Thriller incentrato sulla paura del nucleare e sugli effetti che un eventuale incidente potrebbe provocare. Jack Lemmon è semplicemente fantastico in questo film e da il meglio di sè nella scena in cui si rinchiude nella sala operativa della centrale nucleare. Anche Jane Fonda, bellissima in questa pellicola, offre una superba interpretazione. Il film non ha una colonna sonora, neppure quando scorrono i titoli di coda. Buon film, che riesce a mantenere alta la tensione nello spettatore.
Memorabile fantathriller ben scritto e ottimamente realizzato dal bravo Bridges. Tutto
incentrato sulla probabile fuoriuscita di materiale nucleare, con qualcuno che vorrebbe
insabbiare il tutto. Memorabile cast. Douglas è ancora un ottimo attore, tanti anni prima di incappare in una serie di film balordi (Basic Instict su tutti), la Fonda è alla
sola apparizione convincente, Jack Lemmon ruba la scena a tutti con un'interpretazione
indimenticabile. Degli altri ottimo Richard Herd nei panni del superiore di Lemmon.
MEMORABILE: Lemmon che si asserraglia nella centrale e il drammaticissimo finale.
Discreto thriller incentrato sulla fobia del nucleare. Benchè profetico per molti aspetti ha il limite di un'eccessiva partigianeria di fondo oltre che di un certo manicheismo nel separare i personaggi che sono o buoni o cattivi senza vie di mezzo. Il film è comunque ben fatto, e si avvale delle buone interpretazioni dei suoi protagonisti, con una menzione speciale per il grande Jack Lemmon nella parte di un coraggioso ingegnere. Particolare ma funzionale al film la scelta di non inserire alcun tema musicale.
In una centrale nucleare americana accade un incidente e, mentre il gestore minimizza, il Douglas e la Fonda lottano per scoprire se esistono rischi. Una trama sviluppata con mestiere, tagliata su misura per i protagonisti, che sfrutta anche l'emotività del pubblico verso i temi catastrofici. Come film appare oggi un po' datato.
Classico film di denuncia ecologica tipicamente anni 70. Ben interpretato dagli attori, con un Jack Lemmon veramente in gran forma, ha una andamento altalenante nella conduzione ma il racconto è abbastanza avvincente da tenere alto il livello di concentrazione dello spettatore. Durante tutto il film non sentiamo alcuna colonna sonora e questo è un difetto, ma l'apertura musicale di Stephen Bishop con "Somewhere In Between" sui titoli di testa rimane indimenticabile.
Piuttosto invecchiato nell'impianto drammaturgico (l'inizio è lento, gli sviluppi prevedibili, il finale con la "presa di coscienza" suona didascalico), penalizzato da una certa patina televisiva nella messa in scena, il film tuttavia a catturare l'interesse non solo grazie all'attualità del dibattito sui rischi degli impianti nucleari ma anche per merito di una interpretazione grandiosa di Lemmon, ai massimi livelli per quanto riguarda le sue corde drammatiche (al pari di quanto avviene in Salvate la tigre).
Film di denuncia interpretata da attori di grande richiamo. Su tutti svetta un grandissimo Jack Lemmon ma anche Jane Fonda fa la sua bella figura. Il limite della pellicola è quello di essere dichiaratamente di parte e di non instillare il semplice dubbio sulla sicurezza degli impianti nucleari ma di dichiararne apertamente la loro pericolosità (cosa che comunque si rivelò profetica: l'incidente di Cernobyl si verificò pochi anni dopo). Pellicola che comunque intrattiene piacevolmente, anche se cinematograficamente non riuscita al 100%.
Ottimo film di denuncia, a metà tra il catastrofico e il thriller. Il ritmo è un po' lento ma il cast è talmente buono da far passare ogni difetto in secondo piano: su tutti ovviamente Jack Lemmon, in uno dei suoi ruoli più riusciti. Bravo anche Brimley in un ruolo secondario e Michael Douglas alle prime armi risulta più simpatico che in seguito. Completamente privo di colonna sonora...
Un incidente alla centrale nucleare al cospetto di giornalisti, con conseguete ricerca della verità. L'argomento stimolante (e sempre più attuale), condito dal classico tema del giornalismo d'investigazione, e alcune scene d'azione ben girate (come la crisi iniziale) vanno a vantaggio della visione di questo film, che però pecca di semplicismo televisivo fin dalla trama e dallo sviluppo, davvero elementare, dell'indagine e della concatenazione dei fatti. Professionali gil attori (a cominciare da un efficace Lemmon), ma senza voli.
Classico film da "segue dibattito" nel più puro stile Anni '70. Il nucleare è visto come una pericolosa minaccia (non a torto a giudicare dai fatti a venire) e questa tesi è sostenuta in modo accorato ma composto, evitando l'ansiogeno sensazionalismo facile da riscontrare nel cinema contemporaneo. La vicenda/inchiesta regge bene fino al crudo finale, in cui trapela solo un filo di giustizia. I rampanti Douglas e Fonda fanno la loro figura ma è Lemmon, ottimamente calato nel ruolo di un Don Chisciotte sale e pepe, la vera anima della pellicola.
Film dall'ideologia equilibrata, pur se schierata senza veli. L'idea avrebbe potuto essere sfruttata meglio, vista la tensione misurata, ma il lineare volto della truffa sconsiderata emerge con evidenza e poche complicazioni. L'eccessiva chiarezza fa scorrere lestamente la visione, senza impegnare il corpo e l'anima dello spettatore, pur mostrando alcune semplificazioni eccessive. La gestione disinvolta dell'atomo è l'elemento in discussione, pur rilevata in un'accezione estrema e quasi inconcepibile da supporre. L'apocalisse è a buon mercato.
MEMORABILE: La vibrazione e le sue possibili conseguenze.
Film come se ne facevano una volta, a meta tra realtà, fantasia e denuncia. Il tema (caldissimo all’epoca, ma non solo) viene trattato con buona capacità e discreto ritmo, così pur non accadendo tanti avvenimenti, lo spettatore segue sempre con grande interesse. Regia professionale ma senza particolari guizzi; cast di alto livello che fornisce una buona performance (ma Lemmon è monumentale), impreziosendo così il risultato finale.
Discreto thriller basato sulla paura del nucleare e sui dubbi riguardanti la messa in sicurezza delle centrali. Paure e dubbi sono fondati ma vengono trattati in maniera eccessivamente faziosa e il film è solo parzialmente riuscito. A renderlo comunque un prodotto di buon intrattenimento è sicuramente il cast, ben amalgamato e con nomi di una certa caratura.
Avvincente film sul tema ponderoso e allarmante, sempre attuale, delle centrali nucleari attraverso le azioni di tre ammirevoli personaggi, i quali operano le loro professioni accompagnandole da un'etica che oggi, ahinòi, non può che definirsi utopistica. Sempre eccellente Jack Lemmon, non a caso Palma d'oro a Cannes, in veste di eroe. Bella anche la figura di Kimberley, impersonata da Jane Fonda con un richiamo ai suoi reali impegni civili, la quale abbandonata l'iniziale ambizione assurgerà a un libero e più alto dovere di cronaca. Sempre bravo Michael Douglas.
Film di denuncia sui rischi del nucleare, che all'epoca poteva sembrare eccessivamente allarmista ma che in realtà si è dimostrato tristemente profetico. Più riuscito sul piano dei contenuti che su quello strettamente cinematografico (la regia non incide molto), ha però il pregio di rivelarsi fruibile nonostante l'ostico argomento trattato e di avvalersi di un ottimo cast: Lemmon offre una prova memorabile, Jane Fonda è molto credibile nel suo evolversi dall'ambizione professionale all'idealismo, Douglas più defilato ma comunque bravo.
Un buon film, a metà strada fra il thriller e la denuncia, in cui si può apprezzare la straordinaria versatilità di Lemmon (che vinse a Cannes) e anche il coraggio di Michael Douglas, qui produttore, nell'affrontare senza timori la questione del nucleare. Di certo non tutto ciò che si vede o che si ipotizza nella pellicola è aderente al 100% ma ahimé ci va piuttosto vicino e da lì a pochi giorni l'incidente di three mile island lo confermerà. La regia solida e la sceneggiatura ben scritta aiutano nell'affrontare le due ore. Profetico.
Troupe tv assiste in diretta a un incidente nucleare. Cinema militante, affronta il grande tema delle conseguenze atomiche sulla popolazione, che con scarsa informazione veniva tenuta all’oscuro degli eventuali pericoli. Spiegato quel poco per far capire i rischi, è eccessivo nelle ultime drammatizzazioni (anche se gli insabbiamenti sono tema d’attualità). Ottima prova di Lemmon mentre la Fonda ha un buon ruolo; Douglas, anche produttore, carica il suo personaggio.
MEMORABILE: L'incidente in macchina; Lemmon che si accascia.
Ecografia al ventre della Bestia al nono mese, e calati negli apparati cardiocircolatori nervosi respiratori digerenti e riproduttivi di sua maestà la Centrale che tutto decentra espirando ci siamo noi. Bridges nomen omen pontifica tra evasione e impegno, talora indugiante sulla parte da prendere talaltra su come cattivare le due, ma il gioco di specchi neanche così occulto (profetico-sincronico?) con Three Mile Island e il sapere come ricavare rubedo dallo SCRAM tiene sul chi (soprav)vive. La mareggiata di Lemmonsoda (un Jack re attore nucleare) è di quelle ove si affoga con somma voluptade.
Una troupe televisiva assiste per caso ad un incidente in una centrale nucleare e cercherà di far salire a galla la verità ma sarà ostacolata dagli stessi responsabili dell'impianto. Film di denuncia sulle conseguenze tragiche di un'eventuale fuga radioattiva, datato ma ottimo manifesto di un certo modo di fare cinema sensazionalistico che in quegli anni era molto diffuso e che trova nella regina delle battaglie politiche, Jane Fonda, la sua miglior interprete. La parte del leone la fa comunque Jack Lemmon, perfetto nel ruolo del direttore della sala di controllo della centrale.
Una giornalista molto attiva assiste, assieme al suo assistente, a un incidente in una fabbrica. Ovviamente la direzione vuole insabbiare tutto ma i due non si fermano, tanto più che hanno filmato il tutto… La pellicola ha più di quarant'anni ma pare non sentirli: lo spettatore è catturato fin da subito sia dalla vicenda che dalla verve della Jones, ben spalleggiata da Douglas. Un film che merita una visione anche per capire quanto fosse scottante, all'epoca come adesso, fare giornalismo. Da menzionare anche Lemmon e Brimley. Valido.
Buon esempio di cinema di denuncia a sfondo giornalistico in pieno stile Seventies, con tutte le contaminazioni catastrofiche e complottistiche del caso (ma spaventosamente profetiche, si veda l'incidente di Three Mile Island ad appena dodici giorni dal debutto del film). Fra un angoscioso primo atto e una tranche conclusiva apertamente thriller, tesa come si conviene, bisogna però fare i conti con una sezione mediana piuttosto lenta, che finisce per allentare la molla del pathos. Per fortuna un cast di altissimo livello (eccellente la prova di Jack Lemmon) medica le cadute di ritmo.
MEMORABILE: Il caos nella sala di controllo ripreso di nascosto da Douglas; I rapporti falsificati; I testimoni scomodi inseguiti in auto; L'arresto di emergenza.
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Come indicato nei commenti da Ellerre, nel film l'unico brano musicale contenuto è la splendida Somewhere in between di Stephen Bishop da ascoltare su Youtube a partire dal minuto 0.10.
HomevideoGestarsh99 • 16/11/11 13:28 Vice capo scrivano - 21546 interventi
Disponibile in edizione dvd dal 18/01/2012 per Cecchi Gori Home Video:
DATI TECNICI
* Lingue Italiano , Inglese , Francese , Tedesco , Spagnolo
* Sottotitoli Italiano , Inglese , Francese , Tedesco , Spagnolo
* Schermo 1.85:1 Anamorfico 16:9
* Audio Dolby Digital 2.0 Mono
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (Ciclo:"XX secolo", 21 maggio 1986) di Sindrome cinese:
DiscussioneRaremirko • 23/02/21 20:05 Call center Davinotti - 3863 interventi
Un pò impegnativo da seguire, classicissimo e sin troppo lineare da una parte, intenso, ben recitato e coraggioso (come denuncia, ma anche come scelte stilistiche, si veda l'assenza di musiche) dall'altra.
Ha resistito abbastanza bene alal prova del tempo e ricorda un pò il cinema di inchiesta alla Pakula; bravi e credibili tutti e 3 gli attori: un barbuto e capellone Douglas, una sempre bella Fonda e un Lemmon qui in un ruolo serio.