Quattro amici in vacanza in una zona montana della Svezia per onorarne un quinto, assassinato brutalmente durante una rapina, prendono una scorciatoia attraverso una fitta foresta... A leggerne sommariamente la trama, questo horror inglese sembra l'ennesima riproposizione di BWP: le somiglianze a questo ed altri film ci sono ma Bruckner riesce a intrigare e mantenere la tensione per tutta la durata, supplendo alla mancanza di originalità della trama con la suggestiva resa dell'ambientazione silvestre, la buona prova del cast, il look dell'"essere" ed una notevole colonna sonora.
MEMORABILE: Il simulacro di legno, che fa scattare il link mentale a "The Wicker Man"; L'essere si mostra infine in tutta la sua bruttezza
Riti ancestrali, comunità che vivono ai margini dell'evoluzione umana e un gruppo di amici in crisi esistenziale fanno da cornice a un horror "fuori porta" curioso anche se non privo di rimandi ad altre pellicole e di una forte sensazione di già visto. Per fortuna gli insoliti e maestosi scenari nordici danno una mano ad aumentare l'inquietudine e a sollevare dalla media un prodotto onesto ma non entusiasmante.
Finemente inquietante, si apprezza il notevole stacco iniziale là dove ci si aspetterebbe un prosieguo all'americana, con vendette o grandi interventi polizieschi. I rumori lontani, i paesaggi rarefatti delle alture e il bosco prendono forma e con esso le sue presenze; stranamente, riescono a coinvolgere anche se è inevitabile pensare al mistero della strega di Blair, cui si accompagna la soddisfazione per un prodotto non per il volgare mercato. Buono.
Fulgido esempio di come un'ambientazione ben sfruttata possa mantenere una pellicola, non particolarmente originale, in linea di galleggiamento. Questo non significa che il film sia riuscito. Ma grazie ad attori dignitosi e a un discreto ritmo, lo si segue senza troppi problemi, fino all'epilogo. Tra incubi e non, è il classico percorso di espiazione nella natura più selvaggia "Questi paesaggi sono stati forgiati dai pesanti martelli degli Dei del Nord".
MEMORABILE: "La Svezia è una terra di incontaminata bellezza, mentre l'Inghilterra è un parcheggio"; I ritrovamenti, non proprio ben auguranti; Frontale con pino.
Affascinante horror britannico ambientato in Svezia e che vede un gruppo di quattro amici in lotta per la vita contro un'invisibile entità demoniaca. Pur non brillando per originalità bisogna ammettere che il regista ha fatto un buon lavoro riuscendo a creare un film molto inquietante fatto di rumori, ombre, scricchiolii e incubi senza mai far vedere esplicitamente nulla. Il finale rivelatore purtroppo non è allo stesso livello del resto del film, ma tutto sommato non è affatto da buttare via. Nel suo piccolo è un buon film horror.
Dal vecchio modello di Rituals, passando per The Blair witch project e arrivando a cose più recenti come Animal (e molti altri), senza scordare tutto il filone backwoods-horror; Bruckner di certo conosce il genere e il suo mix tra i suddetti e qualche labile suggestione nordica - una scusa per inserire elementi paranormali e settari - risulta comunque ben amalgamato e vive di una tensione superiore alla media, specialmente nella prima parte. Affascinante la fotografia della foresta rumena (anche se dovrebbe essere Svezia) e ben inserita la Ost.
Per attenuare il senso di colpa per la tragica fine di un amico comune, i quattro protagonisti intraprendono un viaggio tra le foreste e le brume svedesi; sembra che tutto proceda, ma una "scorciatoia" nel bosco sarà un vero incubo. Si apprezza la volontà di "dire" qualcosa di nuovo, vista la miriade di precedenti (specie dal lato paesaggistico e il ricorso a interessanti flashback), ma latita lo spessore horror che non va al di là di qualche fugace suggestione (specie sonora) e della presenza di "creature" ancestrali. Cast efficace e appropriato.
MEMORABILE: L'incubo ricorrente dell'episodio del supermarket; La silhouette della crudele divinità .
Un animato week end di paura condotto con un certo mestiere, ma privo di ogni forza fantastica. Anche tale horror è giocato sul filo dell'isterismo e di una insistita, fastidiosissima, coprolalia; i suggestivi paesaggi vengono sfruttati superficialmente; il "trauma" e la colpa d'uno dei protagonisti, invece, rimangono estranei al resto della trama latitando ispezioni psicologiche e simboliche. Un discreto passatempo televisivo e poco altro, abile a farsi dimenticare in fretta dopo la visione.
Bell’atmosfera in questo horror di matrice inglese. I veri protagonisti del film sembrano essere gli alberi della foresta, che con i loro rami e le loro forme taglienti rappresentano il nemico principale del gruppo di ragazzi malcapitati. Estremamente interessanti le sequenze nelle quali la foresta si fonde al supermercato, teatro dello spiacevole ricordo del protagonista. Ottima fotografia, finale un po’ frettoloso, ma coerente.
Di boschi infestati da spiritelli ed entità poco amichevoli è pieno il mondo: intrufolarsi nell'ennesima selva selvaggia non è dunque il massimo dell'originalità . A dinamiche già viste, però, Bruckner unisce una sorta di percorso di redenzione dei personaggi che è quantomeno non scontato e permette, almeno all'inizio, di provare una certa inquietudine, soprattutto nei momenti onirici. Quando il mostro si mostra e con lui i suoi adoratori, il film perde poi irrimediabilmente quota divenendo un insipido replay di altre pellicole.
Horror "boschivo", ambientato nella verdeggiante e apparentemente idilliaca Svezia nelle cui foreste hanno la disavventura di capitare quattro amici. Sebbene la trama non apporti novità sconvolgenti, il regista è abile nello sfruttare una location che diventa rapidamente sinistra e che rappresenta (specie per uno dei protagonisti segnato da un grave trauma) una sorta di percorso di espiazione. La tensione crescente e buoni effetti speciali ne fanno un film godibile, ben diretto e interpretato.
La prigione ai prigionieri, la foresta ai forestieri. Che sia dentro o che sia fuori, i propri torti van scontati, quasi sempre a prezzo caro. L'andamento preliminare da psico-horror alla Brad Anderson sembra propedeuticamente annunciare anacoretiche espiazioni da colpe morali immonde o purificazioni emuntorie da fantasmi interiori soffocanti, ma negli ultimi 30' tal disegno brucia gran parte delle aspettative alimentate, spiaccicandosi come il più stupido degli insetti sul parabrezza del curse-movie neopagano, zeppo di hillbillies abbruttiti e artiodattili lovecraftiani ben poco caritatevoli.
MEMORABILE: L'attesa apparizione del demoniaco ircocervo para-lovecraftiano.
Spunto iniziale visto molte volte: gruppo di amici si ritrova per scampagnata che, ovviamente, finirà malissimo. Anche gli altri snodi narrativi non sono del tutto originali (vengono in mente la strega di Blair e The wicker man) come del resto i personaggi (si veda il personaggio roso dal senso di colpa) ma il film riesce comunque a coinvolgere abbastanza ed a non annoiare grazie a dei discreti ritmi. Professionale anche la confezione con riusciti effetti speciali che vengono dispensati sobriamente. Non male.
Bruckner, dopo l'insipido Southbound, azzecca il film giusto. Versione scandinava di Deliverance? Non pare, visto che là l'uomo violava l'incontaminata natura, qui è la natura contaminata dal Male che viola l'uomo. Ottima l'ambientazione boschiva, con riprese notturne del fitto della foresta veramente ben fatte e inquietanti. Impressiona anche il sottofondo pagano-rituale, anche se un po' scade quando si manifesta la divinità paralovecraftiana. Molto bene musiche e attori.
Il fascino dell’ignoto nascosto nei meandri di una foresta sperduta è l’elemento che pesa maggiormente in positivo. L’inserimento, inoltre, di un’entità arcaica e sinistra dà la percezione di quel paganesimo nordico legato a rituali e pratiche sempre in grado di suggestionare per quella sensazione di spietatezza che rimanda agli albori della civiltà . Vero che l’impostazione di fondo non è dissimile da quella di tante altre situazioni, ma una regia attenta a sfruttare bene il materiale a disposizione gli permette di raggiungere la sufficienza.
Horror silvestre che pare strizzare l'occhio a satanici Groots, ricordandoci un po' la strega di Blair, un po' The wicker man; ma il tutto senza incidere, e anzi lasciando forte il sospetto che tutto sia solo un trip del "protagonista". Il bullwinkle finale non ha la presenza scenica per stimolarci e si attesta nella mediocrità di una pellicola fondamentalmente incompiuta. Finale ben poco convincente.
Qualche mese dopo un terribile fatto che ha cambiato la vita a un gruppo di amici, quattro di questi intraprendono un viaggio sulle bellissime alture svedesi. Scopriranno che addentrarsi nel bosco non sarà una grande idea. Horror bello tosto che gioca con le menti dei personaggi legate insieme da un episodio indelebile. Il tutto viene mescolato in un tripudio di riti pagani e a una sorta di vedo e non vedo che dura sino alla fine. Tra le cose più interessanti ci sono i risvegli tormentati dei protagonisti.
Horror che ha poco o niente di originale ma che nonostante ciò riesce a intrattenere per la tensione e la suspense che trasmette. Certo l'originalità latita nella storia (i rimandi a Blair Witch Project e Wicker man sono molti) ma il coinvolgimento c'è, grazie ad alcune scene girate egregiamente. Finale abbastanza scontato. Comunque è un film da vedere.
Amici in escursione tra le montagne svedesi, una foresta, rune sugli alberi, strani fenomeni legati al paganesimo nordico. Pagan horror tra Blair Witch Project (la prima ora), Black Mountain side (la mostruosa divinità tipo cervo e le allucinazioni) e il più recente Midsommar (la comunità pagana e i sacrifici umani). La confezione è molto curata nella fotografia, nelle scenografie e SFX (gli chalet nella foresta e l'enorme cervo/dio); l'intrattenimento c'è ma il piano di lettura rimane in superficie, nonostante un vago approccio psicologico.
Pregevole horror naturalistico che si muove in una suggestiva cornice boschiva (eccellenti le location rumene) fra incubi labirintici à la Blair witch, minacce diaboliche senza forma (almeno fino al finale) in stile La notte del Demonio, inquietanti riti pagani su modello The wicker man e sottotesto intimista a base di sensi di colpa e demoni personali di stampo kinghiano. Spaventoso e tesissimo fino alla tranche conclusiva, in cui la comparsa del "mostro" (per quanto non mal realizzato) affossa il riuscito clima enigmatico. Comunque non male.
MEMORABILE: L'amico ucciso selvaggiamente al supermercato; Il ragazzo nudo e in delirio si prostra davanti alla scultura; La creatura si muove fra gli alberi.
La parte da leone è ricoperta dalla location boschiva (Romania), beneficiaria d'una regia che attraverso inquadrature fisse o brevi restringimenti di campo garantisce un discreto esacerbare di tensione. Poco riuscito il tratteggio dei personaggi: i dialoghi non superano il "basso" realismo dei quattro amici in gita; lo stesso purgatorio di colpe ricade sistematicamente nella riproposizione pedissequa della sequenza nel prologo. Sopra la media per estetica e fattura, invece, l'entità sovrannaturale che detta legge sull'uomo e la natura circostante. Finale più tonitruante del previsto.
MEMORABILE: Il prologo fulminante; L'alce eviscerato; La statua di legno nel capanno; Gli incubi raccontati o celati; La creatura stagliata sulle fiamme.
Nel bel mezzo di un horror di stampo folkloristico - ambientato in una location che è un vero miracolo della natura - ecco emergere incubi e tormenti di matrice psicoanalitica. È una delle tante contrapposizioni di questo film estremamente invernale, atmosferico, maligno. Cinema elegiaco, che si esprime nell'affioro del senso di colpa e della paura ancestrale. Cast all’altezza e resa visiva straordinaria.
Doverosa è, a fronte della colpa, una espiazione cinematograficamente proporzionata: se la prima scuote e opprime (in fondo, la sequenza del bar è la più coinvolgente e tesa dell’intero film), la redenzione invece si perde nella densità del bosco, si smorza, non trova una compiutezza convincente. Ritualità deviate di deviati, dinamiche di (ex) gruppo e creature preistoriche germogliate su un terreno Lovecraftiano sono nella norma e contribuiscono al raggiungimento del sei, senza alcun più e alcun meno. Ben fatto ma, tra le fronde, un po' ordinario.
In un tranquillo weekend quattro amici partono per fare un percorso di trekking in memoria del quinto. Personaggi e rapporti iniziano ad alterarsi quindi decidono di chiudere prima l'esperienza tagliando per il bosco, che - come sappiamo - ha sempre fame. Stavolta ad attendere gli incauti c'è qualcosa di veramente singolare, che intelligentemente ci viene mostrato con chiarezza solo in un delirio finale che farà scuola. Molto buona la tensione crescente, sottolineata dalla OST e personaggi non troppo stereotipati. Finale forse un po' sbrigativo, ma l'ingranaggio gira.
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