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Tutti i commenti e le recensioni di Fuoco fatuo

TITOLO INSERITO IL GIORNO 4/03/08 DAL BENEMERITO HOMESICK
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Homesick 4/03/08 17:30 - 5737 commenti

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Tratto dall’omonimo romanzo di Drieu la Rochelle, affronta di petto il tema del suicidio come gesto risolutore di un’esistenza fallita nel rapporto con il prossimo: il "male di vivere" nella società borghese degli anni Sessanta. Un controllatissimo Ronet domina incontrastato la scena e la Moreau, quantunque in un ruolo piccolo, lascia il suo indelebile segno. Musiche di Satie.

Matalo! 26/05/10 13:27 - 1378 commenti

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Dei Malle a me conosciuti finora il migliore. Ronet era un pre-Delon più versatile e con questo film dà la sua interpretazione migliore, perfetta. Il regista mette in scena con grande senso di deperimento l'avvicinamento alla morte, dal racconto di uno scrittore di dubbia fama, collaborazionista dei nazisti, che nel romanzo omonimo mette in luce il suo senso di nefasta dissoluzione esistenziale, pur senza essere Celine. Molo belle le scene della clinica per alcolisti e la fotografia, che rende Parigi livida e disadorna. Scelta di usare Satie perfetta.

Pigro 25/05/10 08:28 - 10101 commenti

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Ex viveur alcolista in casa di cura visita i vecchi amici prima di uccidersi: ai momenti di solitudine in camera si alternano gli incontri con amici che hanno stipulato un compromesso con la vita. Straziante film sulla depressione, che Malle racconta indugiando in primi piani e dettagli (sublime la scena iniziale dei due amanti dopo il sesso), accompagnando lo sguardo del protagonista con la struggente musica di Satie, attraversando una città viva e vera insieme a un personaggio che la osserva dalla dimensione del male di vivere e della morte.

Cotola 7/02/11 17:49 - 9516 commenti

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Con sguardo lucido e freddo, Malle esegue un'analisi spietata della società borghese di cui mette in rilievo, in modo meritoriamente sobrio, il malumore, la delusione, la dissoluzione, l'ipocrisia e la crisi di ogni valore e certezza. Chi non si vota al compromesso, non può che percorrere un'unica, tragica strada. L'andamento è riflessivo e dilatato (succede poco e nell'arco quasi di un sol giorno) ma il tasso di emozioni è alto. Tutto è poi irrobustito dalla fotografia glaciale (funzionale al narrato) e dalla musica di Satie. Letterario.

Giùan 2/02/12 13:33 - 4928 commenti

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Storia di un morto che cammina, incapace d'afferrare qualsiasi realtà immanente. La fine di Alain, ancor prima d'esser frutto di volontà personale, pare sia stata decretata da un contesto socio-umano-culturale che non lo ha mai conosciuto e ora lo lambisce, evitandolo in verità come un appestato. Malle filma quasi una versione Nouvelle vague di Vivere di Kurosawa, sostituendo al furioso patetismo dell'Imperatore la ennui intellettuale del Vecchio Continente. Il rischio della letterarietà è sempre alto, ma la regia è molto attenta ad evitarne la fatuità.
MEMORABILE: Le note di Satie; Ronet e Jeanne Moreau al mercato ittico; Gli sguardi di Taffin/Briancon a Ronet; Alexandra Stewart che si toglie gli orecchini.

Il Gobbo 30/12/13 18:32 - 3015 commenti

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Cronaca di una fine, con la libertà narrativa - ma senza le intemperanze - della Nouvelle Vague, infedelmente fedele al bel libro di Drieu, lucido e coinvolgente, con formidabile prova di Ronet, morto vivente dalla prima inquadratura, che ha visto in fondo alla disperazione. Notevole.

Rufus68 2/01/16 18:05 - 3954 commenti

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Il distacco dalla realtà e dal quotidiano e l'avvicinamento alla negazione della realtà e del quotidiano che è la morte: questo il senso del film. La morte, per il protagonista, è l'unica datrice di senso ed egli vi si approssima ineluttabilmente, lungo una Via Crucis scandita dolorosamente dalle note di Satie. Grande Ronet a tratteggiare un individuo che non ha più nulla da chiedere alla vita; e grande Louis Malle a delineare questo lento svuotarsi dell'esistenza.

Liv 5/12/16 08:57 - 237 commenti

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Il patetico inonda la vicenda dal primo fotogramma all'ultimo, inesorabile. Per fortuna il linguaggio delle riprese non è quello della Nouvelle Vague, ma è formalmente molto curato. La recitazione è superba. Insomma, un drammone di origine letteraria che ha risvolti non soltanto a livello individuale (il male di vivere, l'atmosfera esistenzialista, ecc. ecc.) ma anche sociale: le donne di Alain lo aiutano, sì, ma da lontano...
MEMORABILE: La Luger Parabellum, arma militare tedesca. Strano, per un francese...

B. Legnani 17/08/17 11:41 - 5658 commenti

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Trentenne rimasto immaturo, dopo una notte d'amore, dice che si ucciderà. Ma prima se ne va a Parigi per rivedere i vecchi amici (o presunti tali). E poi? Forse la miglior prova di Maurice Ronet, che ha il phisique du rôle perfetto per il personaggio. Malle tiene attento lo spettatore in un film in cui accade poco, rispetto alla durata, ma anche nelle fasi in cui Ronet è solo sullo schermo ogni suo gesto ed ogni suo pensiero tengono avvinti. Un bel film.
MEMORABILE: Ronet finisce il libro e lo depone.

Paulaster 29/08/18 11:51 - 4876 commenti

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Alcolista in cerca di disintossicazione passa a salutare i vecchi amici prima della fine. La mancanza d’amore come filo conduttore, che porta alla deriva e all’incomunicabilità. Parigi fa da triste sfondo a pensieri mortali, monologhi e dialoghi (qualcuno didascalico). Ronet è perfetto nel ruolo di esistenzialista stanco, malaticcio e con la vita agli sgoccioli. Buone le musiche, che danno un ulteriore velo di malinconia.
MEMORABILE: Le notizie tragiche dei ritagli di giornale; “Domani mi uccido”; La piccola bevuta al bar.

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Jdelarge 24/03/20 12:14 - 1000 commenti

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Bellissimo film esistenzialista, che mette in scena i dilemmi di un protagonista incapace di scegliere e di vivere la dimensione lineare del tempo. In questo senso la clinica in cui Alain, interpretato da un fantastico Maurice Ronet, sceglie di (non) vivere, si configura come una sorta di limbo che esclude il frenetico via vai parigino per preparare il campo all'inevitabile finale. Regia eccezionale e dialoghi ineccepibili.

Apoffaldin 27/04/24 11:36 - 261 commenti

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Scrittore fallito non riesce a vivere nella realtà che lo circonda ma, per citare colui che ispirò il romanzo di Drieu La Rochelle: "Provate, se ci riuscite, a fermare un uomo che viaggia con il suicidio nell'occhiello" (Jacques Rigaut). Alain (Maurice Ronet in una delle sue migliori interpretazioni) continua a interrogarsi e interrogare gli altri sul senso della vita, sempre spietato con sé, quando serve nei confronti degli altri. La regia di Malle lascia scorrere la storia, opportunamente, con un notevole bianco e nero mai vinto da tentazioni calligrafiche. Ottimo.
MEMORABILE: Il giorno designato scritto sullo specchio; Gnossienne di Satie che prosegue dopo la dissolvenza su nero finale.

Ronax 14/06/24 01:10 - 1397 commenti

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Drieu La Rochelle, scrittore francese filo-nazista, si suicidava nel '45 per evitare l'arresto e la probabile condanna a morte come collaborazionista, mentre lo scrittore fallito e alcolizzato protagonista del suo romanzo, dato alle stampe una quindicina di anni e da cui Malle ha tratto poi l'omonimo film, poneva lucidamente fine alla propria esistenza travolto dall'incapacità di vivere e di amare. La cronaca rigorosa e implacabile del progressivo cammino verso questa morte annunciata ne fa un'opera di notevole suggestione, grazie anche a un intenso Ronet, ben calato nella parte.
MEMORABILE: I ritagli di giornale con i fatti di cronaca nera che Ronet appende nella sua camera.
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