Tratto da un romanzo di King nel quale il "re dell'horror" del Maine riversa parte di se stesso (essendo il protagonista uno scrittore di successo che pubblica libri anche sotto pseudonimo). Non è completamente riuscito anche se può vantare una buona, doppia interpretazione da parte di Timothy Hutton. Forse il problema è proprio nel materiale di partenza, che è discreto ma non certo all'altezza delle migliori produzioni di King. Romero dirige in modo diligente ma senza aggiungere quel qualcosa in più che faccia immediatamente riconoscere il film come suo.
Altro picco (verso il basso) nella sinusoidale carriera di un regista (Romero) in grado di confezionare piccole perle (La notte dei morti viventi) o vere e proprie "sudicerie" (Knightriders). Parte del merito tocca, questa volta, al tedioso script di un King autocelebrativo e sempre più in grado di allungare all'infinito un tema trito, ritrito e (per giunta) anche poco cinematografico. Funzionale sulla carta, il tema del doppio (ben interpretato, unica nota di merito, dal bravo Timothy Hutton) al cinema proprio non fila: soprattutto in questa versione.
Romero trae, da uno spunto da thriller Depalmiano, un horror dalla confezione molto curata, dilatato ma niente affatto noioso, che ha origine da un romanzo di King. L'idea di base è buona e viene sviluppata con maestria; ottimi gli effetti speciali e decisamente colorata la fotografia, nella quale prevalgono toni rossi e blu. L'unica vera pecca può essere rappresentata da una impersonalità latente, difetto molto raro nella produzione del regista.
Tra i film migliori ispirati da un romanzo di King. L'incontro tra lo scrittore del Maine e il regista degli zombi produce un eccellente thriller, con colpi di scena a ripetizione e un gran ritmo. Azzeccati gli effetti speciali e il ricco cast. Hutton probabilmente qui alla sua miglior prova; la Madigan una buona spalla. Rooker sempre efficace. Da riscoprire.
Discreto horror che il bravo Romero ha tratto dall'ennesimo successo di King. Il regista sfoggia tutto il suo mestiere in un film dal buon impatto visivo, che corona una trama intrigante e ben scritta. Buona la prova degli attori con un doppio Hutton davvero grande. Sicuramente meglio di tanti prodotti derivati da King ma finiti sullo schermo tv.
Uno scrittore di libri impegnati scrive romanzacci a sensazione sotto pseudonimo, ottenendo molto successo. Quando vuole liberarsi del suo ingombrante alter ego, questi non la prende niente bene... Un horror corretto ma nel quale si fatica a sentire la mano di Romero, tratto da un romanzo di King alquanto prolisso. Anche il film risulta un po' ripetitivo, anche se l'epilogo (che richiama visivamente Gli uccelli) è effettivamente impressionante. Buono il cast. In particolare Hutton, in un doppio ruolo, fornisce la migliore prova della sua carriera.
Non molto fedele al libro. Per un tratto sembra ben promettere, poi si perde un po' perché risulta frettoloso e un po' perché il cast non aiuta. Alcune scene sono ben girate, ma, ripeto, è il cast che non convince. George A. Romero delude le aspettative, anche se, comunque, non è un disastro.
Dal binomio Romero-King ci si aspetta molto di più. Doppia identità di uno scrittore, con vittoria finale della parte buona. La suspence c'è, ed anche qualche scena splatter, ma ci sono un po' troppi alti e bassi e la scena finale è un po' lunga e lenta. Comunque bravissimi gli interpreti Hutton (specialmente nel cattivo) e Rooker.
Uno dei più brutti film di Romero. Parte con una buona idea (un gemello malvagio e uno buono nati in un corpo unico) ma poi si perde, tra rasoiate che staccano pezzi di testa, testate e battute ad effetto. Gli attori non sono proprio eccezionali e nel finale sembra più fantascienza che orrore. Deludente e parecchio.
Una regia di mestiere limita i danni, ma non salva questa pellicola, dove una partenza coi fiocchi dà l'illusione di poter assistere a un crescendo di tensione, horror e di trovate che, se solo si mantenevano al livello dell'operazione al cervello con sorpresa, ne avrebbero fatto un cult. Ma purtroppo, come era lecito attendersi, quello era il vero botto del film, seguito solo da petardi scoppiettanti, ma anche fumosi (la solita doppia personalità e il solito cattivone, che qui fa danni con un rasoio). Anche lo stormo di uccelli sembra eccessivo e poco giustificabile. Comunque, vedibile
MEMORABILE: L'assassino sta uccidendo su un pianerottolo. All'improvviso, esce un tizio: "Che succede?". E lo psicopatico: "Un omicidio... ci fa compagnia?".
Mediocre trasposizione cinematografica di un mediocre racconto di Stephen King, testimonia la caduta di talento creativo che affligge Romero come - purtroppo - tanti altri maestri dell'horror, da Hooper ad Argento. Il tema del "doppio" era riuscito molto meglio perfino al De palma di Doppia personalità. Molto scontato, anche per chi non conosce il testo di King, con pochissimi sprazzi della classe e della personalità a cui il regista ci aveva abituato.
I fasti del passato sono lontani, ma altrettanto lo sono gli scivoloni futuri. Così,
partendo da un testo kinghiano, Romero costruisce una buona pellicola, "matura" (pur senza rinunciare allo splatter, ma senza esagerare) superiore alla media del genere, con spunti interessanti ed impreziosita da una notevole interpretazione di Hutton.
Terribile e ignobile thrillerino che non ci si aspetterebbe da due maestri del genere. È davvero difficile credere che dietro ci sia il sommo Romero. Andamento e svolgimento da squallido tv-movie, crudeltà e gore praticamente assenti. Le uniche due sequenze degne di nota sono rimandi a altri film (un omicidio ricorda troppo Angel Heart, l'attacco finale dei pennuti, anche se non malvagio, è simile a quello di Manhattan Baby). La metà oscura di Hutton, poi, è da sbellicarsi: un ridicolo Fonzie calato in acido. Deprimente.
MEMORABILE: L'occhio nel cervello durante l'operazione alla testa.
Horror piuttosto noioso che si fa apprezzare per qualche scena più vivace e allo stesso tempo inquietante, in particolare nel finale. La sensazione comunque è quella di essere di fronte ad un'occasione sprecata: partendo da una buona storia scritta da Stephen King ci si aspettava sicuramente uno sviluppo migliore.
Film nello stile casalingo americano, quello con le famiglie nelle villette di legno (bellissime) che Romero non riesce a sollevare dalla media e tra l'altro la sua regia è anonima; ma il film si fa seguire nel mistero che si svela a poco a poco, anche se senza picchi di maestria. Tratta da Stephen King, è una storia sul tema del doppio con elementi originali (anche se è la solita storia sulla parte buona e cattiva). Ottimo il prologo.
Il plot, da un romanzo di Stephen King, è un buon biglietto da visita; resta il fatto che il film di George Romero non riesce a farsi apprezzare in toto. Vanta un incipit molto avvincente e una prima parte giocata sulla suspence, ma si perde invece nella seconda parte, con l'arrivo del gemello, con le continue rassicurazioni all'amico poliziotto, con il cielo alla Ghostbusters. Fortunatamente con un tema similare John Carpenter ci regalerà un capolavoro, soltanto due anni dopo.
Una bella trasposizione da King (essenzialmente fedele se si tralasciano alcuni dettagli) e molto ben adattata e diretta da Romero, regista abituato a storie diverse (zombi), ma perfettamente a suo agio con questo thriller sovrannaturale. Timothy Hutton fornisce un'ottima prova, sdoppiandosi in due personaggi completamente diversi, ben supportato da Michael Rooker nella parte dello sceriffo. Buona la colonna sonora, belli gli effetti speciali nel finale.
Molto fedele al romanzo kinghiano, anche nelle atmosfere ricreate, che richiamano inevitabilmente quelle descritte dallo scrittore del Maine. Il film non esagera con la violenza, pur presente, tendendo maggiormente verso il thriller soprannaturale; molto buona la prova di Hutton nel doppio ruolo (simpaticamente truce il suo Stark) e corretta quella del resto del cast. Forse la durata è un po' eccessiva e qualche momento interlocutorio si sarebbe potuto accorciare a favore di una maggior tensione, ma nel complesso uno tra i migliori King-movie.
Con King e Romero la scissione della personalità, così spesso vista al cinema, diventa conflitto metaforico tra uno scrittore e la sua pericolosa creatura letteraria che lo ha reso celebre. La regia di Romero è regolare ed aziona con puntualità gli attesi meccanismi thriller (telefonate minatorie, delitti, rapimenti, accuse) con l’aggiunta di necessari effetti orrorifici (lo stormo dei passeri psicopompi). Ottimi Hutton nel doppio ruolo e Rooker nella parte dello sceriffo rigoroso e incredulo; gradito ritorno del vecchio westerner Royal Dano. **!/***
Portare King sullo schermo è sempre un'impresa; si rischia di concedere troppo ai dettagli e non dare uniformità al prodotto finale. Romero in questo caso mi sembra trovare il giusto equilibrio, anche se alcune fasi del film rallentano un po' troppo il ritmo. A complicare ulteriormente la situazione bisogna sottolineare che la sceneggiatura proposta dal romanzo non è una delle migliori riuscite del celebre scrittore horror: sarà questa inutile e costante presenza dei volatili, funzionale solo alla scena finale...
Romero fa un adattamento diligente del romanzo più metaletterario di King: lo pseudonimo di uno scrittore diventa un'entità fisica e inizia a uccidere. Bravissimi gli interpreti Rooker e Hutton nel doppio ruolo di Beaumont e Stark. Il film è sempre in bilico tra l'ipotesi della follia o del soprannaturale e insinua più di un dubbio anche su quella clinica/scientifica! Ottimi gli omicidi a colpi di rasoio. Romero non delude mai.
Uno scrittore e il suo pseudonimo sono in lotta fra di loro, come nella migliore tradizione, contrapponendo il duplice volto della vita. Stephen King lavora di fino, creando un thriller metafisico di grande presa che poi Romero traduce in una maniera straordinariamente "normale". Su tutto gravita la presenza di migliaia di uccelli che, differentemente da Hitchcock, hanno anch'essi una valenza simbolica.
La pellicola paga la pochezza di una sceneggiatura a tratti fortemente deficitaria e di una regia che, se escludiamo il "ratto" hitchcockiano sul finale, ha pochissimo da dire. Hutton abbastanza in parte, Rooker assolutamente male e poco utilizzato, non riesce mai a incidere. Purtroppo la pellicola non riesce a toccare né le corde dei thrilleristi né quelle degli amanti dell'orrore. Evanescente come il King che sarà.
Romero fa del suo meglio. Se i risultati non sono eccellenti la colpa essenzialmente non è di Romero ma del soggetto, non esaltante. Il romanzo da cui è tratto il film non è infatti tra i migliori di Stephen King. Si tratta dell’ennesima variazione sul tema Jekyll/Hyde. La prima parte è più scoppiettante e funziona come un thriller, la seconda è molto meno interessante e il finale, in particolare, è sottotono. Il cattivo ha ben poco carisma.
Tratto da un romanzo di King, questo Romero sembra avere dieci anni di più. La trama è una delle tante non così differenti del genere e conta sull'inganno nei confronti dello spettatore convinto di aver già capito tutto, nonché sulla vita di uno scrittore (tema ricorrente in King). Il resto non ha niente di speciale, se non qualche fotogramma da esperto e la continua e inquietante presenza dei docili passeri (meno realistici degli uccelli di Hitchcock). Film non coinvolgente, ma si può vedere senza troppe pretese.
Nella filmografia del regista occupa una posizione a sé stante poiché non affonda alcuna critica palese alla società o all’individuo, sebbene affronti il tema del doppio, un argomento potenzialmente fertile per la poetica di Romero. Inoltre, latitano quasi del tutto le scene sanguinolente e si resta confinati nell’ambito dell’horror classico che sconfina nel paranormale e nello psicologico. La sufficienza arriva grazie anche a un bravo Hutton, in grado di gestire con disinvoltura il difficile doppio ruolo.
Tratto da un racconto di King, il film parla del conflitto che viene a crearsi tra l'anima buona e quella cattiva di uno scrittore di libri e la conseguente vittoria di una delle due sull'altra. Più che di horror si parla di thriller soprannaturale, con qualche bell'omicidio in mezzo. Il punto forte sono sicuramente le bellissime atmosfere scure e inquietanti mentre deludono un po' il finale e forse l'eccessiva durata. Nonostante tutto resta un buon film, migliore rispetto a molti altri tratti dai libri di King, anche se meno famoso.
Per quanto strutturalmente fedele all'omonimo romanzo di Stephen King cui è ispirato, il film non ne sfrutta appieno la profondità e si perde molto presto, riuscendo solo in parte a mettere insieme una buona storia. Romero è sempre bravo, riesce ugualmente a creare atmosfere discrete e a incuriosire con effetti di buon mestiere ma, forse per non mancare di rispetto al soggetto originario, non prende completamente l'iniziativa e realizza un'opera mediocre, dirige male gli attori e si fa presto dimenticare.
Con uno sguardo interessato, Romero riesce ancora a regalare emozioni in un film dove, a parte l'ottimo lavoro di Hutton, la storia lascia in bilico in maniera appassionante. Senza strafare, approfittando di un racconto di King, prolifico maestro del brivido, il regista capitalizza la sua esperienza puntando tutto sulla macchina emotiva. Il risultato è un buon film, un po' sospeso fra l'horror paranormale e quello psicologico che, tutto sommato, accontenterà più palati.
MEMORABILE: L'operazione chirurgica con sorpresa; Gli uccelli.
Dal romanzo più autobiografico di Stephen King il film meno personale di George A. Romero. “La metà oscura” è un’opera pulita e uniforme, con alcune soluzioni visive notevoli (l’incipit e il finale) e una troppo accomodante geometrizzazione dei personaggi. Di certo non hanno giovato né la disastrosa produzione né la famelica censura, ma il risultato complessivo - seppur filtrato - è sufficientemente decoroso. Deliziosa Julie Harris.
Cos'è uno zombi se non la materializzazione della nostra metà oscura? In fondo, tutto il cinema di Romero è un'indagine su come l'ombra si insedi o si manifesti nelle istituzioni sociali. King gli offre l'occasione di esplorare la dimensione creativa, che sarebbe stato più interessante declinare in chiave cinematografica, tra B-Movie e film d'autore. Da una bella idea di partenza, discendono forme troppo prevedibili e prosaiche, e la fedeltà al testo (discreta variante del Dr. Jekyll) lo priva di quello sguardo apocalittico sull'umano che ha reso grande il suo cinema. Valido Hutton.
"La metà oscura" è un buon libro di Stephen King, ma non certo uno dei suoi migliori. La trasposizione cinematografica a cura dell'amico Romero è particolarmente fiacca. Ritmo televisivo e durata monstre di più di due ore che è un vero colpo di grazia per la pazienza dello spettatore. Veramente è difficile cogliere la mano del Re degli zombi. Si salvano qualche scorcio onirico, un paio di situazioni molto violente fatte intuire e forse il "doppio" di Thad macchiettistico e sopra le righe ma divertente. Hutton se la cava, gli altri attori (Rooker, la Madigan) timbrano il cartellino.
MEMORABILE: Il disabile massacrato con la protesi; Il ricattatore castrato e soffocato col suo pene (fuori scena); Il finale con gli stormi di passeri.
Film al quale si può rimproverare di essere effettivamente troppo inerte e "spuntato", con Romero quasi costretto a giocare a mezzo servizio, piuttosto pedissequamente fedele alla traccia di King, a sua volta ancorata al classico meccanismo del doppio declinato di nuovo peraltro in ambito "creativo" e letterario. Ed è proprio l'assenza di una lettura personale di un tema sul quale avrebbe potuto eccome approcciare un discorso ben più ambiguo e rischioso (considerata la sua "duplice natura" di Autore e di regista horror) a deludere. Bene Hutton.
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Non sono rimandi, sono prese paro paro dal libro di King ;)
Ah, bhe', detesto i romanzi, amo King solo per Brivido...pensa te'.Unico romanzo letto Cujo! Io ci ho visto questi due rimandi(l'omicidio di Robert Joey e il finale). Comunque grazie per la dritta.:)
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (Ciclo: "Notte horror", martedì 11 giugno 1996) di La metà oscura