Azzeccata l'idea di infilarsi nell'unico pertugio temporale lasciato libero da una saga complessa come quella del pianeta delle scimmie (condita già da sequel e remake d'ogni sorta) con un prequel che chiarifichi ciò che nel primo storico capitolo della saga veniva dato per scontato: le scimmie hanno preso il sopravvento sull'uomo, d'accordo, ma come avvenne? Di fatto un film che si stacca dalla fantascienza classica a cui appartenevano gli altri episodi per restituirci frammenti di vita quotidiana contemporanea alterati dalla presenza di uno scimpanzè dagli occhi vivi (proprio come veniva definito Heston dalle scimmie stesse) la...Leggi tutto cui intelligenza viene artificialmente incrementata con farmaci ancora in fase di test. L'adagio è quello di sempre: si conducono esperimenti apparentemente senza controindicazioni che poi si scopriranno nascondere insidie destinate a sfociare in danni irreparabili. La storia tuttavia è condotta senza quelle esagerazioni che la renderebbero facilmente ridicola e seguendo un'evoluzione degli eventi che possa ritenersi plausibile. Cesare, ovvero il "paziente zero", unico primate sopravvissuto a una strage compiuta in laboratorio per sterminare scimmie diventate incontrollabili, ha lo sguardo umano ma sembianze ancora profondamente animalesche: si muove con straordinaria agilità e il regista lo segue lanciando la mdp in evoluzioni e piani sequenza tecnicamente stupefacenti, a velocità incredibile tra i rami di altissimi alberi o tra le suppellettili di casa. Montaggio curatissimo, regia improntata a mantenere alto il ritmo e grande lavoro (come prevedibile) sugli effetti speciali. E va detto che, benché certe ingerenze fastidiose della computer graphic nei movimenti delle scimmie danneggino l'autenticità degli animali protagonisti, raramente si erano viste al cinema scimpanzè mossi altrettanto bene. Complice anche un'ottima fotografia e più in generale una confezione di grande levatura, le scene di “massa” lasciano indubbiamente il segno e permettono di recuperare l'effetto insolito (uno dei punti di forza della saga) dovuto al ritrovare delle scimmie “umanizzate” al centro dell'azione (pur se qui molto più vicine all'animale che all'uomo, a differenza che negli altri episodi). James Franco (più della coreografica Freida Pinto e del defilato John Lithgow) contribuisce a mantenere buono il livello complessivo, ma è evidente che l'interesse viene catalizzato da Cesare, vero centro di gravità attorno al quale ruota non solo l'esercito di scimmie ma l'intero film. Senza meritare particolarmente (la fantasia è praticamente bandita, gli sviluppi sono facilmnte prevedibili), RISE OF THE PLANET OF THE APES garantisce uno spettacolo piacevole e, per gli aficionados della saga, l'occasione di vedere cosa porterà, prima o dopo, a quello storico finale in spiaggia con la statua della libertà...
Non si sono spremuti troppo le meningi per il prequel del pianeta delle scimmie: il solito esperimento dagli esiti imprevisti, condotto da un gruppo di scienziati dilettanti allo sbaraglio. Se a ciò si aggiungono buchi narrativi ed incongruenze sparse, l'esito sarebbe disastroso se a salvare il film, caricandoselo sulle sue spalle pelose, non ci fosse Cesare, una creatura digitale di impressionante espressività, al cui confronto scompaiono gli umani di contorno. E' grazie a lui e alla sua lotta per la libertà che lo spettacolo avvince e convince, infine commuove. Ave Caesar!
MEMORABILE: Cesare disegna la forma della finestra sulla parete della cella - Il primo "no" - le evoluzioni sugli alberi delle scimmie in fuga
Film visivamente perfetto e d'impatto, che vanta una prima parte introduttiva piuttosto lenta, volta ad approfondire il rapporto tra la scimmietta Cesare e il suo padrone (James Franco) e che poi esplode in scene d'azione spettacolari ed estreme. La pellicola, nel complesso, risulta però disomogenea e le scene d'azione sembrano quasi forzate (anche se tecnicamente perfette) e inserite quasi per obbligo. Insomma un film riuscito a metà, ma che indubbiamente coinvolge. Impressionante l'espressività di Cesare.
Il trend produttivo del "fu così che tutto ebbe inizio" coinvolge immancabilmente anche la storica saga inaugurata da Schaffner nel '68. Ed è un racconto che prende e appassiona, sfilando con leggerezza e lineare prevedibilità dalla classica fanta-medicina umanitaria fuori controllo ad un inconsueto "monkey-in-prison" aderente ai più rodati canoni cine-carcerari, sino a sfociare nella pre-apocalissi alla Cameron/Romero. Un atto di ribellione ed autocoscienza ruffiano ma emozionante, convenzionale ma genuino, incline alla lacrima facile ma venato di una commozione istintiva ed immediata.
MEMORABILE: Le animazioni al computer dei primati; il "No" rabbiosamente orgoglioso urlato contro il suo aguzzino da Caesar (lo scimpanzè ribelle protagonista).
A ritroso nel tempo, quando Heston era appena partito per Marte e le scimmie ancora erano scimmie. Niente di eccezionale ma quantomeno un tentativo sincero di ridare linfa vitale ad una serie divenuta di culto sfruttando l'indiscutibile fascino del romanzo di Boulle. Certo il comparto umani delude assai, vuoi per alcune interpretazioni mediocri (Pinto, Lithgow) vuoi per una storiellina esile esile. Molto più interessante ed avvincente lo sguardo sull'evoluzione di Cesar da scimpa semplice a leader. Comunque preferivo gli attori truccati al digitale.
MEMORABILE: Cesar con tra le mani un modellino della statua della libertà.
Il film è Cesare. Se non fosse per la caratterizzazione del suo peloso personaggio (intelligenza, espressioni e stati d'animo), non resterebbe quasi nulla, visto che i personaggi reali, protagonista compreso, sono poco convincenti (l'unico, con un minimo di spessore, è il padre malato) e la sceneggiatura stessa non offre molte idee (simpatica quella del virus amico dei primati e nemico degli umani creatori). Mentre Cesare riesce ad essere quasi inquietante, perchè se ci si immedesima nell'umano che è al suo cospetto, si capisce che da lui ci si può aspettare veramente di tutto. Non male.
MEMORABILE: Il telegiornale parla degli astronauti scomparsi nello spazio (sono quelli che torneranno sulla Terra ne Il pianeta delle scimmie); Il pacato orango.
Rieccoci nel 2011 a parlare di scimmioni al cinema! Un classico che di tanto in tanto si ripete. La vicenda ruota attorno allo studio su un importante farmaco, a cui lavora un giovane studioso di buon carattere e la sua scimmia. Film di routine, che racconta la solita farsa del bene contro il male (il cattivo è l'uomo, hanno ragione le scimmie) dotato di un discreto piglio narrativo – seppur prevedibile – che accompagna lo spettatore verso un finale d'azione. Verte al lacrimevole e c'è un abbozzo di storia d'amore (non con la scimmia!).
Più vicino a Link che all'intera saga de Il pianeta delle scimmie, almeno per i due terzi, per poi virare nel finale, dove si congiunge al ciclo di film in questione. Per quanto gli effetti speciali siano curati, il digitale svuota il film della sua anima, facendo perdere alla sceneggiatura, pur caratterizzata da appigli interessanti, gran parte della sua forza. L'idea di base è buona, ma l'anello di congiungimento lascia degli interrogativi in sospeso. Futuristico e al tempo stesso primordiale.
Più che degno prequel del film di Schaffner. Il regista Rupert Wyatt al suo secondo film, dimostra già una certa maturità ed un indiscutibile talento visivo, mettendo in scena un’opera decisamente spettacolare e tecnicamente di prim’ordine, che non trascura qualche stimolo per riflettere sull’evoluzione e sui concetti di bene e male applicati ai primati. Certo i personaggi umani sono un po’ stereotipati, ma il film è molto godibile e si chiude al momento giusto facendo presagire un sequel. Ottima la performance di Andy Serkis.
Film ampiamente scontato nei personaggi (fanno parte del catalogo lo scienziato buono, l'aiutante distratto, il capo avido, la dolce ragazza, il guardiano sadico) e nello sviluppo ma abbastanza ben fatto e col valore aggiunto della figura di Cesare, grazie anche all'ottima antropomorfizzazione dei primati.
Dopo il deludente film di Tim Burton, ritornano le scimmie intelligenti lanciate al cinema nel 1968. L'idea è quella di fare un prequel del film con Charlton Heston distanziandosi dalla matrice principale. A dire il vero, anche nella serie cinematografica originale lo scimpanzé Cesare guidava un esercito di scimmie evolute contro la razza umana, ma mancava di quella rabbia e rozzezza che ha questo Cesare, "impersonato" da Andy Serkis. Un po' opaco James Franco, notevoli, invece, John Lithgow e Brian Cox. Bellina la Pinto, ma la star è Cesare.
MEMORABILE: "Draco Malfoy", giovane e bastardo carceriere delle scimmie, pestato a morte dalle scimmie.
Pre creare il prequel del Pianeta delle scimmie ci voleva una trovata altrettanto geniale. Impossibile quindi, ma qui si è caduti nel banale e nello stravisto: il farmaco sperimentale testato sugli animali blah blah... Il resto, invece, mi è proprio piaciuto. Scimpanze, gorilla e orango fanno una gran figura e la loro caratterizzazione (strepitoso Cesare) contribuisce a creare la necessaria atmosfera apocalittica, rendendo in modo efficace l'impotenza umana di fronte alla natura che si ribella. Molto bella la parte finale.
MEMORABILE: La prima parola di Cesare: mette i brividi.
Chi non ha visto la saga classica troverà insulso questo film; del resto sarebbe impossibile capire certe situazioni e apprezzare le citazioni. Per i fan invece è un piccolo gioiellino che riapre la serie e fa sperare in un seguito che faccia da ulteriore raccordo e ci riporti nel futuro che conosciamo.
Banale prequel di una longeva ed interessante saga fantascientifica. Escluso quindi l'elemento dell'originalità, il merito degli sceneggiatori è quello, come detto già
dal Maestro, di essersi inseriti nell'unico pertugio possibile, e di averlo fatto senza
esagerazione e senza dar vita a forzature eccessive e pagliaccesche. Il vero problema è una certa piattezza di fondo che impedisce un pieno coinvolgimento: tutto scorre in modo troppo tranquillo e prevedibile. Tanti rimandi al filone carcerario ed a quello sui virus. Così così.
L'aspirazione alla libertà segue sempre l'alba dell'intelligenza. Un solido antefatto per la fortunata saga del Pianeta delle Scimmie: mirabolanti effetti speciali in CGI al servizio di una storia interessante e a tratti intensa. Tutto è accennato in superficie per fare spazio alla meraviglia e l'evoluzione dei primati segue meccanismi un po' troppo semplicistici, ma c'è spazio per momenti di riflessione e lo spettatore più sensibile non mancherà di farsi un esame di coscienza sul rapporto che lega la nostra specie a quella animale.
MEMORABILE: Lo sguardo carico d'odio di Caesar dietro le sbarre.
Scongiurato il paradigma scolpito nella critica: blockbuster uguale immondizia; nell'esegesi di un Michael Bay non la si può di certo biasimare, ma in quella di un Rupert Wyatt risulterebbe un atteggiamento imperdonabile. Rispolverato con una perizia decisamente accattivante lo storico franchise (che sembrava aver detto e dato tutto), il regista instilla germi distopici in una realtà che non resta più a guardare in disparte, tanto subodora la materializzazione degli incubi. Rarissimo caso di computer grafica ponderata, seppur gargantuesca. ***
Non credo si possa parlare di prequel ma più semplicemente di film contro la violenza e la sperimentazione sugli animali. L'ho trovato inferiore al film di Burton che sottoponeva gli attori ad un impegno ciclopico sia per il trucco che per la rappresentazione stessa. Wyatt preferisce liquidare tutto con la CG e di scimpanzè non se ne vede nemmeno l'ombra. Ma è la sceneggiatura che alla fine risulta troppo scontata nell'evoluzione e nelle soluzioni. Alla fine è soltanto la caratterizzazione delle scimmie a tenere in piedi la storia. E credo sia poco.
Ben scritto, ben girato (senza sfoggio di effettacci o dimostrazioni di magniloquenza, "ogni cosa nel posto giusto al costo giusto"), ben recitato (anche in questo caso da "tutti" i protagonisti). Top e flop: bellissima la sequenza di strategia finale con attacco al posto di blocco della polizia, credo la sequenza rivelatrice di tutto il senso del film; pessimo il doppiaggio del linguaggio delle scimmie, se ne poteva fare a meno; ma del resto il livello intellettuale dell'uomo non è proprio tenuto in gran considerazione dagli autori.
Fossi un professore e questo un tema darei un 6 +. Simpatico, ben girato, con bravi attori e senza calcare troppo la mano, eppure sempliciotto e non ficcante. L'idea della genesi delle scimmie al potere è buona, pur ricorrendo ai soliti esperimenti in laboratorio e le sue impensabili conseguenze. Non me la sentirei di stroncarlo, ma di certo non è nel novero di quei film da cui non si può prescindere. Interessante la notizia degli scienziati persi nello spazio...
Un film sul pericolo che certi medicinali possono provocare se testati su animali intelligenti come le scimmie. Narrazione spettacolare con Cesare protagonista e capo assoluto della giusta rivolta. Scene spettacolari; anche se molte figure appaiono scontate pochi sono i momenti di respiro, soprattutto quelli umani. Onesto.
Prequel apprezzabile di un classico del cinema di fantascienza. L'attenzione si sposta sulla causa principale che porterà alla futura colonizzazione scimmiesca della terra e regala un personaggio-scimpanzé novello Spartaco che da ingenuo cucciolone finisce col capeggiare la rivolta dei primati. Computergrafica portata all'estremo e a volte fastidiosa ma funzionale. La storia regge ed é appassionante.
La storia la conosciamo, ma la produzione riesce comunque ad allestire uno spettacolo di rilievo: ottima la regia, buono il parco attori, gran ritmo e specialmente nessun passaggio a vuoto. Grossa mano la dà comunque il budget, che permette una lunga sfilza di sequenze ben congeniate e di effetti speciali curatissimi. Per una volta, la CGI straripante non finisce per nauseare lo stomaco dello spettatore. Riuscito.
Forse il miglior episodio della saga, in parte grazie agli effetti speciali permessi dall’odierna cinematografia, ma anche a un’ottima fotografia e un sostenuto ritmo narrativo. Riesce nel non facile compito di coinvolgere ed emozionare pur in presenza di un canovaccio di cui già si conosce l’esito. Cesare è senz’altro il protagonista, ma notevole è anche il contributo del contorno scimmiesco. Gradevole anche a passaggi successivi.
MEMORABILE: L’uccisione del carceriere più fetente.
Stupefacenti effetti speciali: solo quelli meriterebbero il massimo dei voti. Si passa dalle scene di massa ai primi piani senza mai perdere di credibilità; l'unico effetto poco riuscito è quello di un tombino che si infila sul parabrezza di un auto della polizia... Per il resto bisogna riconoscere una trama piuttosto scontata, così come i personaggi; ma d'altronde un film del genere si basa solo sul suo protagonista scimmiesco principale, ovvero Cesare. Imperdibile per gli appassionati di CGI.
Per una volta tanto non inquinato del tutto dalla moderna filosofia hollywoodiana, il prequel del classico di fantascienza del '68 è a sorpresa un film riuscito. Cesare, lo scimpanzè protagonista, è personaggio tragico e tormentato, messia di una razza sopraffatta dalla meschinità dell'uomo. Non mancano alcuni scivoloni nello script, ma la potenza e l'energia delle immagini è innegabile e rende perdonabile anche la solita solfa dell'epidemia che, uscita da un laboratorio, si diffonde nel mondo. Notevoli le sequenze ambientate nella "prigione" scimmiesca.
Ave Caesar, Primati te salutant. Mixando abilmente idee varie e appoggiandosi comodamente a una saga celeberrima, il film centra l'obiettivo di offrire un intrattenimento ben fatto e nettamente sopra la media per la cura complessiva. Ben resi i personaggi, molte sequenze suggestive con preferenza per il segmento "chimps in prison" (veramente notevole). Su tutti, spicca l'incredibile scimpanzè senziente digitale (con "dentro" il solito Serkis), di gran lunga il migliore della pista. Quasi impossibile non tifare per le scimmie.
Discreto prequel di un film bellissimo. Nulla di trascendentale né negli antefatti né nello sviluppo (anche narrativo); ma la regia di Wyatt è ispirata, le implicazioni fanta-parossistiche sulla medicina, seppur già viste, funzionano anche e soprattutto in relazione al personaggio principale, quel Cesare che da cavia diventa paziente, poi un figlio e infine il punto di riferimento come lotta per la propria libertà; ma non senza coscienza, non come chi prima di lui, con modi bestiali, voleva utilizzarlo come carne e cervello da laboratorio.
Diverso dal prequel "classico", che di fatto pone come origine della catena quanto raccontato in Fuga dal pianeta delle scimmie, parte da un'idea assai meno originale dalla famosa teoria delle corsie d'autostrada del Prof. Hasslein. Qui laboratori farmaceutici e pericolose fughe di farmaci e scimpanzè dagli occhi chiari geneticamente modificati la fanno da padroni intrecciandosi con l'inevitabile storia d'amore. Detto ciò però, sorprendentemente, il film regge e si fa vedere volentieri, risultando decisamente migliore del remake di Burton.
MEMORABILE: Cesare che gioca in soffitta con un modellino della Statua della Libertà; Gli "occhi vivi" di Taylor qui diventano gli "occhi luminosi" di Cesare...
Mi ha piacevolmente sorpreso, perché come prequel assoluto riesce a mantenere la tensione lineare per tutta la durata del film. Ma non è solo una questione di tensione: ci sono ritmo, intensità, una regia che lascia intravedere potenzialità interessanti e un cast mica male col bravissimo Serkis, un Cox che è sempre una garanzia indipendentemente dai minuti concessigli dal regista e poi John Lithgow che, dopo essersi fatto le ossa "a pane e Bigfoot", trova facile interagire coi primati. Davvero buono.
C'era davvero bisogno che qualcuno ci spiegasse com'è iniziata l'evoluzione delle scimmie che ha portato al loro dominio sul nostro pianeta? Non credo. Ma il problema più grosso è che comunque la pellicola, se si esclude la performance attoriale di "Cesare", non convince mai e ha snodi narrativi che richiedono una sospensione dell’incredulità troppo grossa (possibile che nessuno si sia accorto che la scimmia più importante di un esperimento fosse incinta e avesse partorito un cucciolo?). La cura formale rende potabile la visione.
Non male questo prequel "dove tutto ebbe inizio". Certo ci si poteva sforzare un po' e andare oltre al classico siero che fa morire di qua e rende migliori di là come scelta della causa scatenante, ma passatici sopra lo svolgimento prende una piega decisamente interessante e la ribellione di Cesare a capo del suo piccolo esercito di primati è sviluppata in modo egregio. Tanto che da queste parti si è fatto (ancor di più) spudoratamente il tifo per le scimmie negli inevitabili scontri contro gli esseri umani. Inizio di saga più che discreto.
Probabilmente non c'era bisogno di raccontare l'antefatto di un classico e neanche il come è particolarmente originale. Eppure il film funziona; merito soprattutto del suo protagonista peloso, cui Serkis (già Gollum) dona grande espressività. In particolare in una scena, difficilmente dimenticabile, nella quale cala il silenzio spiazzando anche lo spettatore più scafato. Il messaggio è chiaro, l'evoluzione prevedibile e il finale già preannuncia (in un post credits) cosa accadrà nel secondo capitolo della trilogia. Però a Cesare gli si vuole bene, come al nostrano Renato. Uh.
Andy Serkis torna a impersonare un primate e fa un eccellente lavoro, se si considera che l'elemento catalizzatore del film è proprio lo scimpanzé "speciale" Cesare impegnato nel proprio percorso di apprendistato; lo spettatore è con lui, il resto diventa secondario o un riempitivo (ma occhio a quel Koba dal volto che è tutto un programma). Il film del '68 trova comunque una buona genesi, per quanto magari un po' semplicistica e molto rispettosa di certi cliché da "virus movie". Cast umano senza picchi, malgrado qualche nome di pregio, promossi invece regia ed effetti. Interessante.
MEMORABILE: Cesare trafuga dosi di farmaco per implementare i suoi compagni reclusi; "Nooo!"; Il viale alberato "oscurato" da decine di primati in fuga.
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Ragà, non per fare il pignolo, ma mi aspettavo giudizi un po' più articolati sul film, ad esempio sul coraggioso esperimento di rileggere i classici topoi del prison-movie in chiave scimmiesca.
In questo senso, secondo me, gli autori hanno fatto un lavoro accurato e serissimo, proprio considerando la facilità con cui si poteva scadere nella pantomima ridicola, minaccia sempre in agguato dietro ogni angolo.
Questa parte l'ho trovata di una precisione assolutamente chirurgica, soprattutto per i calibratissimi rimandi agli schemi consolidati di pellicole che tutti noi conosciamo (superfluo citare i tanti Don Siegel, Alan Parker, John Flynn, Frank Darabont, etc.)