Primo parto dietro la macchina da presa per l'attore Ben Affleck, che raccoglierà da regista consensi superiori a quelli ottenuti recitando. Il perché è chiaro fin da subito: nella sua Boston (e bostoniano è pure l’autore del romanzo da cui è tratta la sceneggiatura) Affleck trova gli scorci giusti, il clima perfetto per un dramma imperniato sulla scomparsa di una bimba di quattro anni, Amanda. Gli zii della piccola, più affezionati a lei della madre (una drogata scapestrata), chiedono a una giovane coppia di investigatori (Casey Affleck e Michelle Monaghan) di ritrovarla, non fidandosi troppo del lavoro della polizia (Morgan Freeman in alto grado...Leggi tutto e Ed Harris sul campo). Le indagini porteranno alla luce un torbido intreccio che prevede un po' troppi colpi di scena ma un finale indubbiamente azzeccato e spiazzante, destinato a stimolare una profonda riflessione sull'eticità delle due soluzioni in ballo. Affleck, anche grazie alla sentita performance del fratello Casey, centra una prima parte cupa e intrigante, sfruttando dialoghi di valore e un superlativo Ed Harris, mentre trova più impacci quando si tratta di cambiare le carte in tavola (colpa anche di qualche nome di troppo da memorizzare). Ad ogni modo un film sorprendentemente maturo e ben girato, senza svolazzi né eccessivo spettacolarismo.
La sceneggiatura, forse, non riesce a districarsi tra la tanta carne al fuoco del libro di partenza, sicché, mettendo le bistecche una sull'altra, qualcuna inevitabilmente resta cruda. Va riconosciuta, però, al Ben Affleck regista, innanzi tutto l'intelligenza di non schiaffarsi davanti alla m.d.p. (come attore è un rimedio contro il logorio della vita moderna) e, poi, uno sguardo niente affatto banale sui luoghi, le persone, l'aria. La seconda parte (la soluzione del giallo) è un po' più convenzionale, ma non tutti sono Eastwood.
Gone Baby Gone è indubbiamente un buon film, per la regia, l'interpretazione e le importanti tematiche toccate in modo intelligente. Quel che non consente all'opera di Ben Affleck di elevarsi verso qualcosa di più del "buon film" è una sceneggiatura eccessivamente macchiavellica, indigesta e oscura in più di uno snodo narrativo. Buoni gli attori (buonissimo Casey Affleck), alle prese con personaggi interessanti e ottimamente caratterizzati. Bello (e "problematico") il finale. Pur coi suoi difetti, diverte e fa riflettere.
Attore quasi mai memorabile, Ben Affleck si rivela a sorpresa un buon regista girando nella città in cui è cresciuto (Boston) un bel film come Gone baby gone tratto da un romanzo di Dennis Lehane. Con una solida sceneggiatura alle spalle (forse a volte un po' troppo intricata) il regista dirige un film con pochi fronzoli che va dritto al cuore del problema affrontato con scene dirette ed efficaci, una fotografia realista e un gruppo di ottimi interpreti a partire dalla rivelazione Casey Affleck. Suggestiva la colonna sonora.
Esordio registico di Ben Affleck e film riuscitissimo. Strepitoso affresco di una Boston profondamente operaia e corrotta, la pellicola narra la vicenda di un intricato rapimento di una bambina dei quartieri periferici della città. Incaricato del caso è un detective privato che collaborerà con la polizia locale. Il regista ricalca le atmosfere di Mystic River e le migliora notevolmente anche se in molti potrebbero preferire il più pubblicizzato ma meno "movimentato" lavoro di Eastwood. Di una bravura fuori dal comune Casey Affleck. Continua così Ben...
MEMORABILE: Ogni qualvolta Casey Affleck appare sullo schermo; la sparatoria nella casa dei pedofili; il ritrovamento del piccolo nella vasca da bagno.
Sorprendente questa prima regia di Ben Affleck, tanto da augurarsi che si dedichi d'ora in poi a questa attività, lasciando il posto davanti alla macchina da presa al fratello Casey, meno belloccio ma più dotato come attore. Una storia complessa, in cui il confine fra il bene ed il male resta labile, così che la soluzione dell'intrigato caso di rapimento di una bambina con una famiglia disastrata provoca amarezza nel giovane detective e pone agli spettatori interrogativi non banali. Nel cast spicca Ed Harris, sempre grande. Provaci ancora, Ben!
La tanto osannata regia del redivivo (?) Ben Affleck risulta al contrario, dal mio punto di vista, scialba e dilettantesca. Il punto debole del film, insieme a delle concessioni narrative opinabili. Il messaggio che la pellicola si prefigge di trasmettere è tutt'altro che approssimativo; pretesto inizialmente encomiabile per originalità, da condannare nel finale. Dati i nomi, mi sarei aspettato qualcosina in pià anche dalla recitazione: Morgan Freeman e Casey Affleck piuttosto impalpabili; ho gradito, al contrario, Ed Harris ed Amy Ryan.
Alla regia non c'è Clint Eastwood ma Ben Affleck! Chi l'avrebbe detto che un debutto sarebbe stato così buono. Un thriller girato e scritto benissimo. Casey Affleck, dopo l'ottima interpretazione in Assassinio di Jesse James qui si conferma. Consiglio a Ben Affleck di lasciar perdere la recitazione e continuare su questa strada.
Senza ombra di dubbio migliore come regista che come attore il nostro Ben, ma da qui a definirlo un genio della m.d.p. ce ne corre. Non dispiace, sia chiaro, nei suoi tagli e nelle sue inquadrature, ma alla fine risulta esser il buon compitino senza sbavature ma pure sfornito di estro. La storia è intricata e non semplice da rendere sul grande schermo, va tuttavia detto che pur perdendoci rispetto al libro non è affatto mal resa. Ho trovato Affleck jr. non idoneo al personaggio del libro, così come il marginale Buba. Ad ogni modo è un buon film.
L'esordio dietro la macchina da presa per Ben Affleck non è certo memorabile: sceneggiatura confusionaria (soprattutto nella seconda parte), dialoghi pieni di retorica, coppia di protagonisti insipida, velleità autoriali nel trattare le tematiche di quartiere (solo abbozzate e mai veramente approfondite); e mi chiedo cosa diavolo ci facciano Morgan Freeman e Ed Harris in questo film(etto). Il finale si perde in stucchevoli dispute etiche. Bella l'immagine finale.
Sorprendente questo esordio registico di Affleck. Il caro attore, infatti, si mostra
molto più dotato dietro che davanti la macchina da presa. Dirige in modo sobrio e misurato, senza inutili e gratuiti sbrodolii tecnici ma soprattutto scrive (a due mani) una sceneggiatura in cui distilla con consumata maestria diversi colpi di scena
che risultano azzeccati e tutto sommato logici. Ne viene fuori un bellissimo thriller pieno di tensione e di sorprese fino all'epilogo che si mostra coraggioso e tutt'altro che accomodante. Promosso a pieni voti.
Sorprendentemente Affleck, attore mediocre, scrive e dirige in maniera quasi sublime questo film dai toni cupi e angoscianti che punta l'attenzione sulla piaga della pedofilia. La sceneggiatura è davvero ben fatta e il cast ottimamente funzionale. Anche Casey, diretto dal fratello, sembra un attore di categoria superiore e regala, forse, la sua migliore performance di sempre. Non c'è da meravigliarsi inoltre se l'atmosfera ricorda Eastwood ed il suo Mystic River: i due film sono infatti tratti da romanzi dello stesso autore. Finale memorabile.
Assurgerebbe all'aura di semi-capolavoro (peraltro di un esordiente dietro la mdp) non fosse per due decisivi particolari: attinge alla portentosa scrittura del problematico erede dell'hard boiled americano, Dennis Lehane e appare in qualche modo succedaneo a Mystic River. Resta comunque un film disturbante, che Affleck ha il coraggio di affidare a due non-divi in grado di conferir credibilità al limaccioso soggetto, quanto i "caratteri" di supporto (grande Ed Harris, brava Amy Ryan). Si turlupina da sè con un finale che parte da troppo lontano ma è sincero.
Un film osannato da molti, in realtà abbastanza anonimo e noioso sino al colpo di scena finale. Casey Affleck fa ridere nei panni del macho Pat Kenzie, mentre la Monaghan è irritante e inutile come al solito. Dopo 100 minuti così e così, bell'epilogo e perfetta tristezza finale.
Non rende del tutto giustizia al bel romanzo di Lehane, soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi, un po' semplificati; tuttavia, il lavoro di elaborazione registica di Affleck produce un esito assolutamente apprezzabile, nella necessaria sintesi filmica di un modello letterario. Solido e compatto nella sceneggiatura, teso e serrato al punto giusto, il film lascia l'idea di un mediocre attore che si avvia a diventare un ottimo regista.
La miglior combinazione di casa Affleck ci regala un thriller ben fatto dove si spara e si corre poco ma si medita molto, muovendosi in un'atmosfera torbida e disincantata alla Eastwood. Il primo tempo è magistrale, il secondo meno e cammina in equilibrio sul filo della verosimiglianza. Lo stesso Casey Affleck sembra soffrire un po' la distanza non riuscendo a variare le sfumature del suo personaggio.
Bel film davvero. Il soggetto di Dennis Lehane (a tutti gli effetti il Raymond Chandler contemporaneo; terzo adattamento, dopo Mystic River e prima di Shutter island) è potente e complesso e Ben Affleck ha l'indubbio pregio di non perdersi, per il suo esordio, dietro la volontà di stupire a tutti i costi. Una Boston decomposta fa da sfondo - mica tanto - alle ricerche della scialba coppia di detective Affleck (Casey) e Monaghan per trovare una bambina scomparsa. Carismatici come al solito Harris e Freeman, giustamente da Oscar la Ryan.
Permeato di classicismo eastwoodeggiante, il girato dell'esordiente (nel lungometraggio) Affleck è solido e non scade mai nel manierismo fine a se stesso. La sceneggiatura delinea ottimamente l'intreccio giallo, offrendo colpi di scena che funzionano e che danno soddisfazione allo spettatore. Fortunatamente la pellicola offre molto di più, centrando un'attenta analisi sul ruolo della famiglia e sul benessere dell'individuo. Casey, "nonostante il look da ragazzino", delinea ottimamente il proprio personaggio in perenne bilico tra legalità e illegalità.
Il film e' interessante e dimostra come il regista riesca a concentrarsi sui personaggi e sulle loro storie con una sensibilita' fuori dal comune, cosa che aveva gia' dimostrato con la scrittura di Will Hunting. Il ritratto del protagonista e' riuscito e Casey Affleck stupisce per intensita' e credibilita'. Il contorno non e' un granche' e la storia e' troppo pasticciata ma quando si riesce ad arrivare ad un finale come questo non si puo' che essere soddisfatti: niente sbandieramenti alla americana e tanti sani punti interrogativi.
MEMORABILE: La scena dell'irruzione nella casa del pedofilo
Opera prima di Ben Affleck regista, Gone baby gone è un film solido e ben confezionato. Il regista si rifà all'Eastwood di Mystic river (con cui condivide anche l'autore dei libri da cui entrambi i film sono tratti) e fa centro. Ottima la rappresentazione della "povera" Boston. Cast ricchissimo: da Affleck Jr. a Freeman, Harris e la brava (e nominata agli Oscar) Amy Ryan. Un po' intricato ma assolutamente da vedere. Ottimo lavoro.
L'opera prima di Ben Affleck è un solido giallo girato senza voler strafare ma attenendosi, con stile, agli stilemi consolidati di un certo tipo di cinema americano di lunga tradizione, da Lumet a Eastwood. Controllate e professionali sono anche le interpretazioni (bravi soprattutto il fratellino e Harris); insomma, come si può intuire, tutto procede su binari sicuri, forse un po' troppo. Inoltre, dopo una buonissima prima ora, il film si avvita un po' su se stesso e diventa meno chiaro e più confuso. Buon esordio, ma il meglio doveva ancora venire.
L’esordio di Afflek regista prende il via da un romanzo di Dennis Lehane e colpisce per il vivo realismo delle ambientazioni – i sordidi locali ove circolano la droga e la delinquenza urbana – e per un tema etico tutt’altro che scontato, ossia quanto la bontà del fine possa giustificare i relativi mezzi. La sceneggiatura scorre rapida e fluida sulla spinta di dialoghi robusti e drammatici, che di tanto in tanto cedono il passo a poderose scene d’azione. Ottimo l’intero cast in cui si nota il fratello Casey, spirito risoluto nascosto dietro un volto acqua e sapone.
MEMORABILE: «Nessun genitore deve passare quello che ho passato io» (Freeman); l’esecuzione del pedofilo; la Ryan, irriducibile madre degenere.
Buona la prima per Ben Affleck (e in seguito farà anche di meglio), che riesce benissimo nel rendere il realismo e la durezza della città e la sua periferia, con personaggi ben costruiti e un ottimo andamento generale. L'intreccio giallo può apparire contorto, ma si risolve in un dramma etico ancora più difficile da sciogliere e per questo molto affascinante. Forse la durata è eccessiva, ma riempita dalle ottime prove di Casey, della Monaghan e di Ed Harris.
Non era facile trasporre fedelmente un romanzo complesso come quello di Lehane e infatti Ben Affleck (che come regista mostra comunque fin da subito qualità maggiori rispetto a quelle esibite come attore) ci riesce molto bene fino all'irruzione nella casa dei pedofili. Poi la storia diventa più confusa, salvo riemergere con un finale non scontato e in grado di suscitare interrogativi scomodi. Bravi gli attori; solo la Monaghan è poco incisiva, ma è proprio il suo personaggio a rimetterci nel passaggio dalla pagina scritta allo schermo.
MEMORABILE: La madre snaturata interpretata dalla Ryan; Il confronto con lo spacciatore nero; Il finale.
Come accade nel film al personaggio interpretato dall'altro Affleck (un investigatore in tuta d'acetato che prende in carica un caso piu grosso di lui), anche il fratello Ben, dietro la macchina da presa, si prende la briga di dirigere un film complicato perché ricco e frammentato. Il risultato non è niente male, con un buon ritmo e senza il classico moralismo hollywoodiano, anche se più che altro si fa presa sugli aspetti piu morbosi per tenere alta l'attenzione. Peccato che il sottobosco di personaggi "white trash" sia poco approfondito.
MEMORABILE: L'irruzione in casa, notevole perchè molto realistica la sparatoria che ferisce l'agente.
Un giallo morale ricco di punti di forza: uno spunto di partenza (bambina rapita) ormai abusato ma sempre intrigantissimo, una coppia di giovani detective (lui che mette quasi tenerezza, lei di una dolce, discreta ma potente bellezza) che trasmette simpatia ed empatia appena entra in scena, una regia di immediatezza quasi novantiana che nelle scene di suspense dimostra una sorprendente padronanza del mezzo, un intreccio stimolante e ricco di sorprese, che nel finale costringe lo spettatore a schierarsi. Insomma, davvero un bel film.
Ottimo film. I personaggi sono tutti ben caratterizzati, in particolare quello di Ed Harris che nell'arco narrativo subisce una straordinaria trasformazione. Sorprendente anche Casey Affleck, che ci restituisce un personaggio di grande sensibilità, soprattutto nella "scelta" finale. La sceneggiatura è scritta con sapienza e dispensa più d'un colpo di scena, talora si esagera un po' coi flashback "spiegoni" ma ci sta. Michelle Monaghan è tanto bella quanto inutile nell'economia del racconto che comunque non ne risente. Da vedere senz'altro.
Gran bel thriller diretto da Ben Affleck con il fratello Casey nel cast e la bella Michelle Monaghan nel ruolo della compagna dell'investigatore privato. Tempi lunghi e dilatati, old-school senza risultare macchieta e un'atmosfera nera che lo rende avvincente. Finale magistrale e inaspettatamente delicato!
Una storia tagliente come i frammenti di un vetro rotto e con un epilogo tutt’altro che rassicurante. Una regia mai incline alle facili emozioni per compiacere lo spettatore medio, ma non per questo priva di colpi di scena che sorprendono a più riprese. Indovinate le atmosfere torbide e cupe da cui si intravede il sottobosco di criminali e reietti della città. Qualche imperfezione non manca e non tutti gli attori brillano, ma è una piacevole sorpresa, sebbene non lo si possa considerare un capolavoro in senso assoluto.
Buonissimo esordio dietro la macchina da presa per Ben Affleck, grazie a una regia solida e a una buona sceneggiatura di base. La vicenda (il rapimento di una bambina) viene trattata con accuratezza e sebbene vi sia qualche momento di smarrimento si arriva alla fine soddisfatti, con la sensazione di avere visto un buon film. Nel cast da segnalare l'ottima prova di Casey Affleck, protagonista e fratello del regista. Consigliato.
A una coppia di investigatori viene chiesto di collaborare in un caso di rapimento. Focus sui crimini verso i bambini con prima parte classica, tanto da far sembrare finito il film dopo un'ora. Nel prosieguo si riapre in direzioni inaspettate sulla corruzione, la giustizia privata e i codici morali. Affleck riesce come regista a far digerire una trama complessa a livello indiziario, sebbene divenga meccanica strada facendo. Buona direzione degli attori (si poteva anche forzare sugli aspetti perversi).
MEMORABILE: La consegna della droga ai tossici; La vicina di casa della madre della bambina; Il poliziotto ferito al collo.
Esordio alla regia di Ben Affleck, molto più abile dietro alla macchina da presa che non davanti: in ogni inquadratura si respira aria da grande cinema classico, non lontano anche dal miglior Eastwood anche per quanto concerne la visione pessimista del mondo; i personaggi si rivelano tutti ben diversi da quello che sembrano. La storia viene portata avanti sapientemente, molte sequenze rimangono impresse nella memoria e lo spettatore si trova a dover affrontare riflessioni non banali su questioni etiche e morali. Senza dubbio coerente nel contesto il finale poco consolatorio.
MEMORABILE: La sparatoria in riva al lago; L'irruzione a casa dei pedofili; Il dialogo finale tra Affleck e Freeman; La prova complessiva del cast.
L'argomento trattato è sicuramente delicato e il buon Ben Affleck ha saputo orchestrare una trama non banale con colpi di scena però non totalmente spiazzanti: un attento "osservatore" avrebbe potuto precedere gli eventi cardine. Meno in parte del previsto gli attori protagonisti, anche il "sempresialodato" Morgan Freeman, qui sottotono. Detto ciò, sicuramente un bel prodotto che ha il merito di spingere lo spettatore a chiedersi se la scelta finale del protagonista sia stata la "migliore" e se magari anche lui avrebbe optato per la stessa decisione.
Più che sul groviglio della trama, il pregio principale del film riposa sulla bellissima inquadratura finale: qui si condensa la morale del racconto secondo cui, a volte, la giustizia è veramente tale solo quando deraglia dai binari istituzionali. I dubbi e, forse, il pentimento del protagonista accanto alla bambina sono di silente e straziante intensità. Harris regge bene la parte, ma anche Affleck non sfigura. Apprezzabile la regia, che riesce a mantenersi essenziale pure in presenza di una materia cruda e potenzialmente preda di facili colpi a effetto.
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@ galbo
Erroneamente si pensa che Affleck sia di Boston in realtà è nato in California. Potresti dire nel commento che è la città in cui è cresciuto
@ Cotola
Stavo diventando pazzo. Sceneggiatura a sei mani? Pensavo che intendessi 6 sceneggiatori ( uso solo una mano a scrivere) poi ho pensato a 3 persone ( ognuno ha due mani), poi sui titoli di testa scopro che sono due gli sceneggiatori. I conti non tornano...
@ Zender
Ribadisco in questa sede l'inutilitá del film ricorda. Se dovessi scrivere il film ricorda farei uno spoiler grande come una casa
DiscussioneZender • 18/04/13 08:15 Capo scrivano - 48957 interventi
@ Zender
Ribadisco in questa sede l'inutilitá del film ricorda. Se dovessi scrivere il film ricorda farei uno spoiler grande come una casa
Basta non metterlo...
Bello rivederlo e ancora bravo a Ben per come fa girare gli attori. Oltre al fratello infatti anche Morgan Freeman riesce a sembrare più genuino del solito.
DiscussioneRaremirko • 30/04/19 21:54 Call center Davinotti - 3863 interventi
Son con chi ha detto che il film non è proprio esaltante; più che sufficiente, ma Affleck farà molto meglio successivamente...
Buona la ricerca del realismo, ottimo il cast (Freeman lo si vede poco però), coraggioso l'aver a che fare con pedofilia et similia, ingarbugliata la storia.
Sarà che Affleck era ai primi colpi, ma comunque si tratta di un esordio valido ed interessante.