Immagini forti, linguaggio crudo e tanta musica (troppa), in questa buona pellicola di Hopper. La protagonista è la dodicenne Cindy (una brava Linda Manz), ragazzina che ama Elvis Presley e la musica punk; ribelle e ne ha ben donde, visto che il padre (Hopper) alcolizzato e appena uscito dal carcere per aver causato un grave incidente con il suo truck, la violentò e ancora la insidia. La madre (Farrell) si droga ed ha diversi amanti. Un'America di solito nascosta, ma non poi così insolita, qui mostrata in tutta la sua mascherata violenza.
MEMORABILE: Il finale, non troppo inaspettato come farebbe credere il titolo del film.
Fortemente pessimistico e imperniato sul refrain di Neil Young e sul proverbio macabro di come sia meglio bruciarsi che spegnersi lentamente. D'altronde in una famiglia dove padre e madre tracannano e si bucano a tutto spiano e in una zona depressa, cosa potrà mai fare una ragazzina per esser mosca bianca? L'opera di purificazione che Cibi fa alla fine, dopo aver subito una serie infinita di umiliazioni sulla sua pelle...
Film duro, sporco e sgraziato come il soggetto che inscena, una cruda storia di solitudine preadolescenziale ed emarginazione sociale che si consuma in seno a una famiglia di reietti disfunzionali (madre tossicodipendente e libertina: padre alcolizzato, disoccupato e molestatore seriale). Nello sfacelo sembra quasi di vedere l'evoluzione di alcuni dei personaggi di Easy rider e non per la presenza comune di Dennis Hopper (qui anche alla regia). Gli spettri di Neil Young e Sid Vicious aleggiano funesti e premonitori sul finale catartico.
MEMORABILE: It's better to burn out than fade away.
Un pezzo, quello di Neil Young, che ha ispirato tantissimi artisti e che qui accompagna la genesi di un'ottima pellicola che ne riprende i toni aspri e decadenti. Encomiabile, dal punto di vista formale, il saper mantenere un clima teso e coerente, in cui non si specula sul tema ma ogni passaggio viene contestualizzato. Forse è quella semplicità di fondo che sa raccontare tanto disagio, che ne fa un vero film "ideologico" - voluto, ben girato edinterpretato. Un film punk, fatto di rabbia e idee, in cui le emozioni si fanno "esplodere" in faccia al pubblico senza assecondarlo.
Hopper post-Easy rider è ancora acuto osservatore dei mali dell'America, in questo film d'autore che sa valorizzare al meglio la meteora Manz, una diciannovenne dal fisico minuto che passa tranquillamente per pre-adolescente nel contesto del film, interpretando fondamentalmente una versione più estremizzata di se stessa; è lei la marcia vincente della pellicola, che affronta il tema delle famiglie disfunzionali e delle tragiche conseguenze con cruda efficacia, in un neorealismo all'americana atmosferico e suggestivo. Senza dubbio tra i punti più alti di Hopper e di certo cinema Usa.
Uno dei maggiori film americani (di produzione canadese) degli anni '80, è anche dei più sommersi, solo in anni recenti rivalutato e restaurato. Hopper si conferma un Maestro, un grandissimo regista mai scontato, fin dai titoli di testa accompagnato da Neil Young; come pochi fa delle città e dei paesaggi industriali quadri di perfezione compositiva da capolavoro. Struggente nel suo pessimismo, potente nelle sue scene di grande capacità drammatica grazie anche a una Manz bravissima. Hopper già aveva visto tutti gli anni '80 ma anche il disincanto dei '70 che li avrebbe generati.
MEMORABILE: Le scene alla discarica con "Thrasher" sempre di Young, composizione perfetta come poche a simboleggiare il fallimento esistenziale del protagonista.
Dennis Hopper HA DIRETTO ANCHE...
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La titolazione italiana per l'uscita nei nostri cinema all'epoca (con divieto ai minori di 18 anni) è Al di là del blu
Snack bar blues è la rititolazione per l'uscita in vhs edita dalla Image Video
Morire se i nostri distributori ne avessero azzeccato uno a livello di significato, haha... "Out of the blue" si tradurrebbe come "di punto in bianco", "all'improvviso"... A voler esser proprio letterali "fuori dal blu", ma in realtà fa riferimento alla frase "un fulmine a ciel sereno" ("a bolt right out of the blue").
Fa inoltre riferimento alla canzone di Neil Young "My My, Hey Hey (Out of the Blue)", ascoltata dalla protagonista nel film, in particolare alla frase "And once you're gone you can never come back/Out of the blue and into the black", a intendere qualcuno che è arrivato all'improvviso ed è sparito nell'oscurità subito dopo. Un'altra parte del testo riporta la celebre frase "È meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente", a sottolineare ulteriormente il significato generale della canzone, il "vivere veloce e morire presto" che ben si adattava alla protagonista del film. Sarebbe quindi stato il caso forse di lasciare il titolo del film in inglese, essendo riferito al brano di Young.