il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

ROCKY vs DRAGO vs ROCKY IV
confronto tra le due versioni
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360538 commenti | 68487 titoli | 26983 Location | 14220 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: Piovuto dal cielo (1953)
  • Luogo del film: Il distributore presso il quale Renato (Rascel) deruba il proprio complice Carlo (Carotenuto)
  • Luogo reale: Viale Toscana, Milano, Milano
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  • Film: Il clan dei camorristi (serie tv) (2013)
  • Luogo del film: La procura presso la quale presta servizio il giudice Andrea Esposito (Accorsi)
  • Luogo reale: Vicolo del Casale Lumbroso, Roma, Roma
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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Gennaro Di Leo

    Gennaro Di Leo

  • Nicol Vignola

    Nicol Vignola

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Pigro
Due partigiani e il fascista sanguinario, cinquant'anni dopo, tra case di cura e voglia di vendetta sui monti della Valchiusella. Ovvero, cosa rimane della Resistenza e della memoria e che rapporto lega gioventù e vecchiaia. Film sorprendente, underground e avvincente, teso e angosciante. Grammatica da cinema di poesia, con calzante fotografia sporca da documentario postbellico, o da cinema-verità (e più indietro, Ejzenstein) che crea un cortocircuito nella ricezione attuale, giocando proprio sul distacco tra la narrazione, l’oggetto e il fruitore.
Commento di: Myvincent
Susanne è una giovane fra giovani in cerca di un posto al sole e soprattutto di se stessa. Sembra innamorata di un farabutto ma poi frequenta il migliore amico di lui forse per non rinunciarvi. Chi lo sa… L’amore tra studenti è il percorso verso una ben altra laurea, nella quale le logiche sono prive di coordinate. Rohmer continua a raccontare le giovani generazioni, sapendo molto bene come farlo e renderlo cinematograficamente.
Commento di: Artemio77
Fleming perde nel confronto con Stevenson, riducendo la feroce vertigine di essere al di sopra delle convenzioni morali a una mera questione di donne. Tracy funziona molto più come Hyde (basta poco trucco) che come Jekyll. La donna tentatrice Ivy/Eva è volubile e spontaneamente sensuale, un'irresistibile Ingrid Bergman; scolastica ma apprezzabile la donna/angelo di Lana Turner. Londra notturna e noir con l'ombra mantelluta di Hyde che scorrazza tra i lampioni resta impressa.
Commento di: Il ferrini
Landis gioca con un'antica leggenda dei nativi, scrivendo una storia semplice ma con personaggi favolosi. Benben e Griffith (che il comico lo fa di professione) funzionano alla grande, dando vita a dialoghi assurdi, così come lo è la soluzione del "caso". Della protagonista (muta) si può dire che è di una bellezza quasi soprannaturale. Le basta sorridere per ipnotizzare un uomo e probabilmente non soltanto nella finzione. Percentuale di horror piuttosto bassa ma appare evidente che al regista/sceneggiatore interessava più divertire che shockare. Il finale? Era l'unico possibile.
Commento di: Valcanna
Film documentario sulla profondità della vita spirituale haitiana. Una via di mezzo tra documentario e pellicola visionaria. Vive di spezzoni, testimonianze e frammenti poetici perfettamente incastonati in un disegno generale più che soddisfacente. Visione particolare che si fa apprezzare. Una sorta di invocazione spiritica che trasporta direttamente nella profondità meditativa di una cultura ancestrale.
Commento di: Jj berzeli
Questo bel film gira tutto intorno al personaggio di Fiona Maye, giudice minorile ligio al dovere e all'etica, ottimamente caratterizzato e interpretato dalla Thompson. Attorno a lei orbita il ragazzo Adam (Whitehead), trasformato in martire dalla sua comunitá religiosa, che riesce a trasmettere molto bene tutti i suoi tormenti giovanili. La storia è ben congegnata e interessante, anche se con qualche difetto, (il personaggio del marito, ad esempio, serve solamente a sottolineare l'anaffettività della donna, la ricaduta del ragazzo è tirata un po' via). Modesta la fotografia.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Un film televisivo come lo era il simile THE DAY AFTER, che però dava l'impressione di poter contare su più mezzi e un cast superiore. Gli inglesi, però, nell'ipotizzare un terrificante attacco atomico (una minaccia, soprattutto in quegli anni, ben presente), superano in ferocia e cinismo gli americani, confezionando una seconda parte realmente agghiacciante.

Scandito da didascalie che annotano i giorni (e gli anni, perché l'arco di tempo analizzato è ampio) in cui l'apocalisse...Leggi tutto procede, il film di Mick Jackson lascia montare il clima di tensione internazionale attraverso i tanti notiziari che si ascoltano, spesso sullo sfondo di scene che raccontano altro. Di tanto in tanto le news si prendono il centro dell'attenzione - così da spiegare meglio l'acuirsi della crisi tra Stati Uniti e Unione Sovietica partita da uno scontro in Medio Oriente (l'Iran come credibile focolaio primigenio) - e mostrano le diverse reazioni della popolazione alle notizie: qualcuno le prende sottogamba, altri ne capiscono da subito la grave portata.

Esiste anche una coppia che sembrerebbe guadagnarsi il ruolo di protagonista, due giovani in procinto di sposarsi dopo che lei (Meagher) ha scoperto di essere incinta, ma sono cronache effimere di un quotidiano di scarso spessore, perché il racconto procede coralmente, abbracciando l'intera di città di Sheffield, in Inghilterra, che sostituisce quindi la Kansas City di THE DAY AFTER. Assistiamo all'improvviso proliferare di manifestazioni (pro e contro la guerra), alle prime cacce di scorte alimentari che conducono verso il progressivo esaurimento della merce nei supermercati, agli avvisi del governo che cominciano a spiegare come ci si deve comportare in caso di catastrofe nucleare, all'attrezzamento dei bunker, sempre in un clima che punta a mostrare tuttavia la relativa normalità del quotidiano.

Nel frattempo le notizie dal fronte si fanno sempre più cupe, si moltiplicano le esercitazioni, si verificano i primi incidenti diplomatici e si capisce come si stia correndo a gran velocità verso il baratro. Poi il fungo atomico, improvviso, che si staglia nel cielo lasciando attoniti. E tutto cambia, come facilmente previsto da ogni studio.

Costantemente supportato da immagini di repertorio mescolate a filmati che ricostruiscono la catastrofe e i suoi effetti, il film mostra da qui la sua seconda natura, quella documentaristica, che ha il preciso scopo di atterrire, sperabilmente di dissuadere dall'utilizzo dell'arma nucleare. La forza di THREADS stra soprattutto nel modo in cui comunica il messaggio, senza arretrare di fronte a immagini scioccanti, di devastazione e silenzio, di fuoco e di cenere. Non c'è di fatto nulla di nuovo in quello che si racconta ma cambia il come; la continua mescolanza e interconnessione tra fotografie, approccio documentaristico, fiction, bianco e nero, colore, diventano un caleidoscopio di orrori che non risparmia nessuno.

Se però nella forma il valore dell'opera trova punte anche altissime, relativo è il coinvolgimento. Forse perché ormai assuefatti da sviluppi simili che portano ad analoghe, inevitabili conseguenze, attendiamo che esse si concretizzino senza grandi sorprese. A lungo andare l'imbarbarimento programmatico, illustrato anche con la dovuta glacialità, procede in modo piuttosto piatto. Nessuna precisazione sull'andamento della guerra nel mondo, poche notazioni di carattere medico: si sceglie la via di una narrazione che privilegi l'emozione senza però riuscire troppo a comunicarla.

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Ancora orrori per Jaume Balagueró, che ormai nel genere ha trovato la sua strada e i suoi estimatori; perché uno stile ce l'ha, le qualità per fare buoni film anche, però poi sembra perdersi nell'inseguire strade tortuose che s'avvolgono su se stesse dimenticando quell'empatia che permette a lavori così di coinvolgere davvero.

Ester Exposito, comunque, è davvero bella e non lo si vede solo quando si muove a danzare come cubista in discoteca. E' Lucía, che finito il turno prende dal suo armadietto un borsone e se ne sta...Leggi tutto per uscire quando viene fermata dal guardiano, che pretende di vedere cos'abbia dentro, visto che indossa gli stessi abiti di quando danzava. Dentro, infatti, c'è una gran bel quantitativo di droga in pasticche, e per impedire di esser fermata, la giovane spruzza uno spray urticante negli occhi del guardiano, il quale per tutta risposta le pianta un coltello nella coscia. Lucía riesce però a fuggire, e trova rifugia proprio a Palazzo Venus (Edificio Venus, in spagnolo), un alto condominio dove vive la sorella Rocío (Cremonte) con la figlia Alba (Fernandez), dolce bimbetta amorevole e dall'aria matura.

Tra le due sorelle non corre buon sangue, anche perché Rocío sa benissimo che Lucía non perde occasione per cacciarsi in problemi da cui poi non sa come uscire. E quando capisce che quella si porta dietro un pesante carico di pillole blu rubate... va su tutte le furie. Ma poi che vuoi farci, non può che ospitarla in casa, è pur sempre sangue del suo sangue (letteralmente) e va curata.

Da un impianto quasi da noir ci si sposta lentamente nei territori dell'orrore, perché Palazzo Venus qualcosa nasconde, al suo interno. Chi è ad esempio la misteriosa domestica alla quale Alba fa riferimento, che le regala oggetti inquietanti e che pare abitare all'ultimo piano? E gli inquilini dal fare ambiguo, secondo antiche regole polanskiane, non finiscono qui; comprendono pure un gruppo di anziane signore un po' bizzarre. Si procede quindi seguendo un doppio binario: da una parte la ricerca di Lucía da parte dei gangster "legittimi" proprietari delle pillole, che comprendono anche un giovane con cui evidentemente la ragazza aveva degli accordi relativi al furto stesso, dall'altra gli strani rumori e le impalpabili manifestazioni soprannaturali del palazzo, che sembrano attaccare l'inconscio di chi vi abita.

Balagueró non lesina sangue nella seconda parte, mentre la prima sembra più un thriller drama, con la tensione tra le due sorelle che sale fino a quando Rocío scompare lasciando Lucía sola con la nipotina e mille dubbi. Qualche buona scena sotto il profilo noir (ben caratterizzato il boss che ama i churros e deve pensare a far parlare le colleghe di Lucía per capire che fine abbia fatto), una valida direzione del cast ma anche una gestione del ritmo deficitaria, con inutili lungaggini, tocchi estetizzanti a volte un po' goffi e qualche stramberia non sempre centrata. Insomma, questo VENUS prometteva meglio, mentre nel finale tende a spegnersi chiudendosi poi in modo inaspettato con un finale molto eccentrico sui cui titoli di coda Mina canta "Nessuno".

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Bisogna capirli, gli americani e il loro cinema: ci vedono allo stesso modo da sempre, e quando si tratta di film di facile consumo come in questo caso non è logico pretendere che rinuncino a stereotipi cui sono affezionati e che dipingono gli italiani a metà tra la simpatica presa in giro e il folklore. Per un film quasi per intero ambientato nella solare cornice di Capri (ripresa in modo eccellente e ci mancherebbe, considerato il budget investito), con maestranze e qualche attore di casa nostra, non ci si aspetti quindi che si affronti la descrizione dei personaggi rinunciando...Leggi tutto a luoghi comuni, che d'altra parte vengono aggravati dall'uso del dialetto napoletano per doppiare tutti gli italiani presenti in scena o quasi (come fare altrimenti però, per differenziare gli americani - che parlano in perfetto italiano - dai capresi senza ricorrere a sottotitoli?).

Per questo sequel il regista Paul Feig cambia insomma completamente l'ambientazione, che era profondamente statunitense, per trasferire le due protagoniste a Capri, dove Emily (Lively), liberata di prigione da avvocati evidentemente molto in gamba, dovrà sposare il prestante e ricchissimo Dante Versano (Morrone). E con sprezzante sfacciataggine chi pensate che avrà il coraggio di invitare alla cerimonia? Proprio Stephanie (Kendrick), la donna che l'aveva spedita in carcere e che, raccontando in un libro la loro storia, ha guadagnato gloria e denaro. Naturale che Stephanie non accetti, ma il ricatto di Emily (hai sfruttato la mia immagine senza il mio permesso, ti denuncio) la costringe a partire.

Attenzione però: nel lussuoso albergo dove alloggiano gli ospiti, tra i quali pure Sean (Golding), l'ex marito di Emily che condivide con lei un figlio, avverrà un delitto in doccia, immediatamente derubricato dagli investigatori a incidente domestico... Stephanie comincia a capire che il rischio di finire in una trappola ordita da chi non può che logicamente pensare di vendicarsi è alto, e di certo non l'aiuta a sentirsi tranquilla un'agente dell'FBI decisamente pasticciona.

Perché è chiaro che tracce di commedia sono sparse un po' ovunque e che un film del genere non può e non va preso troppo sul serio. Gioca coi generi, li sfrutta piegando la complessa trama gialla (che nell'ultima parte si fa anche non facilissima da seguire) allo strano rapporto che lega le due donne e che già era all'origine del successo del primo capitolo: la Kendrick e la Lively hanno caratteri diversissimi e non si capisce mai chi delle due sia la più furba o chi prende in giro chi. Nonostante l'ovvio sentimento di avversione reciproca dovuto al finale del primo film, le due protagoniste ridono insieme, scherzano, stabiliscono una complicità che - almeno per chi conosce quanto avvenuto in precedenza - non può che apparire folle, irreale, ancor meno credibile del carrozzone che le due guidano tra macchiette improbabili e figure di dubbio gusto (si veda Elena Sofia Ricci nel ruolo della madre dello sposo).

Il clima scanzonato indica gli strampalati contorni del progetto, da prendersi per quel che è senza rammaricarsi degli evidenti difetti, godendosi le sempre buone performance delle due protagoniste e cercando, nel caos generale, di seguire l'intreccio giallo con nuovi colpi di scena garantiti da una soluzione assai contorta. Tra un faraglione e una piazzetta, nel frattempo, ci s'infila pure la fontana di Trevi, tanto per gradire. Le canzoni di Noemi in apertura e di Angelina Mango in chiusura confermano le alte quote di partecipazione italiane presenti.

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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