Il cinema australiano è fatto di grandi spazi, natura, interminabili silenzi… In LONG WEEKEND ci sono solo un uomo, una donna e il loro cane che se ne vanno a trascorrere i fine settimana su una spiaggia deserta, preceduti da strani presagi di morte (un canguro investito sulla strada…). Quel che accadrà loro in questo luogo che sembra posto fuori dal mondo sconfina nell’imponderabile. Basti dire che lui verrà attaccato da un'aquila e da un opossum, mentre sparando con il suo inseparabile fucile tra le onde centrerà un dudongo, bizzarro e grosso pesce che s’arenerà presto a riva. Ma la tensione cresce col passare delle ore, anche perché il rapporto tra i due protagonisti si fa sempre più...Leggi tutto teso: lei vuole andarsene ad ogni costo (e non ha tutti i torti), lui sembra non volerle dar retta. Strani fenomeni si verificano sporadicamente e sono essi a creare l'atmosfera di mistero che aleggia per tutto il film (e che ne rappresenta indubbiamente suo punto di forza). Ad ogni modo, se il ritmo non poteva essere letto e sognante, la regia aveva il compito di rendere maggiormente efficace una sceneggiatura carente, affidata a due attori qui modesti che faticano a rendere davvero interessante la situazione. Si moltiplicano le suggestioni, ma vengono gestite senza mai arrivare al dunque, lasciando agli scenari naturali l'onere di riempire i vuoti di un film irrisolto, conturbante (fino all'epilogo shock) ma anche assai tedioso.
Questo cult-movie australiano, vero pilastro dell'ozploitation, ha avuto da noi molto mena diffusione del remake del 2008 (che ovviamente è passato inosservato). Un peccato, perché è un bel film; Eggleston riesce a creare un clima di progressiva desolazione e morte, dove i due protagonisti - colpevoli di poco rispetto per la natura - devono vedersela con l'ira della stessa. Un soggetto ben sviluppato, angosciante e drammatico, che delinea ottimamente il rapporto della coppia e offre colpi di scena beffardi e crudeli. Finale cattivissimo.
MEMORABILE: L'arpione; il finale e i titoli di coda.
Lo scontro tra natura e cultura è il cuore nero del cinema aussie: quella di Eggleston è la massima intellettualizzazione operata sull'eco-vengeance, in cui forze paniche e ancestrali danno scacco alla superbia umana, in una caduta radicale dallo stato di grazia. E il film è un imbuto che sprofonda nell'eco dolente di una natura ferita e finalmente ribelle, che risponde con spietata innocenza allo stato di sopraffazione. L'attesa si fa punto di osservazione, mentre il ritmo si livella sul filo dell'angoscia. Splendido climax seventies spalancato su paesaggi mozzafiato. Remake superfluo.
Ecohorror apparentemente statico, ma abile a costruire progressivamente un apocalittico e minuscolo contrappasso on the beach. Interessante, seppur solo accennato, il motivo dell'aborto della protagonista (indotto dal marito), a stabilire un collegamento fra uomo apportatore di morte e distruzione insensata della natura. La prima parte, interlocutoria, trova sfogo drammaturgico nel finale: la fuga degli ultimi minuti assume valenza quasi metafisica. Cast discreto.
Il film di Eggleston non riesce a convincere appieno, malgrado le intuizioni non siano sbagliate e qualche spunto sia interessante. Purtroppo ha il fiato corto e da un certo punto in avanti le situazioni iniziano a ripetersi, rimasticando le stesse cose per tutta la seconda parte. Oltretutto la lentezza di fondo non passa inosservata e i continui litigi della coppia stancano, anche perché la scrittura rimane in superficie, non approfondendo nulla che possa permettere di capire qualcosa in più. Resta la sensazione che poteva essere meglio.
Perturbante, essenziale, suggestiona per la mancanza assoluta di imprudente malizia etica che paradossalmente alimenta la sua ambiguità cinematografica. Dal punto di vista registico Eggleston bilancia con estrema perizia linee narrative (il logoramento del rapporto tra Peter e Marcia), apporti musicali (fondamentale lo score), scelte di posizionamento della mdp (tanto da far dei fili d'erba e dello stormir delle fronde naturali co-protagonisti). L'interazione maschio/femmina e la presunzione del ritorno allo stato di natura ha echi ferreriani.
MEMORABILE: Il corpo sensuale di Briony Behets e la sua impossibilità a lasciarsi andare.
Eco vengeance anomalo e rarefatto, con fama superiore a quella che merita. Certo è reso lo scontro o meglio l'inconciliabilità tra Natura e Uomo, che invade uno spazio incontaminato e sarà da questo tragicamente respinto. Ma ci si dimentichino gli animal attack tipici del genere, il film si incentra - e troppo - sulla crisi della coppia umana e su temi triti e ritriti, tipicamente settantiani, della violenza del maschio, dell'aborto ecc. Ad un certo punto il gioco si fa ripetitivo e un po' noioso. Bellissime come sempre le riprese della natura australiana, scarsi i due protagonisti.
MEMORABILE: Il dugongo ammazzato; L'attacco dell'aquilotto di mare.
Buonissimo film dalle atmosfere thriller/horror diretto bene da Eggleston, il quale mette due protagonisti di fronte al nemico (che in questo caso è la natura selvaggia con tutti i suoi abitanti). Il film è centrato sia sul rapporto tra la coppia in piena crisi matrimoniale (con molti problemi alle spalle) sia su quello dell'uomo con la natura stessa che, maltrattata, tende a ribellarsi a suo modo. La location è stupenda e il regista dimostra che con buone idee si possono raggiungere ottimi risultati, nonostante le poche risorse a disposizione.
Uno può captarvi lontani echi hitchcockiani, ravvisare i fantasmi dell'albatros di Coleridge o inserirsi tra le pieghe del topos di una galoppante crisi coniugale per giustificare lo smarrimento dei protagonisti di fronte a un mondo che più non riconoscono, ma questo ecothriller di Eggleston è, per ideazione e realizzazione, intimamente australiano: lento, psicologico, sottilmente politico, con un elemento di mistero che mai del tutto viene concesso alla decodifica dello spettatore. Può attirare o irritare, a seconda del mood del momento. Protagonisti piuttosto mediocri.
MEMORABILE: La misteriosa roulotte (chi la guidava, e dove è sparita?); La carcassa del dugongo impallinato che continua ad avanzare sulla spiaggia.
Una coppia che ha alle spalle un passato turbolento decide di trascorrere una piccola vacanza in mezzo alla natura selvaggia. Non avranno cura né di se stessi né del mondo animale, che finirà per ribellarsi. Eco-vengeance ben strutturato che ti mette subito dalla parte della natura grazie alla scelta di mostrare dall'inizio la meschinità dei protagonisti, capaci solamente di distruggere tutto ciò che li circonda e incapaci di provare affetto l'uno verso l'altro. Splendida anche l'intuizione di non rendere gli animali biechi assassini ma esseri capaci di difendersi.
MEMORABILE: L'uovo spiaccicato sull'albero e le conseguenze del gesto.
Forse il punto di non ritorno dell'eco-vengeance (almeno sotto il profilo del concept), così come Final destination lo è dello slasher. Qui è la natura stessa a rivoltarsi contro i protagonisti, una coppia in crisi (lui la osserva dal mirino di un fucile) il cui poco rispetto nei confronti della fauna (caccia), della flora (rifiuti) e della vita (aborto) non resterà impunito. Una sorta di estremizzazione de Gli uccelli, in cui l'atmosfera sospesa e genuinamente inquietante (in questo i paesaggi australiani non hanno rivali) trascende la logica della storia. Misterioso e perturbante.
MEMORABILE: Il pianto infantile che ossessiona la donna; L'arpione che parte da solo; L'attacco dell'aquila; Il dugongo morto che sembra muoversi; Il gran finale.
Notevole eco-revenge movie che mette in scena la crisi della coppia, tema secondario dell'opera, all'interno di uno scenario naturalistico che si rivelerà sempre più funzionale col passare dei minuti. Così come avvince sempre di più col procedere di una storia che sa intrigare ed affascinare. Merito anche di una sceneggiatura che sa disseminare il plot di elementi e segnali premonitori ed inquietanti ed di una riuscitissima colonna sonora. Molto bello il finale. Da recuperare.
Incuboorman nella natura incontaminata. Com'è dura l'avventura, se la natura non ammette cultura né la cultura ammette natura, se si è avulsi a Gea, al Bios, a fauna flora minerali, a sé e a chi dovrebbe amarti supportarti capirti. Eggleston legge una volta di troppo Leopardi e fa spremuta di matrigna crudele. Alcune suggestioni figurali (il crossfade occhi-fari, il canguro, la barbie spiaggiata, la mucca di mare, il finale) fanno la felicità del palato ottico e psichico, ma le iterative dicotomie di fondo, rischiano a più riprese di far shiftare il portato da Boorman a bored man.
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Probabilmente dev'essere stato anche un doppiaggio "economico" visto che in pratica ci son solo due attori. Ovviamente farò di tutto e di più per averlo nelle mie luride mani e, quando l'ho io, poi, lo avrà l'italia tutta. Però è davvero assurdo mandare un film una volta e basta: ma che senso ha? :-D
Detto ciò, ci sarebbe da mettere il titolo italiano e correggere il commento di Herr.. ;-)
DiscussioneZender • 3/09/15 07:33 Capo scrivano - 48839 interventi
Sì, è la conferma che tutto ciò che riguarda la rarità, la circolazione e il fatto di essere inedito è bene lasciarlo scritto nel forum, senza mai segnalarlo nel commento o nelle note.
Digital ebbe a dire: Ovviamente farò di tutto e di più per averlo nelle mie luride mani e, quando l'ho io, poi, lo avrà l'italia tutta.
Frase da incorniciare, dalla quale sarebbe bello tutti prendessero spunto.
Riguardo al doppiaggio, non mi stupirebbe fosse stato approntato direttamente dalle emittenti. Il film pare non sia uscito nelle sale italiane.
sì anche secondo me è stato doppiato alla bisogna. giustappunto ieri ho provato a cercarne una locandina d'epoca con quel titolo e ben che andava fuoriusciva quella originale o quella francese...