Per cimentarsi in un ennesimo gangster movie dopo tutta la produzione dagli anni '40 in poi, occorreva come minimo un qualcosa di dirompente nei contenuti o nello stile, invece nulla. Affleck si disperde nel tentativo di conciliare le crudeltà del periodo proibizionista con le solite faide interrazziali e una melassa di buoni sentimenti familiari, affidando il tutto alla scenografia manierata e allo sfoggio di un parco macchine lustre lustre e di abiti e cappelli nuovi di pacca. Cast importante ma impacciato, velleità epiche ma dal respiro corto.
Francamente noioso, inutilmente manierista, assolutamente superfluo. Ben Affleck ha un viso rigorosamente inespressivo, gli altri interpreti si dimenticano subito, sono solo caratteristi professionali e nulla più; curioso Remo Girone reso straordinariamente somigliante ad Andreotti (meglio di Toni Servillo nel Divo di Sorrentino). Per il resto, grande esibizione di scenografie, auto d'epoca, inquadrature da cartolina, motoscafi, alligatori, delfini, ecc. ecc.. Abbondanza di mezzi produttivi per dire poco o nulla.
Dopo la prima guerra mondiale, Joe Coughlin intraprende una carriera criminale tra Boston e la Florida. Dopo Argo, Affleck torna alla regia con un film che ha lo stile del noir, tratto come Gone baby gone, da un romanzo di Lehane. La storia è interessante e Affleck si conferma buon regista, curando ritmo e ambientazioni d'epoca, molto efficaci e raffinate. Qualche incertezza nella sceneggiatura, un pò troppo prolissa. Buona la scelta degli attori. Lo stesso regista è efficace nella parte del protagonista. Un buon film.
Passo falso per Affleck nell'applicare il suo stile elegante e posato al genere epico gangster ma che non riesce a far palpitare il cuore di chi guarda, nonostante un cast ben assortito e ambientato ma raramente messo nelle condizioni di completarsi a vicenda. Gli ingredienti della trama sono classici: si passa da accenti noir sentimentali a elementi di storia del proibizionismo ma risulta difficile trovarne uno trattato in maniera significativa rispetto ad altri autori.
Dopo tre bei film, Affleck toppa inaspettatamente col quarto su un tema assai sfruttato ma sempre fascinoso come quello dei gangster al tempo del proibizionismo, nonostante un cast di prestigio il cui punto debole è proprio lui, ingessato da un eccesso di correttezza. La vicenda scorre via con tutti i topoi del caso, fra personaggi stereotipati e dialoghi pesantemente letterari, senza mai riuscire a suscitare emozioni ed interesse. La confezione curata ed alcune sequenze ben girate non bastano ad evitare la sensazione di un compitino corretto ma poco sentito quando non scopiazzato.
Difficile condurre un esercizio di stile senza una chiara idea stilistica. Infatti, dopo un inizio promettente, il film naufraga col trasferimento in Florida. Il bravo regista Affleck si è dimenticato di essere solo discreto come attore e si mette perennemente in primo piano. Storia confusa e mal sviluppata, con sottotrame migliori della trama (e ciò in genere è male), personaggi appena sbozzati, dialoghi pretenziosi. Finale di rara inconsistenza con un tentativo di "messaggio sociale" a forte rischio di ridicolo. Cast sprecato (Cooper, Gleason).
L'Affleck regista non ci dispiaceva e di certo nemmeno Lehane, tuttavia questa pellicola riesce a farsi guardare ma non centra il bersaglio, finendo per attorcigliarsi in una sceneggiatura un po' prolissa. Si devono apprezzare la buona ricostruzione dell'epoca, un cast discreto, ma nel mare magnum del cinema di genere gioco-forza si ha la necessità di uno spunto, di un particolare che faccia empatizzare o sussultare lo spettatore e qua manca. Lo stesso protagonista si muove discretamente a Boston ma s'appiattisce in Florida e così fa il film.
A parte qualche sequenza girata e montata molto bene, è un film che non può definirsi originale, percorrendo strade conosciute e sicuramente meglio dirette da altri (Scorsese in primis, col quale il contronto è inevitabile). La voce narrante fuori campo aiuta poco e tra gli attori il punto debole è proprio Affleck, che almeno come regista è corretto. Buoni gli effetti e la fotografia.
MEMORABILE: "Tu avresti dovuto coprire la distanza tra me e tua madre"; L'inseguimento dopo la rapina.
Molti passi indietro per l'Affleck regista che confeziona l'ennesimo gangster-movie (ma ce n'era davvero bisogno?) senza anima né cuore. La sceneggiatura è di quelle viste e riviste in tanti altri prodotti similari e il cast francamente imbarazzante. Come lo stesso Affleck/attore o Remo Girone o quasi tutto il comparto femminile. Nemmeno per un attimo il film riesce a rivaleggiare con i tanti in circolazione, e il più delle volte cade persino nel ridicolo involontario. Sonoramente bocciato.
Poco apprezzato sia dal pubblico che dalla critica, eppure le carte in regola per soddisfare gli amanti del genere gangster-movie le possiede. Tratto da un romanzo di Dennis Lehane, racconta una storia per certi versi abbastanza risaputa, ma che nella prima mezzora e nel malinconico finale riesce a offrire anche alcune soluzioni non banali. Ricostruzione d'epoca eccellente, e al Ben Affleck regista è difficile imputare qualcosa; magari avrebbe fatto meglio ad affidare a qualcun altro il ruolo del protagonista, ma il resto del cast è ben scelto e si rivede Re Girone in veste mafiosa.
Un Affleck poco credibile nella parte di un ladro che si reinventa pseudoboss dopo un grosso trauma e una sceneggiatura arrancante, che si appesantisce quasi ogni volta che gli scambi verbali (troppo studiati per risultare naturali) la fanno da padrone sono le due armi non vincenti di una pellicola, che solo qua e là mostra qualcosa di interessante. La figura del capo della polizia non è male "Ora pentiti", come anche quella del viscido appartenente al K.K.K., ma è troppo poco, in un mare di stereotipizzazioni (il boss italiano) e di scarsa originalità. Mediocre.
MEMORABILE: "È questo il paradiso". "E perché assomiglia all'inferno?". "Perché abbiam mandato tutto a puttane"; "Non sei un assassino, sei un bandito rivestito".
Tratto da un romanzo di Dennis Lehane. Quarto lungometraggio diretto da Ben Affleck e, seppur non ai livelli passati, questo si può giudicare un buon film. Noir che si svolge nel periodo del proibizionismo statunitense. Storia lineare e coinvolgente. Note negative: sentimentalismo stonato e durata eccessiva. Cast apprezzabile, così come la fotografia. Consigliabile.
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DiscussioneRaremirko • 9/02/21 20:30 Call center Davinotti - 3863 interventi
Affleck si riconferma un signor regista con una vicenda struggente ed intensa (ottimi i momenti riflessivi, con un audio/video fenomenali), da lui pure scritta (e co-prodotta da Di Caprio).
Si pesca da Scorsese e Levinson, pur vivendo di una certa propria originalità e di un proprio stile; 110 minuti che non stancano, ottimamente diretti e ben fotografati.
Buon cast; Affleck non sarà il miglior attore di sempre, ma resta pur meno valido anche sotto tal profilo.