Tra i film più incisivi del grande Hitchcock SHADOW OF A DOUBT risulta, ai giorni nostri, assai datato. Non parliamo poi della versione italiana, penalizzata dal doppiaggio ai limiti del demenziale, con i due bambini che parlano con accento tedesco e spagnolo. Molto simile, come tematica, al superiore IL SOSPETTO (con Cary Grant), il film si basa in gran parte sull'enigmatico volto di Joseph Cotten. Dall’arrivo di questi, la famiglia di sua sorella (composta da lei, suo marito e i tre figli) viene sconvolta: la giovane e bella Carla (doppiata in italiano da una donna di età nettamente superiore), un tempo nipote prediletta, viene a conoscenza...Leggi tutto dei tremendi sospetti che gravano sull'amato zio. In un crescendo di tensione, ma mai troppo spinta, si arriverà al tragico finale. Mancano il tocco inconfondibile del Maestro, la sequenza memorabile, né può soddisfare la scarsa convinzione con cui il cast interpreta la vicenda. Troppe le divagazioni superflue, le annotazioni inutili, e anche la musica è eccessivamente invadente e male amalgamata al contesto. Certo, Hitchcock resta un regista di prima grandezza e la linearità e chiarezza con cui conduce la vicenda sono sempre esemplari, ma è evidente che siamo molto lontani da lavori come REBECCA o il già citato IL SOSPETTO. Sprazzi di classe si intravedono nelle prime scene, con panoramiche e carrellate ed effetto, ma sono tutte estranee alla vicenda vera e propria, prefissi posticci di scarsa utilità. E poi suvvia, il dubbio del titolo scompare dopo nemmeno mezz'ora, perché cercare di giocarci senza costrutto?
Migliore di altri film maggiormente celebrati del maestro inglese, la pellicola mostra efficacemente l'orrore del crimine in un contesto inaspettato (quieta e tranquilla cittadina californiana). Il regista riesce bene a combinare l'elemento suspance con la descrizione psicologica dei personaggi, con particolare cura per i personaggi di zio e nipote caratterialmente antagonisti. Come in molti altri film di Hitchcock il crescendo di tensione appare assolutamente naturale, senza costruzione artificiosa. Notevole.
Molto meno "immediato" di altri capolavori del Maestro, ma quasi altrettanto valido. Qui la tensione è pressochè totalmente psicologica, in un lento crescendo, sfociando in un finale abbastanza prevedibile ma altrettanto doveroso. Tutto si gioca fra il rapporto d'amore, poi diffidenza, ed infine disprezzo, fra la giovane nipote e l'inutilmente mitizzato zio (un notevole Joseph Cotten), il tutto inserito in un'ambientazione che più lontana da queste tensioni non potrebbe (e non dovrebbe) essere. Lo scopo è raggiunto: sottilmente inquietante.
Bravissimo Joseph Cotten, che per la sua bravura nell'interpretare il personaggio di assassino di ricche vedove venne così apostrofato: "La rappresentazione di quello che potrebbe essere sul serio il diavolo". Notevole anche la Wright, bruttino il doppiaggio italiano (probabilmente un ridopiaggio). Tensione costante.
MEMORABILE: La scena finale in treno un tripudio di tensioni ed emozioni.
Uno di quei film per cui si impone la visione in originale, magari con sottotitoli, per non farsi ammorbare dal terrificante doppiaggio. Pare fosse il film preferito da Hitchcock ma non è uno dei suoi massimi capolavori, pur essendo comunque notevole, in particolare per l'interpretazione nella parte dello zio assassino di Cotten, che mette a frutto il suo volto aperto e leale per sottolineare la doppiezza del personaggio. Meno riuscito il personaggio della nipote, un po' leziosa, e forse troppe le divagazioni inutili, ma resta un Hitch doc, quindi imperdibile.
L'orribile doppiaggio rovina un film notevole per trama, caratterizzazione dei personaggi, sceneggiatura e scenografia. Personalmente sono rimasto nel dubbio fino a quando zio Carlo chiede a sua nipote Carla di aiutarlo, pena il rischio della sedia elettrica. Ben interpretato (Joseph Cotten) e ben strutturato in modo da non far capire con certezza se lo zio Carlo sia veramente colpevole. Buona la trovata della morte del secondo sospettato, reso irriconoscibile dall'incidente e con le stesse iniziali di Carlo.
Woman's film che risente dell'influenza del cinema americano e della correlata, idilliaca, concezione della "way of life". Non fatichiamo, comunque, ad individuare il notevole tocco del regista. Senza troppi colpi di scena, la pellicola ha dalla sua una discreta caretterizzazione dei personaggi e uno svolgimento "emotivo" degno di nota. La madre della protagonista è uno dei personaggi più irritanti che abbia mai visto: ostentatamente ordinaria, sconfina presto nel patetico e nell'inevitabile mediocre. Hitchcock ha fatto di meglio: **1/2.
Un film che, seppur datato per quanto riguarda le scenografie, è molto attuale per la forte caratterizzazione psicologica e l'idea di base: che il crimine possa tranquillamente insinuarsi dentro le tranquille casette borghesi. Non c'è bisogno che la famiglia sia quella di Norman Bates per instillare la paura nello spettatore. Ottimo Joseph Cotten, uno dei migliori attori del genere. Da vedere in inglese con sottotitoli per evitare un brutto doppiaggio.
Dramma passionale dai toni noir, dove assistiamo alla fascinazione che subisce la giovane Charlie nei confronti dello zio Charlie. Il fatto di condividere anche il nome rende più inestricabile il loro rapporto: come il bene e il male, la nipote e lo zio sono le due facce della stessa medaglia. Il tutto condito dai soliti tocchi da commedia e da una regia (manco a dirlo) competente.
Un Hitchcock meno scintillante di altre sue opere, ma in ogni caso di ottima fattura. La regia è impeccabile come al solito, inoltre è sceneggiato molto bene, con un discreto crescendo che fa presa sullo spettatore. La tensione non manca: d’altronde il maestro sa come crearla dal nulla. Cotten è un ottimo vilain dall’aspetto ordinario ed allo stesso tempo inquietante.
La rispettabilità borghese e l'indicibile: c'è Thornton Wilder dietro la storia dello zio "assassino di vedove allegre" che si mimetizza nella famigliola-bene. Hitchcock sceglie un profilo basso (troppo) di rappresentazione per evidenziare proprio l'ipocrisia nascosta dal culto familista, con un'unica impennata d'autore: il primissimo piano del protagonista con sguardo in macchina per interpellare il pubblico sulla sua filosofia omicida. Ben fatto, ma poco avvincente. Pessimo doppiaggio fatto in Spagna (!) a causa delle circostanze belliche.
Un Hitchcock ancora acerbo in questo film che è un vero e proprio esercizio di suspense, secondo i dettami del grande regista. Il tema del doppio è sottotraccia e l'ambiguità dei personaggi (un misto di male e bene), volutamente ricercata, rende ansiogena la ricerca di verità da parte dello spettatore, creando appunto tensione. Attori capaci e un Joseph Cotten straordinario assassino, "piacente" e fascinoso. Quest'opera vi sbronzerà per le emozioni contrastanti.
L’amabile zio Charlie è davvero l’assassino delle vedove allegre? La risposta giunge repentina e tremenda in questo Sospetto rovesciato che genera suspense non tanto dai meccanismi thrilling – azionati più che altro solo in dirittura d’arrivo – quanto dal dramma umano dell’affetto familiare tradito e ucciso. Applausi per Cotten, ambiguo, misogino, nichilista e diabolicamente premuroso, e per la Wright combattuta e combattiva; biasimo invece per la goffa parentesi rosa con il poliziotto e per il cantilenante doppiaggio italiano dei due bambini.
MEMORABILE: La mdp si stringe su Cotten che impreca contro le vedove allegre, colpevoli di scialacquare il denaro faticosamente guadagnato dai defunti mariti.
Tremiamo quasi a scriverlo, ma è un film tutto sommato modesto, senza nerbo, psicologicamente debole, con delle scivolate nella macchietta, le ambiguità telefonatissime. La versione italiana è il colpo alla nuca, da evitare come un cespuglio di ortica. La regia è solida (oh, insomma, è Hitchcock!) ma - ad onta delle sue stesse preferenze - uno dei titoli minori nella filmografia del veneratissimo.
Opera coraggiosa in quanto votata a un’ambiguità prolungata, calcolata, inquietante, a un cinismo corrosivo e un doppiogiochismo misogino e nichilista che, pur sviluppati con toni medio-bassi, lasciano il segno. Il tutto rapportato all’interno del nucleo familiare, simbolo di unità e fiducia, qui scardinato dall’alienazione macabra e da una mentalità superiore e perversa (quasi Nietzscheiana). Meravigliosa la Wright che combatte contro il suo amore inconfessato (e inconfessabile). Sceneggiatura non perfetta, ma film davvero notevole!
MEMORABILE: Lo strepitoso primo piano di Cotten che si accanisce sulle vedove colpevoli di approfittare del denaro faticosamente guadagnato dai mariti deceduti.
Hitchcock notoriamente preferiva questo suo film agli altri ma personalmente l’ho trovato non riuscito rispetto all'enunciazione che sottende la trama. Il tema della doppia personalità, della colpa e dell’innocenza, della notte e del giorno, della lotta radicale tra il bene e il male, viene svolto con un’aneddotica dispersiva e attraverso fatti quotidiani e cronachistici difficili da mitigare con la parte non illuminata del nostro subconscio. Un film troppo luminoso e realistico per essere un capolavoro di ambiguità e di psicanalitica enigmaticità.
Niente di che questo thriller hitchcockiano, che si salva solamente per le buone interpretazioni degli attori principali, primo fra tutti il grande Joseph Cotten. La narrazione è trasformata in una suspense non troppo attiva, che tende a spegnersi per la mancanza di colpi di scena. È palese l'intenzione del regista di mandare dei messaggi allo spettatore attraverso particolari frasi o situazioni, ma è un invito che lo spettatore non accoglie perché non lusingato dalla trama generale. Pellicola un po' piatta. Doppiaggio italiano deplorevole.
Il consiglio spassionato è quello di vedere il film in lingua originale con sottotitoli, poiché questo capolavoro è stato assolutamente oltraggiato dal doppiaggio italiano, fatto in Spagna per risparmiare e molto disturbante. A parte questo ci troviamo di fronte a un'opera matura, ricca di colpi di scena, con tensione quasi costante. Grandissimo Cotten, troppo caricata la Collinge, volutamente detestabili i bambini. Bel lavoro.
Bel giallo hitchcockiano, dall'atmosfera tesa e per nulla datato. Nonostante lo spettatore sappia fin da subito che qualcosa non va nello zio Carlo, la curiosità di capire come andrà a finire è forte e i rapporti che si instaurano tra i personaggi costruiti ottimamente. Grandiosa la performance di Cotten, ma tutto il cast è perfettamente in parte. Bella la fotografia, seconda parte particolarmente angosciosa. Da non perdere.
È vero che in questa commedia ci sono alcune sequenze marchi di fabbrica del Maestro e che la parte finale sul treno è notevole, però lo svolgimento della trama è troppo lento e a tratti noioso, senza sussulti. Inoltre la versione italiana è penalizzata da un doppiaggio ridicolo. Nel complesso ci sono alcuni spunti interessanti, come la scena della locomotiva fumante che getta un'ombra nera sulla stazione, a simboleggiare il diavolo che arriva in città, ma non convince del tutto. Da salvare ma non da idolatrare.
La grande tecnica hitchcockiana e il fascino intrinseco del bianco e nero di un thriller-noir anni '40 non si discutono. Ciò che non convince molto, a parte il doppiaggio nostrano, è la caratterizzazione dei personaggi, che risultano poco credibili. Alfred fa una caricatura della famiglia-tipo americana dell'epoca e insinua all'interno di essa un'insospettabile ombra oscura (l'ottimo Cotten, un villain davvero riuscito), ma a volte il piglio satirico si perde ed emerge più un senso di irritazione (si vedano i bimbi). Resta comunque un bel film.
MEMORABILE: La protagonista scopre sul giornale quale sia il segreto dello zio; La scena della rimessa affumicata; Il confronto sul treno; Il sarcastico finale.
Sua figlia dice che fosse il film preferito da Hitch. Di certo ha dei dialoghi brillanti, la ragazzina Anna (Edna May Wonacott) in particolare è esilarante, ma divertono anche i due che discutono a più riprese sul come uccidersi. Fra la Wright e Cotten - nipote e zio - c'è un rapporto d'amore che rasenta l'incestuoso e l'evoluzione a seguito delle scoperte di lei è l'aspetto più interessante della vicenda che va ascritta più al dramma che al thriller. Regia come sempre ispiratissima, doppiaggio invece terrificante.
Una prima parte eccessivamente monotona e senza spunti narrativi degni di nota viene riscattata da una parte finale decisamente più efficace nella quale si palesa la vera natura dei personaggi. Formalmente il maestro si ritaglia qualche inquadratura ammirevole, anche se nel complesso non è all'altezza dei lavori migliori. Di rilievo tutto il sottobosco sociologico della piccola cittadina di provincia, nella quale la rispettabilità e l'onorabilità sono valori indiscutibili. Cotten morfologicamente perfetto per il ruolo. Peccato per il doppiaggio.
MEMORABILE: L'anello regalato a Carla (Wright); La visita in biblioteca appena terminato l'orario; La manomissione della scala.
Chi è veramente il brillante zio Charlie? Il self made man newyorkese, orgoglio di una famiglia della middle class, o un cinico assassino? Raffinato e intelligente, con tempi perfetti e un crescente avvelenamento dell'atmosfera che è la cosa migliore del film, mostra qualche segno degli anni trascorsi nel quadro familiare un po' datato e nel personaggio della nipote Charlie, che si fatica a collocare nel nostro presente. Un esercizio di stile notevolissimo senza grandi implicazioni e un inserto filosofico un po' gratuito.
MEMORABILE: Lo sfogo del protagonista che espone la sua cinica filosofia di vita alla nipote è un momento non riuscitissimo.
Un film particolare, in cui Hitch gioca moltissimo sulla doppia personalità (il tema del doppio è piuttosto ricorrente) del buon zio che arriva in campagna dagli amati parenti ma è in realtà un ricercato. Cotten è molto bravo nel creare l'ambiguità del suo personaggio e, pur non essendoci momenti di particolare suspense, si arriva con interesse crescente all'epilogo. Non un capolavoro ma l'ennesima dimostrazione di classe del maestro del brivido.
Lo si può definire un buon thriller, sebbene appaia invecchiato sotto alcuni aspetti e non eccella nel primo segmento. Il tocco di Hitchcock emerge nella seconda parte e si nota sia nella lenta e cristallina metamorfosi del personaggio di Cotten, sia nell’abilità di maneggiare una sceneggiatura che ruota attorno all’ambiguità. Pur non essendo esente da imperfezioni merita la fiducia di una visione, certi di trovare qualcosa di buono. Controverso il doppiaggio italiano, che trova una difficile spiegazione, se non legata a cause di forza maggiore che lo hanno reso troppo inadeguato.
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Il regista voleva Joan Fontaine per il ruolo della protagonista,ma al momento lei non era disponibile.
DiscussioneZender • 2/05/10 09:29 Capo scrivano - 48843 interventi
R.f.e. ebbe a dire: Fa parte del novero dei film doppiati in Spagna durante la guerra (quindi non è un ridoppiaggio, bensì uno dei pochissimi oggi sopravvissuti, persino nell'attuale dvd Universal, fra i doppiaggi eseguiti in Spagna, insieme per esempio a quelli del Segno di Zorro con Tyrone Power, Il figlio della furia, Il sospetto, Com'era verde la mia valle). Da notare, infatti, le voci di alcuni personaggi minori (per esempio la piccola Edna May Wonacott, chiaramente doppiata da un'attrice spagnola, a me sconosciuta, con uno spiccato accento!).
Nell'edizione italiana, infine, i dialoghi sono alquanto edulcorati, soprattutto nelle battute finali (nella versione di casa nostra sono più moralistiche e idealiste).
Curiosità sui film doppiati in Spagna (tratte dalla voce di Wikipedia su Emilio Cigoli):
All'inizio dell'estate del 1943 Cigoli si recò a Madrid per una coproduzione ispano-italiana; suoi compagni di viaggio e lavoro erano Nerio Bernardi, Anita Farra, Franco Coop, Felice Romano e Paola Barbara che già si trovava sul posto.
Finite le riprese, il gruppo di attori, considerati gli avvenimenti del 25 luglio e del 8 settembre e i difficili collegamenti ferroviari, decise di rimandare il ritorno in patria.
Fu un rappresentante della 20th Century Fox nella capitale spagnola a contattarli, proponendo loro di partecipare al doppiaggio di alcuni film della casa americana, che sarebbero stati pronti per la proiezione quando le condizioni in Italia avrebbero permesso la riapertura del mercato cinematografico.
Furono doppiati nel periodo 1943-44 alcuni film, tra i quali Com'era verde la mia valle, Il sospetto, La zia di Carlo, Il pensionante, L'ombra del dubbio, Il figlio della furia, Il segno di Zorro, ecc..
Queste pellicole arrivarono pronte in Italia, a seguito delle truppe statunitensi e furono inserite nei circuiti cinematografici controllati dagli americani e dai responsabile delle case di distribuzione.
Nel 1945 il gruppo di attori tornò a Roma ed Emilio Cigoli riprese la sua attività di doppiatore, con la riapertura degli studi di registrazione, fermi da due anni. Davvero interessante questo. Un doppiaggio quindi storico, che speriamo sia preservato più a lungo possibile! Brava la Universal a non cedere alla tentazione di inutili ridoppiaggi!
DiscussioneZender • 2/05/10 09:49 Capo scrivano - 48843 interventi
Sì, gli accenti spagnoli non devono cascarci esasttamente a fagiolo, in effetti... Anche queli degli Anni Trenta comunque, da ascoltare proprio come reperto.
Infatti non ho mai apprezzato troppo il doppiaggio di questo film (pur intuendo che non poteva essere un ridoppiaggio).
I miei complimenti per la curiosità R.F.E. molto interessante !
"Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 alcuni attori italiani (Emilio Cigoli, Felice Romano, Paola Barbara, Nerio Bernardi, Franco Coop, Anita Farra) rimasero bloccati in Spagna e la 20th Century Fox ne approfittò per coinvolgerli a Madrid nel doppiaggio di un lotto di film da importare in Italia: a quel lotto appartanevano "Com'era verde la mia valle" di John Ford, "Il figlio della furia" di John Cromwell, "Il pensionante" di John Brahm, "Il segno di Zorro" di Rouben Mamoulian e, di Hitchcock, "Il sospetto" e "L'ombra del dubbio". Quest'ultimo subì il trattamento peggiore: il doppiaggio dei tre protagonisti venne affidato a Emilio Cigoli, Paola Barbara e Nerio Bernardi, ma per doppiare le voci dei bambini vennero utilizzate maestranze spagnole, con risultati ridicoli ed involontariamente comici... "
HomevideoZender • 27/06/13 17:15 Capo scrivano - 48843 interventi
Quindi il problema riguarderebbe solo i pupi, perché mi pare che sulla professionalità e bravura di persone come Cigoli non ci sia beh... ombra di dubbio per l'appunto.