Il commissario Pelissier (Piccoli) non pare una cima: non riesce mai ad anticipare le mosse dei criminali e questo, per il suo ego, non è cosa da poco. I suoi superiori non ne fanno un dramma, sanno bene quanto la realtà per la polizia sia più dura di quanto non si creda. Lui però non ci sta e appena ha in mano un piccolo indizio che lo conduce a chi forse potrebbe aver indirettamente partecipato all'ultima rapina decide di passare al contrattacco: se Maometto non va alla montagna... Già: l'idea è quella di spingere un piccolo gruppo di delinquentelli da quattro soldi ad assaltare una banca dove egli stesso fingerà di lavorare, fornendo loro - attraverso precisi indizi fatti filtrare a una prostituta...Leggi tutto (Schneider) che comincia a frequentare e a cui uno di quelli è legato - obiettivo e tempistica. Sfruttando il denaro che non gli manca (è proprietario di vigneti), comincia un gioco a due con la donna spacciandosi per ricco banchiere in cerca di compagnia (niente sesso però) suggerendole subdolamente sia la banca da assalire che il giorno esatto in cui farlo. Lei avvertirà il suo ignaro compagno che a sua volta ne parlerà ai soci... Raccontata in un unico lungo flashback dal superiore di Pelissier, che ci fa capire come al commissario sia capitato qualcosa di imprevedibile, la vicenda si snoda attorno al personaggio che Piccoli interpreta con la consueta freddezza: mai un sorriso, un guizzo vitale che ne testimoni l'umamità... Pelissier predispone il suo piano seguendo direttive chiare innanzitutto a lui e non sempre a noi immediatamente comprensibili. Il confronto costante con la spontanea naturalezza di Lily, la prostituta, ne fa emergere il carattere cinico e imperscrutabile ed è sul loro rapporto che poggia buona parte del senso del film, più banale (per quanto sempre correttamente impostato) quando si trova a descrivere la quotidianità della banda di delinquenti pigri e pavidi. Del tutto privo di azione, lento e riflessivo nel suo incedere tipicamente da polar (con i conseguenti difetti del caso), il film si focalizza nel descrivere i risvolti psicologici della storia sottolineando nel contempo le indecisioni e le insicurezze di chi dall'esterno appare al contrario sicuro di sé per chiudere poi con un epilogo del tutto imprevisto. Più poliziesco che noir, sicuramente personale, un film ambizioso che fa dell'eleganza formale e del rifiuto di ogni facile spettacolarizzazione la sua forza, insieme a una seriosità greve che non concede spazi all'ironia e dosa i pochi colpi di scena per non uscire mai dai binari di un iperrealismo stilizzato di marca tipicamente francese.
Ottimo polar caratterizzato da una bella sceneggiatura dolente al punto giusto com'è tipico del genere (specie per pellicole francesi). Avvincente e gradevole con un finale di rito ovviamente amaro. Sobria e sapiente la regia di Sautet. Bella la prova dell'intero cast. Da riscoprire e sicuramente da non perdere per chi ama il genere.
Un amore nato spontaneo nel corso di un piano ben organizzato per sgominare una banda di malviventi da poco, porterà il commissario Pellissier a scelte drastiche che cambieranno tutta la sua vita. Il film si sviluppa soprattutto sugli effetti irrazionali e incontrollabili di un sentimento fra esseri umani lontani e diversi. Grandissimo Michelle Piccoli, affiancato da una splendida Romy Schneider (non proprio credibile nei panni della prostituta, ma pur sempre straordinaria).
Ha pochissimo del poliziottesco e molto più del drammatico, quindi se volete l'azione privilegiate la visione di altri titoli. A parte i tete-a-tete molto coinvolgenti fra due mostri sacri quali la Schneider e Piccoli, la sassata allo spettatore arriva nel far pensare che, chi non deve lavorare per vivere, o non lavora per niente o lavora centomila volte più motivato della media; non ci sono vie di mezzo... Fa calare il voto il fatto che il tutto non sia architettato per catturare pesci grossi, ma solo per dare messaggi chiari e inequivocabili.
Raro esempio di polar intimo, in cui al centro c'è un piano ben congegnato per catturare una banda di perdigiorno improvvisatisi rapinatori. Tutti i personaggi, i tempi, i dialoghi, mentre passano sullo schermo e seguono una trama del tutto proponibile sono in realtà asserviti alla ferrea indagine nelle contraddizzioni dell'uomo Pellissier con la sua freddezza, i suoi calcoli, la sua solitudine, il suo ossessivo risarcire se stesso dal tempo in cui faceva il giudice. Al grande Piccoli è affiancata una Schneider poco credibile, ma splendida.
Il commissario Pelissier ha una fissa: quella di arrestare i criminali in flagrante. Dopo un'indagine fallita ha la non proprio grandiosa idea di indurre una banda di dilettanti a commettere una rapina; ma alla fine, per una complicazione sentimentale, nella trappola pazientemente tesa finirà pure lui. Polar atipico, intimista e avvincente, benché basato su una storia improbabile: merito della grande prova degli attori, Michel Piccoli su tutti. Bellissima la Schneider.
Polar assai interessante, franzosamente lento, con risvolti che sono ben più interessanti rispetto all'improbabile (ma forse obbligato) finale. C'è, alla base di tutto, una serie di comportamenti sui quali vanno poste domande per certi versi etiche, e situazioni che possono persino ricordare, pur se marginalmente, il meccanismo del Potere presente nel coevo capolavoro di Petri. Piccoli è molto algido, ma il perché lo si capisce a metà film (il doppiaggio di Cigoli, però, resta un po' troppo ieratico). La Schneider, nonostante l'impronta regale, è una battoncella di periferia quasi credibile. Ben diretto e bene recitato da tutti.
Come riconquistare la credibilità professionale perduta? L'imperscrutabile commissario Pellissier organizza tutto perfettamente, non guarda in faccia nessuno e trasforma una masnada di furfantelli in una banda che assalta una banca. Quando tutto sembra riuscito, ecco che l'imprevisto "scoppia" e si tratta dell'amore. Bel film dove si fuma e si beve tantissimo, tipicamente francese. Ottimo Piccoli, bellissima con sguardi magici la Schneider. Ottimo film, da vedere.
Del poliziesco ha solo l’involucro, poiché all’interno presenta un caso patologico da cui scaturisce una riflessione sul razionalismo cieco e sul potere delle forze dell’ordine, tanto più pericoloso quando si lascia guidare dalle pulsioni e dalle paranoie personali. Svolgimento quieto, regia pulita, interpretazioni sobrie e disciplinate; in particolare evidenza il ritratto dello scalcinato gruppo di ladruncoli, spinto tra dubbi e incertezze a commettere un crimine più grave.
MEMORABILE: Gli scatti fotografici alla Schneider nella vasca; il faccia a faccia finale.
Reduce da uno smacco professionale, un inflessibile commissario che ha l'ossessione di arrestare i delinquenti in flagranza (retaggio dei suoi trascorsi da giudice) tenta di riscattarsi ai danni di una banda di balordi, ma incappa nel più umano degli imprevisti: l'amore. Un noir statico, penalizzato dalla totale assenza di azione, ma esemplare nella rappresentazione ambientale e nel ritratto psicologico dei personaggi. Piccoli e la Schneider hanno il carisma necessario e sono affiancati da ottimi comprimari come Fresson, Périer e Wilson.
È tra cervello e cuore che si gioca. Il raziocinio del cervello, che può essere anche usato per sanare qualcosa che si porta nel cuore e l'incontrollabilità del cuore, che può comandare al cervello azioni senza logica. Una lunga preparazione, che occupa tre quarti del film, porta verso un finale che si crede di poter immaginare dove, appunto, cervello e cuore entrano in conflitto. Sceneggiatura e regia perfette e protagonisti che offrono interpretazioni che danno il giusto spessore all'aspetto umano sentimentale, non previsto e imprevedibile.
Frustrato dagli insuccessi professionali, un commissario escogita un metodo che pare infallibile per sventare una rapina in banca: organizzarla indirettamente lui stesso, manipolando una banda di piccoli delinquenti di provincia... Polar atipico, sia nella scansione dei tempi che nella figura del protagonista: nella gelida interpretazione di Piccoli, un poliziotto tanto ossessionato dal crimine dal farsene promotore, fino ad un epilogo - in verità non del tutto convincente - in cui oltrepassa del tutto il confine che lo separa dalla legge. Stupenda Schneider, funzionali gli altri.
MEMORABILE: Le fotografie dei particolari del volto di Romy Schneider appese alle pareti nell'appartamento del finto bancario
Un commissario, ex giudice istruttore, freddo, di famiglia agiata, paranoide, cerca di corroborare le proprie teorie sacrificando un gruppo di furfantelli ai margini della società. Un film che, sotto l'apparenza d'un noir rigoroso e lineare, mostra come la forza della legge spesso infierisca contro i disperati invece che incastrare i professionisti del crimine. Grande Piccoli, bravi Fresson e la Schneider, vera dea ex machina che ristabilirà, involontariamente, la giustizia.
Film arduo, riluttante e inderogabilmente "adulto" di Sautet, che pedina le false tracce di vita etica e amorosa di un irredimibile cuore in inverno, un antieroe di tragica mediocrità incarnato da un Piccoli a cui i vagheggiamenti cinefili mi fan pensare si sia ispirato l'Hackman de La conversazione. Al di là della magistrale crepuscolarità dell'ensemble, da rimarcare la consueta inesorabile resa attoriale: una Schneider fulgida da mandare al gabbio, Fresson e il memorabile Perier (nemesi e antitesi di Pellissier), l'intera "banda" di marginali. Angosciante.
Il ritmo non abita qui. Ma la forza di questa pellicola sta nelle varie interpretazioni, in primis, il quasi robotico protagonista, pronto a tutto per raggiungere lo scopo; e la prostituta, tutt'altro che sprovveduta, impossibilitata però a intuire la di lui trama. In più, proprio grazie alle interpretazioni, piuttosto naturali, la costruzione ha un che di autentico, plausibile, quasi si assista a vita reale di pesci non certo grossi della criminalità, finiti in una rete che neanche possono vedere. Il finale può apparire eccessivo, anche se da un simile individuo era lecito non escluderlo.
MEMORABILE: La banda assortita; Lo "scherzo" del cric; "Io non avevo mai conosciuto un uomo come te". "Non c'avrai mai fatto caso"; "Siamo fessi senza speranza".
Algido e spietato, nella compostezza matematica dei suoi gesti il flemmatico ex-giudice Piccoli diventa un commissario ancor più infame degli sbirri dei polizieschi italiani, dal momento che è lui stesso a spingere una banda di delinquenti di mezza tacca a compiere il salto di qualità per tendergli una trappola. Buon polar, dominato da una coppia di protagonisti ben rodata e ambientazioni realistiche, all'interno delle quali le uniche due scene d'azione risultano memorabili (vedi sotto) per semplicità e credibilità.
Assillato dall’arresto in flagranza di reato, Max si finge banchiere per organizzare un colpo. Ma non ha fatto i conti con l’amore. Il fulcro del film è l’analisi dell’ossessione patologica che affligge il protagonista improbabile poliziotto di origini borghesi. Sautet adotta uno stile disadorno privilegiando l’introspezione all’azione. Ne esce un polar piscologico che ha i momenti migliori nella gustosa descrizione del sottobosco della piccola criminalità di Nanterre. La bellissima Schneider, donna di vita vera e passionale, ruba la scena ad un Piccoli troppo freddo e controllato.
MEMORABILE: La voce-off di François Périer che descrive i componenti della banda di Abel; La Schneider sul bordo della vasca con indosso solo un cappello.
Commissario di polizia è ossessionato dall’arresto in flagranza. Poliziesco solo sullo sfondo, in quanto i personaggi hanno sfumature psicologiche inusuali, per il genere. Piccoli ha un lato sinistro più marcato rispetto ai veri malviventi e la Schneider finisce per essere un’esca senza capirci granché (brava nella gestualità, anche se la bellezza pulita stona con il fare “la vita”). L’epilogo scade nel romanzato e, se non fosse che si parla di una forma di pazzia, sarebbe solo melodrammatico.
MEMORABILE: Le foto in bagno; La rivelazione dopo il colpo.
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In dvd per la Sinister, disponibile dal 29/10/2020
HomevideoRocchiola • 2/12/20 09:30 Call center Davinotti - 1320 interventi
Il DVD della Sinister rende disponibile questo titolo dopo una lunga assenza dai mercati dell'home-video nostrano. Il video rimasterizzato in alta definizione e presentato nel corretto formato panoramico panoramico 1.66 appare piuttosto pulito e discretamente dettagliato. L'audio italiano è potente e abbastanza chiaro. E' possibile sia stato utilizzato il master dell'ottimo bluray francese pubblicato dalla Studio Canal. In ogni caso un'edizione qualitativamente migliore della precedente edizione della Perseo Video fuori catalogo ormai da tempo.