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La nostra recensione di Eo

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Con un Jerzy Skolimowski in vena di omaggiare il celeberrimo AU HASARD BALTHAZAR (a detta sua l’unico film che sia mai stato in grado di farlo piangere di commozione), EO diventa una sorta di on the road asinino (non in senso offensivo, ovviamente) puntellato da immagini di rara bellezza, che assistite da una fotografia di straordinaria caratura aprono squarci naturalistici (e non solo) che lasciano talora a bocca aperta. Ci si chiede tuttavia se tale magnificenza non sarebbe stato più opportuno porla al servizio di una storia più interessante.

Le avventure di EO (leggasi in inglese per capire come il nome sia...Leggi tutto in fondo semplicemente la traduzione in lettere di un raglio), un asino che dal circo dove lavorava si vede sbattuto sulla strada cominciando a vagabondare, utilizzano sì l’animale (sei diversi ne sono stati usati, in realtà, nel film) come frequente soggetto della scena, ma quasi sempre perché lo spettatore possa osservare la bellezza che lo circonda. Così come poco funzionali alla centralità dell’animale nella vicenda sono le frenetiche inquadrature su un campo da calcio durante una partita, lo sgozzamento di un camionista, l’incontro tra un ragazzo italiano (Zurzolo) e la sua matrigna (Huppert)… Finisce che l’asino o si pone come elemento vivo ma passivo all’interno di suggestivi paesaggi ripresi da luci superbe o si prende primi piani che tuttavia poco comunicano o diventa semplice elemento estraneo all’azione in attesa che qualcuno lo inquadri e provi un po’ forzatamente ad inserirvelo.

Non si discute quindi, qui, il talento dell’anziano Skolimowski (ultraottantenne al tempo delle riprese), che ancora ha modo di lasciare il segno azzeccando tagli d’inquadratura fenomenali, panorami da sogno e financo idee magari non inedite ma realizzate al meglio (lo scorrere dell’acqua montato al contrario), quanto piuttosto la qualità dell’avventura di Eo, che al di là dei tentativi non ha né poteva avere (non ricorrendo a stratagemmi cartooneschi come la voce o la modifica digitale delle espressioni) la capacità di comunicare troppo. Ciononostante, un uso intelligente della colonna sonora (che si fa complemento spesso fondamentale delle immagini), la grazia nei movimenti dell’asino, l’indubbia qualità proposta da molte riprese non possono che colpire a fondo chi vede nel cinema una delle arti in grado di esprimere una potenza evocativa difficilmente eguagliabile.

Poi certo, il modo in cui Eo viene trattato in più di un’occasione (preso a calci dai tifosi di una squadra di calcio, ad esempio) come può non commuovere? Lascia molti dubbi, tuttavia, la scelta di riprendere un capolavoro riconosciuto del cinema - che probabilmente già aveva detto tutto ciò che era possibile dire in tema - per crearne una replica fin troppo manierata e purtroppo abbastanza fredda. Del cast umano, peraltro, si faticano a ricordare personaggi memorabili, alternandosi tutti sul set come veloci figurine prive di autentico spessore…

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Tutti i commenti e le recensioni di Eo

TITOLO INSERITO IL GIORNO 28/11/22 DAL BENEMERITO COTOLA POI DAVINOTTATO IL GIORNO 4/12/22
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Cotola 28/11/22 19:53 - 9586 commenti

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Il film racconta la storia di un asinello che viaggia dalla Polonia all'Italia, incontrando una variegata umanità e sperimentando così gioie e dolori prima di andare incontro al suo destino. Impossibile non pensare al film di Bresson, che Skolimowski omaggia ampiamente e di cui la pellicola riecheggia lo spirito. Visivamente bellissimo, il film non ha la stessa forza narrativa delle immagini: alcuni episodi sono di difficile decifrazione forse perché un po' gratuiti. Si capisce di essere comunque dinanzi a un'opera di qualità, girata da un regista che non ha perso il suo smalto.

Reeves 2/12/22 08:23 - 3080 commenti

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Un film che sembra quasi un lascito testamentario da parte di uno dei registi più creativi del nuovo cinema polacco degli anni Sessanta. Jerzy Skolimovski si affida a un umile asino e riesce a costruire una storia commovente, intensa, sospesa tra realtà e sogno. Il simpatico quadrupede protagonista sembra volerci dire che è sempre tempo per provare sentimenti intensi.

Daniela 22/04/23 14:51 - 13325 commenti

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Eo è un asinello grigio dalla sguardo dolce e dallo spirito errabondo che, dopo essere stato sequestrato a un circo deve svolgeva lavori da soma, inizia a passare da un luogo dall'altro entrando in contatto con umani dai comportamenti incostanti: c'è chi lo carezza affettuosamente e chi lo massacra a bastonate per sfogare la rabbia di aver perso una partita. Raccontando la storia di questo discendente diretto di Balthazar, l'ottantenne Skolimowski non aggiunge nulla di nuovo rispetto al capolavoro di Bresson ma lo fa attraverso sequenze di grande bellezza e poesia. Malinconico.
MEMORABILE: La visione in rosso dei boschi; L'asinello sul ponte e i gorghi dell'acqua delle cascate sottostanti.

Caesars 9/05/23 09:34 - 4015 commenti

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Skolimowski è regista interessante e i suoi film meritano la visione anche quando non sono riusciti al 100%. Questa volta il regista polacco porta in scena l'odissea di un asinello che parte dalla Polonia e arriva in Italia. La trama è poca cosa e funge da collante tra varie situazioni, alcune delle quali abbastanza criptiche. Quello che colpisce è la fotografia, davvero notevolissima, di Michal Dymek, che innalza la qualità della pellicola, comunque ben diretta e musicata. La "fuga" del somaro ricorda, in qualche modo, quella del talebano narrata dal regista qualche tempo fa.

Pigro 27/06/24 09:28 - 10163 commenti

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Balthazar è tornato, ma il mondo umano è sempre più incomprensibile. L’odissea dell’asino, che ora ha come nome il suo stesso raglio, tocca enigmatiche stazioni scandite dalla nostalgia per le carezze della sua beniamina e dalla scoperta di piccoli e grandi oppressioni e sofferenze. Il racconto vaga tra grandi paesaggi e dettagli del muso, toccando i punti di una contemporaneità indecifrabile agli occhi alieni dell’animale che osserva muto, trascinandoci nei suoi ignoti sentimenti. Film animalista e anti-specista, scontroso e ammaliante.

Bibi 9/07/24 13:18 - 205 commenti

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Le peregrinazioni dell'asino Eo risaltano i comportamenti umani verso gli animali come facenti parte di una natura quasi divina. La natura è resa con una fotografia magistrale per darle più risalto rispetto a un uomo che ama, che rispetta, che maltratta con indifferenza od odio l'animale che maggiormente rispecchia chi non ha possibilità di difendersi. A sua volta l'asino capisce i sentimenti che le persone provano verso di lui. Film da vedere perché commovente, a volte spietato e formalmente di grande rilievo.

Giùan 11/07/24 09:19 - 4959 commenti

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La asciutta, crudele ma monda, parabola cristologica di Balthazar si connota in Skolimovski di una intensità tanto intrisa di "maraviglioso" barocco cinematografico quanto soverchiante spesso il senso ultimo del film rendendolo disorientante ma talora pure disorientato. Così passaggi esteticamente stuporosi sostituiscono spesso l'estatica contemplazione bressoniana, regalando tuttavia momenti di rara bellezza visiva. Il regista polacco non si snatura ma s'affatica di fronte all'invadenza "coproduttiva" (il passaggio italiano con Zurzolo e la Huppert). Un raglio sonoro ma impotente.

Jandileida 17/03/25 09:33 - 1696 commenti

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Come già per il benemerito Bresson, un asinello diventa esempio di un'umanità intera che non sa dove andare e che si appiglia come può all'amore, anche se irraggiungibile. Skolimowski ha ancora la stoffa di una volta: gira questa storia minima con un piglio e un gusto per l'inquadratura che riescono a stupire e a catturare l'occhio. Almeno un paio di scene colpiscono, tra ruvidezza e amorevolezza, il motore sentimentale dello spettatore. I personaggi umani sono solo vacui orpelli, ma forse era nei piani. Qualche sperimentalismo di troppo, ritmo lento, ma il film si fa ricordare.

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