Note: Aka "Nightmare Vacation". Primo di una serie, seguiranno: "Sleepaway Camp II: Unhappy Campers" (1988), "Sleepaway Camp III: Teenage Wasteland", "Return To Sleepaway Camp" (2008). "Sleepaway Camp IV: The Survivor" (2002) fu iniziato e mai completato.
I riferimenti palesi vengono da Venerdì 13, con il campeggio a fianco del lago, l'immancabile prologo con vittime (qui a rimetterci la pelle è una famigliola caduta dalla barca e centrata in pieno da un motoscafo in corsa) e i delitti "creativi", ma in questo caso la soluzione dell'enigma nasconde elementi "gialli" non indifferenti, con tanto di chiaro indizio nascosto proprio nel prologo. Otto anni dopo una ragazza, Angela (Rose) e suo cugino vengono spediti al campeggio del titolo dove ci si prepara alla prevedibile sequela di ammazzamenti. Se il primo a fare le spese del killer è il cuoco, che poco prima aveva tentato di violentare Angela...Leggi tutto nelle cucine finendo ustionato dal gigantesco pentolone di acqua bollente cadutogli addosso ma senza conseguenze mortali, non ci vorrà molto prima che il bodycount cominci sul serio. Intanto conosciamo meglio Angela (timidissima e introversa al punto di non aprir bocca con la maggior parte delle persone che le si rivolge) quindi le altre ragazze (pronte a prenderla in giro alla prima occasione) e infine qualcuno dei maschi, che naturalmente ci prova, con lei o con le altre (tutto fa brodo, si sa). Si seguono insomma senza troppo interesse le situazioni che si vengono a creare e che ricalcano nell'esposizione tipica la formula dei tanti slasher del periodo. Non è in questo che il film eccelle, né a dire il vero lascia completamente soddisfatti l'uso degli effetti di sangue: poco o nullo lo splatter (giusto un bizzarro omcidio sotto la doccia ma dalle spalle), si punta sul gore o sui giochi di luce (esemplare in questo senso l'omicidio con l'arricciacapelli, che prevede ombre di braccia straziate proiettate cupamente sul muro) mentre ci si diverte a moltiplicare i sospettati come in un giallo tradizionale. Ciò che però più d'ogni cosa ha dato lustro al film è il finale inatteso, correttamente suggerito da sparuti indizi sparsi tra le pieghe della narrazione. Arriva come un fulmine a ciel sereno e lascia attoniti per la forza con cui ci viene sbattuto in faccia, senza nascondere nulla, con coraggio non comune, non sprecando un solo fotogramma in più di quanto non fosse necessario. A quel punto si reinterpreta la vicenda, molti particolari acquistano nella memoria il loro giusto valore e si tende quasi a dimenticare quanto di non esaltante si era visto in precedenza. Come riabilitare un film attraverso pochi ed efficaci passaggi; pur tuttavia non è facile dimenticare la realizzazione complessivamente modesta, la regia esangue, le interpretazioni non certo memorabili dell'intero cast, la drammatica assenza di suspence non solo nella costruzione dei delitti.
Sull'onda di Venerdì 13 e degli slasher-movies dei primi anni '80, si inserisce anche questa serie. Il primo episodio è indubbiamente il più serio e quindi anche il più decoroso. La storia è mutuata dai soliti film del ciclo "campeggio con giovani arrapati che vengono uccisi misteriosamente", ma vengono introdotti degli elementi psico-sessuali di un certo interesse. Il gore è presente ma senza eccedere, i dialoghi sono nella media e non mancano alcune assurdità, ma il film si lascia guardare. Efficace Felissa Rose e da antologia il finale.
Un classico slasher nato sulla scia di Venerdì 13, piuttosto monocorde ma non privo di qualche buona sorpresa. Il ritmo è decisamente lento, gli omicidi poco convincenti e anche poco sanguinosi, gli attori mediocri (in primis la protagonista con le sue assurde espressioni), ma la regia è discreta, i personaggi hanno qualche tratto che incuriosisce e soprattutto non mancano alcune scene molto interessanti, come l'insolita (sia per il contenuto sia per la sua rappresentazione) sequenza finale. In definitiva non da buttare.
Rispetto a Venerdì 13, nonostante l'età dei protagonisti sia mediamente più bassa di quella del prototipo di Cunningham, questo film possiede un sottotesto morboso davvero marcio. L'identità sessuale diventa lo spartiacque fra infanzia ed adolescenza, ma anche fra la vita e la morte. Il ritmo è farraginoso e questo è il dazio che "Sleepaway camp" paga al tempo che scorre. Eppure il film si lascia guardare con interesse, complice una buona caratterizzazione dei personaggi e alcuni caratteristi aderenti. Ottima la catatonica Felissa Rose, finale perentorio.
Uno slasher datato 1983 dalla grandissima qualità che surclassa titoli ben più famosi. Il finale è terrificante, al cinema nel 1983 deve aver fatto sobbalzare tantissimi teenager. Gli omicidi sono "belli" (a livello cinematografico) e la scelta della fauna teen è veramente assortita: i rocker con le magliette dei Blue Oyster Cult e degli Asia, l'ochetta, l'arrivista... ma il vero fulcro sono i due cuginetti. E ripeto, il finale è degno dei classici dell'horror anni '80.
Primo capitolo della saga che dovrebbe fare il verso a Venerdì 13, riuscendoci pienamente. L'intero cast non sa recitare e la regia è piatta, ma la sceneggiatura è la vera componente del successo di questo film, perché è ben costruita e condita con omicidi tutti degni di nota, soprattutto quello con le api e quello con la piastra per capelli. Buoni gli effetti visivi realizzati artigianalmente. Il film merita una visione solo per il finale, davvero una bomba!
Il motivo per cui questo horror non ha avuto una distribuzione adeguata è da ricercare (secondo chi scrive) nei delicati contenuti di cui è provvisto: omosessualità (il padre della ragazza), doppia personalità di un minore, pedofilia (il cuoco) e tutto questo in un periodo storico (primi anni '80) dove le sceneggiature edulcorate stavano riprendendo quota in luogo di quelle "incorrect" del decennio precedente. Per il resto è uno "slasher" classico che lascia intendere più che mostrare, riscattandosi nel nudo (!) e crudo finale dove viene calata la carta vincente.
MEMORABILE: La surreale e inquietante madre della protagonista.
La mostruosità degli adolescenti frutto avvelenato della mostruosità degli adulti, l'ambiguità sessuale paludosa terra di nessuno, torbido brodo di coltura di spaventose pulsioni aggressive: ha un cuore nero questo sgargiante horror, Sleepaway Camp piacevolmente camp-y nell'esasperazione quasi parodistica di certi caratteri (il ciccione-porcone, la carina-cretina, il bulletto, la sfigata), regala momenti di sana ( o di malsana) paura ed è fantasioso nella messa in scena degli omicidi. Brava Felissa Rose, è suo un posticino nel pantheon dei "teen freaks"!
MEMORABILE: Bello l'omicidio col ferro arricciacapelli, la sequenza è proiettata sulla parete come un gioco d'ombre cinesi; la "trasformazione" finale da urlo...
Slasher in piena regola (un campeggio, giovincelli e non più o meno arrapati quindi destinati a fare una pessima fina, personaggi stereotipati, omicidi fantasiosi) che si distingue dagli svariati titoli del periodo per tematiche decisamente morbose, proibite e, per l'epoca, alquanto inusuali in un horror. Son proprio queste tematiche a risollevare le sorti di un film altrimenti piuttosto soporifero e derivativo. Finale shock da mettere negli annali.
Epigono di Venerdì 13 nell’ambientazione in un camping in riva al lago, se ne discosta per una sessualità cupa e perversa, che divampa nel brusco flashback omoerotico, nelle disgustose figure del cuoco pedofilo e del titolare del campo e soprattutto nell’impressionante immagine finale. Le crudeli schermaglie tra gli adolescenti mantengono alta la tensione e i delitti, seppur quasi sempre off-screen, sortiscono il loro effetto, dalle api pre Le foto di Gioia all’immancabile omaggio alla doccia hitchcockiana. Bravissima Felissa Rose nei suoi inquietanti mutismi e fissità.
MEMORABILE: Il prologo; il cuoco pedofilo e il pentolone; le api; la doccia; il finale shock.
Si comprende già dalle tetrissime immagini del campus abbandonato e in vendita che il film riserverà qualcosa di "notevolmente spiacevole", per lo spettatore. Non un prodotto perfetto, in quanto l'incidente col motoscafo ha una dinamica un po' improbabile e lo sviluppo dopo "lo scherzo" con le vespe non segue la ragione (sarebbero stati tutti mandati a casa), ma comunque sicuramente ben oltre la media di genere. Inoltre i giovani attori recitano benissimo e gli omicidi lasciano tutti il segno, fino a giungere allo sconcertante e disturbante finale.
MEMORABILE: La scena dell'imprevedibile finale: tra le più sconcertanti mai viste (un mezzo pallino netto in più!).
Nella pletora di slasher ottantiani su ragazzini in campeggio questo spicca potentemente, soprattutto per un livello di morbosità elevatissimo. Qui le vittime sono sui 12, 13 anni e i risvolti pedofili non vengono risparmiati: dal sudicio cuoco grassone (la cui punizione con acqua bollente è terrificante) al direttore del campeggio. Si prosegue con uno scambio di identità sessuale (con relativa sequenza omoerotica) degna di un transgender. Alcune sequenze rimangono scioccanti tutt'oggi, come il violentissimo finale. Insomma, una perla nera.
Slasher omoerotico: niente tette quindi, ma bicipiti, pettorali, short inguinali con priapesche esposizioni annesse: un'onda anomala di testosterone che, senza schivare pulsioni pedofile, dirotta l'estetica camp in un finale furibondo che pulsa un disagio gender tutto da contestualizzare negli anni '80. E' la sua unica ragione d'interesse - lo script è risibile e la regia di Robert Hiltzik piatta, rigida e monocorde - ma nel sottogenere gli conferisce un rilievo tutto particolare. Angela, rara boogeywoman seriale, si scolpisce con un solo frame un'icona imperitura nel firmamento horror.
Hiltzik mescola le dinamiche di Venerdì 13, i bullismi femminei e deprorevoli alla Carrie e i morbosi travestismi di Benedizione mortale. Ne esce uno slasher zozzo, lurido, perverso, sessuofobico e grondante laidezza (amplificato dalla regia grezza di Hiltzik) tra madri castratrici (Wan se ne ricorderà), cuochi sudaticci e pedofili, padri omosessuali e acri odori di transgenderismo. Omicidi fantasiosi e mai banali (acqua bollente, barche rovesciate, api assassine, arricciacapelli) e un finale tra i più agghiaccianti e disturbanti dell'intero panorama horror ottantiano.
MEMORABILE: Il serpentello che esce dalla bocca di una delle vittime; Gli incubotici flashback omoerotici; L'inumano grido finale di Angela; I bimbi massacrati.
La bellezza e l'esuberanza dei corpi nasconde la decadenza morale e psicologica della nuova America in cui tutto è pervertito nel suo contrario e l'unica via di sfogo è la regressione a livelli animaleschi. Non tutto è perfetto in questo sorprendente apologo travestito da horror adolescenziale, ma la potente metafora sociale (che fa saltare ogni obbligo di verosimiglianza), la costante tensione e la misura nella rappresentazione delle scene cruente sono di livello nettamente superiore ai semplici slasher del periodo. Un cult, poiché memorabile.
Rispettabilissimo slasher di ambientazione lacustre che, ispirandosi apertamente al fenomeno Venerdì 13, riesce comunque a possedere una peculiarità tutta sua. Questa volta la mattanza si sposta in piena stagione vacanziera con una grande varietà di vittime disponibili tra le quali ovviamente abbondano giovani bellimbusti e diaboliche teenager. Delitti efferati e moderatamente fantasiosi sfociano in un finale che, nella sua improbabilità, finisce per funzionare. Film "drive in style" da gustare in una notte estiva con in mano una birra fresca.
Chiaramente debitore di Venerdì 13 per la scelta del campo estivo come ambientazione, è però superiore al capostipite per l'atmosfera malsana, nella quale l'adolescenza è foriera di una sessualità ora ingenua ora distorta, ed è messa in pericolo dalla negligenza e dalle perversioni degli adulti. Al netto della regia grezza e della recitazione spesso risibile (si salva la giovane ma sorprendente Rose), è uno slasher che colpisce tuttora per gli omicidi poco espliciti ma molto efficaci e per un finale sconcertante, da antologia.
MEMORABILE: L'acqua bollente; Il serpente che esce dalla bocca dell'annegato; Le api; La doccia; La rivelazione finale.
Atipico come slasher ottantiano, si concentra quasi solo esclusivamente sul corpo maschile lasciando fuori campo (e campus) quello, strabusato dai suoi precedessori, femminile. Grande uso della macchina a mano per un film che può sembrare leggero, ma che invece affonda, come il coltello utilizzato per commettere uno degli omicidi, le sue radici in una storia che racconta la vita travagliata di Angela Baker, piccola outsider in un mondo lacerato da esseri brutali e disgustosi. Gran finale, "vampirico" e scioccante.
Indubbio il giudizio sia condizionato da uno dei finali più crudelmente angoscianti della storia del cinema horror, sicuramente il più scioccante nel sottogenere encefalicamente piatto dello slasher, un twist end al "buio" del quale acquistano senso l'incipit intrigante e rarefatto e il personaggio perturbante e manipolatorio della zia. E così se tutto il resto è la noia della serialità (il campeggio, gli omicidi, i caratteri scontati, lo script colabrodo), Hirlitzk mina (chissà quanto consciamente) la grossolanità del terreno con dettagli perturbanti.
Un film che ha fatto storia, forse immeritatamente, a causa del suo finale spiazzante, tanto che ormai ci si ricorda di Sleepaway Camp solo per la sequenza conclusiva. Quello stesso colpo di scena era stato già utilizzato in diversi altri film, ma c'è da dire che l'impatto visivo in questo slasher ottantiano è davvero forte (e all'epoca perfino scioccante). Nel complesso sarebbe però un film mediocre, a tratti risibile ma a suo modo indimenticabile. Comunque uno dei più interessanti dell'horror post-Venerdì 13, meglio anche dell'ispiratore.
Non trattandosi di una comunità chiusa o di un gruppo rimasto isolato, non si capisce perché la polizia tardi a intervenire. Lasciato da parte questo particolare, non si può negare di trovarsi di fronte a un buon slasher, derivativo ma solido e ben strutturato, che inserisce un movente valido dietro gli omicidi. Personaggi caratterizzati con abilità, regia discreta e omicidi ben congegnati gli permettono di distinguersi dalla miriade di film simili, spesso di infima qualità. Nulla da eccepire sul colpo di scena a chiudere, che regala un piccolo brivido.
MEMORABILE: L’omicidio nella doccia; Il colpo di scena finale.
Horror molto improntato al gay-friendly, in alcune scene talmente palese e sfrontato da strappare delle risate. Il film è strutturato a metà strada fra giallo e slasher. C'è un assassino, è palese che sia qualcuno del campo, ma solo nella scena finale con un incredibile colpo di scena viene svelato (incredibile per l'epoca, visto oggi è piuttosto prevedibile). I dialoghi sono la parte più involontariamente divertente del film, per la loro banalità. Ottimi trucco ed effetti speciali.
Dei tanti cloni di Venerdì 13, resta nella memoria esclusivamente per la mattanza finale con tanto di colpo di scena. Quest'ultimo poi riguarda più il perché del chi (ché anche quelli non troppo scafati non faticheranno ad individuare) ma non si dimentica per ferocia ed iconicità. Circa il resto non ci sono particolari novità e certi momenti della pellicola sono quasi demenziali, vista la stupidità dei protagonisti. Insomma la sceneggiatura non è proprio quel che si direbbe un esempio di rigore e ferrea logica. Gli amanti del genere avranno di che divertirsi, nonostante ritmi non vertiginosi.
Hiltzik ci prova, a fare dello slasher un virgolettato e a destandardizzare il filone; ma riformulare immagin(ar)i usurate/i gli è tanto lodevole quanto controproducente. Bodycount mediobasso, sangue a strettissima flebo, stampella della sessuofobia dismessa, traumovente svestito di nuovo. Tutto per favorire un clima che non fa quasi mai scopa. Tanto valeva epigonare. Di camp c'è senz'altro il finale, con un piede sul ridicolo spinto e l'altro su una macchia d'olio. Data l'alta perfettibilità, si può sperare sui 3 sequels che vanta. Rischiando grosso, ché può sempre andare peggio.
MEMORABILE: Api; Kellin che sovrarecita fino al risibile
Sulla scia di Venerdì 13 questo "clone" ha dalla sua una rivelazione finale pazzesca che (andando a ritroso) è ben costruita, con indizi seminati qua e là durante il percorso. Non si lesina nemmeno su argomenti pesanti (il cuoco pedofilo che farà una finaccia). Va da sé che il lago vicino al campeggio è luogo ideale dove far "nuotare" un nuovo babau. È un peccato che non abbia avuto anche da noi il successo che meritava: lo splatter non manca e gli omicidi sono fantasiosi. La costruzione in stile giallo non è nemmeno male. Piccolo cult.
Slasher che per gran parte della sua durata delude, a causa di una recitazione approssimativa e di una confezione alquanto mediocre. Anche gli omicidi son pochi e mal realizzati, con un uso del sangue particolarmente parco e timido per il periodo. Il film però recupera grazie a un finale davvero allucinante, con un twist inaspettato (che fa rileggere soprattutto l'incipit) e un freeze frame finale davvero inquietante. Non basta a rendere la pellicola un capolavoro ma la rende sicuramente meritevole di una visione.
Più che a Venerdì 13 il film fa ripensare a Carrie, anche se Hitzik ha pescato in entrambi e in altri film. Come thriller non vale granché (si capisce quasi subito chi è l'assassino), anche a caausa di una pessima recitazione. L'uso dei flashback è argentiano e Il finale, fortemente iconico, sembra copiato da Terrore dallo spazio profondo. Eppure, al netto delle (troppe) citazioni, resta intrigante per il tema di fondo che oggi sarebbe impossibile trattare in modo così "scorretto" e per questo può considerarsi un cult. E poi è stato Tarantino a dire che nel cinema copiare è lecito...
Slasher movie anni 80 style che a una prima parte fiacca caratterizzata da scarso body count e una sceneggiatura da dimenticare, fa seguire un'ultima parte meritevole. Tra derivatezze varie, personaggi improbabili (il capo, il cuoco pedofilo, la bella Judy), scelte incomprensibili (i baffi finti del poliziotto) e una recitazione da dimenticare, la prima ora avanza a fatica. Ma gli ultimi venti minuti sono ottimi: body count che si alza, omicidi ottimamente congegnati e un colpo di scena eccezionale che stupisce malgrado Hiltzik cerchi di farlo intuire per tutta la pellicola.
MEMORABILE: L'omicidio con le api; Gli ultimi secondi.
Slasher ricordato per il suo notevole twist finale, davvero agghiacciante; ma, se le ingenuità e i pressapochismi soprattutto recitativi aleggiano di continuo, la regia (modesta, di fatto) usa però il buio in modo arguto, sa creare tensione quando serve, ha un suo stile e dissemina strada facendo indizi sulla rivelazione finale non senza acume. Omicidi violenti e notevole ferocia (bambini uccisi, un arricciacapelli "in quelle parti lì"), personaggi stereotipati ma con un loro perché e con una sua personalità, molto più di altri prodotti omologhi.
MEMORABILE: Il twist finale; Gli sguardi di Felissa Rose; Il fato del cuoco pedofilo; Le figure di Jude, Meg e del disgustoso Mel (Kellin in grottesco overacting).
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Saimo ebbe a dire: Buiomega71 ebbe a dire: Speriamo nella Opium/Penny che lo faccia uscire subbato in italiano... Per adesso non è previsto, ma posso anticipare che appena consegniamo La cugina del prete di Craven ci metteremo al lavoro su un altro slasher ambientato in campeggio ;)
Digital ebbe a dire: I miei occhi si augurano che sia un film doppiato, ma essendo uno slasher dubito..
Sicuramente avrà i sub (e già una manna che escano da noi, anche subbati), non credo spendano tempo (e soprattutto) soldi a doppiare (che ha i suoi costi) slasher cari soli a pochi appassionati.
Buiomega71 ebbe a dire: Digital ebbe a dire: I miei occhi si augurano che sia un film doppiato, ma essendo uno slasher dubito..
Sicuramente avrà i sub (e già una manna che escano da noi, anche subbati), non credo spendano tempo (e soprattutto) soldi a doppiare (che ha i suoi costi) slasher cari soli a pochi appassionati. Mi dispiace solo che non posso supportare economicamente il buon Simone. Speriamo almeno che esca veramente in italiano L'appartamento del 13 piano..
Digital ebbe a dire: Buiomega71 ebbe a dire: Digital ebbe a dire: I miei occhi si augurano che sia un film doppiato, ma essendo uno slasher dubito..
Sicuramente avrà i sub (e già una manna che escano da noi, anche subbati), non credo spendano tempo (e soprattutto) soldi a doppiare (che ha i suoi costi) slasher cari soli a pochi appassionati. Mi dispiace solo che non posso supportare economicamente il buon Simone. Speriamo almeno che esca veramente in italiano L'appartamento del 13 piano..
Il film di De La Iglesia uscì in italia, quindi credo non ci siano problemi con l'audio italiano
Buiomega71 ebbe a dire: Digital ebbe a dire: Buiomega71 ebbe a dire: Digital ebbe a dire: I miei occhi si augurano che sia un film doppiato, ma essendo uno slasher dubito..
Sicuramente avrà i sub (e già una manna che escano da noi, anche subbati), non credo spendano tempo (e soprattutto) soldi a doppiare (che ha i suoi costi) slasher cari soli a pochi appassionati. Mi dispiace solo che non posso supportare economicamente il buon Simone. Speriamo almeno che esca veramente in italiano L'appartamento del 13 piano..
Il film di De La Iglesia uscì in italia, quindi credo non ci siano problemi con l'audio italiano
Nessun problema, infatti stavo per partecipare a una colletta per telecinemare il 35mm, poi è saltato tutto in quanto appunto esce il dvd italiano.
Diversi anni fa collezionavo la serie a fumetti di Nathan Never (della Sergio Bonelli editore) e ricordo un numero la cui storia era pesantemente ispirata a questo film (colpo di scena finale compreso).
Alla fine mi ci sono messo di buona lena, sono andato a riprendermi gli oltre 300 albi di Nathan Never che avevo in cantina e ho trovato la storia di cui parlavo.
Se a qualcuno dovesse interessare l'albo in oggetto è Midnight Blues (n. 84 serie regolare) scritto da Alberto Ostini.
Il fulcro della storia di fatto è la stesso, ma invece di essere un horror il tutto è virato in ottica poliziesca come buona parte delle storie (soprattutto nei primi 100 albi) di Nathan Never.
Diversi anni fa collezionavo la serie a fumetti di Nathan Never (della Sergio Bonelli editore) e ricordo un numero la cui storia era pesantemente ispirata a questo film (colpo di scena finale compreso).
Alla fine mi ci sono messo di buona lena, sono andato a riprendermi gli oltre 300 albi di Nathan Never che avevo in cantina e ho trovato la storia di cui parlavo.
Se a qualcuno dovesse interessare l'albo in oggetto è Midnight Blues (n. 84 serie regolare) scritto da Alberto Ostini.
Il fulcro della storia di fatto è la stesso, ma invece di essere un horror il tutto è virato in ottica poliziesca come buona parte delle storie (soprattutto nei primi 100 albi) di Nathan Never.
Bè non è certo la prima volta che succede. Ricordo un paio di albi con trame costruite sui film "point break" e "un uomo a nudo (the swimmer)".
Bè non è certo la prima volta che succede. Ricordo un paio di albi con trame costruite sui film "point break" e "un uomo a nudo (the swimmer)".
Si assolutamente, in diverse storie c'erano evidenti riferimenti cinematografici (in un albo c'era un personaggio che era evidentemente Gary Oldman per fare un altro esempio), ma generalmente presi da film più "mainstream". Quando anni fa vidi per la prima volta Sleepaway Camp rimasi sorpreso di come in quel numero di Nathan Never avevano preso di fatto il fulcro.