La rivincita di Fantozzi, con tanto di futura Pina al fianco (Milena Vukotic non aveva ancora sostituito Liù Bosisio, all'epoca). Montesano, anzi, parte in condizioni ancor peggiori, è un frustratissimo pulitore di finestre senza donne e senza amici. Solo l'arrivo di un diavoletto in frac e cilindro cambierà la sua vita: lo spingerà ad essere più cattivo, più disonesto. Più umano, in poche parole. E così verrà assunto in una megaditta (le Edizioni Supreme) presieduta dallo spietato Adolfo Celi (del consiglio d'amministrazione fa parte anche Enrico Beruschi) dove, calpestando i piedi ai potenti (il primo è Felice Andreasi)...Leggi tutto farà in breve una fulgida carriera. Sempre consigliato dall'aristocratico diavoletto, naturalmente, che nessuno vede e compare e scompare a piacimento. Il film è tutto qui. Flavio Mogherini lo dirige senza verve, fa fare a Montesano esattamente quello che ci si aspetterebbe, a Celi il megadirettore inflessibile e cinico dimenticando di arricchire l'opera con qualche tocco personale. Si ride molto poco (i ritmi blandi di Mogherini sono noti), ci si fossilizza nella medesima situazione senza mai trovare lo spirito giusto per risalire la china. Pur utilizzano discretamente un buon cast (Celi c'è nato, per quella parte), le velleità di denuncia del malcostume negli ambienti capitalistici si scontrano con una superficialità avvilente. Qualche notazione spiritosa qua e là, un timido riferimento alla politica (il solito Pannella – qui chiamato Parrella – e i suoi scioperi della fame) e, per una volta, niente sesso. Poco presente anche la tipica verve surreale del regista.
Una delle interpretazioni meno ricordate di Montesano, che tuttavia se la cava dignitosamente. È un classico film di Mogherini: grottesco, con un’idea di partenza molto semplice (il poveraccio che scala rapidamente i vertici di una grossa ditta), ma che si rivela assai faticoso da seguire per il povero spettatore. Cast pieno di attori di vaglia, forse un po' sprecati: da Celi a Paolo Poli, dalla Vukotic a Felice Andreasi.
Malriuscito. Non funziona come commedia, non funziona come satira, non funziona come storia. È uno strano ibrido, privo pure di ritmo, con attori bravi che spesso girano a vuoto o si devono ritirare nel cliché personale o nel bozzetto. Varie trovate sono prese da Paolo Villaggio e da Woody Allen (la rivista sexy - quasi testualmente! - viene da Il dormiglione). Nonostante vivano in un film scombinato, si fanno apprezzare Poli, Celi e la Vukotic. Si vede il cartellone de La ragazza dal pigiama giallo, dello stesso regista.
Film un po' fiacco e decisamente senza mordente, anche se il buon Montesano, con la sua nota verve, riesce parzialmente a risollevarlo. Il problema è senz'altro legato alla regia poco funzionale e forse ad un cast troppo variegato ma non artisticamente amalgamato. Ambientazione quasi esclusivamente in interni che, rivisti oggi, appaiono decisamente "vintage".
Stupenda commedia di Mogherini interpretata con piglio da uno stupendo Montesano, affiancato dalla brava Vukotic (divertentissima qui nella parte di una hostess decisamente presa dal mondo del volo); Adolfo Celi come sempre giganteggia. Ambientazione fantozziana con tanto di megaditta, anche se qui più che nel comico siamo nella commedia satirica pura. Molto bello.
MEMORABILE: Il sequestro e gli scontri tra Celi e Montesano.
È da vedere già solo per il contorno: un Adolfo Celi carogna al suo meglio e Paolo Poli perfetto diavolo. Il resto è un Mogherini influenzato per certi versi dai Fantozzi miliardari, a cui Montesano rende onore facendo e prendendosi di tutto (non ultimo anche pisciare in testa da Celi). Non è un film riuscito ma (mistero di quegli anni) divertente ed interessante da vedere e rivedere. Ripeto, figlio illegittimo di Fantozzi. Solo che Mogherini non è assolutamente Luciano Salce!
Commedia satirica poco riuscita, in cui Montesano e Celi fanno il possibile (quest'ultimo, non poco) per non farla cadere nel disinteresse del pubblico: ma l'intreccio è complicato, il ritmo un po' blando e la sceneggiatura latita. Mogherini non riesce a concretizare uno spunto di partenza efficace. Ruolo presumibilmente alimentare per un bravissimo Paolo Poli, del tutto sprecato in questo contesto; classico cameo di Jimmy il Fenomeno.
Commedia di quelle semplice, veloci e che fanno passare un po' di tempo senza pensieri. Qui Montesano si trasforma da Fantozzi a Granfigldiputt nel giro di un amen grazie a un diavoletto che gli si para innanzi per incattivirlo e mal insegnargli. Enrico fa bene la parte e si muove alla perfezione in tutte le situazioni che il copione propone. Certo, dopo un'oretta le idee sono esaurite, ma va bene lo stesso per spegnere la nostra mente.
Forse il miglior film di Montesano. Tutti perfetti per la parte: Adolfo Celi, Paolo Poli, la Vukotic... Perfettamente sospeso tra comicità dolce e amara. Non è Fantozzi, ma molto di più. Molto più realistico. Non esistono carnefici o vittime, tutti puntano al potere, ma alla fine "presidenti si nasce" e lì non si può fare niente.
MEMORABILE: Le botte che prima Montesano e poi Celi si danno a vicenda, fingendo di "essere costretti" per rendere più realistica la "commedia".
La disonestà come input e output del capitalismo in una commedia satirica in cui Mogherini recupera il mito di Faust e visionarietà felliniane (il Diavolo in frac di Poli e i fantasiosi arredi in stile aeroplano dell’appartamento della hostess Vukotic). La morale è scontata, ma la sceneggiatura, benché non proprio ricca e talora indulgente al volgare, cammina spedita grazie alle spinte di Montesano – sempre più padrone del suo ruolo fisso di morto di fame e turlupinato anche quando è indotto a farsi furbo e disonesto – e di un comprimario del calibro di Celi. **/**!
MEMORABILE: «Sciur padrun da li beli braghi bianchi...»; la simulazione del rapimento.
Uno dei film meno conosciuti del bravissimo Enrico Montesano. Molto surreale, fumettistico e abbastanza divertente. Regge discretamente bene grazie anche ai vari coprotagonisti e caratteristi che compongono il cast. Mogherini, ottimo scenografo, si dimostra qui anche un bravo direttore, indovinando i tempi e gli spazi dei vari siparietti di Montesano. Incalzanti le musiche che rendono il tutto buffonesco ma piacevole. Apprezzabile.
MEMORABILE: L'apparizione del diavolo in frac; La cena a base di salsiccie e polenta; Il sequestro di Adolfo Celi.
Montesano riesce a far ridacchiare; rendono poi piacevole il film anche le interpretazioni degli altri bravi caratteristi (Celi su tutti), ma la critica sociale oggetto del film (in molte situazioni simile a quella dei primi film di Fantozzi) non è troppo delineata, mantenendosi spesso sul vago; quasi si fatica a raggiungere il finale; qua e là però simpatiche gag e buone battute.
Piuttosto strano, anche se non atipico per il suo bel tempo. Commedia che lascia lo spettatore col sorriso "sulla punta della lingua", senza che l'intenzione si trasformi in azione (si ride sostanzialmente ben poco). E' una storia semplice, con qualche implicazione sociale ricorrente dell'epoca, ben girata e ben interpretata (oltre a Montesano, ci stanno bene pure il "cinico" Celi, la "cerebrale" Vukotic e lo "spregiudicato" Beruschi). Parte di routine per il "diavolo" che non tenta ma suggerisce cose normalmente praticate senza la sua collaborazione.
MEMORABILE: Lo sciopero della fame e la cena sontuosa a questo "connessa".
Montesano non è mai riuscito a farmi ridere. Devo riconoscere la sua bravura, ma al pari di Villaggio (lo prendo a paragone perché i ruoli si assomigliano) la sua recitazione, le sue smorfie sono limitate e ripetitive: viste in un film le hai viste tutte. I comprimari invece sono perfetti e se si arriva fino alla fine è merito loro. Oltretutto l'incipit dice già come sarà la storia, per cui nemmeno l'elemento sorpresa aiuta. La satira di costume non è male, ma neppure questa è una novità. La sceneggiatura pesca molto da altri lavori.
Lasciando da parte le implicazioni "faustiane" che andrebbero riservate a pellicole di ben altro "peso", questa commedia di Flavio Mogherini tendendo a battere contemporaneamente la via satirica e quella della commedia brillante finisce per non essere (per manifesti limiti della sceneggiatura) né carne né pesce; non aiuta l'interpretazione di Montesano superato di varie spanne da caratteristi di lusso come il grandissimo Adolfo Celi. Mediocre.
Commedia con ambizioni di satira sociale dalla sceneggiatura abbastanza risaputa, che sviluppa in maniera blanda (svolgimento banale, comicità poco efficace) la storia di una classica ascesa dell'uomo qualunque (un Montesano un po' Fantozzi un po' Fracchia). L'estrema raffinatezza della confezione (Mogherini era una garanzia) da una parte conferisce al film un'aura di grande professionalità - quasi autoriale - ma dall'altra inibisce ancor di più l'impianto comico. Spassoso Celi megadirettoregalattico, sempre in primo piano e camera a mano.
La scalata al potere del quisque de populo, che via Faust da plancton diventa balena, quindi suo cacciatore. Mogherini non bada a specifici e libere associazioni: massoneria, casta piramidale, rampantismo, mobbing, rincorsa allo status symbol, esoterismo: il futuro era già iniziato. Se il quadro di insieme sembra smarmellato e la spinta farsesca un vignettistico surrogato, il film mostra tanto di bicipiti, addominali e pettorali in un sopraffino cast (Poli apicale) che fa eccezionale gioco di squadra, dove ciascun ingranaggio manda da solo avanti una sferragliante macchinario strappasorrisi.
Debole apologo sul potere, indeciso tra farsa (le cento mossette di Montesano, inadeguato; gli "E allora..." di Beruschi) e il grottesco della classica commedia nera all'italiana. Il risultato è insoddisfacente sotto ogni punto di vista: si rimane nell'ambito dello scherzo superficiale (il rapimento del Presidente). A sollevare il film dalle bassezze solo Poli, amabile diavolo in frac e l'arrogante Celi, entrambi a loro agio nei rispettivi ruoli.
Quasi un rifacimento “esoterico” del Terribile ispettore, mostra un evidente debito nei confronti dei ben più incisivi Fantozzi. Al contrario di questi, manca di profondità e di autentico cinismo. Non bastano a risollevarlo la rodatissima maschera comica di Montesano, né il sempre apprezzabile mestiere di Adolfo Celi. Eppure l’idea di (uno straordinario) Paolo Poli come raffinato diavolo in marsina faceva presagire una pellicola di ben altro spessore.
MEMORABILE: Celi che piglia a sganassoni e revolverate Montesano per poi ricevere lo stesso trattamento a parti invertite.
Apologo grottesco sulla scalata al potere, quasi un omologo più surreale di Il terribile ispettore. Più che a una commistione di generi sembra però di trovarsi di fronte a una mancanza di decisione sulla direzione da prendere. È un peccato, perché tutti fanno la parte per la quale sono nati: Montesano passa dal pulire i cessi ai vertici aziendali come farà in Grandi magazzini, Celi è industriale vampiresco come in Hanno cambiato faccia, Poli riprende il diavolo in frac e cilindro che faceva in un vecchio carosello del Bitter Campari.
MEMORABILE: Le apparizioni del diavolo Poli (visibile solo al protagonista); Il cedimento dello sciopero della fame di fronte alla polenta; Il falso rapimento.
Fiacca commedia di Mogherini i cui intenti satirici rimangono purtroppo sulla carta a causa di una sceneggiatura molto poco incisiva e una regia insufficiente che non è in grado di rendere interessanti personaggi non particolarmente originali. Gli attori spesso procedono per conto proprio, ed è grazie al talento di alcuni di loro che qualche scena sfocia in un sorriso, ma nel complesso le gag, quando non sono scopiazzate, sono di una banalità sconcertante e spesso tirate troppo in lungo. La confezione arrangiata non aiuta la causa ed il risultato finale è piuttosto scarso. Evitabile.
Commedia non del tutto riuscita diretta un po' stancamente da Mogherini, che mette in campo un discreto Montesano sempre esagitato che comunque porta a casa la sufficienza. Troviamo inoltre un cinico e bravo Adolfo Celi utilizzato sapientemente e un buon Poli che però ha un ruolo che spesso stona e stride, nonostante la sua professionalità. Dopo una prima mezz’ora piuttosto noiosa, la pellicola risale la china con sporadiche risate per poi chiudere con un finale moderto.
Giovane di modeste possibilità è convinto dal diavolo (un ineffabile Paolo Poli in tight e cilindro) a fare le scarpe ai superiori per scalare i vertici della ditta dove lavora. Un ruolo tagliato su misura per Montesano, abile a impersonare l’imbranato che incarognisce ma senza convinzione. Si contano diversi momenti divertenti di ottima vena comica, soprattutto come riuscita satira delle dinamiche aziendali; ricorda in questo il coevo Fantozzi ma con una vena meno farsesca e una narrazione più organica. Peccato il ritmo a volte si afflosci con qualche ripetitività.
Film di desolante povertà, in tutte le sue componenti. Irresistibile Paolo Poli in versione diavolesca, ma il resto è assolutamente deludente. Oltre a una trama poverissima di novità abbiamo una regia molto piatta e un ritmo monotono, perché le poche note più o meno decenti si ripetono senza alcuna fantasia. Deludente anche il cast: Adolfo Celi poteva salvare la baracca ma è poco utilizzato, Enrico Montesano è al solito ruolo trito e ritrito, Milena Vukotic poco appariscente. Un film che non riesce a fare satira e che trasmette anche una certa tristezza. Da perdere.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
DiscussioneZender • 15/06/09 09:42 Capo scrivano - 48951 interventi
Se lo fai piazziamo la cosa nelle curiosità, poi, Mark.
"Sciur padrun de li beli braghi bianchi
foera li palanchi, foera li palanchi.
Sciur padrun da li beli braghi bianchi
foeri li palanchi c'anduma a cà"
DiscussioneZender • 15/06/09 21:29 Capo scrivano - 48951 interventi
Ahah, ma questa era? Grazie Markus, a saperlo la sapevo a memoria! Se vuoi copiarla e incollarla anche nelle curiosità aggiungendo l'intro di Daidae che spiega quando si sente...
Quando entra il padrone della ditta, Adolfo Celi (che porta effettivamente i pantaloni bianchi), gli impiegati cantano a mo' di nenia:
"Sciur padrun de li beli braghi bianchi
foera li palanchi, foera li palanchi.
Sciur padrun da li beli braghi bianchi
foeri li palanchi c'anduma a cà"
Anche il titolo del film infatti, come dice Il Dandi, allude a questo canto popolare diffuso tra il XIX e il XX secolo presso le mondine del Novarese e del Vercellese.
Causa fotogrammi di bassa risoluzione mi trovo impossibilitato ad inserire alcune location trovate, qualcuno in possesso di fotogrammi buoni che vuole aggiungersi?