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TITOLO INSERITO IL GIORNO 28/12/07 DAL BENEMERITO HOMESICK
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Homesick 28/12/07 08:22 - 5737 commenti

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Antonioni torna a parlare di alienazione, di fallimento nella penetrazione/manipolazione del reale, di morte come illusoria palingenesi: questa volta sceglie i paesaggi solari del deserto africano e della Spagna e l’immediatezza di una sceneggiatura fluida e ricca di dialoghi inserita in un contesto vagamente giallo che ricorda Blow up. Notevoli la fotografia, il piano sequenza finale e la sobria interpretazione di Nicholson.

Matalo! 13/07/08 17:40 - 1378 commenti

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Film con momenti molto suggestivi, tra i migliori del regista; il che non esclude il narcisistico ripetersi di maniere e stilemi sempre più risicati. Ma vedere Nicholson tra le sabbie o le guglie della Barcellona di Gaudi o seguirlo nel suo destino beffardo ci regala momenti di intensità non banali. Bellissima luce, splendido uso del piano sequenza specie nel finale, giustamente citato nei manuali di tecnica del cinema.
MEMORABILE: Il piano sequenza finale miracoloso, ottenuto con una particolare struttura costruita appositamente per il film.

Cotola 18/09/08 02:31 - 9013 commenti

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Classico film in stile Antonioni, nutrito di tutti i lati buoni e cattivi delle altre opere del regista: alcuni momenti sono molto belli e suggestivi, alcune scene sono davvero notevoli, ma c'è anche un po' di noia e certi autorialismi decisamente gratuiti. In ogni caso un buon lavoro che piacerà parecchio a chi ama già Antonioni e potrebbe interessare anche chi non lo apprezza troppo. Memorabile il piano di sequenza con cui si chiude la pellicola.

Supercruel 3/03/09 14:10 - 498 commenti

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Interessante opera di Antonioni. L'inizio è beffardo: David Locke si impossessa dell'identità di un cadavere e il film sembra virare verso toni da giallo/misterioso. In realtà è una pellicola profondamente introspettiva, drammatica e antispettacolare, poggiata su di un'austera sobrietà narrativa. Bellissime le location tra Africa e Spagna e sbalorditivo il celeberrimo piano sequienza finale. Pur con tutto ciò, è inutile negarlo: arrivare in fondo è una mezza impresa, vista la parossistica e imperante lentezza.

Pigro 5/05/09 11:01 - 9636 commenti

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Giornalista si sostituisce a un trafficante d'armi morto. Film d'atmosfera, costruito attorno al disagio esistenziale di un uomo che cerca di sfuggire a sé stesso viaggiando per l'Europa e cambiando nome: ma l'alterità è un'illusione perché il proprio sé rimane nonostante tutto. Antonioni compone un'opera dominata dall'orchestrazione del suo sguardo più che dalla narrazione (che lascia qua e là fratture di logicità), ed è questo l'aspetto più interessante. Formidabile, stupefacente, magico il piano sequenza finale di oltre 6 minuti.

B. Legnani 30/08/09 02:28 - 5523 commenti

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Bellissimo. I primi 15' spaventano per lentezza (primo scambio di battute dopo 7'50"), ma la passiva accettazione da parte della reception aguzza l'attenzione. Pirandelliano, con esiti diversi da Salvatores (la fuga fallisce), con messaggi sulla "nullità" d'ognuno che colpiscono per efficacia e per originalità della comunicazione. Splendido Nicholson, mentre la Schneider, che non reggerebbe il confronto, viene ben sfruttata nelle espressioni e con gesti piccini. Si noti la sostanziale chiusura in circolo, grazie alla cameretta dell'alberguccio.
MEMORABILE: Lui e lei in auto, lungo la strada alberata.

Saintgifts 2/09/09 22:53 - 4098 commenti

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Va bene, il film è "lento", ma quante cose riesce a dire? Macina come il passo dei montanari che alla fine riescono a fare un sacco di chilometri seminando i velocisti. Antonioni è coerente, ha delle cose da dire e le dice a modo suo. Le location come sempre sono vaste e selvagge nella natura e inquadrate e geometriche nelle città. Bravi gli attori, anche la Schneider, alla quale il regista riesce a tirar fuori espressioni speciali. La fotografia di Tovoli completa un film che si eleva dalla massa. Piano sequenza e tramonto finale da storia.
MEMORABILE: L'incipit del film e la ripresa della Schneider sulla decappottabile con le braccia alzate e gli alberi che fuggono.

Enzus79 31/12/09 12:05 - 2874 commenti

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Un uomo (un grande Jack Nicholson) "scappa" dal proprio passato scambiando la propria identità con una persona deceduta conosciuta in un hotel. Vivrà libero e senza pesi sulla coscienza. Il tutto è girato benissimo e nonostante i dialoghi scarseggino il film non annoia, anzi. Come sottofondo i bellissimi paesaggi spagnoli e i deserti africani.

Giuliam 31/12/09 09:39 - 178 commenti

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È un film solido e forte, in cui un uomo si sente costretto ad abbandonare la sua identità e tutto il suo lavoro da giornalista per cominciare una nuova vita: non sarà così facile. La tecnica del regista, di Michelangelo Antonioni, non delude le aspettative; pur girando un film "americano" rimane coerente con le sue idee: il ritmo straziante, dialoghi poveri ma significativi, minuti di puro silenzio in cui regnano la desolazione e l'indifferenza. Jack Nicholoson è superlativo.
MEMORABILE: Il piano sequenza nel finale.

Rickblaine 31/12/09 09:48 - 635 commenti

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Un film coinvolgente nonostante l'inizio lento e poco lucido. Una trama tutta da scoprire dove l'impatto suggestivo dei luoghi percorsi e i dialoghi padroni di menti confuse dominano senza scocciare. Jack Nicholson è ottimo e la regia non è da meno. L'inquadratura finale sul cortile dell'hotel infestato di eventi silenziosi e significativi pervade un malumore genuino dovuto all'iper coinvolgimento che lo stesso film ha trasmesso.
MEMORABILE: L'inizio lento e angosciante fino al pianto da bambino vicino alla jeep.

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Paulaster 14/11/14 10:09 - 4391 commenti

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Quando si cerca di rifarsi una vita si analizza lo sconforto, perlopiù. Il deserto è cornice ideale di estraniazione e i rimandi temporali vengono posti con giochi di delicatezza unici. Il prosieguo nel rincorrere Nicholson perde fascino, sebbene la Schneider marchi il territorio con una presenza discreta. Conclusione con un piano sequenza che rende l’attesa quasi morbosa e che descrive al meglio coloro che nutrono desideri di altre vite ma son destinati a viaggiare come ciechi.

Deepred89 14/04/15 17:43 - 3704 commenti

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Il primo quarto d'ora, con temibile ambientazione africana, dialoghi quasi assenti e ritmi dilatati oltre l'umana sopportazione, fa temere il peggio. Poi l'ambientazione cambia facendosi stimolante, la fotografia impenna e la storia acquisisce toni suggestivi e intellettualmente stuzzicanti, peraltro condita con (pochi) dialoghi stimolanti e ficcanti, che evitano in gran parte vacuità alla "mifannomaleicapelli". L'idolatratissima sequenza finale mi è parso un gratuito e nemmeno troppo incisivo compiacimento autoriale, che poco aggiunge al film.

Alex1988 27/04/17 18:38 - 728 commenti

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Il tema portante del cinema di Michelangelo Antonioni, cioè l'esistenzialismo, è presente anche in questo film, il cui soggetto potrebbe essere adatto pure per un film giallo. Nonostante il cinema di Antonioni non sia alla portata di tutti (senza offesa ovviamente), è un film che si lascia guardare, grazie anche alla prova di Nicholson e alla fotografia di Tovoli.

Daniela 9/07/17 10:11 - 12626 commenti

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Fra le opere di Antonioni, forse quella che maggiormente è in grado di interessare anche chi non lo apprezza particolarmente o addirittura lo detesta, sia per il fascino esercitato dalla storia di questo cambio di identità con cui un giornalista prende il posto di un uomo d'affari (sporchi) conosciuto casualmente che per la presenza di Nicholson, anche se il personaggio e i dialoghi non gli offrono l'occasione per una delle sue interpretazioni migliori. Certi virtuosismi di ripresa sanno un poco di maniera e la noia va comunque messa in conto, ma il film è da vedere.

Samdalmas 11/07/17 18:18 - 302 commenti

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Uno dei film più accessibili di Antonioni, con una trama che sfiora il thriller e un Jack Nicholson nel suo periodo migliore pre-Shining. Il ritmo a tratti è troppo lento per uno spettatore medio ma il film merita la visione anche per la splendida Schneider, più credibile che in Ultimo tango. Non mancano virtuosismi tecnici come il celebre piano-sequenza finale, che resta ancora insuperato.
MEMORABILE: I sette minuti finali senza nessuno stacco.

Xabaras 10/09/17 12:36 - 210 commenti

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Alla tradizionale crisi valoriale espressa nei lavori della trilogia dell'incomunicabilità Antonioni, forse ancora frastornato dalla catartica esplosione materialistica di Zabriskie Point, decide di aggiungere una crisi identitaria che si sviluppa in entrambi i protagonisti (Nicholson e Schneider) e plasma la sua opera lasciando parlare il silenzio degli assolati paesaggi desertici africani e la maestosità delle architetture spagnole. Le raffinatezze registiche non riescono però a togliere quella patina di incompletezza che regna sulla narrazione.

Magi94 1/10/17 19:20 - 944 commenti

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Non sono minimamente riuscito a capire il successo di questo film. L'unica cosa da salvare è lo spunto iniziale dello scambio d'identità, ma tutto il resto? Antonioni avanza scena dopo scena nel silenzio più totale, di dialoghi e di colonna sonora (praticamente assente), portandoci in situazioni che si fanno sempre meno interessanti dopo il ritorno in Europa. I dialoghi poi, quando ci sono, sono imbarazzanti, sembrano riflessioni personali messe in bocca a Nicholson (che pare a tratti imbarazzato) o alla Schneider senza una logica definita.

Rambo90 25/01/18 17:06 - 7679 commenti

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Ricerca di una nuova identità in un film dall'atmosfera rarefatta che punta tutto sul suo protagonista e sulla sua voglia d'evadere. L'intreccio che lo spinge a scappare continuamente è un puro pretesto e infatti a volte il tutto può annoiare, ma è indubbio che Antonioni riesca con una regia ricercata (e una stupenda fotografia) a tenere desta l'attenzione. Bravo Nicholson, un po' ripetitivi certi dialoghi. Piano sequenza finale che da solo varrebbe la visione.

Noodles 15/01/23 10:05 - 2204 commenti

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Certo che con Michelangelo Antonioni la chiarezza e il ritmo non sono mai di casa, ma come si fa a criticarlo quando ti mette in scene un Jack Nicholson per una volta fuori dal suo personaggio pazzoide donandogli connotazioni intellettuali e quando ad ogni pellicola riesce a sorprendere col solo uso della fotografia? La storia, comunque interessante, passa in secondo piano. Un lungo esercizio di stile che chi non ama il regista ferrarese troverà insopportabile. Gli altri rimarranno incantati. Pochi dialoghi ma incisivi. Splendida Maria Schneider. Da vedere, possibilmente ben svegli.
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  • Curiosità Cotola • 13/06/08 16:01
    Consigliere avanzato - 3842 interventi
    *)Il film rappresenta la prima collaborazione tra Antonioni ed il direttore della fotografia Luciano Tovoli secondo il quale il regista fu uno dei primi, a partire da un certo momento della sua carriera, e cioè quando girò assieme a lui "Il mistero di Oberwald", ad interessarsi sul colore e a lavorare su esso.
    La cosa però non vale per il film in questione per il quale il maestro chiese a Tovoli un lavoro piuttosto neutro.
    A questo proposito Tovoli ha raccontato che quando chiese ad Antonioni perchè avesse chiamato proprio lui, che allora era ancora se non alle prime armi certamente ancora poco esperto, il maestro rispose che era proprio quello il motivo. Voleva uno poco esperto che non avesse grilli per la testa e che seguisse, io direi obbedisse, in maniera precisa alle sue direttive.
    Antonioni voleva insomma un professionista ma dallo stile ancora grezzo o per meglio dire semplice.
    **)Tovoli ha poi raccontato una piccola chicca divertente sul film. Pare che girando una scena in Spagna, nell'hotel in cui soggiorna Nicholson, avesse dato un pò troppa luce alla scena. Antonioni allora si lamentò della cosa e Tovoli gli rispose "Maestro non si preoccupi, torneremo nell'ombra in cinque minuti". Ciò conferma quando detto dal direttore della fotografia e cioè che Antonioni voleva il controllo assoluto di ogni inquadratura anche per ciò che riguarda la luce.
    ***)L'esperienza di lavoro in questo film fu per Tovolo molto difficile ed impegnativa. In primo luogo perchè non era facile lavorare con un maestro come Antonioni che era molto esigente. Inoltre pare che fu più volte sul punto di essere licenziato ed in particolare quando rischiò di far bruciare Nicolson durante una scena in cui usò troppa luce. Per fortuna però potè continuare il suo lavoro.