Opera bizzarra, inclassificabile, stranamente giunta da noi nel florente mercato home video
Spacciato per un thriller (che NON lo è) ad alta gradazione erotica, tassativamente vietato ai minori di 18 anni, strombazzato come il film scandalo del 1988(!)
In realtà è un film bislacco, con vari e improvvisi cambi di registro, che c'ha un incipit notevole (che sembra una versione scandinava di
Ed Gein), praticamente muto, dove in una fattoria sperduta nel grigiore nelle campagne norvegesi, un ragazzo con tuta da meccanico si appresta ai lavori quotidiani di fattore, sorvegliato, dalla finestra, dalla vecchia madre paralitica, con cui non ha dialogo (e che le entra in stanza mentre lui si legge i giornalacci porno, per sbatterle la porta in faccia)
Cambio di registro, un uomo e una donna fanno l'amore (che sembra la scena di sesso iniziale di
Betty Blue), lei, Gerda (bravissima Amanda Ooms) è una prostituta per vocazione, lui, Jor, uno scrittore e drammaturgo, mezzo intellettualoide, mezzo mantenuto.
Cambio ancora, il ragazzo fattore (risibilmente vestito da truzzissimo cow boy) che di nome fà Morgan, piglia il treno e arriva in città (e non so per quale motivo, nè si saprà mai, appena arriva in stazione si reca negli squallidissimi bagni e si tira un raspone che dura 10 minuti!)
Così, bighellonando per la desolante città notturna , Morgan incontra Gerda che batte (e , con galanteria sopraffina, abborda la donna con un raffinato "
Sei una puttana? Ho voglia di scopare!". Lei, tutta felice, se lo porta a casa, dove ad attenderli c'è Jor.
Prima si fanno come scimmie fumando canne a nastro, poi Morgan imita Elvis (suo idolo) e si scatena in un rock tarantolato (che dura altri dieci minuti), e infine Morgan e Gerda ci danno dentro sotto gli occhi di Jor ormai perso nei fumi della marjuana (che coltiva in casa)
Di culto assoluto la scena in cui a Morgan scappa la pipì sul più bello, facendola addosso ad un estasiata Gerda
Poi Jor sbrocca e comincia a prendere a cinghiate Morgan mentre stantuffa Gerda
Morgan impazzisce di botto, scappa gridando "
Dèmoni, assassini, dèmoni, assassini" si lancia in una furiosa corsa notturna, per finire , completamente andato, nei bagni pubblici , nudo, a insaponarsi e a delirare
Risultato, lo sbattano in manicomio
Poi si cambia ancora registro, Jor diventa un drammaturgo di successo, Gerda marcisce nella stanza dell'hotel del titolo a farsi di ero e perdendo la regione-che si fà in vena, in una sequenza che non ha nulla da invidiare al più truce "drug movie"- , e Morgan (matto da legare) avrà delle conseguenze che sono la vera sorpresa del film, e che sfociano nella più inaspettata exploitation in un bosco, tra deliri sessuomani incontrollati e schizofrenici e una castrazione splatter con lametta di rasoio che nemmeno nell'
Ultima casa a sinistra
E quando il vortice della disperazione inghiotte i tre protagonisti, arriva, sulla strada cinerea, la chiusa improvvisa e violenta che sembra il finale di
Interceptor
Svend Wam non conosce i tempi cinematografici (oltre la masturbazione di Morgan nei cessi pubblici che dura un'eternità, c'è Jor che vagabonda per stazioni fumando, sputacchiando e osservando suorine, pigliando treni che tengono via metà film), ma c'ha un bizzarro talento che lo avvicina un pò al primo Verhoeven (la scena di Gerda, ormai in preda alla pazzia, drogata marcia, emaciata, divorata dall'eroina, quasi uno spettro di sè stessa, non può non far venire alla mente la Monique van de Ven nelle battute dolorose di
Fiore di carne) e non rinuncia a sprazzi di sesso hot (la scena d'amore tra Gerda e Jor) e perversioni (pissing, cinghiate) sino ad una fellatio ai limiti dell'hard (con evirazione splatterosa annessa)
Momenti noiossimi (i pensieri di Gerda con velleità autoriali trashissime, gli scritti ridicoli e autoriali di Jor), tra rapporti amorosi sofferti e pallosissimi, si mischiano a esplosioni puramente sexploitation, nudi intergali (sia femminili che maschili), rendendo il filmaccio qualcosa di rancido e marcio, con un finale di rara disperazione e nichilismo
In realtà gli attori sono solo il trio di protagonisti, il resto quasi tutte comparse, nei bar, nelle stazioni, per le strade desolate e invernali.
Nell'appartamento di Jor troneggia il gigantesco poster del
Cacciatore di Cimino, ma non norvegese, ma proprio il manifesto italiano del film
Un dramma a tinte fosche sbilenco e sgangherato, tra derive trash e impennate sanguigne , autorialità e exploitation, deliri e tragedia, sesso, amore, follia e morte.
Straniante, noioso, a volte soprendente per i cambi di narrazione improvvisi e scollegati con la trama (esempio: l'incipit, con stop frame, con un cantante punk tipicamente ottantiano che nemmeno
Miriam si sveglia a mezzanotte, la vecchia madre di Morgan avvolta dalle fiamme alla finestra come nei gotici nostrani, che non c'entrano un tubo con il resto del film) da lasciare basiti.
Da antologia il prefinale boschivo, con Morgan infoiato a bestia nei confronti di Gerda, che si cala le braghe e parte con volgarissimi e sconci monologhi schizzodi da filmaccio porno
Quel tipo di film che stanno tra la boiata tremenda, il guilty pleasure e il balzano cult movie.