Note: Tratto da "High Sierra" di William R. Burnett, 1940. E' stato tradotto in Italia nella Collana "I romanzi del Corriere" con il titolo di "La trappola".
A metà strada tra il gangster movie tipico degli anni '30 ed il noir del decennio successivo, è un'opera di grande fascino sia a livello figurativo che a livello di storia. Scritto da W.R. Burnett e John Huston, racconta di Roy "cane pazzo" Earle, un criminale che esce dopo molti anni di prigione per trovarsi di fronte un mondo che non rispetta più le vecchie regole, nemmeno nel mondo della criminalità. Girato da dio, è interpretato da un Humphrey Bogart che sembra nato per questa parte... Da vedere assolutamente.
Mentre prepara un ultimo colpo, l'evaso Roy Earle conosce una ragazza onesta e aiuta la famiglia a curarla da una malattia, sperando che si innamori di lui. Ma il suo destino è un altro. L'artigiano Walsh gira un film fuori dai generi, dal finale epico sull'alta Sierra del titolo, con un personaggio femminile straordinario interpretato da Ida Lupino (la donna che ama, non riamata, Earle e per lui si sacrifica). Bogart in uno dei primi ruoli da protagonista impone subito il suo carisma. Storia di redenzione impossibile e di destino fatale. Grande cinema.
Cresce con l’incombere della tragedia, il film di Walsh, mano a mano che si emancipa dalle eccedenze melò (Velma, la ragazzina dal piede torto cui Roy paga l’operazione per redimersi) e vibra le corde tese del noir (la rapina, la fuga, la donna contesa, la libertà negata). Comunque inferiore alla sua fama e al ben più ribollente White Heat, vive di un'escalation finale elettrizzante (il lungo inseguimento sull’Alta Sierra) e di un triangolo fatale e memorabile: Bogart (meraviglioso), Ida Lupino (rovente) e Part il cagnolino psicopompo. Co-sceneggiato da John Huston (e si vede).
Capolavoro indiscutibile di Walsh. Messo in scena nel suo consueto stile spoglio, secco, senza fronzoli, in grado tuttavia di creare una originale atmosfera di fatale, ineluttabile disincanto. Al risultato di epico pathos collaborano la collaudata coppia sceneggiatore-attore: Huston col Falcone maltese aveva cominciato a cambiare ruoli e carriera di Bogart, portandolo da gangster incallito a eroe crepuscolare. Crudelmente (e sardonicamente) speculari la prostituta fedele di Ida Lupino (attrice di rara intensità) e "l'ingrata" ragazza zoppa di Joan Leslie.
MEMORABILE: L'espressione di Bogey quando Velma le presenta il suo moroso; tutta la parte finale dell'inseguimento sulla Sierra; ida Lupino e il cane.
Noir abbastanza convenzionale nel suo intreccio gangsteristico ma notevole nel ribaltare gli stereotipi dei personaggi tipici del genere, con la dark lady che diventa il personaggio più tenero di tutti, il rude antieroe Bogart che s'innamora di una zoppa e si becca un colossale due di picche e quest'ultima che, apparentemente malata e indifesa, si fa servire e riverire da Humphrey ma fa baldoria non appena quest'ultimo volta l'angolo. Il resto è pura canonicità (e dunque impeccabilità) classica, con qualche tocco azzeccato nelle ambientazioni.
Noir con protagonista un Bogart sicuramente in forma, ha il pregio di catturare l'interesse dello spettatore, anche se la trama e lo svolgimento della stessa non sono propriamente coinvolgenti, a metà tra il melò e il thriller. L'attore americano sfodera il suo solito talento, ma i comprimari non sono certamente da meno. Il doppiaggio è efficace, la fotografia e le musiche valide. Merita una visione.
Noir seminale nella storia del cinema, eppure visto oggi qua e là perde qualche colpo a causa dell'epoca. Inizia molto bene, ma qualche eccesso melò lo rallenta verso la fine. Comunque rimane godibile, grazie alla buona sceneggiatura e alla salda regia di Walsh, che dà il meglio di sé soprattutto nelle fasi del colpo, tese e ben girate. Bogart al suo meglio, con una caratterizzazione da manuale e piena di sfumature. Finale classico da antieroe.
Non è certo la storia (già vista) a renderlo memorabile, bensì la prova dei protagonisti. Bogart è perfetto nel ruolo dell'outsider, esiliato da ogni comunità o ambizione sociale, schiacciato fra due amori egualmente impossibili e costretto nel finale a rifugiarsi verso la purezza e la rarefazione delle vette (come tutti i ribelli, King Kong incluso). Ida Lupino, molto bella, si ritaglia una parte complementare e assai più sofisticata nelle sfumature psicologiche (come quando invoca la morte liberatrice per l'uomo che ama). Classico.
Non c'è solo il colpo destinato ad andar male, ma anche il triangolo lei (una Lupino vissuta ma fragile) che ama lui (un Bogart col taglio rasato da avanzo di galera che non spegne la sigaretta nemmeno quando il medico gli cava la pallottola del titolo) che però ama un'altra (l'ingrata Leslie che si trasforma da zoppa in ballerina). Si avverte la lezione del realismo poetico di Carné e Prevert (c'è pure il cagnolino) in questo noir pessimista che riesce a coniugare le esigenze del codice Hayes con il sentimento dell'umana pietas.
MEMORABILE: L'ingresso a casa di Velma; Il cane; Il finale.
Walsh incrocia il noir di stampo classico con il melò sentimentale: mentre progetta di mettere a segno una rapina su commissione con complici inaffidabili, Roy si innamora di una ragazza zoppa, salvo accorgersi troppo tardi che la donna giusta l'aveva già accanto a sé. Le grandi interpretazioni di Bogart, perfetto nel rendere la fragilità dietro l'apparente durezza del suo personaggio, e di Lupino, commovente nel ribaltamento del ruolo della dark lady, arricchiscono la trama ben scandita tra azione e momenti intimistici, culminante in un finale memorabile. Un classico.
Un classico assoluto del cinema americano, celebre per essere stato il primo ruolo da protagonista di Bogart. Il film è in effetti dominato dal carisma dell'attore che è in scena per l'intera durata della pellicola e che offre una notevole prova di recitazione. Meravigliosi gli squarci naturali proposti da Walsh, che gira con mano sicura e con gran mestiere costruendo una narrazione interessante e avvincente. Il film si appesantisce in qualche eccesso melodrammatico, ma eccelle in una parte finale che ha indubbiamente fatto la storia.
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