Dopo due anni in cui del film s'è parlato tantissimo per via dell'enorme sforzo produttivo, della quantità di pellicola girata, del fatto che fosse girato in buona parte a Cinecittà, ci si aspettava forse qualcosa di ancor più grandioso, epico. Ciò non toglie che Scorsese sia riuscito a dipingere un affresco appassionato della barbarie che sconvolgeva new York a metà dell'Ottocento. Le due bandi rivali del quartiere di Five Points, guidate da Bill il Macellaio (Day-Lewis) e dal “prete” (Liam Neeson) si scontrano una prima volta in un corpo a corpo girato da Scorsese (e musicato splendidamente dalla tambureggiante marcia di Howard Shore)...Leggi tutto con classe straordinaria e violenza impensabile. Poi toccherà al figlio dello sconfitto (Leonardo DiCaprio) raccogliere l'eredità del padre per sfidare il nemico di sempre. In mezzo ai due scontri un fiume di eventi sullo sfondo della New York dei sobborghi scenografata alla grande da Dante Ferretti. Non tutte le scene colpiscono allo stesso modo, anche perché tra la performance di Daniel Day-Lewis e quella di DiCaprio corre un abisso: entusiasmante nella sua tridimensionalità quella del primo, nella norma ma senza picchi quella dell'ex divo di TITANIC, presente forse più per esigenze di cassetta. Come Cameron Diaz, d'altra parte. Brava sì, ma il suo personaggio sembra abbastanza posticcio e inserito solo per gratificare il grande pubblico. Anche senza il film avrebbe funzionato ugualmente; anzi, sarebbe stato più crudo e realistico. Il favoloso lavoro di Scorsese comunque ci permette di assistere a due ore e trequarti di proiezione con pochi e comprensibili cedimenti, guidandoci verso un finale esplosivo che allontana ogni banalità per inserirsi in un contesto di ben più ampio respiro. Eccellente.
L'epopea delle bande della città di New York a metà dell'ottocento affascina Scorsese che si impegna in un film monumentale per intenti e realizzazioni, ma purtroppo decisamente non all'altezza del suo talento di regista. A momenti molto efficaci si alternano pause narrative piuttosto lunghe e soporifere, in parte compensate dal bellissimo e riuscito apparato scenico e fotografico. Molto belle le scene della battaglia finale; tra gli attori domina Daniel Day-Lewis, mentre fuori parte appaiono Di Caprio e sopratutto la Diaz.
Splendido film diretto da uno Scorsese in buona forma. Magnifiche le scene di battaglia, girate e montate superbamente. Bellissima la ricostruzione della New York di metà '800 e grandi momenti di recitazione da parte di un Day Lewis in forma smagliante. Ottimo pure il resto del cast, con Di Caprio, la Diaz e Gleeson su tutti. Da riscoprire.
Affresco della New York di inizio secolo dove i vari gruppi etnici si spartiscono il potere lottando per strada. Un lodevole tentativo di narrare le sporche origini della metropoli ma come risultato complessivo non mantiene le promesse. Belle le scenografie (dalla locanda alle viuzze) e i costumi ma come trama si rivela fiacco e il ricorso a scene forti o di massa non aiuta. De Caprio è spesso sopra le righe, la Diaz accessoria; meglio il cattivo Daniel Day Lewis.
Uno dei capolavori assoluti di Martin Scorsese. Violentissimo, disperato, malsano, ai limiti dello splatter. Un cast eccezionale, una regia magnifica, una fotografia splendida e un'ottima colonna sonora fanno di questo film uno dei capolavori del cinema recente. Un grande film per scoprire come l'America sia fondata sulla violenza e sul razzismo. Da non perdere.
Grande poema epico sulle radici violente dell’americanità, anzi della newyorkesità... Scorsese riesce a costruire un film di ampio respiro dalla struttura omerica, articolata su piani diversi e con velocità diverse, dove avventura e pathos si intrecciano creando una nuova mitologia. Bellissima la ricostruzione scenografica. Gli attori sono di altissimo livello: strepitoso Daniel Day Lewis, eccellenti tutti gli altri. Magnifico.
Indubbiamente un'opera di calibro elevatissimo e di una qualità eccellente. Non può essere indirizzato come capolavoro, forse, solo per alcune mancanze che purtroppo rendono il film non del tutto perfetto. Magistrale l'interpretazione di Daniel Day-Lewis che compie un lavoro eccellente sotto ogni punto di vista (in particolare sulla voce).
C'e l'ottimo cameo di Barbara Bouchet, per il resto non mi è piaciuto molto. Innegabile l'accuratezza delle scenografie, ma le interpretazioni non sono tutte di alto livello (Di Caprio è veramente penoso). Tra gli attori cito il compianto David Hemmings. Violento ma inconsistente. Si poteva fare di meglio.
Il film è veramente super per quello che riguarda la quantità di mezzi usati per le scenografie, i costumi e tutto il resto. Anche gli attori ci sono tutti o quasi, per non parlare del regista. Ciò nonostante non mi sembra un'opera di alto livello. È tutto sopra le righe e sembra fatto più per stupire che non per raccontare in modo più "normale" un pezzo di storia americana. Ormai sappiamo tutti come questo paese sia nato sulla violenza di banditi feroci, però fare un'apoteosi del macello e del sangue mi sembra solo un'operazione che segue le mode.
I primi quindici minuti sono un autentico capolavoro. Poi il film si sgonfia e si perde in una storia risaputa ed interessante solo a tratti (per lo più di carattere storico). Resta la maestria indiscussa di Scorsese nel girare (basti vedere le scene di massa: così ormai quasi nessuno è in grado di girarle), la buona prova del cast (su cui giganteggia un Day-Lewis gigione) ed una confezione scintillante che rasenta la perfezione. Buono ma avrebbe potuto essere eccellente.
L'ultimo grande film di Scorsese è L'età dell'innocenza; Gangs of New York vuole essere grande, un nuovo Birth of a Nation (citato anche nel finale con l'utilizzo del montaggio parallelo), ma è la sua stessa programmaticità a mozzargli l'afflato necessario a prendere il volo. Il racconto è geometrico ed esemplaristico (limite e virtù insieme), Daniel Day-Lewis – autentico Leviatano – giganteggia e Di Caprio si confina nel personaggio di sempre. Confezione di lusso ed esubero dell'otturatore nelle scene d'azione. Finale tronfio e retorico. Dignitoso, ma inferiore alle ambizioni, e non di poco.
Film molto ambizioso ma non fuori portata per Scorsese, cui si debbono tanti capolavori (e speriamo altri ne dirigerà in futuro). Ed infatti l'incipit, con la feroce battaglia delle gang rivali in cui si fronteggiano due personaggi di statura gigantesca, nel bene come nel male, promette emozioni infinite. Invece, proseguendo, la storia assume il carattere di un affresco sì grandioso, ma anche superficiale, come le cicatrici che avrebbero dovuto deturpare il bel volto di Di Caprio ed invece - qualche sequenza dopo - già non si vedono quasi più. Nuovo colpo d'ala nel sanguinoso finale.
Senza l'inutile e posticcia (il personaggio) presenza della Diaz (in quel periodo andava forte), sarebbe stato un grande esempio di cinema, grazie a una solida regia e ad interpreti all'altezza, su tutti naturalmente, il macellaio, che regna sui Five Points (ce l'ha un po' con gli immigrati irlandesi "L'Irlanda è stata defecata dal Signore"), DiCaprio, che pur non aiutato dalla faccia pulita, entra bene nella parte del giovane rancoroso, assetato di vendetta e altre caratterizzazioni, magari secondarie, ma indispensabili per aggiungere sostanza. Notevole e da vedere.
MEMORABILE: L'inizio, con l'adunanza e lo scontro ultraviolento. Lewis "E' tutta qui l'armata del Papa? Un paio di vecchie megere e un branco di straccioni?".
Non è un film perfetto per gli standard creativi di Scorsese, ma possiede un particolare fascino derivante dall'originalità dello script, e soprattutto dalle ineguagliabili suggestioni visive del regista, che lavora sui particolari dell'immagine come non mai. Fotografia e colori sono all'altezza di questa felice inventiva, e così il film satura la visione e l'immaginazione facendosi perdonare qualche passaggio forse troppo prolisso.
Ciò che colpisce di più è la maestosa ricostruzione della New York d'epoca: costumi e scenografie sono impeccabili. Scorsese & Co. offrono un film memorabile sotto questo aspetto. La storia rievoca la vita di frontiera in salsa metropolitana, ben lontana geograficamente da quella del far west ma più vicina di quanto si possa immaginare per le dinamiche umane. Svetta il personaggio del macellaio: un D. D. Lewis maestoso che riproporrà in seguito il personaggio ne Il petroliere. Quando non c'è lui sulla scena spesso la noia fa capolino.
MEMORABILE: Sebbene un pò ad effetto, il finale, con le tombe dei protagonisti e sullo sfondo New York che avanza negli anni, è suggestivo.
Kolossal di un certo spessore narrativo, girato negli esterni agli studi di Cinecittà. Violento e riccamente fotografato mostra la genesi della città americana. Buono il cast con un Day-Lewis luciferino e padrone assoluto delle scene, più acerbo Di Caprio, toccante Neeson.
Non è un capolavoro e non è il miglior film di Scorsese, ma quando dietro alla macchina da presa c'è lui, allora non ci si può non trovare di fronte a un grande film. Prima collaborazione con Di Caprio, qui è Daniel Day-Lewis il vero punto forte del cast. Oltre che sulla bravura del regista il film si regge su una storia avvincente e su scenografie spettacolari, inspiegabilmente non premiate con l'Academy Award.
MEMORABILE: Quando uccidi un re, non lo pugnali in un vicolo. Lo uccidi dove tutta la corte può vederlo morire.
Di intenzioni epiche per il soggetto e la durata, è tuttavia discontinuo nel risultato. Una sanguinosa e realistica battaglia apre il film e un beffardo, violento anticlimax lo conclude, ma nel mezzo il livello non è sempre costante. Scorsese illustra con cinismo la nascita degli Stati Uniti, citando Griffith ed Eisenstein, ma anche Dickens e Shakespeare, mantenendo solo in parte questa titanica promessa. Un mefistofelico Day-Lewis mette facilmente in ombra gli altri due protagonisti. Un capolavoro a metà.
MEMORABILE: "Questo è il voto di minoranza"; l'inquadratura della statua di un leone durante la sommossa.
Tra i film più sentiti di Scorsese, ma anche tra i suoi più commerciali. Non manca qualche sequenza (lo scontro iniziale) che strizza decisamente l'occhio al grande pubblico, così come la presenza di due star (Di Caprio e la Diaz) molto in voga tanto per moltiplicare gli incassi, ma il film è comunque ricchissimo di pregi. Splendida fotografia, ottima regia, maestose scenografie, un Daniel Day-Lewis che da solo annienta le altre due macchine da incasso record. Quindi confezione di alta classe e nel complesso buon coinvolgimento. Più che buono.
Prolisso e violento, splendido e non privo di difetti, Gangs Of New York non può che colpire per la magnificienza delle scene, le eccezionali scenografie di un sempre ottimo Dante Ferretti, l'interpretazione magistrale di Day-Lewis e la regia sapiente di Scorsese. Sono altresì evidenti alcune forzature di sceneggiatura (il personaggio di Cameron Diaz) ed un certo disequilibrio nello svolgimento ma i (non pochi) difetti passano in secondo piano se si riesce a farsi rapire dall'atmosfera e dalla forza delle immagini. Quattro pallini.
Kolossal non del tutto riuscito che tratta un periodo inusuale degli Stati Uniti, la New York della metà Ottocento, con i moti anti-coscrizione del 1863. È una città polverosa, sporca, lacera, ben lontana dalla metropoli che diventerà, dominata da bande feroci e dove si ripropone l'eterno scontro tra nativi e immigrati. Grande interpretazione di Day-Lewis, Di Caprio non riesce a togliersi la solita faccia da bamboccio, inopportuna la Diaz. Lunghezza del film decisamente eccessiva, grandi ambientazioni.
Il claim dice tutto: "L'America è nata per le strade". Scorsese gira un kolossal in chiave contemporanea, fedele al suo credo per cui il cinema è l'ultima arma di alfabetizzazione storica di massa. Nella periferia della New York di metà ottocento si vive come nel medioevo più buio, tra bande divise da rivalità etnico-religiose che si sfidano a colpi d'ascia e coltello per le strade. Come nota bene R. Ebert, manca qualcosa alla storia, i personaggi "dickensiani" non colpiscono veramente la fantasia. Resta un capolavoro visivo ideologicamente coraggioso.
Pur considerando Martin Scorsese uno dei più grandi registi viventi, alcune sue opere non mi convincono pienamente: Gangs of New York è una di queste. La mano del regista si sente ed indubbiamente le scene di massa sono girate con grande maestria, ma il soggetto mi pare deboluccio e il personaggio interpretato da Cameron Diaz inserito solo per compiacere il grande pubblico. Anche gli scontri tra le bande, che dovrebbero rappresentare un punto forte del film, mi sono sembrati poco riusciti e assai poco realistici. Non male ma deludente.
Altro film estremo di Scorsese. Tutto in lui è reso troppo realistico e concreto, mancando spesso di quel po' di fantasia necessaria per poter parlare di cinema in senso completo. Qui la crudezza delle situazioni è resa palpabile dal sottofondo cruento, violento e virulento. Il ritmo è irregolare, la durata poteva essere snellita e qualche passaggio sfiora la retorica. Non mancano le scene imponenti e le soluzioni impegnative. Ma il filmone, che vorrebbe odorare di kolossal, finisce per far annusare tracce di cattivo odore di… conigli morti. ***
Importante sforzo registico da parte di Scorsese, che realizza in terra nostrana (Cinecittà) un piccolo capolavoro. La storia dei Five Points è particolarmente significativa, non solo come crescita multiculturale della città di New York, ma anche come embrione in sviluppo della nazione americana. Immenso Daniel Day-Lewis, ottimo anche Di Caprio (che però gli resta una spanna sotto), inutile la Diaz. Durata considerevole ma pochi i momenti in cui la tensione si allenta; roboante il finale in crescendo, degno epilogo di tali vicende.
Chi poteva immaginare che Di Caprio diventasse attore degno di tale nome, in mano a Scorsese! Eppure è così, visto che dopo questo inizierà un sodalizio lungo quattro film che porterà capolavori come The departed. Ma anche qui non demerita affatto. Ispirato da un saggio storico, offre una bellissima istantanea della New York violenta e selvaggia di metà-fine 800. Splendide le scenografie (Ferretti) e i costumi come anche la fotografia (Ballhaus). Ovviamente egregia la regia con un cast sempre nella parte. Unico neo: 10 nomination 0 Oscar.
Certi registi dovrebbero capire che un film può essere bello anche senza superare le due ore di durata... Ritratto di un'America ottocentesca sporca e violenta, riuscitissimo nella ricostruzione ambientale (splendide le scenografie di Ferretti) ma non sempre attendibile sul piano strettamente storico, interpretato da un ottimo cast con un Daniel Day-Lewis una spanna sopra tutti gli altri. I 150 minuti restano comunque ingiustificati, così come la miracolosa guarigione di Di Caprio. Solamente buono, alla resa dei conti.
MEMORABILE: Lo scontro iniziale. Il lancio dei coltelli. I venti minuti conclusivi.
Forse il miglior Scorsese post duemila, autore di una perla che rifulge di rara bellezza. Le scenografie sono stupefacenti, la ricostruzione storica sapientemente amalgamata alle esigenze cinematografiche e la colonna sonora adeguata al contesto. Bravissimo Day-Lewis, protagonista indiscusso in una compagine di attori comunque ben nutrita. Sebbene in alcuni punti si dilunghi eccessivamente, il fascino c’è e si mantiene inalterato fino all’epilogo di sicuro effetto.
Nella New York della prima metà dell' '800 non c'è traccia della fantastica metropoli odierna. Sporca, pulciosa e pericolosissima, praticamente una Kabul ante-litteram, dominata da bande rivali che si fronteggiano con odio implacabile come nel più buio medioevo. In questo contesto, Scorsese dirige un potente affresco che si giova di una superba scenografia di Dante Ferretti e di scene di massa davvero ben girate. Mirabile come sempre Day Lewis, mentre con la faccia acerba Di Caprio è meno credibile. Inspiegabile la presenza della Diaz.
MEMORABILE: "Quando uccidi un re, non lo pugnali in un vicolo. Lo uccidi dove tutta la corte può vederlo morire" (Di Caprio).
Nella New York divisa in bande, figlio di un leader vuole vendicarsi di chi ha ucciso il padre. Sceneggiatura che vuole omaggiare le origini dell'America ma finisce per descrivere un’epopea senza emozione. Grande sforzo produttivo nella ricostruzione, nella fotografia e con scene di massa di intenso livello visivo. Senza grande anima la resa emotiva, in cui solo Day-Lewis è in parte. Di Caprio sembra solo belloccio e la Diaz serve solo per le labbra pruriginose.
MEMORABILE: Day-Lewis che tira i coltelli alla Diaz; Il sugo della femmina.
Furibondo e viscerale evento cinematografico che unisce dei grandi attori con un ottimo regista. La vicenda si sviluppa con violenza e tecnica indiscussa, con un grande exploit nella prima parte e il mantenimento di ottimi valori nella rimanente sezione. E' una guerra combattuta anche in veri e propri campi di battaglia, in una situazione di pseudo anarchia, ove la legge debordava vistosamente per impotenza e per il potere della corruzione. La religione come elemento divisivo forse è solo una scusa, tanto per creare fazioni e divertire i violenti.
Martin Scorsese cerca di realizzare il suo capolavoro, ma gli riesce un film discreto e nulla più. Perché se è vero che la ricostruzione storica, le scene di massa e il finale sono splendidi, è anche vero che la sceneggiatura non è sempre coerente, i personaggi sono lungi dall'essere indimenticabili e il tono epico, spesso fuori luogo, nasconde un'intrinseca superficialità. Daniel Day-Lewis esagera in tutto e non rende il personaggio al meglio. Bene Leonardo Di Caprio. Buono, ma molto sopravvalutato.
Sontuosa opera di Scorsese sulle radici insanguinate di New York, dominata dal duello tra un eccellente Day-Lewis ed un Di Caprio che qui ottiene forse la consacrazione definitiva. Il film è violento e impetuoso, nello stile del grande cineasta, e la lunga durata non appesantisce lo spettatore. Oltre ai due protagonisti, buone prove anche della Diaz e del cast di contorno. Ottime anche le scenografie "italiane" e le musiche di Shore. Imperdibile.
MEMORABILE: Il voto di minoranza del macellaio nei confronti del neosindaco; Lo scontro tra il macellaio e il prete a inizio film e quello decisivo con Amsterdam.
Si perde per le strade di NY causa eccesso di ambizioni il radicale affresco storico di Scorsese che, al contrario di quanto accaduto precedentemente e analogamente a quanto si vedrà in seguito, fallisce nel trovare un fluido coagulo tra le tematiche portanti della sua biografia personale e filmografica da outsider (le tare legate all'appartenenza ad un gruppo identitario in primis) e la volontà da "patriarca" cinematografico di dire qualcosa di definitivo sulla "bastarda" (in)civiltà americana. Inane al ruolo stavolta Di Caprio, tanto più a cospetto della congruità di Day Lewis.
MEMORABILE: La indimenticabile prima sequenza di battaglia nella neve e nel sangue; Il macellaio; L'attentato di Lincoln a teatro
Scorsese si cimenta con le truci origini di New York e quello che ne viene fuori è un film riuscito a metà: a mancare sono soprattutto personaggi (e attori) che siano in grado di supportare tanto leggendario vigore. Day Lewis gigioneggia ma resta una spanna sopra gli altri, Gleeson e Neeson hanno la presenza giusta ma si vedono due minuti: a menare le danze resta un Di Caprio spaesato e indatto, la cui lunga liaison con San Martino resta un mistero insondabile. Piacciono comunque le scene di massa e la ricostruzione storica plausibile e affascinante. Buono ma sa di occasione persa.
L'accuratezza della ricostruzione storica (costumi e scenografia) e la sontuosa interpretazione di un fuoriclasse come Daniel Day-Lewis, oltre ovviamente alla sapiente regia di Scorsese, fanno di questo film un prodotto notevole che, nonostante la lunghezza, si lascia ammirare, anche se la parte centrale rallenta un po' e la sceneggiatura non è proprio eccelsa...
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Formato video 2,35:1 Anamorfico 1080p
Formato audio 5.1 DTS: Italiano
5.1 DTS HD: Inglese
Sottotitoli Italiano Inglese
extra Commento del regista
Esplorando il set
I costumi
La storia di Five Points
Video musicale degli U2
Special Discovery Channel
Trailer