 04:58 - 2707 commenti

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Ci sono tutti gli ingredienti del cinema avatiano in questo dramma familiare; e la scelta di un attore comico a interpretarlo si rivela ancora una volta azzeccata (era già successo con De Sica, Albanese, perfino Ezio Greggio). Il film si dipana su due linee temporali: il presente e gli anni '50, ben rappresentati, con la Ragonese a interpretare una giovane Sandrelli. La storia, pur semplice, riesce ad emozionare, al punto che i 90 minuti scarsi appaiono addirittura  pochi per raccontarla. Elegante, aggraziato eppure intenso.
MEMORABILE: Il sorriso della Sandrelli per la vittoria all'asta del dipinto del Guercino.

Caesars 13/05/21 09:17 - 4005 commenti

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Fa piacere constatare che Avati, nonostante la non certo giovanissima età, non abbia perso il suo tocco. Lo aveva già dimostrato col precedente Il signor Diavolo e lo conferma con questa pellicola di tutt'altro genere. Siamo dalle parti di una storia d'amore (ma non solo) diretta con estremo garbo, cosa che allontana il rischio di cadere in facili trappole per il genere, e ben interpretata da tutti i protagonisti (Pozzetto in primis). E' bello ritrovare un autore che in passato ci aveva regalato perle preziose ma che aveva anche fornito prove assai sottotono.

Bubobubo 10/08/21 18:52 - 1847 commenti

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È oggettivamente sgradevole dovere alzare criticamente il ditino verso una delle regie avatiane migliori da molti anni a questa parte, una toccante riflessione senile sull'amore e sulla morte intessuta di fiabesco e quasi piavoliano realismo contadino. Tolta qualche perplessità di montaggio, a rarefarsi sembra spesso la simmetria fra un coraggioso Pozzetto spezzato dal tempo e dal destino e la sua volitiva controparte potenziale, un Gifuni eccessivamente didascalico. Suggestivo l'onirismo dei flashback storici: nel cast di contorno spiccano l'intenso Haber e il gigante buono Nocella.

Galbo 19/08/21 05:59 - 12670 commenti

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Una storia d'amora e di fedeltà coniugale lunga oltre sessant'anni raccontata da un "grande vecchio" del cinema italiano il quale, per motivi anagrafici e di sensibilità personale, si compenetra nella vicenda, traducendo il suo libro in immagini. Ne deriva un film che utilizza il doppio piano temporale e racconta la storia in modo sobrio e pacato, lasciando emergere il forte sentimento amoroso anche attraverso la misurata prova degli interpreti che fa il paio con una eccellente ricostruzione ambientale, anche se non riesce ad evitare l'impressione di un tono troppo "patinato".

Anthonyvm 1/09/21 14:53 - 6589 commenti

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Avati racconta l'amore di Nino e della Rina, partendo dalla scomparsa di quest'ultima e dipanandosi fra il dolore del presente, la tenerezza dei ricordi e l'immortalità del sentimento. La regia tocca vette poetiche di indubbia forza, specialmente durante i flashback (il ritorno "al buio" della Rina, di cui vengono illuminate solo le scarpe bianche), avvalendosi delle sempre suggestive location padane e della commovente prova di Pozzetto. Funziona meno la convenzionale cornice moderna, col biografo (un bravo Gifuni) destinato all'ovvio processo di automiglioramento. Delicato, sincero.
MEMORABILE: L'ultima conversazione "clandestina" al telefono fra i due coniugi; La bufera di neve; L'arrivo traumatico della Rina in paese; La ricca villa-museo.

Giùan 5/09/21 10:32 - 4955 commenti

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Peccato Avati lo lasci quasi scivolare via nel finale con maldestrezza senile che fa anch'essa tenerezza, epperò sciupa questo carme malinconico sulla vita e il cinema che fu (vienw in mente Yoji Yamada). Molte comunque le cose che funzionano: la regia soffusa, le eccentriche location ferraresi, il bolso imbambolamento di un concentrato Pozzetto, le caratterizzazioni dei personaggi della villa (la "presenza" di Nocella) e degli attori tutti (i volti della Ragonese e della Caselli, le voci di Haber e del sempre più morettiano Gifuni). Commovente "capolavoro" da soffitta e cantina.
MEMORABILE: L'accoglienza della Ragonese nella casa del novello sposo; L'accoglienza di Gifuni nella villa del farmacista; Le "apparizioni" di Haber.

Dengus 20/09/21 09:00 - 360 commenti

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Era difficile pensare che Renatone potesse commuovere, ma si sa che Pupi riesce a rendere drammatici tutti (vedi gli yuppies di Cala', Greggio, De Sica e Boldi). Essendo un lavoro avatiano palesa un'ambientazione surreale e romantica che intenerisce e incuriosisce lo spettatore. Molto belli e fedeli alla realtà i flashback ambientati negli anni '50. Commoventi e garbati anche Haber e la Sandrelli, così come  il resto del cast, sia quello attuale che quello anni '50. La menzione d'onore va comunque a un Pozzetto strepitoso e assai credibile, che andrebbe sfruttato di più.
MEMORABILE: "Ma i caratteri particolari non sono i più belli?"; I flasback anni '50; Tutta la prova di un Pozzetto anziano e stanco.

Myvincent 11/10/21 07:41 - 4022 commenti

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Una "piccola" grande storia d'amore mette a confronto le generazioni che furono e la contemporaneità dei rapporti distratti e intercambiabili di questi tempi, ma anche la quiete della provincia Italiana col caos, pure interiore, della metropoli. Avati racconta questo mediante il suo consueto modo di fare cinema. Cast non sempre all'altezza del progetto, con Gifuni e Caselli inappropriati contro un Pozzetto e una Ragonese radiosi. Non tra i migliori lavori del regista.

Gabrius79 1/11/21 16:56 - 1519 commenti

I gusti di Gabrius79

Pupi Avati confeziona un buon film ricco di sentimenti, con ottime ambientazioni e ricostruzioni e rispolvera un ottimo Pozzetto in stato di grazia affiancandogli un bravo Gifuni. La storia però zoppica (specie nei flashback) e non mette bene a fuoco i personaggi lasciando un senso di incompiutezza. Il resto del cast comunque se la cava egregiamente, anche se la Ragonese e Musella appaiono un po' sottotono.

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Victorvega 9/01/22 01:32 - 502 commenti

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Ennesima conferma: Pupi Avati si dimostra gran costruttore di storie giocate sul ricordo, con quella loro ambientazione da pianura emiliana che è un marchio di fabbrica e gran direttore di attori, con il gusto di pescarli dalla scena comica per valorizzarli al meglio. Il film alla resa dei conti è tipicamente espressione del suo cinema ed è molto bello. Unica pecca quella di aver poco approfondito il mutare del rapporto tra il personaggio di Pozzetto e quello di Gifuni. Cade quella lacrima con piacere.

Xamini 1/01/23 12:39 - 1295 commenti

I gusti di Xamini

Attraverso la solita, impeccabile, direzione artistica di Avati, troviamo dapprima uno splendido Pozzetto a dare la misura di questo dramma in cui il ricordo prova a donare l'immortalità (secondo Pavese), miscelando presente e passato in maniera quasi inestricabile. Lo affiancano la Sandrelli ma soprattutto un bel Nocella e un Gifuni che fa da perfetto contraltare all'emotività del protagonista. I momenti passano, ora pesanti ora lievi e, pur senza l'approfondimento, arrivano a restituire il sapore del tempo passato, il valore di una vita, il senso di una promessa dal valore antico.

Enzus79 9/11/23 21:48 - 3287 commenti

I gusti di Enzus79

Tratto dal romanzo di Giuseppe Sgarbi: dopo la morte della moglie, il marito ripercorre la loro lunga storia d'amore. Triste. Storia che trasmette un certo disagio durante la visione, nonostante i buoni propositi della trama siano più che evidenti. Renato Pozzetto in un ruolo drammatico risulta commovente e discretamente convincente. Discreta la fotografia. Colonna sonora mediocre.
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  • Homevideo Caesars • 11/03/21 11:49
    Scrivano - 17011 interventi
    In uscita il 13/4/2021 per la Mustang
    https://www.dvd-store.it/Video/DVD-Video/ID-73470/Lei-mi-parla-ancora
  • Curiosità Mauro • 30/03/21 12:50
    Disoccupato - 12795 interventi
    Per il ruolo del protagonista (Nino Sgarbi, padre di Vittorio) prima di Renato Pozzetto Pupi Avati aveva pensato a Johnny Dorelli e Massimo Boldi: il primo ha rifiutato per problemi di salute, il secondo - come ha rivelato lo stesso Boldi - ha saputo di esser stato "scartato" dallo stesso Avati.

    https://www.corriereadriatico.it/spettacoli/massimo_boldi_contro_pupi_avati_sgarbi_cosa_e_successo_ultime_notizie-5399588.html
  • Discussione Mauro • 30/03/21 13:00
    Disoccupato - 12795 interventi
    Una chicca: una giornata sul set raccontata da una comparsa:

    https://oltrelalinea.news/2020/10/19/in-viaggio-per-pupi-lei-mi-parla-ancora/
    Ultima modifica: 30/03/21 14:05 da Zender
  • Homevideo Caesars • 13/04/21 12:26
    Scrivano - 17011 interventi
    Credo che il dvd non vedrà la luce molto presto.
    . DvdStore come data annuncia un generico "prossimamente"
    . TerminalVideo riporta 31/12/2021
  • Curiosità Caesars • 13/05/21 09:38
    Scrivano - 17011 interventi
    Il film che i protagonisti guardano nella "sala" all'aperto è Il settimo sigillo di Ingmar Bergman:

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images57/leimi.jpg[/img]
  • Homevideo Caesars • 20/05/21 12:52
    Scrivano - 17011 interventi
    Caesars ebbe a dire:
    Credo che il dvd non vedrà la luce molto presto.
    . DvdStore come data annuncia un generico "prossimamente"
    . TerminalVideo riporta 31/12/2021
    Adesso Terminalvideo riporta nuova data di uscita: 31 Agosto

  • Curiosità Toninocav • 30/01/24 12:06
    Disoccupato - 1 interventi
    Il film comincia con un grave e grossolano errore di ricostruzione storica: l'Alfa Romeo nella scena girata in via Giuoco del Pallone (sposi che escono) è targata FE 326624, impossibile per i tempi in cui è ambientato il film. Si tratta di un'auto d'epoca reimmatricolata sicuramente all'inizio degli anni 80. Sarebbe stato meglio mettere una targa finta con numero inferiore a 40000.

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images67/imma.jpg[/img]