Vita di due sposi novelli su una chiatta (l’Atalante, per l’appunto) in viaggio tra i fiumi di Francia. I contrasti, i rapporti con l'anziano mozzo papà Jules e il suo giovane aiutante, la tappa a Parigi e l'inattesa fuga di lei, attratta dal fascino della Capitale. Il secondo e ultimo film di Jean Vigo (morì di tubercolosi l'anno stesso) è considerato uno dei grandi capolavori del primo cinema sonoro, intriso di uno spirito surrealista/espressionista solitamente estraneo ai film del suo Paese. L’ATALANTE rivela alcune doti precipue: non possiede la stessa forza né il rigore dei classici tedeschi, ma una grazia tutta francese e un set insolito come la barca un po' scalcinata che ospita i protagonisti....Leggi tutto Se è rimasta nel nostro immaginario la sequenza subacquea scelta da Ghezzi come sigla imperitura delle notti di “Fuori orario”, con Jean che si tuffa nel fiume per riuscire a vedere l'immagine della donna amata (lei aveva detto “Se ci credi, la vedi”), sono molte le scene che mantengono vivo un fascino innegabile. Pure se va detto che, nel complesso, visto oggi il film non può che apparire datato, penalizzato da una sceneggiatura modesta (che lo stesso Vigo trovava mediocre) e risollevato soprattutto dal talento visionario del suo autore, che arricchì le inquadrature con un senso dell'arte molto sviluppato. A suo modo, in ogni caso, resta moderno il rapporto tra la coppia di sposi, non penalizzato da eccessive smancerie e affrontato senza quegli slanci pateticamente melodrammatici presenti in tanti film dell'epoca. Ben disegnata anche la figura di père Jules (Michel Simon), che presenta le sfaccettature tipiche del marinaio semplice, un po' rozzo ma dotato di saggezza ed esperienza. L’ATALANTE comunque appartiene a un tempo lontano e si vede: chi ha intenzione di affrontarlo ne tenga conto.
Vigo, dopo "zero in condotta", dà una bella prova portando il cinema espressionista in Francia. Bel bianco e nero da vedere in versione restaurata, presenta alcune scene da manuale. Nel complesso decisamente meritevole, preso con le dovute cautele; non regge certo con un Fritz Lang, eppure introduce a modo suo un'analisi onirica che al cinema dell'epoca non era ancora ben chiara. Alcune scene decisamente, ai nostri occhi, inutili. Bravo, anyway.
L'ultimo film di Vigo, che morì giovanissimo l'anno stesso. Il suo stile è rimasto impresso perché molto particolare, nonostante la sua filmografia si componga di appena quattro opere. I dialoghi schietti fra i personaggi e le scene a sfondo onirico-surreale fanno di questa pellicola una vera perla! L'ambientazione suggestiva, un barcone che segue il fiume, costituisce un elemento fondamentale per ciò che il regista vuole trasmettere a livello di effetto visivo, come il film dell'anno prima, Zéro de conduite, ambientato in un collegio.
MEMORABILE: Non c'è dubbio: la visione "acquatica" della ragazza che sorride al giovane protagonista, resa famosa dal programma "Fuori orario".
Una ragazza sposa il capitano di una chiatta e va a vivere con lui e i marinai, ma si accorge che questa vita le sta stretta. Vigo colpisce per la sensibilità originale delle inquadrature e le invenzioni, che innestano su una "banale" storia sentimentale un'ispirazione poetica di grande respiro. Non solo: la sofferta storia d'amore s'intreccia con uno sguardo non convenzionale sulla realtà sociale e economica dell'epoca. Notevole la scena "erotica" a distanza, belle alcune sequenze. Michel Simon straordinario.
Il cinefilo praticone ma non esperto, prima o poi, s'imbatte o ne La corazzata o in questo. Dopo mezzora egli si chiede cosa potrà mai scriverne qui, vista la vecchiezza del prodotto e la sua scarsa dimestichezza col cinema dell'epoca. Poi, però, attorno al 45' il film si impenna: il regista descrive emblematicamente problematiche matrimoniali e pentimenti, colpendo infine il segno con la sequenza più celebre. Così si sente (il cinefilo, non il regista) a posto con la coscienza...
In quest'opera di Vigo vi è tutta l'essenza del cinema. Nessuno come lui ha dipinto le emozioni di due corpi lontani che cercano di raggiungersi. Lui che gira il film con la morte addosso, arricchisce il film stesso con atmosfere surreali ed immagini calate nel puro fluire delle cose. L'atalante nel film è il sinonimo dell'altrove assoluto.
Eccoci davanti a uno di quei prodotti di cui è difficile scrivere al giorno d'oggi. Di acqua sotto i ponti ne è passata tanta, per cui il prodotto appare invecchiato e valutarlo con il metro giusto è impresa ardua. La prima parte è quella che lascia più perplesso il vostro povero "commentatore", fortunatamente poi arriva la sequenza che tutti conoscono e con essa il film si risolleva di parecchio. Intendiamoci, non che senza tale scena il prodotto sia mediocre, tutt'altro... ma ciò che sta prima ha un sapore un po' impolverato. Storico.
MEMORABILE: Ovviamente la sequenza subacquea, ma anche la ripresa finale dall'alto.
Un film in bilico fra realtà e onirismo, che unisce in sé i temi dell'amore, della paura, del sogno. Vigo è riuscito a trasformare un copione imposto e insipido in un film sui generis, che riesce ad essere allo stesso tempo romantico ed inquietante, una metafora del tempo e delle distanze che ci separano da ciò che amiamo. Bizzarra ma funzionale la presenza dei gatti. Bravissimo Michel Simon.
Difficile avvicinarsi a questo film. Da una parte appare davvero datato, dall'altra emergono talune bellissime intuizioni registiche in cui Vigo imprime il suo talento visionario. L'intreccio è piuttosto banale, nemmeno troppo sviluppato, ma ci sono parecchie sequenza potenti: la celebre parte subacquea, la scena d'amore a distanza, il curioso e bizzarro utilizzo dei gatti, etc. Colpisce meno di altri classici d'epoca ma rimane meritevole di una visione.
Semplice storia d'amore infarcita di quel surrealismo che raggiungerà alti livelli col grande Luis Bunuel. Si nota subito che il film è stato vittima di tagli, dato che ci sono alcune scene che non hanno un filo logico. Simpaticissimo Papà Jules. Non solo per gli "esperti".
Quando un paio di scene ti risolvono un intero film... perché in fondo di questo si tratta. La sceneggiatura è piuttosto povera, e il tutto risulta incentrato su questo rapporto di coppia che subisce dapprima un distacco e poi il più classico dei riavvicinamenti. Ma è proprio in quest'ultima fase che Vigo dà il meglio di sè e ci regala le due belle sequenze ormai impresse nell'immaginario cinefilo collettivo: la visione sott'acqua e il desiderio a distanza (praticamente una masturbazione). Sicuramente audace ma un po' troppo sopravvalutato.
Film il cui valore storico/artistico rischia di confondersi con l'immaginario di ogni cinephile, vista la sovraesposizione "mitizzata" di alcune scene clou nella sigla di Fuori orario. In realtà L'Atalantè emoziona ancora per la sua natura di frontiera/cerniera tra vecchio e nuovo cinema: di qua lo straniamento provocato dalla visione, che sa di antico (la chiatta di Papà Jules) e invece anticipa tanta pellicola a venire (il mare in cui Dastè trova la Parlo). Quello di Vigò non è realismo ma neanche cedimento al solitario vizio del fantastico: è sogno!
MEMORABILE: La incredibile faccia di Michel Simon e i suoi racconti a Julette/Parlo; L'arrivo di Dita in città; Naturalmente il tuffo e la visione.
Se la storia non è una novità (soprattutto per lo spettatore moderno) lo è il modo di affrontarla: la regia di Vigò si staglia ben al di sopra della banale medietà. Oltre a
rinvigorire il narrato con l'elemento onirico (la celebre scena di "Fuori orario") ma anche e soprattutto con quello lirico, il regista francese mostra grande arguzia nell'affrontare il tema di rapporti coniugali e si rivela anche capace di documentare con occhio attento e piglio efficace la realtà sociale ed economica dell'epoca: mica roba da poco! Gran film.
MEMORABILE: La scena ghezziana del tuffo e della visione onirica. L'interpretazione di Michel Simon
Poetico e affascinante, dotato di un assunto semplice ma efficace, è un occhio spalancato sulla società dell’epoca e le difficoltà del quotidiano (soprattutto economiche) con all’interno una bella storia d’amore, tutt’ora attuale, sulla vita di coppia e sulla convivenza. Personaggi divertenti, combattuti e romantici sono il contorno di una cifra stilistica rivoluzionaria che ai puri risvolti psicologici dei protagonisti preferisce una lettura d’insieme che sfocia in modo sublime nell’onirismo e nel lirismo. Importante ma non un capolavoro.
MEMORABILE: Of course, la sequenza di ghezziana memoria; La sequenza del sogno "erotico".
La delicata storia dell'amore nel suo compiersi e nel suo dissolversi graduale: Vigo certamente nella sua sensibilità sapeva dove cogliere e infatti in un paio di scene ci sorprende ancora dopo 80 anni (la celeberrima visione subacquea...). La sceneggiatura è divertente (Michel Simon il migliore con le sue battute) e anche coraggiosa in più di un punto, spingendosi in argomenti poco ortodossi. Comunque il film ha la sua età e ne risente un tantino: di sicuro non ha più tutta quell'immediatezza che avrebbe voluto Vigo. Comunque da vedere, è storia.
Talento scomparso prematuramente e certa influenza sulla nouvelle vague. Indiscutibili punti fermi per la breve carriera (c'è tutto lo humor acido e poetico di Truffaut). Vigo inscena una storia in cui si contrappongono due dicotomie: la chiatta e la terraferma, il monotono andare in "avanti" e il caos urbano, i subuniversi nella chiatta (la stanza di Simon). Molti motivi interessanti; innegabile però che non sempre c'è controllo della materia e certe parti son fin troppo "improvvisate" e l'interesse cala. Encomiabile per la presenza a profusione di gatti.
MEMORABILE: La stanza di Simon, antro e surrogato di vita; Simon suona il disco con le dita e il ragazzo lo burla alla fisarmonica.
Per apprezzare a pieno un'opera d'arte come L'Atalante di Vigo ci vuole sensibilità. Boris Kaufman, come ha fatto con La parola ai giurati, dona alla pellicola una fotografia in bianco e nero "calda", che ti immerge dentro la scena in maniera sublime. Più che la storia, che ricorda un capolavoro come Aurora di Murnau, desta l'interesse la maniera in cui è girato, il dosaggio con cui Vigo mescola gli ingredienti, senza essere troppo zuccheroso o troppo amaro. Vette altissime.
Su quest'opera andrebbe scritto molto; si potrebbe parlare della sua portata, della visione di Vigo, del suo sacrificio nel girarla, di alcune inquadrature, del realismo, della poesia e del sogno. Vista in versione restaurata e lingua francese, risulta invecchiata, addirittura fastidiosa nei suoni (la voce di papà Jules!) e dunque non poco difficile per lo spettatore moderno. Tuttavia, una visione, anche solo per la potenza di quella scena...
Di molto inferiore al precedente capolavoro di Vigo: qui non c'è un'idea abbastanza forte da reggere la durata e le bizzarie cinematografiche. In tal senso, davvero noiosa e a tratti inspiegabile la prima parte, mentre dall'esplosione della gelosia il film si fa più interessante e "capibile". Si comprende comunque perché goda di tanta considerazione, con numerose scene notevoli (le visioni sottomarine, il grammofono) e chiarissime influenze sull'opera di Godard. L'artista di strada ricorda l'analogo felliniano de La strada.
Coppia di neosposi andrà a vivere sulla chiatta capitanata dallo stesso marito. Storia di una vita matrimoniale scomoda, vissuta in spazi angusti e con il desiderio (di lei) di evadere. Se dice poco a livello emozionale, stupisce per la fluidità delle immagini e per come trasmette i pensieri dei protagonisti (anche quando si parla del fastidio di avere dei gatti tra i piedi). Innovativo per l’epoca anche per l’uso delle fasi oniriche. Pluricopiate (da Kusturica a Bertolucci) alcune scene.
MEMORABILE: La salita sulla barca; La marionetta direttore d’orchestra; La rapina della borsa; Il marito sott'acqua alla ricerca dell’immagine della moglie.
Atalante è il nome di una chiatta che percorre le vie fluviali ed è anche la nuova casa di una giovane sposa. La vita a bordo col marito capitano ed il resto della piccola ciurma non è facile, soprattutto se confrontata con quella parigina... Poco prima della prematura scomparsa, Vigo riesce a donarci un film baciato dalla grazia: notissima al pubblico italiano, la sequenza sottomarina riesce ad emozionare all'ennesima visione, la storia d'amore tra Jean e Juliette commuove nella sua semplicità e l'ispido père Jules di Michel Simon è un miracolo di tenerezza ed ironia. Capolavoro.
Capolavoro di Jean Vigo, autore francese di due film e un documentario, deceduto a 29 anni. E' la storia di due sposi in viaggio su un barcone sulla Senna e del bizzarro marinaio Michel Simon. Ciò che rende il film un capolavoro è la meravigliosa regia con la sua poesia e modernità con totali del fiume, primi piani dei protagonisti e l'immersione subacquea del ragazzo con la sovraimpressione della giovane sposa. Bellissimo bianco e nero.
La fuga dalla vita limitante di un paesino può passare anche attraverso una lercia chiatta fluviale infestata di gatti. Credi ti possa portare ovunque, ma in realtà lambirà un mondo abbagliante che ti ammalierà dalle sponde con le frottole di veggenti e saltimbanchi. L'unico modo per travalicare tempo e spazio è passare attraverso fantasia e sogno, che purtroppo vanno spesso a braccetto con disperazione e follia. Film poeticamente sbilenco, originale, ma che spesso arranca, si confonde e singhiozza, salvandosi con le sublimazioni oniriche e qualche inquadratura di livello.
MEMORABILE: Il "gattaro" père Jules: “I gatti sono più puliti delle persone”. Beh, se le persone sono come lui, sicuramente.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.