Due anni dopo ER PIU’ Celentano torna nella Roma nel passato per una nuova commedia in costume (sempre con Claudia Mori come partner), che ottiene nuovamente un buon successo di pubblico. L'accento romano del Molleggiato (il quale non canta mai se non quando lascia che la sua versione di “Roma nun fa' la stupida stasera” accompagni le romantiche passeggiate di Rugantino e Rosetta per la capitale) è ancora altamente zoppicante e un po' fuori luogo, in un cast dove la pronuncia dialettale è pressoché perfetta (c'è anche un giovanissimo Alvaro Vitali nella parte minima del socio di un suonatore ambulante). Tuttavia...Leggi tutto la simpatia innata di Celentano permette di soprassedere sul difetto e di farci apprezzare l’ingenua spensieratezza del suo personaggio. Guascone, libertino e infantilmente semplice come il Serafino cui aveva dato vita nel film omonimo di Germi, Rugantino entra nella galleria dei caratteri (tutti molto simili) che hanno segnato i primi successi di Celentano. Piuttosto precisi la ricostruzione storica e i costumi, con la regia di Pasquale Festa Campanile che pare più interessata a seguire la ricca messa in scena (troppo dilatata la sfilata carnevalesca) che a dare il giusto spessore ai dialoghi. La Mori non ride mai e ha il cuore di pietra, Celentano si innamora senza riuscire a rinunciare alle smargiassate con gli amici. Ottimo il cast di contorno (Paolo Stoppa-boia, Renzo Palmer, Toni Ucci e in una piccola parte l’emergente Pippo Franco), sorprendente il finale. Certo non si va oltre una sceneggiatura di maniera, con ampio spazio al rapporto romantico dei due protagonisti e a un'ironia tutta farina del sacco del Molleggiato. Marcel M.J. Davinotti jr. Chiudi
Più commedia che comico, più storia che "celentanate", ma ugualmente molto godibile, forse proprio perché il molleggiato dimostra di saper recitare oltre che cantare e dire barzellette. Fa il gradasso, le prende di santa ragione quando esagera ma non riesce a far tacere la sua voglia di avventure femminili, neanche dopo essere stato appeso a testa in giù per aver diffamato un ricco nobile. Il romanesco non è nelle sue corde, ma il sorriso e le sue mosse sopperiscono a ciò, di gran lunga.
Celentano nella Roma papalina per una rivisitazione cinematografica dell’omonima commedia musicale di Garinei e Giovannini. Dopo pochi minuti è già palese che l’andazzo sarà quello della monotonia – il circolo chiuso di spavalderie, ozi in taverna, la conquista della Mori e le botte di Spoletini – vivacizzata ad intervalli con l’entrata scena in del boia Stoppa e del porporato Palmer. Improbabile l’accento quirite del Nostro, a fortiori mentre intona “Roma, non far la stupida stasera”.
MEMORABILE: Il pranzo “speciale” offerto a Rugantino dai nobili romani.
La storia popolare romana per eccellenza, resa immortale dalla celebre commedia musicale, in un film che purtroppo perde la sua carica e soprattutto la sua grande freschezza. Celentano e la Mori sono palesemente inadeguati ad interpretare i protagonisti mentre appaiono discreti la caratterizzazione ambientale (la Roma papalina) e la prova dei comprimari.
Sbiaditissima e stupefacente trasposizione della fortunata commedia di G & G, qui affidata alla coppia più bella del mondo: se la Mori, bella e trasteverina doc, se la cava, non altrettanto si può dire del consorte, munito di un improbabile accento romano-milanese. La sceneggiatura elimina la spalle fondamentali di Eusebia e Mastro Titta (Stoppa compare poco) e lascia solo i viscidi nobili romani Garrone e Ucci (dritto dalle tavole teatrali). Resta una blanda commedia che non restituisce il vero Rugantino.
MEMORABILE: La canzone "Roma nun fa la stupida stasera", con scene girate... di giorno!
Commedia fiacca e stracca, con i due protagonisti che non funzionano (il Celentano "romano" è assai faticoso), finendo coll'essere soppiantati da coloro che dovrebbero essere i comprimari (Spoletini, la Spina, Toni Ucci...) e, ça va sans dire, dal pezzo da novanta di Paolo Stoppa. Film noioso, lento, con un personaggio principale pure reso troppo coglione per risultare simpatico. Notevole delusione.
Se la Mori è una Rosetta più che accettabile, lo è meno il Rugantino di Celentano; ma non tanto per il suo accento romanesco, cui presto ci si abitua, quanto perché non ha proprio nulla dell'arrogante maschera; è più "bauscia" che "rugante", non riuscendo a scrollarsi di dosso l'aria della sua città natale. Il buon cast di contorno non fa che evidenziare la differenza, ma tant'è... la coppia famosa è quella e non si può fare altrimenti. Non male una sceneggiatura che semplifica il testo teatrale e buona la scenografia della Roma papalina.
Dato il successo duraturo e internazionale della commedia musicale, la trasposizione cinematografica poteva essere un'operazione d'ufficio; invece si scelse, dopo il successo di Er più, di affidare il romano per eccellenza a Celentano. In fondo il Meo Patacca di Proietti e il Conte Tacchia di Montesano bastano a darci un'idea di cosa sarebbe stato un Rugantino "ordinario", mentre il romanesco forzato del molleggiato finisce per essere una gustosa variante, che ripete il bullo di Er più in chiave più simpaticamente cialtrona.
MEMORABILE: Il duetto in cella tra Rugantino (Celentano) e Mastro Titta (Paolo Stoppa).
Operazione rischiosa, quella di affidare il personaggio romano per eccellenza a un attore che romano non è, ma dopo Serafino e Er più ormai Celentano pare destinato all'accento burino. Il cast di contorno è notevole: Garrone, Stoppa e perfino "Sto", il creatore del Signor Bonaventura, che morirà poco dopo la fine delle riprese. La ricostruzione degli ambienti e i costumi sono accurati, il film nel complesso è divertente, anche se il molleggiato appare un po' castrato dalla rigidità del copione. La Mori è in gran forma.
Pasquale Festa Campanile andrebbe rivalutato, anche pensando a questo film. Il cast è valido, pur se Celentano pare a volte a disagio nel ruolo del personaggio romano. Sorprende la Mori, bella e apparentemente fredda. Il fiore all'occhiello è però il cast di contorno, con Toni Ucci e Paolo Stoppa sopra la media. Amendola doppia Guglielmo, marito di Rosetta (la Mori). Nel cast anche Pippo Franco e Alvaro Vitali in una breve apparizione. Merita una visione.
MEMORABILE: Lo scherzo al mendicante (Vitali), che poi si vedrà nel Marchese del Grillo.
Rugantino è una maschera romana resa celebre da diverse rappresentazioni teatrali. La trasposizione cinematografica tuttavia non gli rende giustizia: sebbene sia ben ricostruita la Roma papalina e i comprimari siano tutti attori di grande spessore, il punto dolente è rappresentato dall'Adriano nazionale, che appare inadeguato nelle vesti dello spaccone romano.
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In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
HomevideoGeppo • 5/12/08 12:12 Call center Davinotti - 4238 interventi
Disponibile in Germania il DVD di "Rugantino" con traccia audio italiano e tedesco (ancora inedito in Italia).
RUGANTINO diventa nella traduzione teddesca, RUGANTINO, AIUTO, SONO IN CIMA (Rugantino, Hilfe, ich bin Spitz...e).
Durata: 105 minuti (Integrale)
Extra: Trailer
Formato corretto
Etichetta: Carol Media
mah...questo film è la versione annacquata dello spettacolo musicale messo in scena da Garinei e Giovannini nel 1962 con Manfredi (nel 1978 ci sarà la seconda versione con Montesano): manca il personaggio di Eusebia, la finta sorella di Rugantino di cui si innamora Mastro Titta, la finta prostituta in realtà nobile della famiglia Capitelli(nello spettacolo era Paritelli) diventa da moglie a sorella dei due nobili. Anche la celeberrima scena romantica di Rugantino e Rosetta non è più nel buio del Foro.
Problemi di diritti?
DiscussioneZender • 9/08/09 09:29 Pianificazione e progetti - 46922 interventi
O forse anche solo la legittima volontà di variare un po' sul tema e dare più spazio a Celentano.
sarà, ma per chi come me conosce l'allestimento teatrale non è il massimo, e chi non lo conosce ci perde senza saperlo. Celentano la faccia da schiaffi di Rugantino ce l'ha, però non combina tutto quello che dovrebbe combinare.