Un viaggio nella provincia francese-borghese e per il regista è come giocare in casa. In questa cornice, nota ai fan, si innesta una storia di gelosia coniugale per un finale tanto inaspettato quanto enigmatico. Bravissimi i due attori protagonisti, fotografia luminosa, fresca e vivace la regia della vecchia volpe Chabrol che imprime un ritmo sostenuto al film anche grazie ad un montaggio frenetico (specie nella prima parte) che contribuisce alla struttura in crescendo, come la straripante follia che pervade tutta la lunga coda finale.
Una delle migliori opere di Chabrol, excursus delirante dell'inferno della gelosia in cui veniamo immersi fin dall'inizio, senza mediazioni. Non conosciamo nulla della vita precedente di questa coppia, né possiamo sapere se il marito - stressato dal lavoro e dai problemi economici - ha qualche motivo per dubitare della fedeltà della moglie oppure è tutto solo frutto della sua paranoia, ma assistiamo impotenti a tutte le tappe di un viaggio senza ritorno verso una tragedia annunciata. Béart di struggente bellezza, Cluzet impressionante.
MEMORABILE: Il finale, prevedibile eppure inaspettato
Il titolo è eloquente, ma dalle prime scene non ci si immagina che Chabrol ci possa condurre in una discesa così profonda nella paranoia, nell'ossessione, nell'inferno (giustamente) di Paul, marito insicuro e geloso della bella Nelly. I protagonisti reggono con rimarchevole espressività due ruoli difficili e la chiusura è coerente con la trama. Ottimo.
L'inferno descritto basa le sue fondamenta nella psiche di un uomo colto dall'ossessione e gelosia verso la propria moglie. Film scandito a ritmo "sincopato", dove i flashback mostrano la vita parallela vera o presunta della donna amata. Può l'atteggiamento civettuolo di Nelly creare tali turbe? Un rapporto di coppia che si trasforma in un incubo senza ritorno o meglio "sans fin". Bravi gli attori, ineccepibile la regia. Forse eccesiva l'ossessione del marito e l'accondiscendenza della moglie. Finale serrato dopo 30 minuti un po' leziosi e noiosi.
Il racconto di una graduale perdita di coscienza, la realtà che si mescola all’ambigua immaginazione di un uomo ossessionato dalla gelosia. Intensa disamina sulla debolezza della psiche umana, costruita all’interno della società borghese dove la ricchezza esterna si contrappone al lato buio e povero dei sentimenti interiori. Regia nostalgica di certa Nouvella vague, vivacizzata da un montaggio spiazzante e dal tratteggio della protagonista (di immane bellezza la Béart) leggero e malizioso. Dolente e senza sconti l’inferno paranoico di Chabrol.
L'inferno è quello della gelosia: vi sprofonda una coppia a causa di un marito ossessivo che pensa male della bellissima moglie. Alcune scene sono particolarmente riuscite (il filmino parallelo) mentre il crescendo emotivo è ben dosato finché non si raggiunge l'ultima parte, in cui sogno e realtà si mescolano in modo inestricabile, che è notevole e di grande potenza anche se l'epilogo, per quanto coerente con quanto narrato fino ad allora, potrà irritare non pochi spettatori. Splendida e brava la Beart, eccellente la prova di Cluzet.
Se non si conosce la trama si può stentare a capire l’intenzione di voler trattare il circolo di follia che segue un eccesso di gelosia patologica. Per buona parte si assiste a un piccolo inferno di confusione non dato dal racconto ma da un susseguirsi un po' disordinato e veloce di frammenti non sempre legati al contesto. Chabrol corregge in corsa un andamento che rischiava di lasciarlo in purgatorio e riesce a rendere la parte finale vorticosa e introspettiva. Emmanuelle Bèart sa essere sia fantastica e provocante che provata e disperata. ***
Se la follia in generale è la mancanza della ragione, la gelosia (che può ragionevolmente nascere all'interno della coppia e non solo) si può trasformare in pura follia, dove la ragione è completamente esclusa nella mente di chi ne è colpito. È ciò che accade a Paul e il film riesce mirabilmente a rappresentarlo in immagini, aiutandosi anche con doppie visioni, la realtà parallelamente a quello che "vede" l'ossessionato Paul. La bellezza dei luoghi, dei personaggi, la loro speciale unione, non fanno altro che accentuare la tragedia incombente.
Inquietante lavoro di Chabrol. È la gelosia che sfocia nella follia o è la follia che si manifesta con la gelosia? In tutto il film questa domanda non trova definitiva risposta, è un continuum in cui lo spettatore non sà quanto di quello che succede sia reale o frutto della progressiva disgregazione mentale del protagonista. Anche il finale lascia aperti molti interrogativi. Ottima l'interpretazione della Beart e di Cluzet.
Mai titolo fu più azzeccato per descrivere il potere corrosivo della gelosia nella coppia. Non inventa nulla e descrive con lineare semplicità il crescente insinuarsi del dubbio, riuscendo a trasmettere ansia e angoscia in chi guarda, rendendolo partecipe indirettamente del dramma. Ammirevole la Beart, la cui tracotante sensualità e bellezza "giustifica" certi atteggiamenti. Spiazzante il finale aperto, ma significativo e per certi versi geniale, lasciando a ognuno le proprie conclusioni su una vicenda che potrebbe vedere coinvolto chiunque.
Marito è ossessionato dalla gelosia. Parabola matrimoniale in cui la paranoia eccede nella patologia. Chabrol è puntuale nella regia, sebbene utilizzi un montaggio frammentato, e regala un finale che gioca tra la realtà e la pazzia. La parte centrale diviene però ripetitiva, in alcuni frangenti. Cluzet ha un ottimo crescendo e la Béart riesce a imbruttirsi proporzionalmente al pesante clima familiare.
MEMORABILE: Il filmino proiettato ai clienti; L'arrivo dell'ambulanza; I flashback abbinati al rasoio.
Come da titolo, vorticosa discesa verso l'inferno che - dopo una breve introduzione - inizia subito ad avviluppare il protagonista e trascinarlo nella paranoia. Film quanto mai attuale, visto il crescente dibattito sulle relazioni tossiche e la violenza psicologica e fisica sulle donne. Uno Chabrol impeccabile nel montaggio fra realtà e proiezioni mentali del protagonista, ma anche nel riprendere la formidabile sensualità della Béart senza mai un eccesso. Anche gli spazi, vasti, colorati, rumorosi, man mano si riducono a una camera/cella chiusa a chiave. Bello e doloroso.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.