Un film davvero malriuscito, dal punto di vista della struttura narrativa. Il modello a cui più si ispira è IL TUNNEL DELL’ORRORE di Tobe Hooper, opera di ben altra caratura accomunata a INTRUDER per la medesima (e semplicissima) idea di ambientare efferati delitti nel buio di un luogo dotato di vie d'uscita solo virtuali. Il supermarket di INTRUDER non è chiuso così come non lo era il FUNHOUSE di Hooper, ma a nessuno dei protagonisti di entrambi i film passa per la testa di fuggirne finendo per subire di conseguenza le evitabili macellazioni...Leggi tutto di rito. Troppo facile però creare terrore nascondendo ogni cosa nelle tenebre, e se in Hooper la cosa era giustificata, qui appare solo come ultimo espediente per risollevare una cronica deficienza dello script, riducibile a una frase: in un supermarket un misterioso killer decima un gruppo di giovani impiegati. Perché allora la critica (soprattutto americana) ha deciso di eleggere a “cult” un film simile? Qualcuno dice per l'originalità di alcune inquadrature degne del Sam Raimi de LA CASA (qui presente tra l'altro in veste di attore nella parte di Randy): possibile, perché alcune di esse sono davvero rivoluzionarie (come dimenticare la ripresa dall'interno di un telefono?), ma la vera ragione è l'incredibile tasso di ferocia usato dal killer, il quale pianta stiletti negli occhi e asce in pieno cranio, infila teste sotto le presse e in mezzo ai tracciati di enormi seghe da macellaio per usarle poi come guanti o burattini; trancia mani, nasconde bulbi oculari tra le olive... Se tali operazioni fossero meno fulminee e non così spesso seminascoste dal buio avremmo per le mani uno splatter quasi insostenibile. Peccato per l'insufficienza di cast e sceneggiatori.
Frutto (amatoriale) di un gruppo di fervidi giovinastri (Raimi, Spiegel, Campbell), Intruder appare come un omaggio (quanto voluto non è dato sapere) al cinema thriller italiano: narra infatti di un killer traumatizzato (per motivi incredibili) che compie una strage all'interno di un supermercato. Gli effetti gore si sprecano, e rasentano la perfezione grazie all'operato del trio Kurtzman, Nicotero e Berger. Tolto questo resta poco o niente, e cioè: l'approssimazione della sceneggiatura (con un finale "irreale") e le pessime interpretazioni.
Molto brutto, uno di quelli slasher degli anni '80 a budget ridotto con scarse interpretazioni rese ancora più terrificanti da un pessimo doppiaggio. Assolutamente perdibile, quasi inguardabile per la sciatteria della messa in scena, eppure in giro se ne parla bene. Mah...
Spiegel è un amico e supporter di Raimi e della sua crew e si vede: oltre a includere lo stesso Raimi e il fratello nel cast, fa fare una comparsata a Bruce Campbell e ruba al regista de La Casa il gusto per le inquadrature bizzarre e per lo splatter più oltranzista. Il risultato è un bello slasher anni '80, dove l'ambientazione del supermercato offre vari spunti per le solite morti truci e fantasiosamente macabre, grazie anche a ottimi SPFX. Certo, la sceneggiatura è minimale e il film ci mette un po' a ingranare, ma quando parte merita.
MEMORABILE: Le teste dei malcapitati distrutte in ogni modo possibile, su tutte quella nella pressa e quella segata in due.
Un piccolo gioiello di niente: con queste parole mi piace incorniciare questo cult-slasher anni 80, assemblato da menti particolari come quelle di Sam Raimi & Bruce Campbell. Si cita tanto (Deliria su tutti) e il sangue scorre, scorre a fiumi. Forse è il vero protagonista di questo film. Finale azzeccato.
Per motivi a me sconosciuti questo brutto slasher tardo ottantesco gode di una certa fama. In realta ci sono solo due motivi di interesse: gli efferrati ammazzamenti (a dire il vero niente di eclatante rispetto a quello che si vede oggidì) e uno staff di giovani che aveva da poco realizzato il cult La Casa (Scott Spiegel, Sam e Ted Raimi, Bruce Campbell, Danny Hicks). Per il resto: ritmo inesistente, attori atroci (pessimo su tutti Sam Raimi), sceneggiatura scritta coi piedi. Neanche per fan...
Slasher horror tipicamente anni ottanta: trama ridotta all'osso, caratterizzazione dei personaggi al limite del bidimensionale e morti in quantità industriale... Per fortuna viene da dire, visto che la storia offre ben poco di interessante, al contrario degli omicidi sempre inventivi e divertenti con abbondanti dosi di emoglobina. Bravo Spiegel nell'istillare un minimo di ironia nella pellicola, riuscendo a creare tensione con semplici scelte registiche, valorizzando i pochi ambienti del supermercato a disposizione. Improbabile ma riuscito il finale.
Devo dire che quel che si ricorda più a lungo sono i "trucchi" splatter/gore che definirei "rudi e puri". Non che la storia sia malvagia, perché il supermercato è un ambiente che ho sempre rispettato, quasi temuto, per il caos che chissà cosa potesse nascondere! Semplicissima sceneggiatura e regia spartana, ma come detto qui si celebrano i fasti del sangue finto e quindi il resto è un accessorio senza troppa importanza.
Gli appassionati del genere possono trovare un flebile interesse nello scovare le citazioni in esso presenti, soprattutto negli omicidi efferati dove gli echi del cinema di Fulci sono evidenti. Per il resto è ben poca cosa; gli interpreti non sono all’altezza e non vengono nemmeno doppiati decentemente, la regia pure è abbastanza ingenua e la sceneggiatura castrata da dialoghi superflui e ai limiti del risibile. È un peccato, visti i nomi che annovera.
Valutate le premesse della sinossi e le promesse di partenza, la pellicola di Spiegel risponde "presente!" con quintali di sangue versato e una certa originalità per quanto concerne la componente grandguignolesca. Musiche, cast (eccetto la discreta Cox) e sceneggiatura, quest'ultima davvero povera e sciocca in certi frangenti, sono un mero contorno dell'obiettivo primario: intrattenere come solo un B-movie sa fare. Eccetto i nomi coinvolti nel progetto il film, molto probabilmente, non ha tutte le carte in regola per essere un cult.
MEMORABILE: La pressa sul cranio; La sega sempre sulla scatola cranica; I bulbi oculari nel barattolo delle olive; Il ventriloquo con la testa.
Sam Raimi produce e Scott Spiegel dirige questo simpatico B-movie ultra-splatter ambientato interamente all'interno di un supermercato dopo l'orario di chiusura; qui, oltre al personale, si aggira un misterioso assassino che si divertirà a fare a pezzi una per una le sue vittime. Tipico slasher anni 80 che sopperisce a una trama alquanto banale con tante belle scene gore artigianali realizzate davvero bene. Sicuramente non tra i migliori film del genere del periodo, ma comunque divertente.
Si parte male con una mezz'oretta scialba in cui accade poco e nulla. Poi, di punto in bianco, si entra nel vivo e ha inizio il massacro. Spiegel (che in sede di regia sembra migliorare man mano che il film va avanti) dimostra di conoscere molto bene le meccaniche dello slasher e dà al pubblico esattamente ciò che cerca: sangue a volontà, tanti (ottimi) effetti speciali e un susseguirsi di delitti e di cadaveri che non lascia il tempo di un respiro. La sostanza è poca, ma la resa efficace. Chi cerca sano gore e poco altro sarà accontentato.
MEMORABILE: I fantasiosi delitti che richiamano il cinema fulciano (l'occhio infilzato, il coltello nel cranio, la sega in luogo del trapano); Il finale beffardo.
Il tipico esempio di slasher cult anni 80: budget pressoché inesistente, plot semplice, sceneggiatura all'acqua di rose, recitazione scadente, però... però c'è sempre qualcosa di vincente che spunta, nel marasma di prodotti mediocri come questo. La prima parte fa presagire una caduta nel sonno profondo, poi vuoi la colonna sonora carpenteriana, vuoi l'esplosione di violenza che si accende, supportata da omicidi violentissimi ed egregiamente rappresentati dagli effetti di Nicotero, ed ecco che l'oggetto da idolatrare è servito!
MEMORABILE: La violenza degli omicidi; Gli effetti speciali, casalinghi ma grandiosi, di Nicotero; La colonna sonora.
Incredibile horror fine anni Ottanta che si svolge all'interno di un supermercato durante l'orario di chiusura. Succede un po' di tutto grazie a un serial killer spietato che non si limita a uccidere chiunque incontri, ma che devasta i corpi delle vittime nel modo più assurdo possibile. Campionario di efferatezze che non hanno nulla da invidiare alle opere più estreme del cinema gore. Altra cosa positiva è che non è semplice capire subito chi sia l'assassino.
Scott Spiegel scopiazza qua e là l'amico Sam Raimi, qui produttore, prendendone i pregi e i difetti. Molto poco di originale quindi, in un film in cui la componente splatter è l'unica cosa che si salva, assieme alla location claustrofobica. Il resto si fonda su una storia scontata e con un colpo di scena telefonato. Il tutto viene ulteriormente peggiorato da una recitazione insufficiente e dialoghi surreali, da quanto sono scritti male. Gli omicidi e le piccole parti per Sam Raimi e Bruce Campbell sono le uniche note liete, il resto è un'ora e mezza perdibilissima.
Con una sceneggiatura così così e soprattutto un movente per uccidere piuttosto campato in aria, il regista confeziona un horror in cui non mancano tensione e ansia anticipatoria continue. Belli gli effetti e le angolazioni fotografiche, mentre dal lato contenutistico convince l’ironia ben dosata che non diventa mai ridicolaggine. Un supermercato, gli scaffali, i prodotti di consumo e una atmosfera tutta americana dov’è facile immedesimarsi.
Davvero poco originale, ricco di citazioni e con un ottimo cast. All'inizio inganna, ci si aspetta un "trash" di serie B, ma quasi subito si cambia registro. Il punto forte del film sono le scene splatter (corpi divisi, pezzi sparsi alcuni nei bagni, altri nel frigo e via dicendo) e non manca qualche ingenuità (il bulbo oculare tra le olive ha una forma troppo da oliva). Alla fine è il classico film che vorrebbe essere dell'orrore ma si avvicina più al grottesco. Tutto sommato divertente e guardabile.
Sorvolando sull’improbabile verosimiglianza del movente e sulla scontata identità del serial killer, il film di Spiegel è un horror pieno zeppo di ispirazioni registiche dinamiche e ingegnose, trionfante nello sferragliare omicidi e corpi martoriati, preciso nella mappatura dei tempi e degli spazi. Fotografia accuratissima; bellissima e allucinata la Cox. Un gioiello.
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Verso il 50° minuto Raimi, mentre impacchetta un pezzo di carne, accenna la stessa canzoncina che i protagonisti de La casa canticchiano a inizio film.
Al minuto 22 ed al minuto 55 appare la copertina della rivista "Tempo" del 2 Febbraio 1988 con Sting in copertina (Sting è da sempre attivo nella difesa della foresta amazzonica):
su imdb è titolato anche come "Terrore senza volto" senza "intruder" prima, che è il titolo della vhs Number One, in bluray e su stream (legale, a pagamento, prime) lo si trova come "Intruder-Terrore senza volto"
È uscito in vhs per Number one video con il titolo "Terrore senza volto"
Quella della Number One è l'uscita per la vendita. La prima uscita è l'edizione a noleggio edita dalla Videogram ( la stessa cover è stata messa nella scheda davinottica) con il titolo di INTRUDER -L' INTRUSO
È uscito in vhs per Number one video con il titolo "Terrore senza volto"
Quella della Number One è l'uscita per la vendita. La prima uscita è l'edizione a noleggio edita dalla Videogram ( la stessa cover è stata messa nella scheda davinottica) con il titolo di INTRUDER -L' INTRUSO
Grazie per la informazione, in pratica questo film ha qualcosa come 3 titoli diversi in italiano. Si sa con quale titolo è passato in tv?