Se già nel primo capitolo Guy Ritchie non aveva certo puntato alla sobrietà del suo Sherlock Holmes, con questo numero due si va decisamente oltre, lanciando l'arguto detective di tante compassate avventure nel vortice dell'azione adrenalinica sublimata da un montaggio serratissimo e una colonna sonora enfatica in pieno stile Pirati dei caraibi. Fortunatamente per lui ci pensa l'affiatata coppia Downey jr./Law a garantire qualche legame con lo Sherlock che tutti conosciamo: i due confermano di essere assolutamente tagliati per la parte, nonostante l'esagerato...Leggi tutto dinamismo che contraddistingue soprattutto Holmes. E anche se riesce difficile associare questo Sherlock irrequieto e dalla reattività eccessiva ai suoi predecessori su grande schermo, non si può che riconoscere a Downey jr. il merito di una caratterizzazione efficace, dinamica e al passo coi tempi in grado di non tradire comunque del tutto lo spirito del personaggio. E come non rimanere affascinati dalla grandiosità delle ricostruzioni, dalle sfarzosissime scenografie che ricreano attorno ai protagonisti credibili e accurati scenari di fine Ottocento? Ritchie fa volare la cinepresa dai tetti in picchiata, la alza in volo e la insinua tra interni di lusso illuminati da una fotografia superlativa, anima scene dall'effetto straordinario come l'inseguimento con sparatoria tra i boschi (che segna il limite fino al quale oggi ci si può spingere combinando ralenti, computergrafica e viraggi fotografici), s'inventa inquadrature impossibili... ma la verità è che dietro a tutto questo si nasconde solo l'ennesimo blockbuster senz'anima, impostato quasi fosse uno spinoff dei Pirati di Johnny Depp, quanto a sviluppo e ambizioni. Un soggetto fumosissimo inutilmente intricato da una sceneggiatura che arreca danni irreparabili, visto il caos totale che regna tra una battuta di Sherlock e una fuga tra ostacoli di ogni tipo. Poi qualche ulteriore gag in secondo piano per far apprezzare l'intento ironico dello script e subito dopo calci e pugni alla Jackie Chan, uno sguardo profondo di Noomi Rapace in versione zingara (ah che abisso di vacuità rispetto alla truce Lisbeth Salander), balli e danze, esplosioni, castelli svizzeri arrampicati sulle Alpi... Tanta carne al fuoco, ampie volute di fumo negli occhi e inevitabilmente, quando cerchi l'arrosto, si salvi chi può. Storditi dalla tonitruante macchina spettacolare di Ritchie, dopo un'ora si rischia già il rigetto e di seguire la storia (se storia può definirsi) non ne ha più voglia nessuno; d'accordo che in un film del genere è del tutto secondaria, ma Sherlock Holmes non può ridursi a fare il verso a un qualsiasi Capitan America cercando di recuperare l'indole del personaggio solo attraverso la battuta pronta e l'ironia. I titoli di coda testimoniano dell'abilità grafica di chi ha lavorato al film.
Se nel primo il baraccone videoclippato funzionava abbastanza bene (la novità), qui sa troppo di ripetizione, con l'aggravante dell'aver voluto ulteriormente enfatizzare le scene (ormai siamo ai livelli di Matrix; e gli ultraralenti da fighetto fintautore poi...). Persino l'idea della capacità del protagonista di prevedere un attacco e elaborare la difesa non ha la stessa presa. Ci voleva vera nuova linfa. La storia non è niente di che; e il super cattivo dotato di cerebro è sfruttato piuttosto male. Attori e azione garantiscono quel minimo di ossigeno, ma è tutto un deja vu anabolizzato.
MEMORABILE: La figura del fratello di Holmes; La scena sul treno; L'uomo poltrona.
Cinema di alta classe quello di Guy Ritchie alle prese con la seconda trasposizione cinematografica delle avventure del celebre detective. Questo Gioco di ombre è probabilmente anche migliore del suo predecessore, essendo libero della necessità di introdurre i personaggi e potendo entrare rapidamente nel vivo di un'azione scoppiettante e condotta con un rispetto maggiore per le origini letterarie del personaggio (il suo metodo deduttivo e la capacità di osservazione). Ottima ricostruzione ambientale e bella prova di tutto il cast.
Dopo i preliminari del primo film, Sherlock Holmes (Robert Downey Junior) si scontra faccia a faccia con il suo numero uno, il professor Moriarty (Jared Harris), ed è subito guerra a prima occhiata. Continua, nel frattempo, il delizioso rapporto comico-avventuroso con il dottor Watson (Jude Law). Riconferma di un successo, con gli stessi interpreti principali il cui talento regge perfettamente tutto l'andamento del film. Fra travestimenti e colpi di scena, non ci si annoia, anzi, si ride, anche se certe scene alla Matrix stonano. Buono.
MEMORABILE: Sherlock Holmes salva il dottor Watson in treno, vestito da donna; Mycroft Holmes (Stephen Fry) grasso e nudo che parla con la moglie di Watson.
Siamo arrivati alla seconda puntata, ma come spesso avviene per tutti i seguiti cinematografici, anche in questo caso si arriva a rimpiangere il capostipite. Se allora vi era stata la novità dell'epoca vittoriana vissuta come 007 e bellissime ambientazioni d'epoca, qui il film si trasforma in un fumetto fracassone che vede i protagonisti spostarsi con la massima facilità (e allora mica era così semplice) tra Inghilterra, Francia e Svizzera. Sempre bravi Downey e Law, ma non bastano in un film avvincente ma fin troppo movimentato. Qualche dubbio sulle versioni dell'automobile e del grammofono: per essere nel 1891 mi paiono entrambe un po' troppo avanzate...
La bella fotografia, le splendide scenografie e il carisma di Robert Downey Jr. non bastano per far sì che il film venga applaudito. È anche vero che il regista non si prende troppo sul serio, inserendo elementi anacronistici e creando mirabolanti sequenze tanto spettacolari quanto inutili (la fuga fra gli alberi sembra presa da 300). Varie insensatezze e un finale scandaloso.
MEMORABILE: La sequenza nel treno; I costumi mimetici.
Un vero action con la A maiuscola, questo film di Guy Ritchie; condensa in poco più di due ore una serie infinita di inseguimenti, tranelli e immagini veramente efficaci. Ovviamente non mancano neppure gli enigmi che il geniale Holmes riesce a risolvere. Le ambientazioni sono ben ricostruite e questo contribuisce a gustarsi il film tutto d'un fiato. Uno Sherlock Holmes moderno e veramente suggestivo. Da non perdere.
Se vi è piaciuto il primo, questo secondo episodio probabilmente non vi deluderà; la formula qui proposta è infatti la stessa: scazzottate, sparatorie e ironia sottile, il tutto imbottito da uno straziante ed estenuante (ab)uso del ralenti. Ma essendo nato come film da botteghino, questo sequel non osa nulla, nonostante è innegabile che la coppia Holmes-Watson sia più affiatata e che la trama sia superiore a quella del primo episodio. Lo definirei intrattenimento senz'anima e a tratti disneyano, che va sul sicuro senza prendere alcun rischio. Dèjà vu.
Secondo capitolo della serie cinematografica del celebre Sherlock Holmes: molta action (forse troppa), qualche dialogo brillante (ma non divertente, peccato) introducono lo spettatore in una girandola di sparatorie, fughe e inquadrature al limite del capogiro. Il film si segue con un certo interesse, ma è destinato soprattutto a coloro i quali preferiscono l'azione al concetto. Ottima la scenografia e gli effetti speciali. E’ evidente che non si è badato a spese, ma basta? Al pubblico natalizio 2011 (compreso me), sì.
Chiedevo more of the same (e lo attendevo con grande ansia), perché l'idea di questa licenza moderna sul mito di Holmes mi aveva rapito. Ma il gioco non regge il peso di due episodi e le cause sono molteplici: viene meno l'elemento novità, ci si allontana troppo dal vittoriano (a un certo punto pare di essere in piena WWII), il montaggio è contemporaneamente caotico e in overdose da ralenti, il professor Moriarty viene dipinto completamente privo di una pur minima aura di mistero, eccetera. Ne risulta un discreto action con più movimento che intelletto.
Anche stavolta scordatevi di trovare la faccia e i modi del famoso detective inglese, così come un Watson da letteratura. Al loro posto l'espressione stravolta di Robert Downey jr, tutto dedito a rocambolesche mosse alla 007 e l'angelico visino di Jude Law, alle prese con un matrimonio fresco di rosa. Ritmi travolgenti ed effetti ultraspeciali al solito sottraggono spazio alle idee e allo humour che qui appaiono artificiosi e col solo obiettivo di lasciare stupefatti. Il risultato è tutt'altro, si resta attoniti. Bravo Fry.
Questa volta Holmes si trova alle prese con la sua storica nemesi, il professor Moriarty, e quale occasione migliore per Ritchie di imbastire una storia di spionaggio e azione che coinvolga mezza Europa? Il risultato è fracassone, logorroico e (letteralmente) esplosivo, ma di quella varietà che non stona e garantisce un buon intrattenimento. Confermati Downey e Law protagonisti, valida l'aggiunta di Fry nei panni di Mycroft, un po' meno caratterizzato il malvagio professore. Come per il primo film, titoli di coda ottimi.
MEMORABILE: Holmes e Watson che battibeccano mentre cercano di salvarsi la vita; Il montaggio alternato fra l'attentato e lo spettacolo all'Opéra.
Ritchie supera se stesso e direte che, essendo bassa la base di partenza, non era difficile; vero, in parte! Gli affiatati e bravi protagonisti fanno divertire miscelando ironia ed action. La nota maggiormente piacevole è proprio quella ricerca del sorriso, della smorfia, della gag. Esteticamente è molto ben fatto e gli effetti speciali efficaci e dosati. Anche lo slow motion non si fa disprezzare. La zingara Rapace svolge ben il compitino. Farà passare di certo una serata rilassante. Consiglio.
Il primo episodio era onesto; qui, au contraire, emerge il peggior Ritchie. Pur calandosi interamente nell’ottica “intrattenimento puro”, si prova davvero fatica a sorvolare sugli abomini gravitazionali (non supportati da effetti digitali convincenti) e sulle approssimazioni narrative (persino narcolettiche). Prevale la netta sensazione d’aver assistito ad una sorta di Transformers gotico/vittoriano/steampunk infarcito di ralenti e reverse che, al limite, funzionano un paio di volte… Da apprezzare la sola aura fantastorica del segmento conclusivo. **
La prima cosa che salta all'occhio vedendo questo film è la presenza di più elementi umoristici rispetto al primo. Questo non va comunque a discapito del film, che ci regala momenti di tensione insieme a una trama abbastanza complessa e articolata. Convince sempre lo svecchiamento dato alla figura di Sherlock Holmes. Belli gli ultimi venti minuti sulle cascate.
A sorpresa, più spettacolare del capitolo precedente, per un uso degli effetti speciali più efficace, che in almeno una occasione riesce a sorprendere. Se la coppia Downey jr./Law si conferma affiatata e fascinosa, per quanto molto distante dall'immaginario collettivo dei rispettivi personaggi, e Jared Harris è un convincente Moriarty, il punto debole anche questa volta costituito da una sceneggiatura che procede più per accumulo che per costruzione. Inutile pretendere la verosimiglianza, ma certi passaggi sono davvero troppo forzati. Ciò nonostante, film godibile per una serata disimpegnata.
MEMORABILE: La fuga attraverso la foresta, con Holmes e soci bersagliati dai proiettili - i bellissimi titoli di coda
Sarà che mi dispone male il fatto di non riuscire a digerire lo stravolgimento semantico operato da Ritchie rispetto allo Sherlock di Conan Doyle, ma questo secondo episodio mi ha indisposto ancor più del primo, per i dialoghi e le battute che vorrebbero esser brillanti, ma neppure fanno sorridere; per gli effetti speciali esibizionistici e ridondanti ma poco emozionanti; per la mediocrità del soggetto e per la recitazione perennemente ipercinetica e agitata di Downey. E infine, e soprattutto, per la prolissità e la noia di tutto il baraccone.
Se il primo capitolo, pur non raggiungendo risultati particolarmente brillanti, era simpaticamente fracassone e “guascone”, qui si esagera un pochino. C’è ancora meno Doyle del previsto, ma non è il peggio: a deludere è soprattutto un intreccio poco interessante e a tratti anche un po’ noioso. Poche emozioni; molte esagerazioni; troppi botti, botte, scoppi, ralenti, boiate ed altro ancora. Tutto inutile o quasi: il risultato è una minestrina riscaldata e insapore.
Continua la rilettura molto personale di Ritchie del personaggio di Doyle. E anche se il film è troppo lungo (2 ore) e dello Holmes "dei libri" rimane solo il metodo deduttivo (a tratti), le ambientanzioni, le scenografie, i costumi e soprattutto le caratterizzazioni di Downey jr. e Law non fanno affatto rimpiangere l'originale. Forse un tantino inferiore al primo e con una sceneggiatura più complicata e difficile da seguire (questione di gusti). Resta comunque l'ottimo lavoro di Ritchie e di tutto lo staff artistico.
Ben fatto, divertente e spettacolare, con scene action anche migliori che nel precedente. Downey Jr. e Law sono ancora più affiatati, la Rapace è adeguata e Harris un ottimo Moriarty (ma si sente la mancanza della McAdams). Quello che manca ancora è una trama gialla misteriosa, adeguata ai romanzi, perché la storia, pur con qualche colpo di scena, prosegue nei canoni di un action moderno e nulla più. Adatto per una serata spensierata. Notevoli i titoli di coda.
Non siamo molto distanti dai risultati del primo capitolo, quindi ci troviamo di fronte a scelte registiche e di montaggio volte a stupirci più che ad affascinarci. Cosa continua a funzionare è l'apporto dei due interpreti principali, che rendono da soli vedibile una pellicola che invece a livello di trama non riesce a convincere molto. Tipico prodotto degli ultimi anni dove manca l'anima e al suo posto troviamo la perfezione tecnica; comunque potabile per passare una serata senza grandi sorprese. **!
Di fronte a operazioni del genere si rimane sconcertati: i personaggi sono lontani anni luce dal nostro immaginario ma possiedono la capacità di calamitare la nostra attenzione, in particolare le geniali e imprevedibili intuizioni di Holmes. Merito anche delle mimiche facciali di Downey, del volto sempre stranito di Law e di una splendida fotografia, se il film in definitiva riesce a farsi apprezzare.
Sherlock Holmes anche nel secondo episodio non delude chi predilige l'azione travolgente e il vorticoso gioco di effetti speciali. Un discreto film che farà (anche al sottoscritto) storcere un po' il naso. Ma se riusciamo, volutamente e forzatamente, a distaccarci dal classico Holmes il tutto può risultare gradevole, anche se la trama non è poi così originale. The end? Speriamo in un prossimo più "old style".
Seguito del precedente Sherlock Holmes diretto da Guy Ritchie, non presenta variazioni, è fracassone e ricco di umorismo tanto da far perdere il filo della trama. Tralasciando Conan Doyle, qui Holmes è molto diverso anche dai suoi predecessori cinematografici: combatte come Bruce Lee, ha un aspetto trasandato con barba incolta (senza fare mai allusioni letterarie al suo far uso di cocaina) ed è sempre pieno di graffi e lividi... Buona, invece, l'interpretazione del fratello Mycroft da parte di Stephen Fry. Divertente il finale.
Ben girato, con scene d'azione eccelse, ma per essere un film di Sherlock Holmes ci sarebbe voluta una trama gialla meglio orchestrata. Downey Jr. e Law sono ancora una volta ben affiatati e il film si guarda senza annoiare (anche perché non c'è un minuto di tregua). Buona anche la prova della Rapace e di Harris. Se non conoscete i romanzi la parte finale vi lascerà stupiti. Con una sceneggiatura migliore sarebbe un ottimo film. Non male, comunque.
Séguito del nuovo Sherlock Holmes di Guy Ritchie, che ha sempre meno del detective e sempre più del supereroe d'azione. I difetti già notati nel primo capitolo sono confermati: la storia è inverosimile sotto tutti gli aspetti, i personaggi sono macchiette, la vicenda è pretestuosa e il tutto viene ricoperto da una produzione sontuosa, ricca di effetti di altissimo livello. Ci sono dei momenti comici e altri genuinamente spettacolari, ma il livello generale rimane mediocre.
Sequel che amplifica i difetti del primo film risultando ai limiti della fruibilità. Confusionario, caotico, caratterizzato da un montaggio (spesso da trailer) che punta tutto sull'effetto formale trascurando l'intelligibilità (priorità in un giallo); veste tipica del genere action, fracassone, un giocattolone ben confezionato e senza nerbo, che distrae e infastidisce invece di intrattenere. Holmes è un simil-supereroe che combatte alla Matrix (!) e la regia (che penalizzerebbe qualsiasi sceneggiatura) è vicina ai Pirati dei Caraibi. Pessimo (e anche prolisso).
Se l'aggiornamento "action" del primo capitolo destava un sovvertimento relativamente destabilizzante, in questo secondo episodio Ritchie appiattisce l'intera cosmogonia del personaggio di Doyle sulla già precipua "fratellanza" glamour con Watson, fino a schiacciarla appunto sulla loro fin troppo esplicita relazione wilderiana che, per la serie "famo a capisse", non tralascia manco travestimenti né lasciate e riprese. Il resto della narrazione è per forza di cose succedaneo e per nulla interessante (proprio come lo smorto Moriarty). Si rimpiange la morte subitanea della McAdams.
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Disponibile dal 9/5 il BR di questo film per Warner, con le seguenti specifiche tecniche (fonte dvd-store.it)
Formato video 1,85:1 Anamorfico 1080p
Formato audio 5.1 Dolby Digital: Italiano Francese Spagnolo Tedesco
5.1 DTS HD: Inglese
Sottotitoli Olandese Spagnolo Francese Tedesco Italiano Portoghese Danese Norvegese Svedese Finlandese
extra Maximum Movie Mode (Picture in Picure)
Sherlock Holmes and Dr. Watson: A Perfect Chemistry
The Moriarity Gambit
Holmesavision on Steroids
A me è piaciuto; forse proprio perché irriverente rispetto alla tradizione compassata. però in un giallo investigativo ispirato a Conan Doyle vorrei che gli indizi fossero onestamente alla portata dello spettatore, mentre qui (senza fare spoiler) gli indizi sono deliberatamente occultati e ogni volta si resta sopresi da un qualche elemento che viene svelato solo sotto forma di flashback (tranne uno, che appunto sfugge perché in mezzo a tanta confusione...) Non dico che gli indizi dovrebbero essere evidenti a tutti come in un vecchio Ellery Queen, con insistiti primi piani sugli oggetti importanti, ma qua siamo proprio all'opposto.