Il grande Merola ancora una volta uomo d'onore che difende i piccoli contrabbandieri e la povera gente dai prepotenti di turno. Si scontra così contro il rivale Zamuto e l'usuraio Pelligra: tremenda vendetta. Siparietto comico di Lucio Montanaro, sprovveduto turista pugliese che finisce letteralmente in mutande e sbattuto a Regina Coeli (che tuttavia crede un albergo di lusso!) dopo essere stato fregato nel gioco delle tre carte. Un altro piacevole prodotto della coppia Merola-Brescia.
MEMORABILE: La spedizione punitiva di Merola contro gli zingari-profanatori.
Un buon film, sceneggiato dalla premiata coppia Ippolito-Regnoli, con il fidato Alfonso Brescia alla regìa. La storia è quello che è, piuttosto convenzionale, ma del resto non era il punto di forza di questo tipo di produzioni. Merola funziona bene nel suo solito personaggio tutto "onore e guapparia" -anche se purtroppo è doppiato- ma il ricordo più nitido a mio avviso lo lascia Biagio Pelligra, che interpreta un viscido usuraio. Come sempre in questi film, le parti "comiche" (con Lucio Montanaro) sono orrendamente fuori luogo.
Merola è il "mammasantissima", capo di un'organizzazione criminale dedita al contrabbando, padre e marito esemplare, che aiuta i suoi concittadini in difficoltà. Pelligra interpreta un infimo usuraio: non è nella sua forma migliore, si mette nei guai credendo di essere più furbo dell' "amato" Merola. Gag patetiche e melodramma dietro l'angolo. Solo per gli estimatori del genere.
Classico melodramma napoletano della coppia Merola-Brescia. Nel ruolo dei cattivi abbiamo i soliti Zamuto e Pelligra; azione poca ma sentimento e la solita morale del guappo. Anche questa volta Brescia non fallisce e ci dà un prodotto più che discreto.
Un altro "classico" del cantante e attore napoletano, qui alle prese col ruolo di "guappo". La storia è più cupa del solito e senza la consueta presenza di canzoni. L'interpretazione di Merola è sempre grintosa e ricca di impegno, convincente anche Biagio Pelligra (nei panni dell'usuraio). Forzata l'interpretazione macchiettistica della cameriera, brutta la scena della violenza alla figlia del protagonista, riuscito il finale, nonostante la retorica riflessione del piccolo fan del mammasantissima. Tra i migliori film del "Re della Sceneggiata".
MEMORABILE: Il mammasantissima che umilia l'usuraio.
Gran bel film dell'accoppiata Brescia-Merola, con quest'ultimo nel ruolo di protettore delle classi deboli a cui tutti si rivolgono quando si trovano in difficoltà. Ottima anche la parte di Biagio Pelligra nei panni di un usuraio senza anima che si dà alla festa e al cibo prima del redde rationem finale. Piccolo cameo per il pugliese Montanaro, tipico caratterista del cinema di serie minore di quegli anni.
Trama melodrammatica breve, che viene rinforzata con un siparietto umoristico con Lucio Montanaro, che nulla c'entra con la vicenda, la quale abbisogna pure di iterazioni e di balletti per arrivare a un metraggio decente. Merola interpreta il fuorilegge di buon cuore con funzioni sociali verso la povera gente ed ha, come sempre, una certa grandezza. Bene Zamuto, non convincente Pelligra (il cui personaggio, nel "fattaccio", tiene un comportamento illogico e controproducente). Brescia lavora veloce e si concede un cameo: è il medico.
Drammone, una summa della napolitanità, che assume tratti documentaristici come a voler spiegare la filosofia del Mammasantissima e la sua funzione sociale di autorità sostitutiva a quella statale (vista, quest’ultima, come un fastidio). Sono interessanti le scene di folla e con il gruppo folkloristico, ma anche quelle di piccola quotidianità. Merola interpreta alla grande il ruolo, a lui congeniale, di guappo e per una volta lascia l’ugola inattiva. Alla fine il risultato è gradevole e fruibile anche oltre i confini campani.
MEMORABILE: “O guappo è ‘no mestiere”; L’inseguimento in mare e il trucco della corda.
Superbo melodramma partenopeo con un Merola al massimo splendore. Ogni cliché del genere viene rispettato, come gli "inquietantissimi" primi piani/zoom sulla faccia sofferente di Merola. Di contorno molti caratteristi della scena napoletana. Brescia dirige tutto con maestria. Logicamente non un kolossal, ma tra le pellicole del genere una delle migliori.
Merola (in forma), malavitoso di cuore contro un usuraio e un "avvocato", la feccia, i peggiori: ovvero il "western napoletano". Tra una pulcinellata e l'altra, una pubblicità a un negozio di abiti da sposa, due scazzottate, una violenza carnale e morte, dialoghi divertenti e infiocchettature discutibili si arriva alla scena madre finale, a pistolettate e con primi piani strettissimi tipo un Leone dei quartieri spagnoli. Tentativo di fare la morale nell'ultima scena (tentativo, sia chiaro).
"Il mammasantissima", ovverosia capo rione per vocazione e trafficante di sigarette per "lavoro". Ancora una volta ci troviamo in bilico tra brutto film e fascino per il grande Merola, che dal canto suo riesce sempre con il suo carisma e il suo volto riempi-schermo a salvare i suoi film. Sceneggiata napoletana che, come di consueto, affonda le radici nel senso di rivalsa dell'uomo comune di fronte alle prepotenze. Qualche scena di troppo come riempitivo per arrivare al minutaggio ottimale.
Classico lacrima-movie girato con mano ferma dal solito Brecia. La trama ruota intorno al contrabbando e vede Merola nel consueto ruolo di caporione che amministra la giustizia nel quartiere e viene colpito negli affetti più cari. Tutto molto prevedibile, ma la bella sceneggiatura e il ritmo elevato fanno di questo film uno dei migliori del genere, anche se la love story e alcune tirate patetiche appesantiscono il tutto. Con il protagonista, bravissimo, segnalo Zamuto, Pelligra e la Walter, tutti molto in ruolo. Piccolo cameo per il regista.
MEMORABILE: L'inseguimento coi motoscafi; La banda dei pulcinella.
Classica sceneggiata partenopea, (ri)animata da qualche inseguimento di motoscafi tra contrabbandieri. Merola è il camorrista/contrabbandiere buono e populista, amato da famiglia e quartiere e che si contrappone a uno strozzino (Pelligra) e a un avvocato (Zamuto), anch'esso contrabbandiere. Sono proprio i tre protagonisti a salvare il film dalla mediocrità e dalla recitazione a tratti imbarazzante dei comprimari (vedi la figlia di Merola o il pulcinella/musicista). Finale buonista e in parte cinico. Consigliato solo agli amanti del genere.
MEMORABILE: La vestizione mattutina di Merola ("Comm'è bello. Sembra nu babà").
Ennesima variazione sul tema onore e vendetta per la rodata coppia Brescia-Merola. Stavolta il regista trova due antagonisti di sicuro mestiere in Zamuto e Pelligra e, soprattutto, azzecca il finale: la scena al ristorante, in cui tutto deve accadere e tarda ad accadere, con l'irruzione della processione folcloristica e il regolamento di conti in chiusura, è indizio d'insospettabile raffinatezza. Nella media del genere la trama, basica e sempre piacevole nel suo svolgimento.
Tra i più celebri della filmografia di Merola e vero e proprio manifesto del genere, di cui sciorina tutti gli ingredienti chiave: il capo-rione buono (chiamato sempre "guappo" e mai "camorrista") che ha per core business l'innocuo contrabbando di sigarette e per hobby la protezione dei deboli, la contrapposizione con i cattivi (che senza pietà né onore colpisce tramite vendette trasversali), l'alternanza fra scene strappalacrime e siparietti comici che non solo stridono fra loro, ma per fare minutaggio vengono tirati entrambi troppo per le lunghe. Da conoscere come curiosità.
MEMORABILE: "Omm'emierda" (con la variante "fetient'emierda").
Senza l'imbarazzante siparietto comico di Montanaro e una scena d'azione in più sarebbe stato certamente un film migliore. Gli attori fanno il loro dovere. Discreti anche Ricciardi e la Toledo. L'ultima mezz'ora consente di arrivare alla sufficienza (si può chiudere un occhio su Pelligra, perfetto in tutto il film ma che, da impaurito, fa involontariamente ridere).
Poco credibile anche se tutto sommato simpatico il personaggio del protagonista (probabilmente perché a interpretarlo c'è un intenso Merola, sebbene venga ancora doppiato da Giuseppe Rinaldi e non delizi il pubblico con le stupende esibizioni canore cui lo ha abituato altrove), mentre la trama è ben poca cosa (non originale e portata alle estreme conseguenze nel suo sviluppo, oltre che rimpolpata con siparietti comici stancanti quanto fuori luogo), nonostante un bel finale prevedibile eppure carico di tensione. Nel complesso mediocre, ma piacevolmente folkloristico.
MEMORABILE: Il viscido usuraio umiliato in pubblico; L'abito da sposa.
Tra i film del sodalizio Merola/Brescia, si fa ricordare più per il titolo che per i meriti; è infatti tra i più deboli, un po' per l'assenza di esibizioni canore del protagonista e un po' per una trama minimale che ricicla senza troppa verve i soliti topoi del genere, a metà tra la sceneggiata napoletana e il gangster-movie. Ecco quindi il merolone dare dello "scurnacchiato" e dell' "ommemmerda" a destra e a manca, tra schiaffoni e pistolettate, sempre in difesa dei più deboli o per vendicare torti e familiari uccisi; ma la formula ha funzionato meglio altrove e con meno riempitivi.
Merola come e dove lo metti sta e fa: spencerhilleggia che neanche Spencer e Hill; posa da bravo Marlon Blando pre-Tony Tammaro; si presta al dipartimento scuola educazione sconsigliando ai bimbi di battere la sua strada; sino ad assurgere, in un finale che fa tuttuno di giustizialismo e campanilismo, a Paulcinella Kersey in un Jamme jamme jà ti sparo qui ti sparo là. Il tutto tra i più letali coloranti e conservanti della più frusta commedia dell'arte. Prodotti come questo mettevano già allora in imbarazzo. Dopo Garrone e Sollima, qualsiasi appendice equivale al sadico infierire.
Don Vincenzo è un contrabbandiere e un uomo rispettato da tutti che si comporta come un Mammasantissima, difendendo i più deboli. Finirà però per pestare i piedi alla concorrenza. Ennesimo film targato Brescia-Ippolito-Merola che vede il bravo cantante napoletano ancora una volta nei panni di un guappo gentiluomo. La storia più o meno è sempre quella, ma tranne una scena in motoscafo l'azione proprio latita. Non c'è spazio per le classiche canzoni del protagonista e pure i momenti drammatici si contano sulla dita di una mano. Non il miglior film di Merola ma comunque passabile.
Merola fa il contrabbandiere “sociale”; forse un “buono” borderline, ma quando c’è un torto passa alle mani e poi arriva al revolver. Il film è complessivamente molto debole, sembra indugiare in parti non proprio fondamentali allo scopo di fare metraggio e manca di motivazione e grinta. Anche nel finale, il punto più drammatico della vicenda, i fatti sono mostrati in modo piuttosto “scarico” e anche qui non giova alla tensione l’inserimento di lunghe scene evitabili (il corteo per la festa di carnevale). Nello stesso filone è stato realizzato davvero di molto meglio.
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DiscussioneZender • 23/04/09 19:38 Capo scrivano - 48973 interventi
(in relazione al faccione di Alfonso Brescia inserito da Nemesi nelle curiosità):
Non ricordavo che faccia avesse, ora credio di avere le idee più chiare e anche la sensazione che Hitchcock da noi abbia fatto scuola in modo diverso da quello che si pensa...
DiscussioneRaremirko • 16/03/12 22:45 Call center Davinotti - 3863 interventi
Zender ebbe a dire: (in relazione al faccione di Alfonso Brescia inserito da Nemesi nelle curiosità):
Non ricordavo che faccia avesse, ora credio di avere le idee più chiare e anche la sensazione che Hitchcock da noi abbia fatto scuola in modo diverso da quello che si pensa...
che intendi zender?
DiscussioneZender • 17/03/12 09:34 Capo scrivano - 48973 interventi
Nel senso che era Hitchcock che amava fare le comparsate nei suoi film finendo col lanciare quasi una "moda".
Oltre al poliziotto, ci sono altri interpreti in doppio ruolo. Nella scena girata a Montecelio si vedono Lina Franchi e un'altra frequente figurante che si riconoscono anche a cena, al ristorante, nel finale.
DiscussioneNeapolis • 28/09/15 21:41 Call center Davinotti - 3287 interventi
Zender credo che la comparsata di Brescia sia da attribuire più che altro a motivi di budget essendo un ruolo quello interpretato da lui. A tal riguardo segnalo anche la presenza del produttore Ciro Ippolito nel ruolo del giornalista nel film Napoli... la camorra sfida la città risponde.
Segnalo questo special:
https://www.youtube.com/watch?v=a4WVn9vCoq4