Luciano Ercoli, gia autore dell'ottimo LA MORTE CAMMINA CON I TACCHI ALTI e del meno riuscito LA MORTE ACCAREZZA A MEZZANOTTE, lascia il thriller e si cimenta col poliziesco flirtando col cinema di denuncia. Il titolo si collega subito alla moda corrente e porta in scena l'immancabile poliziotto dal grilletto facile e i modi spicci. Lo interpreta il buon Claudio Cassinelli, non un fenomeno ma la faccia giusta per il ruolo del commissario milanese tutto d'un pezzo. Lavora alla narcotici e, almeno inizialmente, battibecca col collega molto...Leggi tutto meno avvezzo di lui all'uso delle armi (Franco Fabrizi, splendido attore che in film del genere lascia quasi sempre il segno). Due figure ben delineate, anche se va detto che stranamente (visti i nomi coinvolti) la recitazione complessiva appare poco spontanea. La storia, che prevede si indaghi su un attentato in un albergo di Milano chiaramente modellato sulla strage di Piazza Fontana, è particolarmente articolata e complessa. Coinvolge personalità politiche e suggerisce sofisticati intrecci tra giustizia e potere, ma con troppa carne al fuoco seguire i vari filoni costringe il regista ad alzare un inutile polverone che toglie coinvolgimento appiattendo il film (che gode di una confezione più brillante del consueto) sugli standard dell'epoca. Mancando inoltre quasi del tutto l'azione, in fin dei conti si finisce presto con l'annoiarsi. La musica di Stelvio Cipriani (pur bella) fa la sua parte riprendendo ad ogni stacco sempre il medesimo tema. Esordio cinematografico per Valeria D'Obici (è l'unica donna nella banda di attentatori).
Buon poliziesco di ambientazione tutta milanese con un ottimo Claudio Cassinelli nella parte di un commissario meno violento del solito. Il film elimina quasi completamente gli inseguimenti e le insistite sparatorie tipiche del periodo per concentrarsi su una storia di eversione e servizi segreti (ovviamente) deviati e questo è al contempo il suo pregio ed il suo limite. Forse Ercoli dirige il tutto in modo troppo "classico" e senza guizzi particolari, ma in fondo il film funziona. Grandioso Franco Fabrizi, come sempre del resto.
MEMORABILE: La scena del funerale in un nebbioso cimitero di Musocco.
Esponente del filone eversivo del poliziesco italiano, unisce terrorismo, giustizia e potere. Piuttosto convenzionale e povero d’azione – questa è in pratica conferita dalle sole musiche di Cipriani - riesce tuttavia a caratterizzare i vari personaggi: Cassinelli leggiucchia Melville, Kennedy mastica mentine, il tossico Zanin strabuzza gli occhi per la miopia, Cianfriglia uccide nell’ombra; Fabrizi, la figura più risaltante, si cala nel povero poliziotto “di concetto” (si crede Sherlock Holmes…) costretto a lavorare sulla strada.
Molto debole e, tolto Fabrizi, recitato non benissimo (fra l'altro la splendida voce di Cìgoli è troppo reboante per quanto dice Kennedy e si sorride nel sentire Lionello doppiare seriamente D'Adda). Sulla messa in scena regna troppa artificiosità, cosicché molto suona falso. La cosa migliore è Milano, città splendidamente cinematografica (alla fotografia c'è Marcello Gatti).
Dunque vediamo: il commissario onesto e capace c'è, le trame eversive pure, il funzionario viscido e corrotto anche. Non resta che aggiungere un pugno di cittadini indignati che ciarlano di Stato dal pugno di ferro e il gioco è fatto. Direte voi: il solito poliziottesco italiano. Beh, sì, avete ragione: è il solito poliziottesco italiano, ma questo è uno di quelli ben girati, ben recitati (Cassinelli bravo, Fabrizi superlativo), avvincenti nel ritmo e nell'intreccio. Quello che si dice un buon film.
Il più "milanese" tra tutti i polizieschi, perché girato tutto in città, in ogni suo angolo, con diverse riprese fatte persino dentro al Palazzo di Giustizia. Cassinelli al solito è bravo. L'aspetto negativo è la sensazione, per buona parte, di guardare degli attori che recitano la parte, all'interno di qualcosa di costruito; manca in altre parole la spontaneità e la forza dei migliori film del genere. In sè la storia non è male. Siamo dalle parti di La Polizia accusa: il servizio segreto uccide. Buono il ritmo, complice il bel tema di Cipriani.
Poliziesco abbastanza riuscito anche se nella prima parte l'ho trovato un po' lento nel ritmo e quindi leggermente noioso. Poi, con l'uscita di scena di Fabrizi (ma non per colpa sua intendiamoci) la pellicola decolla e si fa più interessante, grazie anche ad un ottimo Cassinelli. Nel complesso, quindi, film più che discreto.
MEMORABILE: Gli occhiali optometrici rubati all'oculista, dovevano essere indossati sempre.
Ottimo film, tra i capisaldi del genere. La fotografia, le caratterizzazioni e Cipriani superlativi. Memorabile l'incipit con Cassinelli che va in commissariato con la sua nuova Mercedes a gas "usata". Forse è l'unico vero poliziottesco di Ercoli e direi che gli è riuscito parecchio bene. La produzione è buona, Fabrizi di categoria superiore, così come Kennedy. Ok, non ci sono Merli, Merenda e Nello Pazzafini, però c'è Francesco D'adda, la colonna vertebrale di ogni ottimo poliziottesco.
Uno dei polizieschi più borghesi e più pulitini di tutto il carrozzone. Il cast presenta una grande figura come Franco Fabrizi e il protagonista Claudio Cassinelli (pace all'anima sua) risulta non al meglio nel personaggio del commissario. Tuttavia la storia regge per tutto il film, a dispetto di altre pellicole del genere.
Dopo un orrendo attentato, ripreso da piazza Fontana, il film si dipana in maniera discorde, il Commissario donnaiolo perisce stupidamente, l'altro, un Cassinelli monocorde, indaga e scopre altarini non divulgabili! Buona la narrazione ma il genere ha già dato; tuttavia un plauso all'elemento servizi segreti.
Poliziesco anomalo in cui ritroviamo un giudice e un commissario che non si capiscono e si sospettano a vicenda, come nel mafioso Confessione ma col dito puntato contro i Servizi Segreti. Non vale tanto la trama in sé, che soffre di approssimazioni e inverosimiglianze (su tutte: un terrorista eroinomane, per giunta tradito dalla pupilla dilatata) piuttosto per le caratterizzazioni insolite (un Cassinelli occhialuto e autodoppiato che legge Moby Dick, diverso dai soliti super-sbirri). Ercoli gira bene, anche se il budget pesa un po' sull'azione.
MEMORABILE: L'auto "nuova" del protagonista (un'abbozzata Mercedes 280 di seconda mano), che si giustifica con tutti i curiosi ripetendo: "va a gas".
Discreto poliziottesco incentrato sul tema dei servizi deviati e dei legami fra istituzioni e terrorismo. La regia di Ercoli è pulita ma piuttosto anonima, senza guizzi particolari a rendere il film memorabile. Acquista valore grazie alle fredde ambientazioni milanesi e alla tensione dovuta all'attualità che, purtroppo, il tema di fondo conserva tuttora. Personaggi caratterizzati abbastanza bene.
Smessi i panni del thrillerista "more uxorio", Ercoli ne approfitta per dire la sua anche nel poliziesco italian-style. Il canovaccio è quello prima maniera, infagottato di apparati golpistici deviati e terrorismo dinamitardo ma il filmaker romano si mantiene guardingo ed elusivo, cercando la par condicio del "colpo al cerchio e colpo alla botte". Mentre il procuratore di Arthur Kennedy ruba spesso la scena al pensoso e sfibrato Cassinelli, Fabrizi rimarca il suo ruolo congenito di pavido ominicchio, impersonando un agente cagasotto, impacciato e cane bastonato. Nulla di nuovo sotto il sole.
MEMORABILE: La non tanto credibile esplosione dentro l'albergo milanese.
Ercoli tenta di confrontarsi con il genere "impegnato" dei vari Rosi, Petri, Damiani... mettendo in scena un attentato che ricorda da vicino quello - terribile - di piazza Fontana e, ciononostante, finisce per scivolare negli stereotipi del poliziottesco (il sommario confronto giudice/poliziotto, il tema della "giustizia privata...). Se il soggetto non è sempre organico e coerente, la vicenda è condotta in maniera piatta e gli intenti di denuncia denotano superficialità. Da salvare la sequenza dell'attentato e la parte finale.
Ercoli realizza un film per narrare eventi plausibili dell'epoca. Limitando l'azione e sdrammatizzando saltuariamente l'atmosfera (ho sempre trovato Cassinelli eccessivamente "sdrammatizzante", in realtà), il coniglio che esce dal cappello è solo uno dei tanti partoriti nel quinquennio prolifico del poliziesco all'italiana (72-77), senza alcun segno distintivo. La storia si segue e la ricerca della presunta talpa del palazzo trova qualche sussulto, ma poi se vogliamo essere onesti, quel che più si apprezza è l'atmosfera milanese, già malsana e disperata.
Poliziottesco con denuncia: Ercoli tenta di superare i canoni del genere puro e semplice, provando a inquadrare un periodo come quello dei Settanta (e i rimandi all'attualità non mancano) ma i risultati sono molto deludenti. Godibile certo, ma la sceneggiatura è fin troppo bucherellata ed alla fine dà l'impressione di essere superficiale e buttata via. Cassinelli avrebbe meritato occasioni migliori, ma qui non brilla; Fabrizi invece è sempre pregevole.
MEMORABILE: La "rattoppata" Mercedes (a gas!) di Cassinelli.
All'inizio Ercoli sembra commettere un errore madornale a trasportare kitsch e goffaggine, che in altri generi avevano fatto la sua fortuna, in un poliziesco a sfondo politico, ove non sarebbe stato congeniale. È però molto bravo a delineare superbamente depistaggi ed intrusioni che di regola inquinavano le inchieste sulle stragi di quegli anni di piombo. Il particolare dei tralicci fra l'altro richiama la farsa di Feltrinelli, mentre le immagini televisive dei funerali sono quelle vere di Piazza Fontana.
Ercoli alle prese con Piazza Fontana e i suoi tòpoi (defenestrazione compresa) nonché le trame dello stragismo: può far sorridere, ma alla fine è meglio del centone per le scuole medie di Giordana. Compatto, senza fronzoli o eccessi caricaturali, qualche buona idea e una validissima colonna sonora di Cipriani. Poi, certo, anche qualche tamarrata (il centro operativo dei servizi, manco in uno spy... ) ma si gioca in seconda divisione, senza velleità: come dice Callaghan, bisogna conoscere i propri limiti.
Un film accettabilissimo, meglio di tutta la spazzatura fiction televisiva e cinematografica del genere, nazionale ed estera, che spesso imperversa. La Milano degli anni '70-'75 è sempre affascinante per chi, come me, l'ha vissuta. Non ci sono pistolettate a go-go e cazzotti a tutto campo. A me Cassinelli piace e piace pure il sempiterno Fabrizi che, in queste parti, è proprio abile.
MEMORABILE: Ma mi dici prchè non chiudono le finestre, questi deficenti, col freddo che fa?
Poliziottesco che affronta il problema del terrorismo snocciolando varie collusioni tra magistrati, servizi segreti e giovani rivoluzionari. Spettacolare l'inizio bombarolo, poi si scivola in poco convincenti intrecci su cui indaga blandamente uno scialbo Cassinelli. Professionale Kennedy, bravo Fabrizi, ritmo latitante.
Più vicino ai vari film sulla denuncia al terrorismo e sul terrore disseminato in quegli anni che a un classico poliziesco, questo film di Ercoli ha parecchi motivi di interesse, anche per far capire un periodo oscuro della nostra storia. In definitiva un film ben diretto, anche ben recitato, con un ritmo niente male e impennate di azione qua e là. Splendida la scenografia della Milano anni 70, bene il cast: Bravo Cassinelli, ottimo anche un incisivo Franco Fabrizi, così come anche Arthur Kennedy. Buona anche la OST di Cipriani.
Discreto esemplare, realizzato all'apice del genere, ben diretto da Ercoli che può contare sulla presenza (sempre affascinante e un tantino malinconica) dell'indimenticabile Cassinelli nel ruolo di commissario duro e puro, un Don Chisciotte dall'animo buono che nulla può contro corruzione e poteri forti in quel di Milano. Azioni decorose, dialoghi curati e psicologie piuttosto approfondite (breve ma intensissima la parte del fuoriclasse Franco Fabrizi). Score di Cipriani riciclato ma bellissimo. Cinema paurosamente profetico, col sènno di poi.
Chissà cosa sarà di queste pellicole fra trent'anni... quando coloro che potevano apprezzarvi i riferimenti alla realtà sociale e politica del tempo non ci saranno più. Un indagato che cade dalla finestra dirà ancora qualcosa a qualcuno? Tralasciamo queste nostalgie: portano spesso alla sopravvalutazione. Il film semplifica un'epoca complessa, ha qualche buco ma vanta idee chiare ed è ben recitato; Cassinelli è uno dei migliori interpreti del genere, Fabrizi e Kennedy sono un valido supporto. Cipriani fa la cover di Cipriani.
In pieni anni '70, in un'Italia già assai losca e incupita da trame eversive e strategie della tensione, il buon artigiano Ercoli gira questo poliziottesco senza troppi fronzoli e con una sua originalità. Risultato non eccellente ma nemmeno indegno, debole ma con meno assurdità e dialoghi snervanti tipici di altri prodotti coevi e posteriori. Tutto al suono delle ottime e incalzanti note di Cipriani (ben usate, mai invadenti), che danno la giusta sottolineatura emotiva.
Bel noir del veterano Ercoli che si districa con buon mestiere fra terrorismo stragista e servizi. Nonostante il budget non consenta salti, si distinguono i momenti di denuncia (i casi Pinelli, Feltrinelli e altri) resi con lucidità e chiarezza. Di livello inferiore la recitazione e del cast salverei il solo Fabrizi. Soggetto, sceneggiatura e musiche di buon livello. Un film importante per la sua epoca, che ha riempito alcune lacune degli organi di informazione facendo crescere gli italiani.
MEMORABILE: La Mercedes di Cassinelli che va a gas...
Film tutto sommato discreto e con una trama interessante, anche se non del tutto compiuta. La storia ruota intorno a un attentato simil Piazza Fontana (di cui vengono riprese anche immagini di repertorio dei funerali delle vittime), ma l'intreccio spionistico sottostante non viene del tutto spiegato e si comprende in pratica solo per fatti concludenti. Bene il commissario Cassinelli (e la sua Mercedes a gas...) e benissimo Franco Fabrizi, anch'egli nei panni di un poliziotto poco attivo. Bellissimo (e famoso) il commento sonoro di Cipriani.
Buon poliziesco ambientato a Milano, ideale palcoscenico per i cosiddetti poliziotteschi dell'epoca. In scena diversi poteri dello Stato: la polizia vera e propria, rappresentata da un onesto commissario, ligio al dovere (Claudio Cassinelli), è soverchiata da decisioni provenienti dall'alto; da qui il titolo del film. Sobrio nella regia e con interpretazioni credibili, si fa seguire con interesse crescente proprio perché non è solo incentrato sull'azione ma mostra un quadro piuttosto veritiero sui diversi interessi della giustizia.
Un discreto poliziottesco di ambientazione milanese che vede negli sviluppi narrativi (e in qualche dialogo) il pregio migliore, perché Ercoli (forse non troppo a suo agio nel genere) non pare brillantissimo in fase di regia. Un film che si fa seguire bene, pur senza gridare al miracolo, grazie al gradevole ritmo e alla prova del cast che qualitativamente è compatto (seppur senza eccellenze di prim'ordine). Narrativamente omogeneo, con una parte finale abbastanza riuscita. Nella media le musiche del maestro Cipriani.
MEMORABILE: L'ottico che temporeggia; Il quotidiano nella cabina telefonica; L'attentato all'hotel.
Maldestro ma "ricreativo" tentativo, sulla scia del coevo La polizia accusa: il servizio segreto uccide e ancor più dei "gialli sociali" di Damiani (il rapporto Cassinelli/Kennedy), di coniugare poliziottesco e quella strategia della tensione che rischiava di minare in quegli anni le fondamenta democratiche. Ercoli fotografa con partecipazione intelligente l'opprimente grigiore milanese dei '70 ma lo script è gambizzatissimo, facendo perder credibilità al film in vari frangenti. Ben descritti i veleni del Palazzaccio. Cassinelli versione Gould nel Lungo addio convince a metà.
MEMORABILE: L'inseguimento di Fabrizi al giovane terrorista.
La trama ha un ritmo sostenuto e credibile, i colpi di scena non mancano, Fabrizi dà una buona prova attoriale come al solito. Croce e delizia del film è però una certa sacrilega e inedita ironia del protagonista: questa scolorisce leggermente le tinte noir e suscita empatia verso il perfettibile commissario interpretato da Cassinelli. Il risultato è un film leggermente virato verso il family format e anche apprezzabile, ma si perde qualcosa in drammaticità.
MEMORABILE: Fabrizi stavolta paga pegno per il suo storico vizio di chercheur de femme...
In un'affascinante Milano anni '70 si svolge questo discreto poliziottesco. Atmosfere ben rarefatte e storia che si delinea in modo effice. Film politico di denuncia con chiari riferimenti alla strage di Piazza Fontana. Buona la prova degli attori mentre l'azione non è proprio il pezzo forte. Mitica la Mercedes a gas dallo scatto felino! Colonna sonora di Stelvio Cipriani degna di nota.
Lavoro piuttosto riuscito di Ercoli, che dopo i gialli à la Gastaldi si cimenta con l’altro genere in voga in quegli anni, ovvero il poliziottesco, qui in chiave complottistica (palesi i riferimenti al contemporaneo lavoro di Martino). Sorprende vedere Zanin, il cui volto è universalmente associato al Titta di Amarcord, nei panni dello studente sovversivo. L’atmosfera cupa e tesa degli anni di piombo è ben resa e nell’esplosione iniziale nell’hotel si rivedono davvero i fantasmi di Piazza Fontana. Conferma importante per le musiche di Cipriani.
MEMORABILE: Cassinelli che lancia l'accendino nella tomba: "Se no, come ti diverti".
Finto poliziesco che rivela ben presto fondamenta di argilla, a cominciare da una scena dell'attentato che sembra emulare il circo Togni. Personaggi e interazioni non sono male, le location milanesi si sprecano ma lo sfondo politico/stragista è di livello elementare e cannibalizza tutte le potenzialità action. C'è anche lo score del Cipriani (comune ad altri film) che, ripetuto ossessivamente a varie velocità, perde mano mano forza espressiva.
Per la sua unica regia poliziesca Ercoli si inserisce nel filone trame eversive legate ai servizi segreti: il film è girato bene e, al netto delle ingenuità (Zanin attentatore tossico miopissimo) e delle incongruenze, risulta avvincente ma i limiti di budget sono evidenti e l'azione latita. Cassinelli è convincente ma il resto del cast (Fabrizi a parte) è sottotono (nonostante il lodevole doppiaggio). Opera comunque dal discreto appeal, con il consueto tono pessimista tipico delle produzioni dell'epoca e la solita formidabile OST di Cipriani (a dispetto di qualche riciclaggio).
MEMORABILE: Rolandi legge Moby Dick, a sottolineare che lotta con qualcosa più grande di lui; La camera che fruga tra i corpi martoriati dopo l'attentato.
Uno dei più bei polizieschi italiani, ma anche tra i più sottovalutati e ancora oggi tra i meno esaltati rispetto ai modelli più famosi di Lenzi, Martino, Martinelli eccetera. Plumbeo e serio in una splendida Milano vittima della strategia della tensione, con un bravo come sempre Cassinelli, poliziotto fine e intellettuale più simile a un professore di scuola che a certi suoi colleghi "di ferro" come Merli o Silva. Un vero peccato che Ercoli non si sia mai più cimentato nel filone. Splendido Franco Fabrizi/commissario Balsamo, e "stupenderrimo" groove urbano di Cipriani.
MEMORABILE: Kennedy Procuratore generale Di Federico, veramente intenso nel ruolo; Il finale tra Cassinelli e Cianfriglia in metro, bel pezzo di cinema d'azione.
Poliziesco più lasciato alle intuizioni che alla narrazione vera e propria, la cui conclusione è che… la polizia ha le mani legate, perché “il pesce puzza dalla testa”. Cassinelli ha un ruolo centrale che ricopre con magnetismo e personalità, mentre i dialoghi colpiscono per la loro naturalezza, specie quando è in scena il grande Franco Fabrizi. Bella fotografia di una Milano fumosa e fascinosa. Finale pessimista e non completamente chiuso.
Magari non un poliziottesco "puro", in quanto ibridato con i fatti di cronaca del decennio (la strategia della tensione, le "stragi di Stato") e quindi meno concentrato sulle parti d'azione, pur presenti nel bel finale, a favore di una costruzione della vicenda un po' più elaborata della media, che lascia spazio anche alle caratterizzazioni dei personaggi. Amabili Cassinelli e Fabrizi ma ottimo anche il resto del cast; su tutto troneggiano una brumosa Milano anni '70, fotografata magnificamente e la ost di Cipriani, pur risultando già sentita e ripetuta un po' troppe volte.
Non un polizziottesco vero con tanto di guardie e ladri a scena aperta come si ci aspetterebbe; la chiave del film sta nel filone terrorismo che purtroppo attanagliava l'Italia di quel periodo. Cassinelli nei panni del commissario dall'intuito buono e dalla pronta iniziativa non piace ai suoi superiori e se vogliamo non convince del tutto. Fabrizi, nei panni del pavido relegato a cacciare i borsaioli sul tram, ricalca il personaggio che si porta avanti da sempre. Poche le scene automobilistiche ma ottima l'ambientazione Milano in grigio. La D'Obici al suo esordio al cinema.
MEMORABILE: La Mercedes di Cassinelli... che non è nuova e va a gas!
Poliziottesco di denuncia con un occhio alle stragi della cosiddetta strategia della tensione, il film ha uno sviluppo dignitoso, se non si pretende il capolavoro; Cassinelli si impegna ma gli manca il quid di un Merli o l'autoironia di un Milian (meglio Fabrizi in un ruolo breve ma incisivo), la colonna sonora di Cipriani sottolinea con il tema declinato in mille modi diversi ogni momento anche se l'azione intesa come inseguimenti e sparatorie si concentra verso la fine della pellicola. Con un suo perché, ma il plot di doppio e triplo gioco seppur scontato è spesso ingarbugliato.
Soggetto coraggioso (è il 1975, non dimentichiamolo) e sceneggiatura robusta al limite del ridondante, come si addice quando a scriverla è un romanziere. Il film di Ercoli, forse, sarebbe più riuscito come fiction TV (che però ancora non esisteva), anche perché la sua regia sembra più televisiva che cinematografica. Questi i peccati di un prodotto che però non merita critiche troppo ingenerose, soprattutto per il tentativo di smarcarsi dal genere poliziottesco anche nelle caratterizzazioni dei personaggi. Cassinelli meno in parte di quando interpreta il bandito di turno.
Gran poliziesco votato più all'indagine che non all'azione, con un Cassinelli mai così convincente. La trama riguarda gli attentati politici degli anni di piombo, cosa che solitamente appesantisce troppo queste pellicole. A sorpresa qui tutto è ben calibrato, il ritmo non cala mai, l'indagine procede inesorabile e la poca azione è ben dosata. Sorprese, servizi segreti e doppi giochi in agguato, ma in dosi esatte. Simpaticissimo il ruolo del bravo Fabrizi, amico-collega del protagonista. Personaggi ben approfonditi, con Cassinelli che legge Melville. Bella Milano anni 70. Memorabile.
MEMORABILE: L'incipit sveglia; La mercedes a gas; Fabrizi volenteroso agente pasticcione col vizio delle donne; L'accendino; La camporella in auto.
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Il Dandi ebbe a dire nella SEZIONE CURIOSITA': Uno spezzone del film di Ercoli viene riproposto, in una scena all'interno di un cinema, in Mark il poliziotto spara per primo di Stelvio Massi. Omaggio o spot della produzione?
Bella domanda...
Io propendo per tutte e due le cose...
Anche se, ammettiamolo, la scelta è stata fatta dalla produzione, pertanto è molto più realistica la seconda risposta ;)
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