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In attesa di comparire nel box Ultimi commenti: Caesars (28/04/24 20:29)
TITOLO INSERITO IL GIORNO 23/02/24 DAL BENEMERITO COTOLA
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Caesars Ieri 17:11 - 3796 commenti

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Bella l'idea di raccontare l'Olocausto con una prospettiva diversa, ossia attraverso le vicende del comandante di Auschwitz e della sua famiglia. Questo particolare punto di vista, con relativa "normalità" dell'orrore, rende ancora più raggelante il racconto. Valide anche le interpretazioni. Se si vuole muovere un appunto alla pellicola: la scelta (peraltro condivisibile) di "neutralità" dello sguardo fa rimanere lo spettatore un po' troppo distaccato dai terribili eventi che si riescono a immaginare. Comunque un film importante che merita la visione.

Cotola 23/02/24 23:31 - 9058 commenti

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C'è ma non si vede, se non per alcuni particolari rivelatori. Non si vede ma si sente. Cosa? La Shoà, non dall'interno del lager ma dal punto di vista del famigerato capitano di Auschwitz Rudolf Höss e dei suoi familiari che vivono lì a due passi. La banalità del Male (stavolta l'espressione è perfettamente calzante) come raramente è stata mostrata al cinema: fa ghiacciare il sangue nelle vene. Classico esempio di quando la regia rende grande un film. Magistrale l'uso del sonoro che non si dimentica ed è una delle cose più geniali di tutto il film. Di stupefacente bravura la Hüller.
MEMORABILE: Il sonoro che accompagna in maniera continua e insistita la pellicola.

Flazich 24/02/24 14:51 - 669 commenti

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Glazer riesce a trasporre l'orrore attraverso la noia del quotidiano come può essere quello di rappresentare una qualsiasi giornata di una famiglia. La cura del giardino, la cura della casa, l'attenzione rivolta ai figli. Il film non ti fa vedere nulla, ma l'orrore sei costretto a sentirlo per quasi cento minuti finché diventa assordante. Non ci sono altre parole per definire questo film se non capolavoro.

Rebis 25/02/24 12:28 - 2339 commenti

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L'Altro, il perturbante, è a pochi passi da noi, appena fuori dal perimetro della coscienza disposta a illuminare solo gli spazi ordinati e ripuliti della nostra dimora. Ma se la verità è oltre il campo visivo in cui ci siamo confinati, l'orrore non è al di là di quel muro, ma dentro di noi, dove si compie l'olocausto dell'anima, lo sterminio dell'empatia. Film euclideo, rigoroso come un teorema geometrico, espanso e trasversale alla Storia come un'odissea nello spazio illimitato che separa ciascun uomo dall'altro. L'orrore indicibile, irrappresentabile, è sotto la nostra pelle.

Reeves 26/02/24 07:20 - 2232 commenti

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La banalità del male quotidiano raccontata alla perfezione attraverso la vita quotidiana di una famiglia unita, ecologista, affettuosa, che vive però accanto al campo di concentramento del quale il padre è direttore. Un film veramente straordinario che sa mettere fuori campo l'orrore mettendolo al tempo stesso al centro della narrazione, recitato benissimo e capace di emozionare e di far riflettere.

Myvincent 2/03/24 06:45 - 3745 commenti

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Un giardino dell’ Eden subito fuori le grigie mura del campo di Auschwitz, dove è di casa Rudolph Höss con la sua famigliola. Piccoli e grandi ambizioni medio-borghesi, mentre dall’altra parte si odono le urla e gli spari di un mondo che non vedremo mai. Il regista utilizza questo paradosso per raccontare la banalità quotidiana dell’orrore e l’indifferenza più totale al “caso umano”, di chi considera l’altro come oggetto da usare ed eliminare. Mentre le ceneri dei forni crematori concimano il terreno per le varie tipologie di cavoli…

Gabigol 4/03/24 00:35 - 584 commenti

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Famigliola di un capitano nazista trascorre la propria vita borghese in una ridente villa con giardino; al di fuori della vista, ma udibile, il campo di Auschwitz. Rappresentazione geometrica del male, il quale viene decentralizzato dal punto di vista visivo e narrativo, ma riposizionato al centro attraverso l'utilizzo del sonoro e fulminanti asserzioni verbali all'interno di inutili scene di routine. Film glaciale, che non concede requia: l'orrore ha il volto dell'imperturbabilità, pertanto è inestirpabile. Film inattaccabile per contenuto e forma.
MEMORABILE: I primi due minuti; La mascella nel fiume; La discussione sui forni; Le finestre rosse di notte; Il flash-forward durante la discesa delle scale.

Belfagor 7/03/24 01:18 - 2690 commenti

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Se oggi mostrare le vittime rischia la caduta nel patetismo o nella desensibilizzazione, Glazer affronta il problema alla radice facendo identificare (senza empatizzare) il pubblico con i carnefici. La coppia Friedel-Hüller dà vita a due individui mostruosi non nel sadismo ma nella dissociazione e nella quotidianità. Nessuna colonna sonora da lacrime facili, solo un ronzio pervasivo. Magistrale la fotografia di un realismo quasi irritante, che alterna i colori del Reich al verde di un incantevole giardino a un passo dall'orrore. Tristemente attuale.
MEMORABILE: La telefonata sui fiori di lillà; La mandibola ripescata dal fiume; La discesa verso l'oblio.

Enzus79 9/03/24 23:09 - 2904 commenti

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Ispirato dal romanzo omonimo di Martin Amis. Film intelligente quanto cinico e surreale. L'orrore dei campi di concentramento di Auschwitz si intuisce solamente, ovattato da una serenità familiare che fa sentire i protagonisti sopra tutto e tutti. Stilisticamente perfetto: più che apprezzabile la regia di Jonathan Glazer. Ottima la fotografia, brava la Hüller.

Belgazzara 11/03/24 02:08 - 27 commenti

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Quasi ogni opera sul tema è fedele al principio dell'irrappresentabilità del lager, tuttavia Glazer pare aderirvi con tale rigore - per quanto con ragguardevole strumentazione, a partire da una messa in scena stilisticamente impeccabile fino a una sempre più sorprendente Sandra Hüller - da mantenere le distanze più del dovuto. Non è tanto l'abilità di far percepire l'orrore senza mostrarlo, quanto storicamente accaduto lo conosciamo ed è superfluo tirarne in ballo l'ovvia condanna. È che tutta questa tenacia concettuale depriva l'opera di un plot e di una pur minima adesione emotiva.

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Pinhead80 11/03/24 10:39 - 4771 commenti

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Se c'è un film che riesce in novanta minuti a sintetizzare quella che è la banalità del male questo è La zona d'interesse, un'opera fortemente drammatica che gela il sangue in ogni sequenza senza avere l'obbligo di mostrare nulla. L'orrore è percepito e udito costantemente come un rumore di sottofondo che accompagna le giornate tranquille di una famiglia che ama come nessun altro quel posto orribile che loro hanno trasformato in reggia. Non ci sono parole per descrivere il senso di repulsione che si prova di fronte a tanta "normalità". Sonoro aghiacciante ma efficacissimo.
MEMORABILE: Il "rumore" di sottofondo; La famiglia che si divide i vestiti; Il rossore notturno che pervade le finestre della casa.

Il ferrini 11/03/24 23:18 - 2361 commenti

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Film raggelante girato solo con inquadrature fisse, nessun movimento e senza alcun primo piano. Tutto nella regia concorre a disumanizzare il girato, tant'è che l'unico personaggio "positivo" viene filmato con una termica per mostrarne il calore (che contagia anche i doni che offre). Il sonoro - premio Oscar - è la vera forza della pellicola, straziante, mostruoso, ma che non disturba minimamente il vivere borghese della famiglia protagonista. Un modo nuovo, di grande impatto, per raccontare una storia vista mille volte ma qui invisibile e per questo forse più terrificante.
MEMORABILE: Il maiale che segue le guardie.

Paulaster 12/03/24 18:13 - 4431 commenti

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L’ufficiale nazista Höss e famiglia vivono la loro quotidianità a ridosso del campo di Auschwitz. Prima parte che spietatamente racconta del tran tran giornaliero di chi stermina gli ebrei e riesce ad avere una vita normale tra la cura del praticello e un tuffo in piscina. L’orrore è percepito e sembra un cinema più asettico di Haneke. Il protagonista è visto non come un invasato e il personaggio più brutale sembra quello della moglie. Il secondo tempo allenta l’argomento prima di un’efficace chiusura a monito del ricordo dello sterminio.
MEMORABILE: I denti nel letto; Le immagini notturne; La riunione dei capi; La minaccia di cremare la cameriera.

Deepred89 14/03/24 13:04 - 3709 commenti

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Film che si avvale, almeno nel primo tempo, di un'idea di grande intelligenza, portata avanti con un buon senso del paradossale e una ricchezza di dettagli (in primis, bella l'idea del perenne brusio dei forni in sottofondo) memore di certo Lanthimos. Le numerose parentesi fuori porta del secondo tempo normalizzano, relativamente, il tutto e resta il rimpianto di non aver abbondato, come in passato, con la visionarietà, vista l'efficacia, visiva e sonora, dei momenti più febbrili, esclusi i trascurabili inserti solarizzati. Originale, suggestivo, ma emozionalmente freddino.

Rambo90 16/03/24 21:10 - 7704 commenti

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Lo spostamento del focus è il punto cruciale del film, l'idea per la quale risulta crudele da gelare il sangue fin dall'inizio della visione. I campi di concentramento dal punto di vista di chi li dirigeva, come un lavoro qualsiasi, riuscendo addirittura a considerare quella sistemazione come "privilegiata". Gran lavoro sul sonoro e da parte del cast, con una cura registica sui dettagli assoluta. Bisogna anche ammettere però che in più punti è lento e piuttosto noioso, ma vale la visione e non si dimentica.

Giùan 24/03/24 08:40 - 4568 commenti

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Alla capziosa domanda sul cos'altro sia possibile dire e vedere dell'orrore dell'Olocausto, Glazer risponde con la - semplice nelle premesse quanto definitiva nell'applicazione - intuizione del non dire né far vedere, a partire da quello schermo nero che pare voler ingoiare il film e chi guarda. Così la sterminata banalità del male piccolo borghese ci si palesa nel suo totalitarismo ipocrita che non si può non "sentire" (il lavoro sul suono e il suo legame con sensibilità ed emotività son l'altro pilastro che regge l'opera). Chi resisterà tra Pollicino e i sonnambuli? Chi vivrà...
MEMORABILE: Il giro della casa e del giardino di figlia e madre; Il vomito di Hoss; Auschwitz oggi; Il bambino rinchiuso nella serra dal fratello.

Capannelle 2/04/24 00:12 - 4412 commenti

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Nella nutritissima galleria di film sull'Olocausto Glazer indovina il punto di vista, glaciale ma efficace di chi, tranquillamente ma senza indugio alcuno, progettava il sistema che faceva funzionare e perpetuare il campo di concentramento. E la cui moglie pensava che viverci accanto fosse paradisiaco. Un'idea folgorante, in cui l'unico elemento di raccordo con l'orrore è il sonoro proveniente dal campo e però, a lungo andare, si paga qualcosa a livello emozionale. Oltre al sonoro sono da apprezzare attori, inquadrature e carrellate che Glazer organizza con bravura.

Xamini 30/03/24 16:14 - 1254 commenti

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L'orrore della Shoah si fa psicologico e Glazer lo mostra a fatica, a partire da una musica straziante su nero, per poi confinarlo ai margini delle inquadrature, a incorniciare ma nel contempo dominare ogni singola scena. Insopportabilmente, i suoni del campo di concentramento distorcono la normalità inquadrata rendendo terribili le figure protagoniste; la regia enfatizza questo senso di oppressione scaturito da un altrove vicinissimo, utilizzando inquadrature di estrema precisione che seguono gli assi cartesiani, sullo sfondo un treno di deportati o ciminiere che sputano fuoco.
MEMORABILE: La nonna che se ne va; La ragazza polacca che distribuisce mele; La chiusura.

Daniela 16/04/24 22:45 - 12673 commenti

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Nell'ambito della cinematografia sull'Olocausto, il film tratto dal romanzo di Martin Amis si ritaglia un posto particolare perché non mostra l'orrore ma lo fa intuire attraverso un sottofondo di rumori attutiti, un fumo molesto o una fastidiosa fuliggine nelle acque del ruscello: niente che comprometta la serenità della casa in cui vive il comantante di Auschwitz e la sua famiglia, separata dal campo solo da un muro di cinta. Opera tra le migliori nel mostrare quella banalità del male di cui parlava Hannah Arendt, dalla messa in scena rigorosa e con un sonoro agghiacciante.

Magerehein 23/04/24 09:19 - 1005 commenti

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Cosa può avere d'interessante un film così lento e incentrato su mera routine familiare? Molto, se la famiglia in questione è quella di Rudolf Höss, ha Auschwitz fuori casa e vive il proprio contesto come un lavoro da eseguire razionalmente (lui) o con odiosa consapevolezza del tutto e volontà di sfruttare la cosa (la moglie, vero elemento negativo dell'opera). Una rappresentazione dell'orrore non manifesta ma altrettanto potente, esaltata dall'eccellente sonoro e dal connubio fotografia/scenografie (rammentano vagamente Wes Anderson) che dà al tutto un alone ancor più sinistro.
MEMORABILE: L'acqua del fiume cambia colore; Le minacce della moglie alla cameriera; "Pensavo a come gasare tutti, il soffitto alto avrebbe complicato le cose".

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  • Curiosità Zender • 11/03/24 10:22
    Capo scrivano - 47816 interventi
    Oscar 2024 per il Miglior film internazionale e Oscar anche a Tarn Willers e Johnnie Burn per il miglior sonoro.