Film di primi piani e campi stretti, con predominanza del bianco. Belle le scene nel cupo "ventre metallico" della nave durante la tempesta, dove i corpi si mischiano e si colpiscono rotolando, dentro un sordo sferragliamento, come pure la loro emersione dal latte simbolo di rinascita. Resta il contrasto tra la incompresa umanità dei personaggi e la cortese ma fredda accoglienza oltreoceano, motivata da lombrosiane convinzioni. Incomprensione che abbiamo visto ripetersi anche per le nomination.
Una bella sorpresa questo film di Crialese concepito come una moderna odissea alla scoperta del "nuovo" continente; nello stesso tempo potente e delicato racconto. Lo spettatore è messo sullo stesso livello dei protagonisti nel condividere lo stupore e la ricerca del nuovo e miterioso (con saggio e non fastidioso uso delle sequenze oniriche). Attori tutti molto bravi sufficientemente stupiti ma anche sottilmente ironici.
Ricostruzione impeccabile di un periodo storico che, pur sembrando distante milioni di anni, non è così lontano da noi. Storia semplice retta molto bene dagli attori, primo fra tutti Vincenzo Amato (ma anche Aurora Quattrocchi è molto convincente). Le vicende di questa famiglia siciliana che decide di emigrare in America per costruirsi un nuovo futuro, sono descritte con delicatezza e le scene oniriche donano un'ironia che rende più lieve il tocco di tutta l'operazione.
Diretto con abilità e pieno di sequenze memorabili (di cui alcune davvero stravaganti).
Il cast bene o male se la cava e le musiche sono quasi sempre azzeccate. Peccato però che la storia non decolli mai e cher il coinvolgimento sia nullo per tutta la durata. La trovata di far parlare gli attori nel dialetto stretto (ma con i sottotitoli) non fa che abbassare ulteriormente la soglia di attenzione dello spettatore. In definitiva un film appena sufficiente che consiglierei unicamente al pubblico abituato alla lentezza del cinema d'autore.
Con questo film Crialese si conferma uno dei registi italiani più interessanti che ci siano in circolazione. È raro, infatti, trovare uno stile così maturo che riesca a mescolare rigore documentaristico (o quasi) e uno splendore visivo davvero notevole. Forse l’unico neo consiste in un eccesso di simbolismi fin troppo facili e a volte in un didascalismo un po’ troppo spinto. Ma è un’opera bella e importante. Speriamo che in futuro non si perda anche lui dandosi a filmetti mediocri e commerciali.
Abbina la scabrosità della pietra alla sostanza della quale sono fatti i sogni. Lento, ma con momenti di incredibile dolcezza (l'asinello), di vistosa emozione (il distacco della nave dalla banchina, momento di veri brividi), di sapiente pittoricità (i corpi sotto la tempesta vengono da Hieronymus Bosch). Stupendi i 40' finali. Vincenzo Amato scolpisce un indimenticabile, stupito Salvatore, gli altri non sono da meno, mentre la Gainsbourg riesce a farci innamorare di lei. Molto notevole.
MEMORABILE: Le promesse di matrimonio. "Par di mangiare una nuvola". Sulla banchina, i corpi, immoti, che restano e i corpi, immoti, che vanno.
Viaggio di una famiglia di inizi 900 dai monti siciliani attraverso l'oceano fino a Ellis Island. Crialese stringe il fuoco sui dettagli (sia narrativi che visivi) ma evita il minimalismo e racconta con accenti nuovi e a tratti stupefacenti la solita epopea dell'emigrazione, facendo perfino riecheggiare l'attualità dell'immigrazione nel nostro paese. Splendidi i personaggi (attori eccellenti), impressionanti i dettagli antropologici e burocratici, grandiose le due visioni simboliche della partenza della nave e dell'arrivo nel mare di latte.
Un'interassante pellicola visionaria che narra il viaggio di una famiglia siciliana verso il miraggio dell'America. Valido il contesto con il desiderio di conoscere questa nuova terra, privo, fortunatamente, del classico sensazionalismo da emigrato italiano. Buon cast.
Difficile non rimanere colpiti da questo film che va a toccare un periodo della nostra storia di italiani migranti. Il Nuovomondo sono gli Usa, che con la loro campagna promozionale (erano in cerca di manovalanza a basso costo dopo la fine della schiavitù) ingannavano la povera gente, desiderosa di riscatto. È proprio la speranza il nucleo centrale di tutto il film, che non viene negata sino alla fine (i contadini non vedranno che da una finestra New York). Crialese ci mostra una parte di storia che a volte facciamo finta di non conoscere.
MEMORABILE: Le varie visite mediche e i test psicologici a cui sono sottoposti i poveri contadini.
Con una messinscena raffinata ed avvolgente, Crialese ci accompagna in un viaggio che sa di speranza, riscatto, fortuna. Il sogno di una vita migliore. Da quando la nave si stacca da terra (eccezionale sequenza) si inizia ad assaporare l'esplorazione dell'ignoto, di cui si respira l'affascinante grandezza e la consapevolezza che un cambiamento nelle loro vite potrà avvenire. Fotografia e location curatissime. Ottimi interpreti: il semplice e ingenuo D'amato che si contrappone alla elegante e sofisticata Gainsbourg creano un connubio che emana romanticismo.
Crialese firma un'opera molto autoriale e matura, che si fa apprezzare per la consapevolezza del mezzo e per lo svolgimento mai banale del plot. La storia riflette lucidamente la dicotomia noi/loro, stressando l'attenzione sull'assoluta ignoranza del pregiudizio nei confronti del "diverso". Buono lo spessore umano dei personaggi, merito di una sceneggiatura molto ricca di sfumature e colori. Purtroppo la pellicola risente di mancanza di ritmo che porta inevitabilmente a fisiologici cali di attenzione. Nel complesso, visione piacevole e consigliata.
Come nel precedente Respiro, a Crialese interessa creare un'atmosfera e raccontare una storia che entri negli occhi e nell'anima più che dentro i neuroni. Ci riesce grazie a uno stile ellittico personalissimo e alzando il tiro rispetto al carnale film "isolano". Nuovomondo narra l'immaginario dell'emigrazione: i valori che scardina e i sogni coi quali la si esorcizza. In qualche modo una pellicola archetipica, scandita in 3 tempi: distacco, partenza (e viaggio), approdo. Coraggioso e perfin arrischiato, ma mai scontato. Un po' patinato alfine, però memorabile.
MEMORABILE: L'incipit "siciliano"; Il personaggio della Gainsbourg che è già un "Nuovomondo"; Il distacco della nave dal molo; I fiumi di latte e miele.
La zavorra (termine appropriato) del film sono quei primi 50 minuti un po' statici e inondati da uno tsumani dialettale. Si vede già la mano talentuosa di Crialese, ma è solo con la partenza della nave (bellissima sequenza) che il film carbura, grazie anche a un potente sonoro. In coperta sudore e ferraglia, sul ponte baciato dal sole un simpatico gioco di approcci tra la Gainsbourg e Amato. La parte finale, ambientata a Ellis island, si pone a metà tra il tragico e la fiction, ma conferma le qualità del regista.
L’emigrazione italiana in America, fatto saliente nella storia del Novecento, è una lunga odissea in cui si intrecciano drammatico verismo (la Sicilia arcaica e pietrosa con il suo dialetto e i riti locali; lo sbarco) e miraggi fiabeschi (il “Nuovomondo” terra dell’abbondanza con gli ortaggi giganti e i soldi che crescono sugli alberi). Mancano la profondità e il pathos di un Rossellini o di un Visconti, ma nel narrare questa nuova “fuga” (ora verso l’esterno: quella di Respiro era interiore), Crialese si conferma una delle maggiori promesse del nostro cinema contemporaneo.
MEMORABILE: Le pietre come ex voto; lo stacco della nave; la visita medica; la doccia.
Piacevole sorpresa questo film di Crialese, che esprime con i giusti modi l'odissea sopportata da centinaia di migliaia di emigranti per arrivare nel nuovo mondo. La strana situazione creata, con l'aristocratica Gainsbourg che si unisce gioco-forza ai braccianti siciliani, mette in risalto i forti contrasti e la condizione infima degli emigranti (per non parlare degli esami subiti ad Ellis Island da parte delle autorità). La regia di Crialese aggiunge spesso tocchi d'autore e sopperisce alla mancanza di effetti scenografici. Consigliato.
Notevole sia dal punto di vista cinematografico che documentaristico, ma i due generi sono intersecati così bene tra loro che sempre aleggia quel sapore di favola (supportato da immagini suggestive e fantasiose) che ossequia il cinema e cattura durante la visione. Crialese si esprime al meglio, parla di un passato a cui sarebbe stato bene il titolo della sua prima opera, tra due terre che mostra di conoscere, tirando fuori dettagli che fanno capire molto più a fondo una storia mai abbastanza raccontata. Buono il cast, in parte conosciuto.
Famiglia siciliana decide di emigrare verso l’America all’inizio del Novecento. Dopo un ampio e compassato preambolo in terra sicula il film si sviluppa con l’imbarco: girate bene le scene di massa con la conseguente convivenza in terza classe (anche in questo caso “tra dolore e spavento”). Crialese ha dei tocchi di grande cinema ma non riesce a creare il documento storico: diviene una personale ricostruzione senza riuscire ad appassionare (a volte la fotografia è troppo neutra). Di nota il personaggio della Gainsbourg.
MEMORABILE: La nave che si stacca dal molo; Le scarpe con la suola di legno; Il bagno nel latte finale; L’ascensore inteso come una scatola di legno.
Efficace nel suo realismo, bello in alcune sue immagini, poetico in alcune scelte stilistiche. Niente da dire su questo film di Crialese, che però non brilla certo per velocità. Film d'autore molto lento, peraltro parlato prevalentemente in siciliano stretto, reso quindi non proprio potabile, al netto dei sottotitoli. È un film che va apprezzato per la cifra stilistica e per il significato e contenuto, incentrato prevalentemente sul deludentissimo nuovo mondo che aspettava gli emigranti italiani all'inizio del '900. Ottimo davvero il cast. Visione molto difficile, adatta a pochi.
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