Sull'onda dei ricordi di una vecchina, unica superstite di una classe che nel 1914 trascorse qualche giorno nelle campagne bolognesi in vacanza premio, un film che rievoca con nostalgia i primi del Novecento, molto curato nei costumi e nelle musiche (di Riz Ortolani, ma sono frequenti anche i break cantati). Avati raggiunge finalmente il successo centrando il personaggio affidato alla bravura dell’allora poco noto Carlo Delle Piane (che infatti vinse numerosi premi per questa interpretazione): il professore timido e ingenuo, innamorato della bella collega disinvolta (Tiziana Pini) diventa il cardine attorno al quale ruota la vicenda, per il resto abbastanza anonima. Grandi scampagnate nel...Leggi tutto verde di suggestivi paesaggi indubbiamente ben ripresi, largo spazio all'evocativa colonna sonora sonora, dialoghi piuttosto striminziti e un ritmo non certo irresistibile. Si può rimanere affascinati dall’abilità con cui viene ricreato il preciso momento storico (con fugaci riferimenti alla guerra in corso), si può rilevare ancora una volta la bravura di Avati nel dirigere qualunque cast, va rimarcata l’ottima prima prova di una attore in sicura ascesa (Delle Piane), ma in conclusione al film manca un'impennata, manca quel guizzo che lo faccia decollare. Tanto che l'attenzione estrema alla forma finisce col privarlo di un'anima, lasciandolo scorrere in superficie nonostante si provi a caricarlo di significati profondi. Resta un esercizio di stile che non si risveglia nemmeno nell'ultima parte, che pure è indovinata. Marcel M.J. Davinotti jr. Chiudi
Dolcissimo film avatiano, che mantiene esattamente quello che promette. Ottima prestazione di Carlo Delle Piane, che dà al suo professor Balla i giusti impacci. Piacevolissima la Pini. Tutt'intorno vari adorabili caratteristi, consueti compagni di viaggio del regista bolognese: Bob Tonelli, Ferdinando Orlandi, il grande Cesare Barbetti...
Tra i più piacevoli film di Pupi Avati, perfettamente a suo agio nel dirigere questa storia che pennella con grazia e leggerezza (ma non con superficialità) un commosso e partecipe ritratto della società borghese italiana del primo ventennio del '900. Scandita dalle belle musiche di Ortolani, la pellicola si avvale di attori bravi e partecipi, fra i quali un affezionato del regista, Carlo Delle Piane. Suggestive le immagini dell'appennino tosco-emiliano.
Forse eccessivamente nostalgico e volto alla lacrima facile, ma questo interessante film fa parte di un gruppo di commedie malinconiche che Avati realizzò negli Anni ’80. La vicenda di una passata gita scolastica sugli Appennini (rimembrata in punto di morte settant'anni dopo da una delle protagoniste, peraltro ultima sopravvissuta del gruppo), è il pretesto per mostrare varie umanità “giovanilistiche” (primo film con Nik Novecento) e non (l’ottimo Delle Piane) fatto di paure, incertezze, amori sbocciati e le consuete “mandorle amare” da ingoiare; nel consueto stile confidenziale del regista.
Avati non delude mai, in un modo o nell'altro mantiene quello che possiamo aspettarci da un suo film. Quando i sentimenti la fanno da padrone, come in questa storia, sono sentimenti veri, raccontati con la solita delicatezza e con il tatto di sempre. Il retrogusto amaro c'è sempre, la nostalgia pure, a rafforzare il senso di sincerità del tutto. Grande Delle Piane.
Ma era così brutta la locandina? Boh, tanto questo film non merita gran che, pervaso da una vena poetica assolutamente ridicola. A Delle Piane si vuole bene, ma quando fa gli occhi da bassethound (allarme rosso; poesia!) proprio non ci sto e lo preferisco figlio bruttone di Totò in Guardie e Ladri. Tiziana Pini è stata troppo spesso oggetto delle mie fantasie giovanili per accettarla come maestra incantata. Rozzo e volgare, proprio perché cerca la poesia a tutti i costi.
Finito il liceo, una scolaresca festeggia andando a piedi da Bologna a Firenze. Il viaggio simbolico dell'adolescenza nella tempesta dei sentimenti è raccontato da Avati con uno stile tra trasognato e nostalgico. Si aggiunge la tenera, e anch'essa fiabesca, storia del prof. bruttino innamorato della prof. bellona. Un film piacevole, che vola basso sì, ma proprio per questo riesce a raccogliere quegli impercettibili slittamenti della vita altrimenti trascurati. E poi coretti e canzoncine danno un bel colore, ingenuamente mitizzante.
Scarpinata appenninica per questa gita scolastica alla vigilia della prima guerra mondiale, fra ricordi di primi amori, incontri favolistici, intermezzi canori. Avati spinge a fondo il pedale della nostalgia, oltrepassando più di una volta il confine fra sentimento e sentimentalismo stucchevole. Il risultato, per quanto baciato dal successo, suscita un doppio rimpianto: di Avati come regista horror e di Delle Piane, la cui straordinaria fisionomia picassiana sarà d'ora in poi legata ad una misura e pacatezza alla lunga riduttiva.
Un bell'affresco del primo Novecento con un forte sguardo maliconico che caratterizza un certo cinema di Avati. Un film sulle pagine un tempo aperte e che si chiudono definitivamente una volta che se ne va l'ultima superstite di quella gita; in fin dei conti tutto è "una gita scolastica": un film girato, una classe, una generazione. Forse l'intento di Avati è proprio questo, descrivere un episodio - uno come tanti, in fondo - conosciuto ai soli personaggi coinvolti. Ottimo Delle Piane.
Film che ha i buoni sapori della cucina casalinga, quella più genuina, che usa ingredienti naturali nelle giuste dosi e cotti nei tempi dovuti. La colonna sonora indirizza i sentimenti ora verso la commozione, ora verso la spensieratezza e la voglia di vivere. È l'Avati che gioca in casa, con i suoi ricordi e con quelli che evidentemente gli sono stati raccontati e si muove nella sua terra, con esterni dai cieli velati e interni ben ricostruiti. Film circolare, poetico e dai toni di favola inserita nel reale.
Una gita scolastica con bei paesaggi e un Carlo Delle Piane superbo sono i punti di forza di questa commedia deboluccia diretta da Pupi Avati che ambienta il tutto intorno al 1914. La curiosità sta nel vedere fra i giovani attori Rossana Casale, il futuro regista Giovanni Veronesi e l'indimenticato Nik Novecento. Per il resto la piattezza è dietro l'angolo.
Blando e fuggevole, segna il passaggio di Avati dalle sperimentazioni fantastico-grottesche del quindicennio precedente alle commedie dolciamare che tuttora identificano il suo cinema: il volgersi nostalgico al passato e all'adolescenza, l'amore perduto o negato, le fughe nel sogno, le incursioni nel folklore magico. Delle Piane, professorino timido e ingenuo, si conquista il ruolo di primattore; nel folto gruppo di giovani, ottimamente diretti, emergono il buffo Nik Novecento e la romantica Lidia Broccolino. Tenui e oniriche le tinte delle fotografia di Cesare Bastelli.
MEMORABILE: L'incontro con Guglielmo Marconi; L' "incanto" del vento; I segni a briscola e la partita con l'albergatore.
Checché possa far pensare il titolo, non siamo davanti a una commedia giovanilistica, anzi. Avati infatti, con una solida regia (ottime le aperture paesaggistiche) e un solido cast (mai sopra le righe Delle Piane in un personaggio che poteva essere scadere nel macchiettismo), vuole trasmettere, riuscendoci, il clima di spensieratezza di una scolaresca di inizio '900 senza mai scadere nella melensaggine, raccontando le loro amicizie e i loro amori. Magnifiche le musiche di Ortolani, ma è pleonastico dirlo.
Avati delicato, che più che raccontare una vera storia ci raffigura un'epoca, con bei momenti (tutta la parte alla pensione dal lavaggio prima di entrare alle danze) e un pizzico di malinconia. La figura di un bravissimo Delle Piane impreziosisce il tutto, dando quel minimo di filo conduttore da seguire fino a un finale con riscatto. Bene il cast di giovani (tra cui Novecento e Veronesi) e brava anche Tiziana Pini. Musiche riuscitissime di Ortolani. Da vedere.
Fra i primi titoli del cosiddetto filone intimista del regista, un buon film, di poco inferiore al successivo e più compiuto Festa di laurea, col quale condivide la stragrande maggioranza del cast. Qui più che mai Avati spinge sul pedale della nostalgia, con l'espediente narrativo della reminiscenza dell'ormai anziana Laura. Le musiche di Ortolani sono eccellenti e la Pini è bella come non mai. Molto suggestiva anche l'ambientazione appenninica della Via degli Dei.
Una delle pagine più poetiche di Pupi Avati, e il suo film probabilmente con la migliore fotografia. Un inno alla nostalgia, ma soprattutto al godersi la fugacità delle gioie che questa vita ci offre. Sarebbe stato ancora migliore senza alcuni stacchetti musicali che rallentano e senza alcune parti prolungate chiaramente per fare metraggio. Ma l'atmosfera è bellissima. Una sorta di fiaba amara ma interpretabile positivamente, con un finale forse consolatorio. Carlo Delle Piane sempre grande attore, il resto è il tipico cast avatiano con i suoi volti. Molto bello.
Film sceneggiato e diretto dai fratelli Avati, non smentisce l'atmosfera piena di reminiscenze crepuscolari che caratterizza la maggior parte dei loro film. E come sspesso accade i bolognesi vengono descritti come dei fessacchiotti bonari pronti a farsi prendere dai sentimenti. La fotografia è buona ma Delle Piane sdoganato nel drammatico non convince del tutto. Meglio buttarsi sugli horror di Avati, almeno lì si ride.
MEMORABILE: La colonna sonora di Ortolani.
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In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
"...La qualita' del prodotto e' invece simile a tutti i dvd Hermitage che ho avuto occasione di vedere fino ad ora (non a caso, pur essendo un appassionato di cinema muto, evito come la peste tutto quello che arriva da questa marca). Il filmato e' preso chiaramente da una sorgente a nastro formato 4:3, con barre nere sopra e sotto. La definizione dell'immagine e' quindi assolutamente scadente (siamo al livello di un discreto VHS), i colori sono leggermente sbiaditi, l'audio e' cosi' cosi'.
Stendiamo poi un velo pietoso sugli extra che, ancora una volta in stile Hermitage, comprende solo un po' di schede di testo con biografia di regista e attori, qualche nota critica (ma l'autore e' un perfetto sconosciuto) e una galleria fotografica, questa piuttosto buona, ma e' troppo poco..."
Confermata quindi l'origina da VHS, peccato perchè l'avrei preso volentieri. Mi sa però che a questo punto tanto vale tenersi la registrazione televisiva.
Grazie Caesars (e naturalmente l'utente di Amazon.it). Ci teniamo la rec televisiva, ok ;)
HomevideoBuiomega71 • 30/04/14 18:57 Pianificazione e progetti - 24791 interventi
Sì, grazie al sempre preciso Caesars. Anche perchè, credo, che l'unica vhs esistente de Un Gita Scolastica è quella uscita in edicola per la collana Cinecittà , edita dalla VideoClub Luce/Video Rai nel 1994 (io, di quella collana, ho solo Roma)
Io ho preso comunque il dvd della Ermitage, in quanto è un Avati a cui davo la caccia da tempo
Eppoi, per me, la qualità è solo un valore aggiunto
CuriositàBuiomega71 • 10/06/15 17:17 Pianificazione e progetti - 24791 interventi
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi & Canzoni della Prima Visione Tv (domenica 10 dicembre 1985) di Una gita scolastica: