Trattato "boormaniano" sull'immensità e le insidie della natura (dove l'essere umano ritorna allo stato primitivo-soprattutto se sprovvisto di mappe e cellulari-che nel " cuore di tenebra" selvatico da predatore , nella catena alimentare, diventa irrimediabilmente preda) con l'elemento "animali assassini" (un mostruoso orso nero) che è solo un'orpello aggiuntivo, che fa parte dell'inospitabile habitat boschivo.
Bellissimo il camera car iniziale che segue i due fidanzatini dall'uscita dell'autostrada per arrivare al parco e quei colori autunnali che rendono i suggestivi boschi canadesi quasi "fiabeschi" (non per nulla il cult del ragazzo della coppia è
Legend di Ridley Scott, di cui ha "costretto" a più visioni la sua ragazza).
MacDonald centellina l'attesa (forse troppo), rendendo comunque bene l'incombente pericolo lo stato ansiogeno, porta fuori strada (l'incontro con l'ambigua guida boschiva che porta con sè un coltellaccio alla Rambo e sviscera con precisione chirurgica le trote pescate. Pare miri alle grazie della fanciulla e che cerchi rogne "Cosa intendi per malinteso?"), comincia a disseminare le prime, pericolose, avvisaglie (la carcassa dell'alce fatta a brani e zeppa di mosche, le ghiande notturne, l'unghia del pollice che si stacca, le impronte dell'orso sul terreno, il suo giaciglio, i rumori di rami spezzati che giungono dal profondo del bosco, i corvi morti) con ataviche e ancestrali paure boschive.
Poi lo smarrimento , la perdita dell'orientamento, il lago che non si trova e la comparsa di un enorme e ferocissimo plantigrado (che pare pedini e punti i due ingenui escursionisti della domenica , e che dà il "buon giorno" mattutino fuori dalla tenda (momento di per sè ansiogeno e terrifico, con il muso dell'orso, che annusa e ansima, piantato fuori dalla tenda).
Un'attacco animalesco tra i più impressionati mai girati (tra gambe maciullate e pasti plantigradi trucidissimi e splatterissimi), poi la fuga, le cascate, le ossa spezzate, il bengala usato come nei "viet movie", il rifugiarsi sull'albero, l'elicottero udito da lontano, le inane grida d'aiuto, l'anello dell'impossibile matrimonio, una disperata dimensione da "survivor" che diventa
Uomo bianco và col tuo Dio, un caribù come animale guida (l'unicorno di
Legend?) fino al trasportarsi in canoa come nel finale del primo
Venerdì 13.
Script semplice, quasi elementare, ma gestito con realismo e senso dell'angoscia dal giovane (e promettente) MacDonald, che si circonda di una natura tanto ostile quanto incontaminata facendo leva sullo smarrimento, sulle sensazioni (le grida ovattate che posticipano gli attacchi dell'orso) e sulle già menzionate paure ataviche boschive.
Notevole (e da brividi) la OST composta da Vince Nudo (soprattutto il pezzo sui titoli di coda) e l'arguzia di usare un vero orso (quindi niente CG) che ne aumenta il realismo e l'ansia.
Pre finale che va in calando e chiusa un po deludente e convenzionale, ma la tensione e le apparizioni del mostruoso animale ansimante, ringhiante e sbavante colgono nel segno.
Il doppiaggio italiano sul personaggio di Jenn (Missy Peregrim) è fastidioso come le unghie sulla lavagna.