La Sweeney nei panni di una suorina innocente è già improbabile di suo, così come vari dettagli della vita monacale, tuttavia il film può vantare qualche freccia al suo arco in termini di atmosfere; girato in Lazio, con location anche a Villa Parisi, offre interni suggestivi e una buona fotografia, così come il mestiere del regista riesce a creare momenti sufficientemente cupi. Più Rosemary's baby che nunsploitation, faceva sperare in qualcosa di più intrigante, vista anche la protagonista, ma bisogna accontentarsi di un horror d'ambientazione conventuale con qualche idea balzana.
Novizia prende i voti ma scopre inquietanti retroscena nel convento, che hanno lei come riferimento. Sorta di horror monastico con risvolti complottistici basati sulla visione distorta della spiritualità, che non arriva a punte morbose dei film affini dei '70 ma risulta toccare punte ai limiti deila blafemia soprattutto nel finale, in cui oggetti e simboli sacri diventano ferali e cruenti. Ottima l'atmosfera, buona la sceneggiatura, anche se a tratti un po' nebulosa nei meccanismi del complotto. Sicuramente valido, anche per le interpretazioni e le soluzioni linguistico/culturali.
MEMORABILE: L'ambientazione in Lazio; La protagonista anglofona.
Suor Cecilia arriva da Detroit in un convento alle porte di Roma, dove nessuno è quel che dice di essere e si vede fin dal primo istante. C'è la suora matta e c'è quella giovane ma controcorrente, poi qualche uomo incappucciato vicino le finestre - che sparisce quando la protagonista guarda - e l'intenzione di scioccare chi ci casca. Insomma, c'è tanto di già visto, niente di convincente o che aiuti a sospendere l'incredulità per unl'ora e mezza scarsa. L'ultimissima scena è anche azzeccata, ma niente che possa salvare un filmetto pre-confezionato con cura (fotografica).
Merita considerazione anche soltanto per il fatto che non si tratta del solito horror conventuale simil The nun (siamo più dalle parti di Polanski e, vagamente, di Jeunet), inoltre ha altri punti a favore: l'estetica è curata, le location belle, la colonna sonora indovinata e lo sviluppo cattura l'attenzione. Per contro non tutte le facce del cast sono azzeccate, questo convento non brilla per verosimiglianza e qualche scena (lo sfogo pubblico della suora giovane...) rischia di avvicinarsi ai confini del trash. Resa dei conti finale abbastanza soddisfacente. Strano ma affatto male.
MEMORABILE: Il confessionale lunghissimo; La progenie non mostrata.
La reincarnazione di Maria; proprio un ritorno della Madonna. Un segreto di fatima svelato a Medjugory lungo la directory Bernadette-Magdalene-Suspiria-Frati Rossi-Benedetta-Agnese di Dio-Streghe nere-Rosemary's baby-Inside. Tanto per rimarcare in eterno che la vera madre della fede è il dubbio o una certezza molto mal riposta. La carne e le sue tentazioni risolte e dissolte in slanci teorture-porn e perversione metafisica, un po' Saint Maud letteralizzata un po' caracollare da fiction rai, con l'inverosimile che se la tira a farsi il segno dell'atroce al contrario e con la sinistra.
MEMORABILE: Pietra del sepolcro scagliata da chi è senza peccato.
È vero che la storia è la stessa di L'origine del Presagio, ma il cambio di ambientazione, la regia sufficientemente padrona della materia (diverse citazioni al cinema horror italiano) e la misteriosa identità del nascituro ne fanno un film differente. Lo sviluppo lento, spiraliforme, persino minimale nelle manifestazioni orrorifiche, non riserva grosse sorprese, ma il finale deflagrante e feroce si fa ricordare, pur nella sua ovvia denuncia del sistema di controllo patriarcale. Cast con cospicue partecipazioni italiane, non sempre convincenti. Sydney Sweeney ci mette anima e corpo.
Horror dal tono immotivatamente serioso che troppo spesso prende la strada del ridicolo involontario: la Sweeney, anche produttrice, si impegna a fondo ma i dialoghi sono pessimi, i personaggi stereotipati (la suora ribelle, la suora acida, la madre superiora cattiva), i tanti jumpscare sono inefficaci e le incongruenze abbondano. In mezzo a tanta prevedibilità si segnalano un paio di trovate discrete (il tentativo di fuga della protagonista e il finale non scontato) ma salvare l'insieme rimane arduo. In colonna sonora citazione a sorpresa del maestro Nicolai.
L'idea del Jurassic Christ è completamente inverosimile però non priva di un proprio fascino perverso. Purtroppo, a parte quello della Sweeney, gli altri personaggi sono poco più che macchiette e la tensione non decolla mai. Peccato, perché alcune soluzioni estetiche sono molto buone (il confessionale che diventa un cunicolo infinito, la lacrima ch'esce dall'occhio vista attraverso il buco della serratura). Troppe le forzature e anche un doppiaggio discutibile. Oltre alla brava protagonista di buono c'è il finale, forte e catartico. Ma ai tre pallini non ci arriva.
Strano usanze in questo convento: le novizie conservano i loro lunghi riccioli, dispongono di una camera privata da hotel 4 stelle e fanno il bagno con le compagne come in un harem, ma non prima di essere state sottoposte al loro arrivo a una visita ginecologica per attestare l'integrità dell'imene. Se la verosimiglianza latita, anche i momenti horror scarseggiano e sono per lo più telefonati, tanto che l'unica vera sorpresa avviene nel finale, che disattende le prevedibili attese. In compenso non mancano le chicche di umorismo involontario per chi ne è ghiotto: accontentiamoci...
MEMORABILE: Buono il prologo, che sembra preludere a un pellicola migliore.
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MusicheNick franc • 5/08/24 22:04 Servizio caffè - 179 interventi
Tra le musiche utilizzate è presente anche un brano tratto dalla colonna sonora di La dama rossa uccide sette volte del maestro Bruno Nicolai.