Film introvabile e cult assoluto. La cartomante e vedova Lucia Bosè cerca di sbarcare il lunario predicendo il futuro. Il lunatico figlio (Maurizio Degli Esposti) però possiede davvero poteri soprannaturali e se ne serve impulsivamente per soggiogare le sue vittime, scatenare forze oscure, provocare fenomeni incontrollabili e isteria di massa. Un film surreale ed ammaliante, criptico e iquietante, bellissimo, da recuperare assolutamente.
MEMORABILE: Durante uno stato di trance Lucia Bosè inizia a sputare rane (vive) dalla bocca, mentre risuona ossessiva la nenia di uno scacciapensieri.
Film raro assurto a ruolo di cult. Mi ha lasciato un po' perplesso. Non si capisce bene (o perlomeno io non lo capisco) in che direzione si muova. Alterna momenti lineari, calmi, con passaggi stranianti, ermetici in un crescendo surreale, fino alla fine (criptica come buona parte del film). Manca qualcosa: una recitazione più viva, un soggetto reale da seguire.
MEMORABILE: La danza "rituale" al suono di violino con conseguente fuoriuscita di rane dalla bocca della Bosè. I 10' finali.
Insolito, visionario, possente questo Arcana. Questi è un Lynch ante-litteram che si diploma in surrealismo italiano. O un Elio Petri che si laurea in storia e critica del cinema horror. Ma le definizioni, per quanto ingegnose, non possono riprodurre lo straniamento provocato dal fascino tenebroso di una pellicola in cui si associano frustate di critica sociale (il padre morto in galleria) ed ombre sovrannaturali degne del mistery più conturbante. Non tutto verrà svelato, il puzzle non sarà ricomposto appieno, ma la visione è consigliatissima. Inquietantissimi fantasmi, Questi.
Ci sono due alternative: o si fa un'opera concreta o si fa un'opera visionaria. Invece questo film parte col massimo della concretezza e il primo tempo è veramente godibile e attendibile, poi stranamente tutto vira verso la visione, non si capisce fino a che punto le forze occulte la facciano da padrona e la carica del film scema fino a collassare. Subentrano le allegorie o le metafore alla Jodorowskji prima maniera e non si capisce neanche più chi, come e perché muoia e che cosa c'entrino rivoluzione e repressione. Peccato davvero!
MEMORABILE: La bellezza, l'espressività e il carisma di Degli Esposti battono nettamente quelli della Bosè.
Un'opera nera che sa di neorealismo, fatta con pochi mezzi ma realizzata con talento registico. Il film è un nero maledetto, che ci parla di malocchi, cartomanzia, esorcismi e magia nera. La colonna sonora è minimalista ma capace di incutere terrore. Un film insolito nella sua fattura. Da riscoprire.
Film che si pone a metà strada... né troppo bello, né troppo brutto. Considerato un cult per via della sua (ex) rarità, si tratta di un'opera che mischia tutto: credenze religiose, superstizione critica sociale, paranormale. Potrebbe anche essere interessante, ma in certi momenti risulta incomprensibile e anche noioso.
Curioso, oscuro, inquietante: questi sono alcuni degli aggettivi che più si adattano a questo film. Oscuro in tutti i sensi (sia per la rarità, sia per la storia), allo spettatore non è dato sapere quasi nulla e questo rende la visione molto più inquietante. Lucia Bosè è di una bravura unica, fragile (in senso buono) la Aumont. Un film che non si dimentica e che conserva per tutta la sua durata un senso di ansia e angoscia.
I primi 60 minuti sono da quattro pallini pieni. Scuro e minaccioso, le tetre cerimonie magiche fanno la loro impressione. Ci sono poi scene molto forti (la madre legata al letto e sfiorata in parti sensibili dal coltello), collocate perfettamente nell'ambiente perennemente malato, a volte degenerato (qualche momento ambiguo, nella complicità tra donna e figlio). Dall'insulso volo dei piatti, le cose cambiano un po', non certo in meglio. Troppo lunghe le scene surreali, anche se hanno il loro perché (la metro rossa, fermata De Angeli e la sua oggettistica).
Il film lascia a mezz'aria quesiti che non accondiscendono a risposte. Queste diraderebbero la carica malsana che ha generato quelli, in forza di immagini, sequenze, onirismi, compenetrazioni tra reale ed esoterico che mirano a dare scorci distorcenti di fatti "normali", a cui non viene concesso che il risalto di riposti tratti angosciosi, malfermi, inquieti, onirici, che non trovano soluzione ma solo un' obliqua espressione. Madre chiromante e un figlio-entità. Madre e clienti. Figlio e clienti. Madre morbosa, figlio, padre morto. Esoterico!
MEMORABILE: I misteriosi bambini del condominio e la sulfurea alleanza tra questi ed il figlio della chiromante.
Disorganico e barcollante, risente in negativo della cesura tra la prima parte, scrupolosa osservazione antropologica degli emigrati meridionali nella metropoli del Nord, e la seconda, pastiche esoterico fine a se stesso concluso da un inatteso epilogo da cinema politico-civile; in tal caso Questi si destreggia con sequenze visionarie ed immagini surrealiste (l’asino issato sul tetto, le rane dalla bocca), valorizzate dal competente montaggio di Franco Arcalli, anche sceneggiatore. Gli occhi profondi e spauriti della Aumont vincono sulla maschera un po’artefatta della Bosè.
MEMORABILE: La levitazione delle stoviglie; il rito al suono del violino tzigano; l’asino issato sul tetto; le rane dalla bocca.
La magia arcaica e terrigna di un meridione lontano fa breccia pasolinianamente nel cunicolo di palazzoni di periferia di una Milano cementata e sventrata da una metropolitana infida. Potente l’intuizione da cui parte la storia della sensitiva (che simula in cerca di emancipazione) e del figlio inquieto (che vuole recuperare i segreti ancestrali): dalla spietata fenomenologia di una borghesia cittadina indagata in primissimi piani da docufilm, si rotola verso una visionarietà delirante e sempre più rarefatta fino a una sorta di annientamento.
Lungo il sottile filo che lega genialità e follia. Interessante esperimento cinematografico e autoriale, girato da Questi in una Milano "meridionale", lurida e sofferente, lacerata dagli scavi sotterranei per la metropolitana e dalla miseria. Lucia Bosé è magnetica ma anche il figlio Degli Esposti regge ottimamente la parte. Tante stranezze in un film fatto più di visioni che di trama. Sicuramente originale, confuso e surreale. Ottima la musica.
Tra i risultati più longevi dello sperimentalismo italiano anni ’70, il film di Questi possiede il rarissimo fascino dell’inquietudine. Lo scuote da cima a fondo un atmosfera perturbante, l’accumulo dei cui elementi (antropologici, socio-culturali, sessuali, politici) non collassa mai, potenza del montaggio esoterico di Kim Arcalli e del coreutico score di Grano/Pisano. Trasfigurato, ellittico, allucinato, a tratti di claudicante surrealismo, ma sempre lucido e autenticamente ispirato. Bosè/Degli Esposti di negromantica bellezza e carisma. Bravo Giulio!
MEMORABILE: “L’assalto” notturno di Degli Esposti alla Bosè; I ragazzini sul pianerottolo; Gli occhioni di Tina Aumont; La litania cantata ondeggiando.
Considerato erroneamente un b-movie, ha invece la bella e originale idea di sfruttare le credenze popolari nella borghese Milano mescolate alle ataviche pratiche magiche del meridione d'Italia da cui provengono i due protagonisti. Alcune scene sono riuscitissime, altre sono fin troppo, per me, ermetiche. Bello il caos finale. Sicuramente da rivedere per conglierne ulteriori sfumature.
Proprio mentre sembra tracciata una mappa di disordini antropologici, a Questi prende il ticchio di coniugare il paranormale col parafascismo, il folklore col surrealismo, la metro si fa inconscio collettivo della patria, lo schermo si fa madido di ermetismi impenetrabili e inconcludenti vaneggiamenti, di bunuelismi raccogliticci, di una visionarietà nubivaga e sagomata a singhiozzo capace di suggestionare ma sostanzialmente priva di forza evocativa, le immagini diventano fondi di caffé che lo spaesato, bluffato e irritato spettatore è chiamato a frugare e interpretare senza cavarci le gambe.
Maledetto e contraddittorio, il film incuriosisce e respinge nei suoi contenuti, raccontando le gesta di una cartomante-fattucchiera da poco e del suo figlio problematico. Un'opera irrisolta, con un secondo tempo confuso e allegorico che forse vorrebbe ispirarsi ai grandi registi neorealisti, ma alla fine convince poco e fa un buco nell'acqua.
Sarà sicuramente un mio limite, ma del secondo tempo non ho capito assolutamente nulla. Peccato, perché i primi cinquanta minuti sono molto interessanti e promettono qualcosa che poi il film non mantiene, disperdendosi in fatti e concetti chiari decisamente ai meno. Bravissima la Bosè (ma forse un po' troppo signorile per il ruolo della cartomante meridionale). Nel secondo tempo, in mancanza d'altro, ci si perde, come sempre, negli occhioni della Aumont.
Indisponente, fastidioso e altamente noioso, non soltanto per quanto è brutto. Un po' ovunque osannato, è un raro esempio di cinema incomprensibile che si fa seguire solo per vedere fin dove può arrivare il nonsense narrativo. Ché parlare qui di sceneggiatura, scenografia e dialoghi è proprio cosa inadeguata. Certa polemica politica (i fascisti nel finale) appare forzata anche per allora. I protagonisti e le comparse non hanno atteggiamenti sensati e parlano come automi meccanici. Cinema destrutturante veramente (de)genere, non adatto ai più...
MEMORABILE: Gli invalidi espulsi dall'Inps; Le rane uscite dalla bocca della Bosè; L'asino issato sul casolare; Lo schiaffo di Maurizio a un cliente della madre.
A tratti affascinante, a tratti solo strambo. La potenza tellurica del Sud, umiliata dal progresso (la madre cartomante che svende saperi millenari) e parodizzata dalla nuova potenza ctonia (la metropolitana, che esige anche il tributo di sangue del paterfamilias), risorge alla vita grazie a un nuovo sciamano (bravo Degli Esposti, sorta di indiano metropolitano). Lo sviluppo della tesi è, però, discontinuo e sacrifica progressivamente al surreale la coerente unità dell'opera. Da vedere, comunque.
Dalle condotte fognarie sale perturbante un virus: è arrivato l'irrazionale nella compunta Milano. Il cavallo pazzo Questi, già autore di interessantissime (anche se del tutto imperfette) pellicole di genere, firma la sua opera più criptica e affascinante, surrealismo magico dagli evidenti risvolti politici. È un film sconclusionato? A tratti. È vero che da un certo punto in avanti non ci si capisce più niente? Sicuramente. Ma è questo suo carattere anarchico e inafferrabile a catturare lo spettatore.
Ultimo frutto della collaborazione fra Giulio Questi e Kim Arcalli, assurto a fama di film "maledetto" e non solo per la sua sfortuna distributiva e per i tagli subiti. Si intercetta lo zeitgeist fra stregoneria e folklore meridionale tanto da far impallidire la maciara di Fulci e lo si fa covare fra le gallerie della metropolitana per emergere in una periferia milanese da romanzo popolare. Il risultato è tra i più visionari, perversi e malati film italiani del genere; ma al risultato, pur fascinoso, non avrebbe guastato una maggiore concretezza.
MEMORABILE: Le riprese rubate tra la folla a mo' di candid camera; La Bosé che sputa rospi.
Film strano, particolarissimo, con un ritmo molto lento che permette in compenso di tuffarsi in un'atmosfera torbida, malsana e arcaica. Giulio Questi, il cui modo di fare cinema non è mai facile, riesce a inserire un certo folklore meridionale senza esasperarlo, ponendolo in una cornica settentrionale e grigia e rendendolo piuttosto inquietante. Pochi attori, tutti bravi, per un film che sfugge anche a una classificazione di genere. Trovare senso in alcune parti lascia il tempo che trova, meglio godersi l'esperienza di un regista sin troppo sottovalutato. Bizzarro, da vedere.
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Aal ebbe a dire: Ciao,
se a qualcuno interessa, ho scovato questo sito che è una vera miniera d'oro: http://www.myduckisdead.com/ Colà, c'è il link alla versione, credo, uncut di Arcana (http://www.myduckisdead.com/2010/12/arcana-1972-giulio-questi.html). Dovrebbe essere quella restaurata dal CSC, il running time è 145 minuti.
Veramente ne indica 105, di minuti. Di tanto in tanto ne ho usufruito di quel sito.
La registrazione del tema rituale col violino (quello del ballo in cucina mentre si vede l'asino issato e le rane che escono dalla bocca di Lucia Bosè) "fu fatta dal regista anni fa in Macedonia, durante i riti degli anastenaridi che passeggiano sul fuoco senza bruciarsi" (Tullio Kezich, Corriere della sera).
Samtam90 ebbe a dire: Dubito che invece si riesca a reperire la versione da 111' mandata in onda al Trevi anni fa.
però attenzione, bisogna tenere conto che si tratta della rt di una pellicola. facendo una botta di sottrazioni (2' e 30'' in meno per ciascuna ora) col reverse vhs da 105' grossomodo dovremmo esserci quanto a integralità...
Visto che la vhs italiana NON E MAI esistita (che poi, all'epoca delle tv selvagge regionali, il film di Questi passava regolarmente, per poi scomparire misteriosamente), attendo che qualcuno lo riversi in dvd (CineKult?), essendo film da me ricercato da secoli (senza successo)
DiscussioneTrivex • 11/04/14 15:41 Archivista in seconda - 1317 interventi
La prima parte è notevolissima, poi, a mio avviso, cala un po'.
Visto. Del secondo tempo non ho capito nulla. E intendo "nulla" non per dire "poco", ma per dire "zero assoluto".
Se qualcuno vuole spiegarmi qualcosina, gliene sarò grato.