Incredibile miscuglio di thriller (per la storia), gotico (per l'ambientazione, un castello zeppo di segrete e corridoi), erotico (molte le scene di nudo e di sesso, pur se piuttosto castigate), splatter (alle vittime vengono strappati gli occhi con un bisturi e in un'occasione ci si va giù abbastanza pesante) e giallo con elementi polizieschi (c'è un commissario che indaga e pernotta al castello). C'è di tutto, in questo mediocrissimo sottoprodotto di genere diretto da Peter Rush (abituale pseudonimo di Filippo Walter Ratti) e c'è sopra ogni cosa la sciatteria tipica con cui questi low budget movie venivano in fretta e furia confezionati. Una messa in...Leggi tutto scena povera, interpretazioni scadenti, una tensione pressoché inesistente. L'unica cosa che si può salvare è la figura sorniona del commissario, grasso e zoppicante ma pronto sempre a portare i sospetti sull'intera compagnia senza eccezioni; non ha modi bruschi, si comporta correttamente, non spara e indaga con la metodicità di un tenente Colombo. Chi sarà mai il colpevole? Il vecchio Barone al secondo infarto? Difficile, semmai forse il suo medico. O suo figlio Leandro, un minorato che passa il tempo a imbalsamare animali. O ancora la governante del titolo, il maggiordomo... E se invece la bella biondina uccisa nel suo letto con una coltellata allo sterno e depredata dei suoi begli occhi azzurri l'avesse uccisa uno degli amici con cui è arrivata al castello insieme alla Baronessa Ileana? Un whodunit in piena regola, insomma, tirato via e pericolosamente in bilico (in realtà ci ricade più volte ampiamente) sull'abisso del trash. Ci van di mezzo pure la droga e i cinesi.
Thriller gotico con risvolti erotici e polizieschi, piuttosto scontato e modesto. Anche gli omicidi con asportazione del bulbo oculare sono tutt'altro che inediti. Il commissario protagonista ha il volto sardonico (e, naturalmente, l'indimenticabile voce) di Corrado Gaipa.
Leandro è un minorato mentale che ha come passatempo il discutibile vizio della tassidermia, operando con "talento" sugli animali. Nel castello in cui vive personaggi di varia umanità calcano la scena: tra questi un trio d'assassini, che tenta d'addossare la responsabilità dei delitti sullo strano, ma innocuo, imbalsamatore. Insolito thriller dalle venature gotiche, ambientazione - quest'ultima - già (meglio) affrontata da Ratti nel notevole La notte dei dannati. Nonostante l'approssimata e irrazionale sceneggiatura il film, ben girato, si propone in duplice veste (giallo ed horror).
Uh, un bel trashone, tanto per gradire. Almeno per i miei parametri, ricorda molto Il sesso della strega, meno La notte dei dannati. A tratti noioso, negli interminabili colloqui/interrogatori dell'ispettore (versione inglese)/commissario (italiana), a tratti anche gore (negli omicidi), con il sesso che appare misurato (dalla censura?), seppur con pretese iniziali irruenti. Il mix è totale: gotico (poco), giallo ed erotico (vedi sopra, il lato sessuale), con storie parallele, mai esplicitate, ma sempre e rigorosamente in controluce. Alla fine il colpevole... c'è gia!
MEMORABILE: La mano insanguinata che compare... all'improvviso; l'oggetto professionale di protezione fisica del commissario.
Prodotto non eccezionale che, si nota subito, è girato in economia. Il cast non è così malaccio e tutto sommato una occhiatina la si può pur dare, a patto di non aspettarsi un capolavoro. Nella miriade di gialli e gialletti girati in Italia negli Anni Settanta non è certo tra i peggiori. Molto semplice, ma non bruttissimo.
Stramba commistione di erotico, giallo e tardo gotico, il cui tenore già si intuisce dalla iniziale schermata verdastra che cola sulle immagini come vomito esorcistico. Gli interpreti sono esimi sconosciuti e l'inettitudine recitativa la fa da padrona. L'unico attore in carne ed ossa, tra i tanti di cartapesta, è il sempre valido Corrado Gaipa. Affiora in sordina la triste figura, manovrata da tutti, del ragazzo ritardato che, prematuramente privato dell'affetto materno, sfoga hitchcockianamente nella tassidermia il proprio complesso edipico insoluto.
MEMORABILE: Il playboy del gruppo, dopo essersela spassata a letto con la partner, adocchia un bel cero extralarge e inizia a modellarne col calore la punta.
Nella lista dei mediocri film di Ratti, questo si fa ricordare per l'altisonante titolo da pornazzo, probabilmente usato per richiamare pubblico in sala (come molti altri film del periodo); infatti gli elementi erotici si riducono a un paio di scene, nemmeno tanto spinte. Per il resto trattasi di un tipico giallo settantiano, che si basa sulla regola del "whodunit" e punta molto sulla parte investigativa, guidata dal protagonista Gaipa (bravo). Si salva qualche atmosfera gotica e l'unica scena splatter, il resto è una gran noia. Evitabile.
Una sceneggiatura tremenda non può che produrre un film insalvabile. Se poi si notano fretta e povertà di fondo, la condanna non può essere che totale. Si aggiunga che siamo nel Lazio (Arsoli e Artena), che gli automezzi locali sono targati Würzburg e che i delinquenti parlano con cadenza milanese. Si salva solo la voce, straordinaria come sempre, di Corrado Gàipa. La Marchal e la Gori sono sempre un bel vedere. Di Ratti il migliore mi pare, fino ad ora almeno, Erika.
MEMORABILE: L'unico momento morboso: le due platinate mimano Le salamandre.
Tutt'altro che insalvabile ma mal recitato, soprattutto dall'attore che interpreta l'ispettore. Un gotico dal sapore hitchcockiano e dal titolo osceno e del tutto inadeguato. Buoni le musiche, gli effetti gore e la sceneggiatura, che rubando qua e là spunti a Psycho riesce almeno nella storia ad incuriosire, se non ad appassionare. Notevole la messa in scena e suggestiva la location del castello, ma che attori...
La simpatia e le battute di Gaipa risollevano dalla metà in poi le sorti di un film abbastanza strampalato, dal titolo più fuorviante che rivelatore. Truculenza di buon livello, quasi il peggior castigo per un ambiente marcio, ma alla fine inutile, vista l'ingenuità con la quale il colpevole si lascia buggerare... fa poi morir dal ridere il fatto che il commissario colga due piccioni con una fava. Per non parlare del modellamento fallico della candela per eccitare la partner. Guardatelo e memorizzatelo...
MEMORABILE: "Una falsa pista... è una tecnica usata spesso dai politici e riesce sempre nell'intento".
Tristezza e squallore regnano sovrani in questa dimenticabile pellicola. Non bastano un tetro castelluccio, arroccato chissà dove e un manipolo d'incapricciati avventori a rendere appetibile un film inesistente, scadente dall'inizio alla fine: dall'illusorio titolo all'intuibile epilogo, dalla miseria dei dialoghi alla narcoticità della colonna sonora passando per tempi più morti degli stessi assassinati (per giunta manichini). Buono per il ciclo autopunitivo.
MEMORABILE: L'auto che s'incendia appena inizia a cadere nel burrone; L'effetto notte abbozzato con la solita lente scura; I tentativi inutili di creare suspence.
Terrificante trashone che di buono ha solo il castello dove è ambientato. Scene erotiche che sembrano prese da un porno di quarta categoria (la candela), attori cani (dispiace vedere il professionale Gaipa), qualche gradevole effetto sanguinolento negli omicidi bastano di certo a rendere il film anche solo guardabile. Ai limiti della comicità involontaria la sequenza con la scoperta dell'omicida, da evitare come la peste.
MEMORABILE: Le due ragazze che mimano il film Le salamandre!!!
Un giallo dai risvolti horror che ha tutte le carte in regola per una riuscita quantomeno decente (il castello con i suoi sotterranei, lo strano ragazzo con l'hobby della tassidermia, qualche personaggio ambiguo, una spruzzata di gotico) ma non le sa giocare. Lento, noioso, con una recitazione al limite dell'insufficienza... E che dire poi della sottotrama con la droga? Guardabile (l'intreccio "whodunit" tutto sommato incuriosisce) e nulla più; neanche abbastanza trash da essere ricordato in negativo.
MEMORABILE: L'auto gettata nel burrone che prende fuoco prima di toccare terra.
Tra i parti degeneri del bis tardo-settantiano, in bilico tra giallo e gotico moderno, condito con sesso (non eccessivo, anche se il dettaglio della candela lascia immaginare varianti più estreme), splatter neppure troppo all'acqua di rose e intrighi malavitosi sbrigativi ma non abbastanza per non infastidire. Diretto e recitato meno peggio che altrove, il film arranca senza una direzione precisa, qua e là si riprende, poi ripiomba nell'abisso, spesso ondeggiando sul filo del ridicolo (lo svenimento della biondina). *!, ma con molta clemenza.
MEMORABILE: La trasformazione del brutto anatroccolo davanti allo specchio; Il primo truculento omicidio.
Incredibile pasticcio di vari generi: thriller, gotico, giallo, poliziesco, erotico (per fortuna ci viene risparmiata almeno la commedia). Mette insieme cose da non credersi, si pensi alla droga ed ai cinesi (boh?) al punto da vanificare quanto di buono si sarebbe potuto tirare fuori da un plot comunque bolso e tutto sommato prevedibile. La soluzione finale giunge infatti telefonatissima e non è che fin lì spaventi, tensione e colpi di scena si fossero sprecati. Difficile consigliarlo anche per un solo motivo. Forse solo per completisti o appassionati incalliti del genere.
La governante, diciamolo subito, non ha alcun vizio se non al massimo quello del fumo. Purtroppo questo titolo pruriginoso nasconde in realtà un neanche così disdicevole giallaccio gotico/settantiano ambientato in un castello, con l'allora consueta umanità borghese-annoiata. Un delitto cruento dà il via a un'indagine "al cardiopalma" che sviscererà aspetti un po' morbosi (questo sì) malcelati nell'infame castellaccio. Qualche punta di noir e di poliziesco alla fine non danneggia troppo il risultato. Solo per appassionati di cinema di genere.
In una residenza altolocata arriva un gruppetto di ragazzotti capitanato dalla sua giovane proprietaria, ma gradatamente si verificano misteriosi delitti con enucleazione dei bulbi oculari! Mix di giallo all'italiana e commedia sexy, il film si sviluppa povero e indeciso fra i due generi, terminando con l'immancabile colpo di scena costruitissimo. Attori sconosciuti e davvero poco professionali. Un qualche valore solo per le ambientazioni gotiche.
Micidiale commistione (e maltrattamento) di generi diversi (pretestuosa la parantesi poliziesca sul traffico di droga, non all'altezza delle ambizioni quella erotica, poco appassionante la traccia del whodunit, sciatta l'ambientazione gotica). La governante del titolo si limita a intendersela col maggiordomo quando i padroni dormono, mentre la nota testa di Medusa che campeggia sul caminetto di palazzo Borghese si ricorda come il volto più espressivo della casa. Quando nel secondo tempo entra in scena Corrado Gaipa a indagare è troppo tardi per redimere il disastro.
Il film mischia generi a più non posso, tra poliziesco, erotico, giallo alla Agatha Christie e gotico, mostrando già dalla partenza una confusione di base che poi va a confluire tutta in sceneggiatura. Per essere fondamentalmente un giallo è troppo lento, troppo impacciato. La trama è poco chiara e poco chiare sono le motivazioni di fondo degli omicidi ad opera di un assassino che chiunque scoprirà da subito. Il titolo prometteva un hard che non si vede praticamente mai. Le uniche cose a salvarsi sono la location e il grande Corrado Gaipa. Da dimenticare.
Strampalato giallo girato in un periodo in cui ormai il genere aveva già detto tutto o quasi, tant'è che il regista mischia le carte (si trovano tracce di almeno tre sottogeneri: argentiano, erotico, gotico) senza però approdare a un risultato minimamente sufficiente, fra un montaggio rabberciato e interpretazioni appena passabili; alla fine ci si chiede come uno stimato professionista come Gaipa sia finito in un pastrocchio simile. Ratti si concede addirittura una citazione kubrickiana, con la famosa scena di sesso accelerata: agghiacciante!
Mediocre, ma non così tremendo come si dice in giro. L'ambientazione è gotica, ma la trama è da giallo classico con annessi momenti splatter e concessioni all'erotismo. Affidata ad un altro regista una tale miscela poteva dar vita anche a qualcosa di potente, ma da Ratti si poteva giusto pretendere di non annoiare troppo. Colpevole piuttosto facile da indovinare, ma gustoso il modo in cui viene smascherato. Gaipa si impegna con ammirevole professionalità, mediocri gli altri, salvando le grazie femminili (splendida la Gori bionda). Deludenti le musiche di un irriconoscibile Piccioni.
Dietro lo specchietto per le allodole del titolo si nasconde un pasticciato mix di giallo classico, thriller e poliziesco con una sottotrama di droga che non c'entra nulla con la vicenda principale. Girato pressoché in un'unica location - il solito castello con i suoi sotterranei segreti e i suoi misteri - con personaggi che più fasulli e stereotipati non si può, è un vero festival della sciatteria che nemmeno la professionalità del bravo Corrado Gaipa e le grazie generosamente esibite dalle bellezze di turno riescono a salvare da un totale naufragio.
MEMORABILE: La trasformazione della grigia governante davanti allo specchio.
Nel mezzo delle transizioni fra i generi (cinematografici, che cosa avete capito?) Ratti e il terribile Molteni scelgono di muoversi all'insegna della sana politica "più ci metti più ci trovi". Sicché non si risparmiano nulla: il giovane traumatizzato, i playboy/spaccia da strapazzo, il vecchio paralitico, le discretone losche, il maniero, il ritratto inquietante, gli estorsori bauscia (?), lo shake, lo spiegone che rende incomprensibile quello che si è capito benissimo da soli parecchio prima. L'atmosfera è quella di "Oltretomba" e fumettacci coevi: quasi una delizia.
Frammenti di generi diseguali vengono rubacchiati e incollati alla rinfusa su di una tavola senza riuscire a generare un progetto proprio. Si balzella infatti qui e là con incerti spostamenti laterali che non danno né dinamismo e né profondità. Si gode solo della voce pastosa di Gaipa, purtroppo costretto non dalla finzione a trascinarsi con il bastone, ispettore stanziale che vuole dissipare la matassa, ma non può nulla per risolvere un film arruffato e pigro anche nell’inventarsi piste false. Dopotutto, se la componente malsana la citi già nel titolo, che giallo può essere?
MEMORABILE: Il gioco della candela; L'estrazione dei bulbi oculari; Annie Carol Edel che sboccia: niente male.
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La BBFC ha preteso il taglio della seguente scena dell'eyeball mentre la censura nostrana ha infierito su alcune scene di sesso, presenti comunque nella VHS inglese Redemption. Probabile che versioni estere avessero del contenuto più spinto.
Uscirà in italiano per la Vinegar Syndrome si spera finalmente nella sua versione uncut: https://bloody-disgusting.com/home-video/3650386/vinegar-syndromes-february-releases-include-fear-hitcher-dark-forgotten-gialli-volume-3/
DiscussioneDusso • 9/03/21 19:14 Archivista in seconda - 1926 interventi
Il titolo originale è "Gli occhi verdi della morte" non so se sia circolato pochissimo con questo titolo nel 1972 (in ogni caso su ebay si trovano le fotobuste e altro con questo titolo) poi è riuscito nel 1976 con il titolo che conosciamo.
Gli occhi verdi della morte dovrebbe essere un titolo provvisorio. Il film, per legge, non può essere apparso nelle sale italiane prima del 25 maggio 1976. Il titolo della copia approvata in censura era già quello attuale.
La versione in blu-ray presentata dalla statunitense Vinegar Syndrome è uncut, region free e con audio italiano (sottotitoli removibili). Sono presenti tutte le scene di nudo e quelle splatter con gli occhi deorbitati. Fantastico lavoro!