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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Pif si dedica alla fantascienza rosa e immagina un futuro (molto prossimo) in cui la tecnologia invade ogni campo e soprattutto, in ambito lavorativo, decide l'adeguatezza degli impiegati in base a sofisticati algoritmi. Chi non ha più i requisiti richiesti deve andarsene, persino chi (come nel caso di Arturo Giammaresi) quegli stessi algoritmi aveva contribuito a programmarli e idearli. Lasciato dalla fidanzata (Solarino) per scarsa compatibilità stabilita da una speciale app in cui immettere i propri gusti, Arturo (De Luigi) si ritrova in un attimo senza lavoro, senza donna e - quel che più è grave - senza soldi. Dopo aver tentato di farsi assumere passando attraverso...Leggi tutto speciali siti online che tuttavia regolarmente lo escludono perché di età superiore ai 40 anni, si lascia sedurre dalla pubblicità di Fuuber, una misteriosa società che promette un posto anche a chi non è più giovanissimo. Il solito guru (Farren) con l'aria del nerd di successo invita chiunque a presentarsi in sede dove qualcosa da fare ti troverà. Cosa? Facile: il "rider". Zaino in spalla, bicicletta e un piano di consegne serratissimo. Compensi bassi, come prevedibile, ma Arturo non ha al momento altre possibilità. L'unica evasione da una vita disgraziata, condivisa in appartamento con un professore che arrotonda facendo l'hater professionista (Pif), è il “Fuuber friend”, un ologramma a pagamento (199 euro a settimana!) modellato sui tuoi gusti e che, nello specifico, ha le fattezze dell'attraente Stella (Pastorelli). Non lo puoi toccare (bandito quindi ogni tipo di approccio sessuale o intimo) ma ci puoi parlare, condividere esperienze col vantaggio di avere vicino a te qualcuno che ti conosce benissimo e che ti ascolta sempre e comunque. Pif di fatto aggiorna il LEI di Spiker Jonze aggiungendo la fondamentale forma visiva alla semplice “voce amica”, ma così facendo banalizza l'operazione che a questo punto si riavvicina alla fantascienza più classica che dalla FABBRICA DELLE MOGLI al nostro IO E CATERINA introduceva l'idea della compagna ideale "meccanica" (poco importa in fondo che qui sia semplicemente virtuale). Da Jonze ricalca anche il tipo di scenari “futuristici ma non troppo” e soprattutto l'approccio disincantato e sospeso, cui De Luigi offre la sua tipica recitazione sognante che in un contesto simile s'inserisce al meglio. Eppure, se l'inizio più da commedia riusciva a mediare bene con la fantascienza originando un ibrido piacevole e a tratti divertente, col progredire della storia si vira in direzione di una malinconia che non trova negli sviluppi il modo di riemergere animandosi. Il rapporto tra lui e lei dice poco mentre è più interessante il lavoro scenografico sugli esterni, che riesce nell'intento di creare un futuro plausibile semplicemente scegliendo i luoghi giusti e riprendendoli in modo poco convenzionale. La facile critica della modernità spinta che poggia sull'esasperazione tecnologica per opprimere l'uomo sostituendovisi è troppo comune per meritare elogi; è invece ammirevole il tono registico di Pif, delicato e in linea con le commedie depurate di ogni volgarità e internazionali, fin troppo laccate tuttavia per convincere davvero. Si procede registrando una piattezza poco stimolante, con un'ultima parte anch'essa non certo originale che richiama pure un episodio del recente IMPREVISTI DIGITALI. Perché inevitabilmente gli spunti di chi decide di mostrare gli inconvenienti del progresso spesso confluiscono in grandi temi già ampiamente battuti dalla fantascienza dei primordi. Trovare un nuovo linguaggio per sfruttarle non è facile e spesso ci si rifugia (come in questo caso) in espedienti grafici, sovrimpressioni, buffe icone parlanti e display riportati in trasparenza sull'immagine. Più simpatico l'omaggio al Nichetti di LADRI DI SAPONETTE che rifaceva LADRI DI BICICLETTE. Per buona parte stanco e tedioso, il film è un bell'involucro che avvolge troppo poco, nonostante mantenga un'atmosfera “liquida” e surreale che indubbiamente si addice al tema trattato e possa giovarsi di un De Luigi ideale per il ruolo assegnatogli.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 30/11/21 DAL BENEMERITO DIDDA23 POI DAVINOTTATO IL GIORNO 9/12/21
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Rambo90 1/12/21 00:55 - 7819 commenti

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Una fantascienza nostrana che mancava da tempo, declinata con la chiave di una commedia dal sapore quasi fantozziano (Fuuber sembra una megaditta moderna e digitalizzata) che colpisce nel segno e diverte in svariate occasioni. Merito di una sceneggiatura brillante, che offre a De Luigi la possibilità di mostrare le sue ottime caratteristiche malincomiche, e che solo verso la fine forse fa qualche scivolone nel tentativo di mandare un messaggio un po' troppo retorico. Bella l'ambientazione in una Roma quasi irriconoscibile e distopica.

Didda23 30/11/21 09:37 - 2439 commenti

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In un futuro prossimo e imprecisato, la vita umana è sempre più controllata da app e algoritmi. Il protagonista (un bravo De Luigi in un ruolo perfetto per caratteristiche), dopo un licenziamento si riciclerà come rider e troverà l'amore virtualmente. Guazzabuglio di cinema "alto" che cita una miriade di opere (Lei di Jonze la più evidente, ma anche la poetica nostrana di Nichetti, che appare in un cameo) ma che rimane sostanzialmente freddino e impersonale, virando più verso il drammatico con una parte finale di rarissima inefficacia. Si salvano certe piccole cose, qua e là.
MEMORABILE: Il colloquio per il nuovo lavoro; La settimana di prova; In negativo: il retorico pistolotto finale.

Daniela 8/12/21 23:38 - 12918 commenti

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Perso il lavoro a causa di un algoritmo e la fidanzata per colpa di una app, il protagonista si trova costretto ad accettare un lavoro come rider. Per sentirsi meno solo, prova un software che crea un ologramma da compagnia, ma il servizio è molto costoso... Fantascienza di prossimità che mescola Loach e Jonze smussandone il pessimismo con la bonaria auto-ironia di cui si fa portatore De Luigi, a suo agio nel ruolo di tenero perdente. Al netto di un didascalismo superfluo e qualche sbavatura, il film diverte e fa riflettere, risultando una sorta di Black mirror all'italiana.

Paulaster 10/01/22 09:50 - 4634 commenti

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Programmatore viene licenziato a causa dell’algoritmo di sua invenzione. Pif inscena il grido d’allarme verso l’uso sfrenato della tecnologia, che invece di dare più libertà imprigiona in un mondo orwelliano. La regia è spigliata nelle idee visuali e usa un’ironia tra Gondry, Jonze e Nichetti (che compare in un cameo); come recitazione si nota la differenza con De Luigi (adeguato nel ruolo di fallito), inoltre poteva evitare il tremendo balletto fascista e le citazioni di Jobs. La Pastorelli serve per umanizzare il soggetto ma appiattisce la resa con la storia d’amore.
MEMORABILE: Fishbook; L’hater che arrotonda; Il conto compreso l’ologramma; Il pronto soccorso; L’asta al ribasso; Il volo low low cost.

Decimamusa 11/01/22 12:06 - 102 commenti

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Apologo sui tentacoli della virtualità che si sovrappongono alla vita reale, sulla disumanizzazione nel mondo del lavoro e sul potere pervasivo della comunicazione che colonizza la psiche. Questo intreccio di spunti rende il film un po' sovraccarico, in cui un pur valido regista come Pif fatica talvolta a districarsi. Ci si affida alla maschera stralunata di Fabio De Luigi, che sa sfaccettare con più sfumature del solito il personaggio dello sfigato: tenta di “non rimanere a guardare” ma si rivela essere un granello di un ingranaggio cosmico che conduce verso un futuro inquietante.

Galbo 28/05/22 19:12 - 12517 commenti

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La fantascienza del film di Pif lo è solo nella forma; la sostanza del film è invece attualissima perché parla della disumanizzazione e della precarietà del lavoro, della progressiva (e inesorabile?) erosione dei diritti e della volatilità dei rapporti umani. Il tutto in un'efficace cornice modernista e segnata da un clima generalmente malinconico al quale ben si adatta la sognante e surreale interpretazione di De Luigi. Peccato per la lunghezza eccessiva, non sostenuta da una sceneggiatura che si prende qualche pausa. Nel complesso non male.

Gabrius79 15/06/22 23:41 - 1452 commenti

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Pif dirige e interpreta un film in cui il protagonista è un Fabio De Luigi sicuramente in parte ma poco aiutato dalla sceneggiatura, che risulta essere talvolta piatta. Vero è che si vuol puntare su temi attuali, ma il ritmo latita e la pellicola progressivamente peggiora. Curioso il personaggio della Pastorelli, che peró aggiunge ben poco al film. Si poteva fare meglio.

Puppigallo 5/07/22 20:40 - 5372 commenti

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De Luigi funziona come "Capitan Sventura" in questo futuro prossimo dove, tra algoritmi che incasellano esseri umani decidendo il loro destino e "ologrammi" che danno loro l'illusione finale, non si vive poi così bene se non si bazzicano i piani alti. La pochezza della sceneggiatura è piuttosto evidente e i vari argomenti sono trattati in maniera elementare. Questo fa sì che il tutto proceda su binari prevedibili, colpetto di scena (se così di può chiamare) compreso. Vedibile, ma fa comunque parte dei film kleenex, guarda e getta.
MEMORABILE: L'algoritmo boomerang; "È arrivato Fuuuber!"; La salita stile Gran Premio della montagna; L'ologramma per Pif; Il Polo Nord.

Bubobubo 9/07/22 11:34 - 1847 commenti

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Pif gioca con colorati paratesti jonziani, applicando la licenza di trasformare il ghigno gigionesco di De Luigi nella smorfia post-alienata dell'uomo-automa stritolato dal suo stesso meccanismo. Meno didascalico e qualunquista di quello che potrebbe sembrare di primo acchito, nonostante la compita prevedibilità delle dinamiche fra i due protagonisti, regala margine per riflessioni non banali: il peso dei vincoli di un'esistenza che di vincoli dovrebbe esserne priva (appropriato il finale sospeso), l'invasività dottrinale del marketing digitale, la solitudine dell'iperconnessione.
MEMORABILE: Come arrotondare lo stipendio di filologo romanzo; Riedizione futuristica di un classico neorealista; Il finale.

Pigro 19/07/22 09:31 - 9897 commenti

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Grande Fratello orwelliano o Padre Creatore alla Truman Show in versione attuale (sia pure con spruzzate fantascientifiche): ovvero, cronache dall’epoca del regime dell’algoritmo e dell’onniscienza digitale che stritola l'individuo (qui un perdente trasformato in rider). Temi potenti e inderogabili, ben individuati in tutte le sfumature (fino all’amore in ologramma, alla Lei di Jonze), ma stringi stringi il film vola basso, in salsa commediola, senza mordere mai, annegando nella retorica, accontentandosi di qualche trovata simpatica.

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Caveman 18/08/22 10:48 - 523 commenti

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Pif ci prova, e in parte ci riesce; la fantascienza è sfiorata ma quello che va a segno sono i rapporti umani ormai disumanizzati e viceversa. La verità è che si punta alla luna, ma non ci si accorge della trave che si ha nell'occhio (il buon De Luigi avrebbe benissimo potuto vendere la casa super tecnologica in un quartiere cool per risollevare in parte/del tutto, le proprie economie) e quindi il progetto, nobile nelle idee, si sgonfia come un soufflé mal preparato. Peccato perché De Luigi e Pif sono perfetti per i loro ruoli. Occasione (quasi del tutto) sprecata.
MEMORABILE: "È arrivato Fuuuuber!".

Victorvega 18/01/23 09:54 - 502 commenti

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Discreto film di Pif, parzialmente originale perché rappresenta il tentativo di immettere la classica commedia con il solito personaggio di De Luigi in un contesto di denuncia degli eccessi della tecnologia e di riaffermazione dei valori basilari della convivenza umana. Lo strano connubio Pif-De Luigi sostanzialmente funziona. In certi momenti appare un po' retorico, ma è discretamente credibile e genuino. Alla fine, paga il fatto di essere poco memorabile: la sua "originalità" andava forse affrontata con più coraggio e desiderio di rompere gli schemi. Simpatico il cameo di Nichetti.

Enzus79 10/02/23 22:21 - 3042 commenti

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Fantascienza attuata alla realtà, cioè come gli algoritmi gestiscono il nostro vivere, lavorativo e non. Terzo film diretto da Pif, e forse fino ad oggi il suo migliore e più interessante. Non si può dire che non faccia riflettere, anzi. Forse un po' di sentimentalismo in meno non avrebbe guastato. Fabio De Luigi non delude e il ruolo gli calza a pennello. Discreta la fotografia.

Redeyes 2/05/23 07:33 - 2460 commenti

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Lo schermo nero di Pif, ahinoi, non riesce ad incidere a sufficienza. In una realtà distopica, peraltro non così distante, De Luigi tenta di risollevare le sorti del personaggio ma anche di una pellicola che spesso scivola nel tedio sfiorando unicamente il concetto senza riuscire a dargli profondità. Lo stesso Pif sembra quasi col freno a mano tirato, e allora si finisce più per rimpiangere quello che sarebbe potuto essere rispetto a ciò che è stato. Il finale è ciò che ti attendi ma è come se te lo auspiccassi migliore, così come lo sviluppo. La fantascienza è ben altra cosa!

Capannelle 18/02/24 16:00 - 4484 commenti

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Pif sceglie come suo solito un soggetto dalle implicazioni sociali non banali e, va detto, riesce a far pensare più che a far ridere. Si apprezza di più il primo tempo, in cui il processo di adattamento di De Luigi è sicuramente nelle corde dell'attore mentre i personaggi di contorno non sembrano lasciare il segno. Meno brillante la seconda parte del film, anche se il tenebroso messaggio finale pare azzeccato. Stile narrativo garbato, anche troppo, un lodevole utilizzo di location futuristiche e uno score musicale in tono con l'opera.

Furetto60 1/10/24 08:39 - 1209 commenti

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La tecnologia e le dinamiche dei social non sono la causa bensì gli strumenti (letali e demenziali) attraverso cui le multinazionali manipolano le aspirazioni individuali; per mostrare ciò il film si avvale di De Luigi, comico il cui volto vira presto verso toni viepiù tragici. Come per Don’t look up, o Black mirror, sarebbe facile, alla ricerca d’una rassicurazione comunque insincera, sottovalutarne il messaggio, o arrendersi, ormai annichiliti, all’ineluttabile, meglio “aggrapparsi” all’ultima spiaggia: l’amore autentico, non quello guidato da algoritmi.
MEMORABILE: È arrivato Fuuber.
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