Sulle note dell'omonima, classica canzone dei Night Ranger, comincia THE SECRET OF MY SUCCESS, commedia simbolo degli Ottanta, tutta tesa a descrivere l'ambiente dei cosiddetti "colletti bianchi" e le ambizioni di chi lavora con loro. Nel caso specifico l'apprendista è Michael J. Fox, ragazzo di campagna che sogna New York e il lavoro nelle grandi società. Si farà assumere da un lontano parente (dirigente di una gigantesca azienda) come fattorino, ma appena potrà si infilerà giacca e cravatta sostituendo nell'ombra un "colletto bianco" da poco licenziato. Il divertimento sta nel vedere come Fox si destreggia con il doppio impiego,...Leggi tutto anche perché verrà sedotto dalla moglie dello zio e s'innamorerà dell'unica donna presente in sala direttiva. Con entrambe fingerà di essere un giovane rampante, ma con lo zio dovrà continuare ad essere il nipote che lavora all'ufficio corrispondenza. Fortunatamente il regista Herbert Ross - vecchia volpe del genere - imprime al suo film la necessaria dinamicità e, grazie anche alla scoppiettante colonna sonora di David Foster e al movimento perpetuo dell'ex rampollo di CASA KEATON, THE SECRET OF MY SUCCESS risulta piuttosto piacevole, brillante, simpatico. Peccato che nel secondo tempo si sia costretti a lasciar spazio all'immancabile love-story che, pur senza scadere nel patetico, si rivela banale e mal interpretata dalle parti in causa. Si finirà tra i soliti equivoci di marca vaudevalliana tra scambi di letto e offese di prammatica prima dell'inevitabile - e insopportabile - happy ending. Cast deludente, Fox escluso.
Indubbiamente se dietro la macchina da presa non ci fosse Herbert Ross, che col genere ci sa fare, e davanti ad essa non ci fosse Michael J. Fox, saremmo davanti ad una pellicola da dimenticare. Il fatto invece di avere quel regista e quell'interprete fa sì che il prodotto, pur tra il già visto e stra-risaputo, risulti potabile, con qualche momento anche divertente. Se capita di vederlo, magari in tv, si può dedicargli un'oretta e mezza.
Prodotto di medio livello che (come spesso accade ai film con MJ Fox) parte dalla garbata (e non eccessivamente graffiante) presa in giro del rampantismo della società americana. Da questo punto di vista la storia (ascesa verso il successo di un giovane yuppie) ha ben poca importanza ed assomiglia a molte altre già viste. Rimangono alcuni momenti divertenti e una buona prova di cast e regia che rendono il prodotto piuttosto gradevole.
Quando esisteva ancora uno psuedo divismo di riflesso: si prendeva l'attore del momento e gli si cuciva addosso un'esile storiella per la gioia di tutti i suoi fan; al timone si metteva un abile mestierante navigato che dirigeva il tutto, infine si riempiva il resto con un buon cast di caratteristi, facendo bene attenzione a non scegliere nessun nome noto che potesse offuscare il divo di turno. E il gioco era fatto. Come per questa commediola che si affida a M. J. Fox, attore dignitoso presto finito nell'oblio a causa di una grave malattia. Spensierato.
MEMORABILE: Qual è il segreto del successo? Ovvimente sedurre una ricca donna matura!
Giovane provinciale immigrato a New York compie una ingegnosa e inarrestabile scalata al successo in una multinazionale. Commedia brillante realizzata per mettere in luce al meglio l’indiscutibile bravura di Michael J. Fox. Il film, con un avvio di ripresa ironica di Un posto al sole, è ben costruito, funziona e ha perfino un accenno di garbata satira sugli yuppie degli anni 80. Insomma, la solita macchina da divertimento americana, con un pizzico di sfizio in più. Piacevole.
Commediola dall'impianto assai esile e dal finale prevedibilissimo. Il veterano Ross non riesce a riscattare un soggetto in fin dei conti mediocre e solo parzialmente ravvivato dalle performance del buon cast (in particolare dal bravo Fox e del veterano Jordan). Il resto è così così.
Commedia modesta ma diretta con professionalità dall'esperto Herbert Ross, incentrata soprattutto sulla simpatica faccetta da schiaffi di Michael J. Fox. Le carte migliori se le gioca all'inizio, con la rappresentazione dello yuppismo aziendale e della seduzione del giovane rampante da parte della piacente zia, poi però prende il sopravvento una love story loffia con una coetanea, che fa afflosciare il ritmo. Prevedibilissimo l'esito del confronto con lo zio protervo.
Giovincello provinciale entra come fattorino nella megaditta dello zio. Assume una falsa identità e si impossessa di un ufficio lasciato vacante. Seguono impicci sentimentali e lieto fine d'ordinanza. Modesta commedia terribilmente invecchiata, che prende in giro lo yuppismo (tutti i manager che ascoltano le proposte di un fattorino pensando che sia un dirigente) senza graffiare e anzi sotto sotto la morale è proprio quella: arrivare in cima. Carinissima e molto eighties Helen Slater. Fox era l'uomo giusto per questi film. Meglio altrove (Doc Hollywood).
Siamo nel momento di massimo splendore per Michael J. Fox, reduce dal successo di Ritorno al futuro, per cui viene confezionata subito per lui una commediola gradevole all'inizio ma che poi finisce inesorabilmente per divenire un qualcosa di scontato e già visto. Comunque Fox è sempre gradevole da vedere.
Insomma. Michael J. Fox è un bravo interprete, ma questo risulta essere un film mediocre e nulla più. La sceneggiatura è piuttosto banale e il film è davvero poca cosa. Cast secondario non adeguato. Evitabile, a mio avviso.
Mediocre parabola sul rampantismo tipico di una certa società americana dalla sceneggiatura poco originale ed il cui svolgimento è, infatti, piuttosto prevedibile Il regista, che del genere non è un novellino, punta molto sull’ascendente di Michael J. Fox che allora andava per la maggiore. Tuttavia nemmeno lui riesce a divertire più di tanto.
Procediamo per punti: soggetto brillante, pieno di equivoci e pure un virato verso la parodia e la meccanizzazione dei colletti bianchi. Attori tutti bravi e in parte, Michael J. Fox straripante come al solito. Musica che volere di più? David Foster a dirigere, Night Ranger e Restless Heart (fra tutti) ad eseguire. Un piccolo (piccolo ripeto) classico.
Curiosa favola moderna che, come molte favole moderne paga lo scotto della “differenza”. Nessuno contesta ad una fiaba vecchia di secoli la sua antiquatezza, mentre lo si fa con una favola del genere che fa sorridere per la rapida obsolescenza dei metodi di vita aziendale (la corrispondenza a mano!). Nonostante ciò e un finale non azzeccato (i personaggi che vagano nottetempo a caccia della stanza giusta paiono uscire da un film con Banfi), è un prodottino onesto. Regìa di Ross, fotografia di Carlo Di Palma. **
Micheal J. Fox fu negli anni '80 l'attore che meglio rappresentò lo yuppismo ed edonismo reganiani; la parte gli riesce anche in questo film, in cui interpreta un fattorino che si finge manager e che si innamora dell'amante del suo datore di lavoro. E' il classico film sul rampantismo '80 in salsa Usa e, anche se potrebbe non divertire troppo, c'è un Micheal in splendida forma che merita la visione.
Classica commedia USA in perfetto stile anni 80 con un Michael J. Fox quasi all'apice del suo successo. Basato su due fondamenti americani (le opportunità e il self-made-man) il film traccheggia su stereotipi come gli equivoci e lo scambio di persona. Nulla di eccezionale e ovviamente non si ride a crepapelle, ma resta comunque un film fatto con garbo, senza volgarità e con una sceneggiatura che, seppure con qualche ingenuità di troppo, resta convincente fino alla fine. Bravo e credibile Fox (come sempre nei suoi ruoli comici) e buono anche il cast di contorno.
Gradevole la prima parte, J. Fox imprime il giusto ritmo al personaggio e scappa anche qualche risata di gusto. Nella parte finale non convince il siparietto degli scambi di letto tra le coppie, come la storia d'amore tra i due protagonisti che, detto in franchezza, non c'azzeccano proprio un bel niente. Dimenticabile.
Commedia cucita su misura per Fox, sempre a suo agio nei ruoli di giovane imbroglione e rampante. Ci sono una bella sceneggiatura, brillante e un buon cast di caratteristi, tutti ben sfruttati, inoltre la colonna sonora è davvero azzeccata. Forse dura un po' troppo e assomiglia a cento altre commedie americane del periodo, ma si lascia guardare e diverte anche molto. Buono.
Uno dei tanti film di incomprensibile successo, se si fa fede alla sceneggiatura totalmente inconsistente e priva di legami tra le varie parti e alla trama scialba (per non parlare degli attori, assolutamente mediocri). Fox, le cui perfomance già non sono particolarmente brillanti, in questo film dà il peggio di sé.
Giovanotto rampante cerca di trovare lavoro a New York. Commedia sentimentale in cui conta il sapersela cavare (anche con l’inganno) al lavoro ricordando che comunque l’amore è sempre più importante. Sceneggiatura che sfrutta l’intreccio amoroso dei pochi personaggi con discreto brio (inascoltabile però “La mancanza di zuccheri nel sangue”). Il personaggio di Michael J. Fox già visto nei telefilm di Casa Keaton, sfrutta il dinamismo giovanile. Musiche del periodo a corollario.
MEMORABILE: “Chiamami Dio”; La corsa in cima al grattacielo in tondo; La zia caliente.
Simpatica commediola cucita su misura per Michael J. Fox, qui all'apice della sua carriera. Per quanto simpatico il film di Herbert Ross non convince appieno e a tratti finisce per annoiare; problemi principali sono infatti l'eccessiva durata (si poteva benissimo fare a meno di una ventina di minuti) e una componente sentimentale troppo marcata. I momenti spassosi ovviamente non mancano e la faccetta simpatica di Michael salva in parte il film. La colonna sonora è invece notevole. Nel complesso non male.
Ragazzo del Kansas trasferitosi a New York trova una scorciatoia per avere un ruolo esecutivo nell'azienda in cui è stato assunto. Tralasciando le dinamiche, tutt'altro che credibili e molto prevedibili, questa commedia anni Ottanta intrattiene. La componente sentimentale fa tuttavia scemare il giudizio finale. Personaggi piuttosto riusciti. Colonna sonora apprezzabile.
Un Fox all'apice della notorietà è protagonista di questo lavoro che vive su una sequela di equivoci; si segue un canovaccio piuttosto in voga nel periodo, che ironizza sullo yuppismo newyorkese e che - visto oggi - ci restituisce un'immagine di certi Usa anni '80 da manuale, anche grazie alla suggestiva Ost pop-rock. A prescindere dalle nostalgie, resta una commedia simpatica, magari non da scompisciarsi ma certamente brillante e con buone caratterizzazioni; l'immancabile parte sentimentale lascia il tempo che trova e la vicenda è del tutto improbabile, ma quello fa parte del gioco.
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MusicheTomastich • 8/07/11 14:17 Call center Davinotti - 117 interventi
Una colonna sonora infiocchettata dal maestro David Foster che ci regala la sua "Water Fountain".
ma c'è anche il rock in questa OST, ad opera dei Night Ranger (con il main theme).
dei country-rockers Restless Heart, con la stupenda "Don't ask the reasons why".