Affascinante, subdolo, grottesco, originale. Un film da ritrovare, da rimirare, da avere in cineteca. Un’epoca indefinita, una storia ai limiti dell'immaginazione umana, una sceneggiatura unica e personalistica. Grande prova della Girardot. Da riscoprire. 113 minuti per un viaggio affascinante.
Una bellezza! Ferreri satura di colori l'apocalisse, la soffonde di una luce bianchissima! Cino e Dora prescelti come custodi di feticci e nuovi Adamo ed Eva. Cino (natura madre:ciao, maschio!), Dora (natura matrigna) si rifiuta di procreare, preferisce uccidere. Ma continuare la specie è un obbligo dottrinariamente e burocraticamente imposto dai neri cavalieri, messi di Stato e Chiesa! Inutile: la natura è morta, uccisa dalla Storia, e l'esplosione finale non è un nuovo big bang, è l'annichilimento totale! Incantevole da guardare.
MEMORABILE: Il museo di Cino: il Parmigiano Reggiano, l'orologio Piaget, la colonia Atkinson, il frigo Ignis, la Dama con l'Unicorno di Raffaello.
Sull'orlo dell'apocalisse universale per una misteriosa peste, lui e lei si rifugiano in riva al mare: lui raccoglie reperti dell'umanità per i figli, che però lei non vuole fare. Strano apologo sospeso tra riflessione sulla società attuale (consumistica e autolesionista) e disamina dell'eterno conflitto tra i sessi. Alcune intuizioni simboliche sono stuzzicanti (la Pepsi volante, la balena spiaggiata...) e Annie Girardot fa sempre la sua figura, però la cura tecnica e la recitazione latitano, consegnandoci un film volonteroso ma senza nerbo.
Tra titoli di testa, sequenze vuote e musiche assurde Ferreri vuole a tutti i costi mostrarsi regista sperimentale pur non proponendo nulla di nuovo nel genere ma sembrando piu volte molto ispirat; propone riprese interessanti e tutto sommato le buone idee ci sono (perlopiù estatiche). Talvolta è un po' il Kubrick della situazione (musica classica e scene di guerra), altre volte trova espedienti tecnici graziosi ma imbarazzanti; si affida ad un cast di persone che recitano troppo da copione e i dialoghi stessi talvolta fan ridere.
MEMORABILE: Parmiggiano Reggiano, da sette secoli un gran formaggio; Hanno il sapore del sole, i pomodori Cirio.
Per il sottoscritto il film più feroce di Ferreri, ancora più lucido e agghiacciante di Dillinger è morto. Apologo post atomico tipicamente Ferreriano: il museo che comprende pure immagini del 2001 Kubrickiano, i sopravvissuti a cavallo, la bottigliona di Pepsi Cola che volteggia in cielo, la balena arenata, poi l'apparizione della Girardot con consueto banchetto cannibalico caro a Ferreri... Ho visto molte somiglianze con La carne e non solo per l'aspetto antropofagico. Margine con la barbetta alla Ferreri non si può vedere. Bizzarro e seminale.
MEMORABILE: La canzoncina che Cino e Dora ascoltano in auto prima di entrare in galleria; L'arrivo della Girardot e la gelosia di Dora.
La fantascienza apocalittica d'autore è stata per un breve ma intenso periodo un genere tanto praticato da rischiar l'inflazione. Questo di Ferreri ne resta un esempio al contempo paradigmatico ed eccezionalmente longevo grazie alla sincerità viscerale, sempre corretta da un fondo di compassione mai pietosa, del burbero Marco. Geniale quanto cinematograficamente coerente "sfruttamento" del pauperismo produttivo. Ennesima occasione per verificare la problematicità della presunta misoginia del nostro. Soffre di programmatica staticità ma ha valore!
MEMORABILE: La Wiazemsky che mangia la forma di parmigiano che l'uomo vorrebbe catalogar nel suo museo; Il cimitero dei pupazzi; Il cupolone in frantumi.
Suggestivo, ma un po’ squilibrato. Si avverte lo scarto tra la prima parte, quando Ferreri affila le armi dello humour nero e del nichilismo post-apocalittico addentrandosi visionario fra paesaggi rarefatti e raccogliendo le vestigia della civiltà dei consumi, e la seconda, che si dilunga troppo a descrivere gioie e tensioni del ménage tra i sessi; il finale cupo e beffardo rimette le cose a posto e conferma la personalissima vena sarcastica e grottesca dell’Autore. Tra gli interpreti predomina il dilettantismo (pessimo Margine), a cui si sottraggono gli sguardi acuti e leziosi della Girardot.
MEMORABILE: L’apocalissi commentata dai cori solenni del “Nabucco”; il papa moribondo che recita l’Atto di dolore; la Pepsi gigante.
L'inizio è insolito per il cinema "autoriale" italiano: da fantascienza apocalittica a causa di una pestilenza misteriosa. Poi si prosegue con una seconda parte squisitamente ferreriana che indaga i rapporti uomo-donna, il consumismo,
la fine della civiltà. Si nota un evidente squilibiro tra la prima e la seconda parte: più interessante e breve la prima, più lunga, con qualcosa di troppo, ed usuale la seconda che pure contiene alcuni elementi di estremo interesse e forza.
Attori non sempre all'altezza. Notevole l'uso del sonoro. Da vedere, pur con tutte le sue luci ed ombre.
Decisamente un film non facile, vuoi per la trama, vuoi per la grande quantità di simbolismi criptati. L'atmosfera è ben strutturata in ambientazioni desolate e deserte in mezzo alla natura indifferente. Si vive una regressione spazio-temporale in cui gli oggetti "moderni" perdono la loro utilità ma non il loro carisma. Non di rado il ritmo narrativo rallenta pericolosamente diventando narcisismo rappresentativo. Ferreri ha fatto ben di meglio.
E così questa vita serve solo per mangiare all'autogrill, fare figli, ammirare una Pepsi gigante che veleggia sull'oceano e conservare forme di grana museali da trasmettere ai posteri? Ma nemmeno per sogno: venga piuttosto l'apocalisse! Ferreri come al solito ci vede lungo e confeziona un Dissipatio H. G. ante litteram, il funerale surrealistico di un'umanità inutile e troppo a lungo sopportata da un pianeta che non ne ha alcun bisogno. Scegliete voi la chiave di lettura: sarà in ogni caso appropriata. E ora, mio cavallo, verso il west!
Dopo una apocalisse virale, un uomo e una donna vivono in una villa isolata in riva al mare. Lui vorrebbe avere un figlio, lei no e l'arrivo di un'altra donna complica le cose... Apologo pessimista sul rapporto fra i sessi che, pur contenendo spunti interessanti, lascia perplessi per la messa in scena goffa e la pessima prova di quasi tutti gli interpreti, il cui dilettantismo avrebbe dovuto forse acuire il senso di straniamento ma suscita invece fastidio. Una sciatteria comprensibile nel film di un esordiente ma non di un regista come Ferreri che aveva già alle spalle opere importanti.
MEMORABILE: La dizione di Marco Margine mi ha provocato lo stesso effetto del gessetto che stride sulla lavagna: pelle d'oca.
Micidiale, pretenzioso apologo nichilista di Ferreri, specialmente a causa di recitazioni/doppiaggi spesso scadenti e leziosi (ancor peggio è, peraltro, la barbetta di Margine, a metà strada fra Ferreri e il capitano Achab) e dialoghi spesso privi di una minima logica, come all’incontro con la Girardot (costei è di un altro pianeta, ma resta in scena solo un quarto d’ora). Molte domande, poche risposte. A cosa serve il ruolo, peraltro muto, della Rassimov? E il bovino bianco e cornuto cosa ci sta a fare? Si obietterà che non va spiegata ogni cosa: vero, ma c’è un limite a tutto…
Una coppia riesce a scappare dalla pestilenza e si rintana in una villa. Soggetto apocalittico attraverso il quale Ferreri dimostra una certa fantasia passando dai corpi bruciati alla salvaguardia del formaggio parmigiano e accostando stilemi da pop-art. Peccato che la confezione sia quello che è, perché la balena spiaggiata e la Pepsi a mo’ di dirigibile hanno un certo fascino sinistro. La recitazione è così così (oltre alla barbetta del protagonista, come se fosse l’alter ego del regista) e la presenza della Girardot rimarca le differenze. Nella conclusione il film si spegne.
MEMORABILE: I prodotti di consumo salvati; Il ciuccio in regalo; L’inseminazione a tradimento.
Inesorabile e simbolico racconto di transizione. Germoglia l'idea della rivincita di una natura esasperata e brutalizzata da un uomo vuoto e inutile come i beni che accumula per un museo destinato a restare senza visitatori. L'uomo similbarbuto autobiografico, postpandemico sopravvissuto, pronto a ripopolare coi suoi errori l'Eden perduto, la donna fredda, rassegnata, mai più materna. Vola via la pubblicità, la creazione antropica si disperde irraggiungibile. Si deposita stantia, si arena, si radica la balena in putrefazione, arma biologica di distruzione/rigenerazione.
Sopravvissuti a una catastrofe apocalittica, Dora e Cino provano ad andare avanti coi mezzi che trovano. Per ripopolare il mondo lui vuole un figlio che lei rifiuta incessantemente come vero e proprio atto politico. Film seminale (lo suggerisce il titolo), con uno stile essenziale e simbolico ma non per questo meno dirompente e disturbante. Anche qui si riconosce a Ferreri la sua grande capacità evocativa e concettualmente attrattiva.
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Una domanda difficilotta anzichenò. Anzi un paio. Il "prete" è una donna doppiata da un uomo. Nome dell'attrice?
Ma soprattutto: il maggiore De Votis (o Devotis)? (Da non confondere con il maggiore elicotterista, parlo del personaggio a cavallo in compagnia del prete). Giovane uomo androgino, o donna dai tratti spigolosi?
Mi è sembrato di riconoscere la stessa persona ne L'invenzione di Morel (1974) di Emidio Greco, si vede a circa 40 minuti dall'inizio (foto). Ho googolato uno per uno tutti gli attori dei titoli di testa, e cercato corrispondenze tra le rispettive liste del cast nell'IMDB, ma niente.
Una domanda difficilotta anzichenò. Anzi un paio. Il "prete" è una donna doppiata da un uomo. Nome dell'attrice?
Ma soprattutto: il maggiore De Votis (o Devotis)? (Da non confondere con il maggiore elicotterista, parlo del personaggio a cavallo in compagnia del prete). Giovane uomo androgino, o donna dai tratti spigolosi?
Mi è sembrato di riconoscere la stessa persona ne L'invenzione di Morel (1974) di Emidio Greco, si vede a circa 40 minuti dall'inizio (foto). Ho googolato uno per uno tutti gli attori dei titoli di testa, e cercato corrispondenze tra le rispettive liste del cast nell'IMDB, ma niente.
1) Maria Teresa Piaggio. 2) Non lo so. Però mi pare davvero la medesima persona.
MusicheLodger • 12/05/25 23:26 Pulizia ai piani - 1592 interventi
Qualcuno sa il titolo della canzone che si sente all'inizio del film nella scena dell'autogrill? Ho cercato il testo su google ma non da risultati:
"Tieni le mie ore tra le mani come chicchi di una collanina.Tienimi i capelli fra le dita arrotolati come pensieri. I pensieri d'amore sono come capelli, hanno l'anima dentro non farla morire, tieni i miei pensieri..."
Qualcuno sa il titolo della canzone che si sente all'inizio del film nella scena dell'autogrill? Ho cercato il testo su google ma non da risultati:
"Tieni le mie ore tra le mani come chicchi di una collanina.Tienimi i capelli fra le dita arrotolati come pensieri. I pensieri d'amore sono come capelli, hanno l'anima dentro non farla morire, tieni i miei pensieri..."
Si tratta di un brano scritto appositamente per la colonna sonora del film dal compositore Teo Usuelli e interpretato dalla famosa artista della canzone romana Gabriella Ferri.
MusicheDave hill • 13/05/25 09:48 Custode notturno - 203 interventi
Marmotta ebbe a dire:
Lodger ebbe a dire:
Qualcuno sa il titolo della canzone che si sente all'inizio del film nella scena dell'autogrill? Ho cercato il testo su google ma non da risultati:
"Tieni le mie ore tra le mani come chicchi di una collanina.Tienimi i capelli fra le dita arrotolati come pensieri. I pensieri d'amore sono come capelli, hanno l'anima dentro non farla morire, tieni i miei pensieri..."
Si tratta di un brano scritto appositamente per la colonna sonora del film dal compositore Teo Usuelli e interpretato dalla famosa artista della canzone romana Gabriella Ferri.
Il titolo del brano è "la collanina"
MusicheLodger • 13/05/25 10:16 Pulizia ai piani - 1592 interventi
grazie. purtroppo pare non sia mai stata pubblicata. speriamo che prima o poi venga fuori il nastro da qualche archivio...
HomevideoLodger • 16/05/25 13:27 Pulizia ai piani - 1592 interventi
DVD General Video Classic (2005) Durata: 1:40:57 Risoluzione: 1024x576 1:78:1 (16:9) DVD a singolo strato: in tutto occupa solo 4.2GB Contenuti extra: solo biografia in formato testo di Wiazemsky, Girardot e Marco Ferreri. Qualità accettabile ma un remaster HD blu-ray sarebbe tutta un altra cosa...
HomevideoLodger • 17/05/25 00:08 Pulizia ai piani - 1592 interventi
ho visto che su imdb e wikipedia come durata viene indicato 113 minuti, quindi nel DVD mancano ben 13 minuti! °_°
L'unica altra edizione DVD ufficiale di questo film pare essere quella americana pubblicata nel 2008 dalla Koch Lorber Films nella raccolta Marco Ferreri Collection. Non ho trovato la scheda con la durata: https://www.dvdtalk.com/reviews/review/34802
Il film passò in censura col divieto ai minori di 14 anni senza tagli
Che io sappia è sempre quella versione che circola (di 100 minuti: vhs, tv, dvd) e prenderei con le pinze durate approssimative riportare dai vari siti (wikipedia non è affidabilissimo, un pò di più IMDB ma non è la prima volta che toppa sulle durate effettive, quella riportata dal festival di TFF ancora meno, visto che presumo che si siano affidati ai siti di quì sopra).
A meno che, ma resta da accertarsene, non ci sia un versione più lunga , magari approntata per l'estero, comprendente raccordi narrativi più lunghi (ma ho i miei dubbi)
A quanto vedo, in censura il film è stato approvato in una copia effettivamente più lunga di quella edita in DVD: 3080 metri, ovvero 112'34" a 24fps e 108'04" a 25fps. Quindi, la copia censura durava, in teoria, oltre sette minuti in più del DVD. Sul perché della durata più breve dell'attuale vulgata possono esserci varie cause: montaggio ridotto direttamente per l'uscita in sala, montaggio ridotto per una riedizione successiva, montaggio breve destinato a un'edizione estera (poco probabile), tagli effettuati in seguito a un eventuale sequestro (che non mi risulta e che, se mai ci fosse stato, mi sembra strano riduca il film di otto minuti). Escludo tagli di censura sia per l'uscita in sala (che non risultano dai verbali, con divieto ai 14 senza tagli) sia per la TV.