il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

L'ARCANO INCANTATORE
le location esatte
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358073 commenti | 67970 titoli | 26791 Location | 14065 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: L'ultima avventura (1932)
  • Luogo del film: La villa in cui risiede il conte Armando (Francioni)
  • Luogo reale: Villa Mosino Greppi, Via Varesina, Villa Guardia, Como
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  • Film: Mio cognato (2003)
  • Multilocation: Via Matera
  • Luogo reale: Via Matera, Bari, Bari
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  CINEPROSPETTIVE

ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Marisa Volonnino

    Marisa Volonnino

  • Larry Ward

    Larry Ward

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Kinodrop
Un microcosmo di personaggi e situazioni concentrate negli spazi di un albergo sul mare, gestito da una signora che tiene le fila non solo dell'amministrazione ma anche dei sentimenti o dei capricci degli ospiti fissi della struttura nella loro routine quotidiana, fino a che eventi imprevedibili vengono a turbarne i precari equilibri. Un impianto teatrale che il regista non cerca neanche di nascondere e che vive dell'intreccio dei dialoghi, che rivelano l'ambiguità emotiva dei personaggi ottimamente interpretati da un cast stellare, su cui primeggiano Niven e Hiller, entrambi Oscar.
Commento di: Pinhead80
Due persone che non si conoscono vengono fatte alloggiare in due camere d'albergo adiacenti. La sera, le scarpe dei due messe fuori dalla porta cominciano a flirtare finendo inevitabilmente per far incontrare i padroni con un esito imprevisto. Corto di Cohl molto gustoso che parte dall'idea interessante di far animare due paia di scarpe per far nascere una storia d'amore apparentemente dettata dal caso. A Cohl fantasia e ingegno non mancano di certo anche quando la parte animata è presente nell'opera solo in minima parte. Una storia simpatica e semplice davvero simpatica.
Commento di: Dave hill
Pasticcio matteiano e fragassiano che plagia spudoratamente Aliens, sostituendo gli abissi cosmici con una Venezia postapocalittica e gli xenomorfi con imbarazzanti uomini pesce gommosi e dalla bocca impastata creati dai fratelli Paolocci. Poi passa a scimmiottare Terminator (di qui il titolo) con serissimo eppur risibile cyborg. Geretta Field, la prima contagiata di Demoni, emula Vasquez. Osceno l'equipaggiamento dei marines (tute e armi). Cast sparito nel nulla.
Commento di: Siska80
Attrice in declino torna in Messico con la speranza di ripristinare la sua popolarità, ma si imbatte in una fan invadente... Ok, non tutte le gag sono riuscite e nel complesso la pellicola delude, perché tenta malamente di mettere troppa carne sul fuoco; eppure vale comunque la pena darci un'occhiata per la bravura delle due interpreti femminili (Castillo è una stimata attrice di telenovelas e qui porta a casa l'ennesimo personaggio riuscito). Del resto ne succedono così tante che è impossibile annoiarsi e il ritmo scorre con celerità. Finale abbastanza prevedibile.
Commento di: Rambo90
Noioso esercizio di stile, soprattutto da parte della sceneggiatura di Koepp che sembra celare chissà quali segreti per poi sciogliersi nel più classico degli intrighi internazionali. Zero azione, tutto è puntato sugli attori, bravi e in parte, con una grande Blanchett, ma la regia leccata e lo scarso interesse per scenari ormai abusati appesantiscono eccessivamente tutto. Nelle scene a Zurigo c'è anche qualche svarione fotografico. Mediocre.
Commento di: Siska80
In barba a ogni forma di innovazione stilistica e a fronte di sfondi curati nel dettaglio, le sembianze dei protagonisti sembrano uscite da uno dei tanti anime in circolazione negli Anni Novanta (sono in sostanza assimilabili a bamboline da esposizione parche di espressività), con l'aggravante di effetti scenici (stelline, bolle di sapone e roba varia) fuori contesto e oltremodo fastidiosi. I brani (sottotitolati) sono invece orecchiabili, mentre risulta per ovvie ragioni impossibile condensare in meno di due ore una trama tanto complessa. Il capolavoro resta uno.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Più tendente alla commedia che allo spionistico, il film di Dick Clement si gioca la carta della brillantezza con la coppia Kirk Douglas/Marlène Jobert inserendo i due in un complicato intreccio che parte da Bucarest, dove Fabienne (Jobert) è in luna di miele col marito John Fenton (Mower). Lei è francese (deliziosamente doppiata con accento conseguente da Vittoria Febbi), lui è nipote di un ministro inglese (Howard). In Romania John viene però arrestato dalla polizia locale e spedito direttamente a Mosca senza che alla poveretta venga spiegato nulla. Anzi,...Leggi tutto nel tentativo di scoprire qualcosa conosce un tizio del posto, Andrej Ferenk (Douglas), che la addormenta e la piazza, drogata, sul primo aereo per Londra.

Nel frattempo si è capito che John verrà restituito agli inglesi solo se questi ultimi accetteranno di barattarlo con una spia russa detenuta nel Regno Unito. Al momento dello scambio, tuttavia, il buffo personaggio prescelto (Blier) cade nel buco formatosi in un lago ghiacciato e la trattativa resta momentaneamente in stallo. Per questo Fabienne si mette in testa di trovarla lei, una spia da scambiare per riavere il marito; e capito come Andrej, che nel frattempo ha ritrovato a Londra, ne abbia tutta l'apparenza, cerca di “usarlo”; non sa che l'uomo ha nascosto un suo microfilm nella valigia che crede appartenga a Fabienne e a sua volta cerca di far confessare alla giovane dove ora la valigia sia.

I due insomma s'incastrano a vicenda e insieme fuggiranno da chi presto cercherà di fermarli. Da Bucarest e Londra si passa in Scozia rendendo evidente quanto il film punti su un buon numero di ottimi esterni e su di una sceneggiatura che vorrebbe essere più spiritosa di quanto non riesca effettivamente a essere. La Jobert (anche scrittrice nonché madre della splendida Eva Green) esibisce buona iniziativa, per quanto un po' petulante e a tratti fastidiosa, mentre Douglas – nonostante il fascinoso sorriso – non pare contribuire granché alla resa umoristica dell'insieme. L'intricata vicenda è comunque spiegata se non altro con chiarezza e offre come apice spettacolare un lungo inseguimento in gommone sul lago. A seguire, un simpatico colpo di scena chiamato a movimentare l'ultima parte.

Trevor Howard apporta la scontata componente di humour britannico con qualche battuta all'insegna della scarsa voglia di sporcarsi le mani del governo inglese in una faccenda del genere: è la conferma della predisposizione alla commedia di un film che invece, sotto il profilo della suspense, resta molto sotto al livello di guardia. Qualche sorriso di tanto in tanto, poco altro ma una regia che se non altro regge un discreto ritmo per l'intera durata, grazie anche alla spigliatezza di Kirk Douglas e Marlène Jobert. L'argentiano Sacha Pitoëff è l'uomo addetto alla sorveglianza di John in Russia.

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Che bastasse una notte per raccontare una storia lo sappiamo dai tempi di Scorsese, ma qui l'arco temporale che Costella analizza si allarga, retrocedendo, fino a raggiungere una sera di due anni prima, quando la famiglia di Elisabetta (Foglietta) e Piero (Battiston) si ritrova felicemente sul divano del salotto a guardare un documentario su Leonard Cohen, passione soprattutto di mamma. I tre figli si stringono ai genitori in un momento di comunione apparentemente perfetto, senza sbavature né una nota fuori posto. Perché...Leggi tutto allora, quando si avanza di due anni, nella splendida cornice di Cortina d'Ampezzo, Elisabetta e Piero sembrano così distanti? Quasi non si parlano, mentre due dei tre figli sono con loro e chiedono a papà di accompagnarli per un'ultima sciata prima di tornare. Mamma accetta di malavoglia, ma in un clima pesante la prima cosa che ci si chiede è dove sia finito Flavio (Caiazzo), il fratello maggiore della cui presenza già qualcuno parla al condizionale, come se...

Si fa presto a capire cosa sia accaduto e cosa si nasconda dietro quel cambiamento radicale nell'atteggiamento di tutti. E difatti, quando il nastro si riavvolge ritornando a quella notte sul divano, capiremo: Flavio, chiamato per un appuntamento da un amico, esce di casa salutando genitori e fratelli. Poi solo un tonfo sordo, udito fin dentro casa, che spinge tutti a precipitarsi giù dalle scale. Non c'è bisogno di mostrare altro; o perlomeno così ha deciso Costella, che fa calare il sipario sul dramma e ci riporta al presente o comunque alla sera del titolo, quella in cui qualcos'altro è successo e qualcun altro è nei guai.

Quell'ultima discesa sugli sci prima di tornare ha originato un nuovo incidente; forse diverso, tutto da interpretare, ma che otterrà in qualche modo di riunire la famiglia, ferma nella snervante attesa di un verdetto, sospesa in un sentimento indecifrabile che fa riaffiorare la tragedia precedente sconvolgendo le menti di tutti. Ma qui sta il problema del film che, pure spezzato dagli ormai ineludibili salti temporali, nel primo tempo aveva saputo costruire un bel clima di tensione, celando alcuni intervalli della vicenda ma calandoci bene nell'atmosfera gelida rispecchiata dalle alte vette delle magnifiche Alpi bellunesi e da scorci di grande suggestione (davvero tanti, siamo ai confini della promozione turistica, pur se legittimata dallo stile scelto) che la colonna sonora commenta con bella sensibilità.

I temi dell'incertezza, della caducità, avvolgono un film che sa scegliere i momenti giusti per permettere agli attori di comunicare con gli sguardi: Battiston e la Foglietta sono una coppia di indubbio valore, magari parzialmente impacciata da una sceneggiatura un po' artificiosa ma capace di trasmettere una profondità non comune. E' il passaggio a una seconda parte improvvisamente scarica e priva di aggiunte importanti a penalizzare il risultato. Così, come se gli mancasse la terra sotto i piedi, il film si arena senza sapere come procedere, impaludandosi in una rappresentazione di maniera del dramma che presto stanca e che definitivamente s'incaglia nell'estenuante parentesi in cui si rievoca il ritrovamento, anni prima, di un cervo, momento in cui la famiglia si era riunita in un significativo, virtuale abbraccio.

A prevalere è l'angoscia, con l'introduzione di un'altra ragazza presente in ospedale (Vianello) a smorzare la tensione ma anche a disperderne le tracce, mentre si rarefanno gli interventi della famiglia di lei (la madre è Stefania Casini, il padre Luigi Diberti) che sembravano poter aggiungere un po' di sale alla storia. Ci si trascina quindi verso la fine descrivendo l'ordinario senza aiuti dai dialoghi e raggiungendo un epilogo banale. Brava Giulietta Rebeggiani nel ruolo della figlia, più in ombra Biagio Venditti in quello del fratello.

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Allucinanti avventure di una coppia di agenti infiltrati nel mondo della droga incaricati di stanarne un importante boss, tale Gaine (Allman). Jim Raynor (Patric) nota Kristen Cates (Leigh) mentre lei corre insieme ad altri colleghi: ne coglie il piglio risoluto e capisce che potrebbe essere la compagna ideale per tuffarsi con lui nel difficile compito assegnatogli. Lei accetta e i due subito si mettono in contatto coi pesci piccoli, tra i quali il giovane Walker (Perlich), che si occupa in qualche modo di garantire per loro.

Il gioco in fondo è sempre lo stesso e lo conosciamo da...Leggi tutto sempre, ma qui subentra pesantemente l'esperienza personale: Jim in particolare, per calarsi al meglio nella "parte" e non indurre sospetti negli spacciatori, non esita a mettersi il laccio al braccio e a spararsi in vena quello che gli vendono. Lei eviterebbe volentieri, ma se ti puntano una pistola addosso dicendoti "Dai bella, schizzatela anche tu" non è che puoi fare la schifiltosa. Poi uscire dal tunnel non è facile, però, e quando certe sostanze ti entrano in circolo liberartene può diventare un problema molto serio. La prassi prevede che una volta acquistata la droga con i soldi della Polizia, allo Stato venga restituita, ma non sempre così verrà fatto...

La trama è davvero elementare, quasi un pretesto per rievocare vent'anni dopo le magiche atmosfere degli Anni Settanta in modo mirabile, al punto che  un po' per la fotografia, per i costumi, le auto, ma soprattutto per le musiche ("Knocking on a Heaven's Door" di Bob Dylan, "All Along The Watchtower" di Jimi Hendrix, "Free Bird" dei Lynyrd Skynyrd...) sembra davvero un film girato allora. E se i brani musicali facilmente riconoscibili sono noti classici, il vero atout è la colonna sonora di Eric Clapton: "Slowhand" marchia a fuoco un gran numero di sequenze con la sua chitarra, donando a loro quel feeling caldo inconfondibile che connota il film più di ogni altra cosa. Non è un caso che la regista esordiente Lili Fini Zanuck, moglie del produttore Richard Zanuck, siederà dietro la macchina da presa anche in A LIFE IN 12 BARS, documentario su Clapton del 2017.

Trovata in Jason Patric e Jennifer Jason Leigh una coppia piuttosto convincente (per quanto non troppo memorabile), RUSH si presenta come un oggetto piuttosto anomalo nel panorama dei suoi anni, con un concetto di ritmo relativo, molte scene che sembrano del tutto interlocutorie, scarsa azione e una regia che non sempre mostra di avere il polso della situazione. Tuttavia l'ambientazione e il clima giusto sopperiscono ai difetti, riuscendo a nascondere certe banalità di fondo e contribuendo a immergerci nell'incubo di una coppia che - almeno nel caso di lui - sembra presupporre troppo, pensando di poter controllare una condizione che chiunque sa come possa sfuggire di mano con estrema facilità. Piuttosto inafferrabile il boss dal lungo capello biondo e l'aria da rockstar d'epoca, sterotipata ma corretta la figura del collega di riferimento (Elliott) al quale i due devono sempre rendere conto. Finale ad alto tasso drammatico ed epilogo che ha il merito di non perdersi nelle solite scene posticce consolatorie.

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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