Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.
Contando sulla sua incredibile resistenza fisica, un uomo che si guadagna da vivere offrendosi come cavia di esperimenti scientifici viene scelto a sua insaputa come primo da spedire sulla Luna... Regista di film dai temi impegnativi oppure di thriller ben congegnati, Dearden pare essersi preso una vacanza con questa commedia blandamente satirica che, per l'ingenuità delle gag, ricorda i coevi prodotti live della Disney. Certo oggi appare datatissima, ma non risulta sgradevole anche grazie alla faccia simpatica del protagonista.
Film che indugia sul potere dell'amicizia attraverso la storia di una coppia di donne che si riunisce per aiutarne una terza durante il periodo natalizio: di certo non trascendentale, ma almeno per una volta l'attenzione si sposta su un altro tipo di legame (attenzione, perché anche qui non può tuttavia mancare l'intreccio sentimentale); del resto, l'atmosfera natalizia è inebriante e contagiosa, le protagoniste sono belle e affiatate, il ritmo è scorrevole, il finale di gruppo prevedibile ma in questo caso opportuno. In sostanza non male e ideale per chi crede in certi valori.
Buon documentario dedicato a Dario Argento, regista che ha fatto grande (tralasciamo, ovviamente, le sue ultime opere) il cinema italiano di genere. Il lavoro è ben realizzato e approfondisce, oltre che la figura del regista, anche quella della persona, coinvolgendo nelle interviste persone a lui vicinissime (le figlie Asia e Fiore e la ex moglie), oltre che numerosi collaboratori e colleghi. Probabilmente l'appassionato di Dario Argento avrà sorprese solo relative, ma in ogni caso il repertorio d'archivio è scelto con cura e risulta assai interessante.
Divertente e gustosamente intricato come nella migliore tradizione di Soderbergh. Spy story è riduttivo e forse anche fuorviante, perché l'azione è ridottissima; a troneggiare è piuttosto una sceneggiatura perfetta, tanto complessa quanto inattaccabile. Fassbender una macchina, la Blanchett è di un sexy mai visto, si ride spesso e l'aplomb inglese della coppia fa da contrasto perfetto alle occasionali concessioni al pecoreccio dei loro colleghi. Spettacolare la prima cena, bel montaggio per la macchina della verità. Consigliato.
Benché innocente, l’architetto Vanzi viene carcerato in attesa di giudizio. Dopo varie angherie e ingiustizie, si renderà conto che la sua presenza in carcere non è casuale. Con il Detenuto di Loy uno dei migliori film d’ambientazione carceraria. Damiani punta maggiormente sul versante del thriller politico con evidenti riferimenti alla tragedia del Vajont. Nero è ottimo nella parte dell’uomo qualunque coinvolto in un gioco più grande di lui, ma su tutti spiccano i comprimari come lo psicopatico Steiner, il crudele secondino Ferro e lo sbadato direttore De Ceresa. Incisivo e teso.
Caposaldo del cinema antimilitarista, ancora oggi impattante al di là della retorica pacifista - perfettamente attuale - per la composizione figurativa e la messa in scena cruda e al tempo stesso lirica e spettacolare. Impressionanti il realismo e la forza deflagrante delle scene di battaglia in cui Milestone, con inesorabili carrelli laterali, raccoglie i soldati falcidiati dalle mitragliatrici, spazia sui campi di battaglia con vertiginosi stacchi di montaggio e si immerge con incursioni claustrofobiche nei cunicoli delle trincee, invase dal fango e dalla paura. Capolavoro.
Il comune di Poggiostorto (siamo nel crotonese in realtà, tra Isola di Capo Rizzuto e Le Castella) si avvicina alle elezioni amministrative e il sindaco uscente, l'avvocato Spadafora (Calabretta), non ha ancora un candidato da sfidare. Pasquale (Salvi), un semplice cittadino, ne parla col figlio a tavola mentre seguono il telegiornale e questi, scherzando, sostiene che per cambiare qualcosa in paese ci vorrebbe qualcuno di diverso; qualcuno come... Rocco Loria (Marra). Papà ride: Rocco lo conoscono tutti, in paese; è un contadino un po' tardo che pensa alle sue pecore...Leggi tutto e non è certo dotato di eloquio forbito (tutt'altro!). Ma come si può anche solo pensare...
Pasquale però alla fine ci ripensa. Va a trovare Rocco e gliela butta lì: càndidati, sono sicuro che ce la puoi fare! Lui sorride divertito, ma la notte già sogna il bagno di pubblico mentre saluta con la fascia tricolore al petto i suoi elettori. Il giorno dopo, assistito da Pasquale e dal suo amico Saverio (Magurno), comincia a pensare alla proposta seriamente. Si fa per dire, ovvio, dal momento che il film è una di quelle commedie regionali che di serio non hanno nulla, giocate sull'atmosfera strapaesana di una location insolita ripresa in pieno sole, con il mare e lo splendido castello di fronte. Un clima conviviale, un protagonista (Marra) dall'aria simpatica e genuinamente allegra, buffo quando sbaglia le parole ed espone concetti semplici riconducibili al suo lavoro.
In città la candidatura di Rocco accoglie tiepidi entusiasmi, a dire il vero, ma con lui si schiera intanto la prorompente Carmela (Rettondini), che Pasquale da sempre guarda con cupidigia, decidendosi ad avvicinarla proprio sfruttando la comune campagna elettorale per quel buffo candidato. Nella stessa sono coinvolti anche il cugino (Tallura) di Rocco con la moglie malmostosa, appena scesi da Torino con la figlia, e il parroco del paese. Una varia umanità che si muove insieme al protagonista alla ricerca disperata di voti mentre l'avversario, l'avvocato Spadafora, guarda senza preoccupazione alcuna a chi dovrebbe impedirgli di riconfermarsi. Cionostante, qualcosa per informarsi sulle mosse di Rocco la fa anche lui, mobilitando i suoi scagnozzi e pure una bellona col compito di carpirne i piani.
Ancora qualche figura di secondo piano che occhieggia qua e là (il maresciallo dei carabinieri interpretato da Martufello, autentica guest star, visto un cast non troppo folto di volti noti) e la trama si sviluppa senza bisogno di inventare grandi cose: è sufficiente mettere in relazione i tanti personaggi e farli agire insieme per spingere verso l'improbabile vittoria di Rocco. Ci saranno l'immancabile tribuna politica in tv, lo scontro al convegno... Sono film girati col sostegno degli sponsor, senza grandi pretese o ambizioni, che scavallano non di molto l'amatorialità puntando sull'estro del cast e, in questo caso, su una figura vivace e discretamente originale come quella cui dà anima con vigore e professionalità il buon Paolo Marra, anche autore unico di soggetto e sceneggiatura.
Salvi, più composto del consueto, ormai rodato dall'esperienza televisiva della saga di DIN DON, si ritaglia uno spazio importante, con la Rettondini a sua volta piuttosto presente; ma a funzionare poco è una regia blanda, che fatica a dare ritmo al film contribuendo a collocarlo nel novero delle produzioni a basso costo di scarso interesse, salvata in parte dall'atmosfera solare, da scorci in alcuni casi suggestivi di una zona del meridione bella e poco battuta dal cinema e dalla spontaneità del cast.
LOVE HURTS: l'amore fa soffrire, come noto; ma nel senso più ampio del termine, ci dice Jonathan Eusebio. Fa male davvero perché qui volano calci e pugni come nel più classico degli action moderni. Con un po' più di fantasia, d'accordo, e un senso dello spettacolo non comune, ma seguendo un cliché persino più abusato di quelli che imperversano a San Valentino; perché c'entra pure lui, il Santo di tutti gli innamorati, visto che un brillante agente immobiliare, Marvin Gable (Quan), riceve il 14 febbraio una strana busta rossa con sopra...Leggi tutto scritto "I love you". Dentro, un meno rassicurante "I'm back": sono tornata. Al femminile in italiano, perché è una donna; e che donna! Rose Carlisle (DeBose) quando la incontri non te ne dimentichi, come avrà modo di dire qualcuno nel corso del film. Nemmeno bellissima in senso stretto, ma charmante da morire, espressiva e beffarda quanto basta per fare la parte della femme fatale da action movie, di quelle cioè che menano di santa ragione, sparano e... dulcis in fundo, usano il taser come arma prediletta.
Ma intanto non è solo lei a cercare il buon Marvin, perché proprio nell'agenzia del poveretto si palesa un gigantesco nero che chiamano "Il Corvo" (Shakir) e che ingaggia subito con lui un furioso corpo a corpo. In quell'ufficio, col resto dei colleghi all'oscuro, si scatena il finimondo e Marvin capisce che è il suo intero passato, a rifare capolino. E' infatti evidente che lo strano omino non ce la sta raccontando giusta e non passa molto che altri tipi loschissimi cominciano a dargli la caccia, ingaggiando in casa sua una nuova furiosa lotta che mette a soqquadro l'appartamento mentre tutti insieme volano per aria, nel frigorifero, nel microonde, saltando dappertutto come cavallette impazzite. Coreografie di lusso, macchina da presa che segue l'azione con grande qualità: non c'è dubbio che il tutto funzioni a dovere. Un po' meno lui, Ke Huy Quan, sorta di Jackie Chan invecchiato privo però del medesimo carisma e di quell'aria buffonesca che impediva all'originale di esser preso sul serio.
Finché gli scontri esplosivi imperversano c'è sicuramente qualcosa da guardare, ma quando languono il film lascia intravedere tutti i limiti di una sceneggiatura anonima che infila a fatica qualche trovata qua e là (alcune proprio forzate, come quella della collega del protagonista che s'innamora del Corvo leggendone le poesie). Azzeccati un paio di buoni personaggi (tra cui il mentore di Gable, interpretato dal un ottimo Sean Astin, e il fratello di Gable cui presta il volto Daniel Wu, gangster con la passione per il bubble tea), efficace qualche idea nella resa delle zuffe (centrata l'ultima, con "You're The First, The Last, My Everyhting" di Barry White a corredo), ma si capisce bene quanto il restare sotto l'ora e mezza di durata, per un film così, sia stata scelta oculata e necessaria. Acrobatico, a tratti buffo, non molto di più... E anche San Valentino alla fine c'entra un po' come i cavoli a merenda...
Il colonnello Orsini (Servillo) arruola al Nord volontari per la spedizione dei Mille. Comincia così, in pieno Ottocento, il secondo film che Salvatore Andò dirige portando sulla scena Ficarra e Picone insieme a Toni Servillo dopo LA STRANEZZA, che raccolse ottimi consensi soprattutto da parte della critica. Di nuovo la Sicilia quindi, eletta qui a terra promessa per lo sbarco dei garibaldini. Il palermitano verace Domenico Tricò (Ficarra) e il falso veneto Rosario Spitale (Picone), reclutati da Orsini per combattere...Leggi tutto con Garibaldi (Ragno), ancora non si conoscono, ma sulla spiaggia di Marsala, spaventati dalla battaglia, condividono la vile fuga incontrandosi casualmente in una caverna e proseguendo, per la medesima strada, da disertori.
Domenico è intenzionato a rivedere la sua donna dopo dieci anni di lontananza, ma la sorpresa è amara: sposatasi col di lui fratello, quella ne ha già avuto due figli. Domenico capisce che non ha più un posto nella vita dell'ex fidanzata e inizia a vagabondare per le terre sicule senza una meta, in cerca di cibo e di una sistemazione insieme a quel suo strano compagno d'avventura, ancora più solo di lui. E così, mentre da una parte Garibaldi e Orsini progettano il da farsi scontrandosi con l'esercito dei Borboni, dall'altra i due ex combattenti si rifugiano in un convento (Rosario si finge sordomuto per farsi accettare) per poi proseguire altrove la loro ricerca di una fortuna che pare non arrivare.
L'incrocio con le truppe garibaldine sarà inevitabile, con un Orsini che aveva in precedenza dimostrato di non sopportare i disertori. Si apre una nuova fase, nella vita di Rosario e Domenico, sempre ai margini e oggetti impazziti da collocare in una ricostruzione storica per il resto invece meticolosa e ricca, perché le scene di massa sono imponenti, la fotografia di gran lusso, le location capaci di restituire la caratteristica solarità della regione. L'impatto visivo è insomma appagante, la patina da cinema di qualità che riveste il film evidente, l'intento quello di mostrare la Sicilia e i suoi uomini attraverso un ritratto di ampio respiro che ne tragga l'essenza. Il risultato, esteticamente impeccabile, lascia però molti dubbi sul versante legato alla narrazione, con una sceneggiatura (scritta dal regista insieme a Ugo Chiti e Massimo Gaudioso) piuttosto dispersiva, che fatica a dare la necessaria tridimensionalità ai personaggi e dipinge Garibaldi senza riuscire a restituirne l'importante statura.
Il ricorso al siciliano stretto, inoltre, costringe all'imposizione dei sottotitoli in tutte le parti con Ficarra e Picone (di gran lunga le più numerose), mentre le loro incursioni sono molto meno divertenti dello sperato. Naturalmente non si puntava alla commedia, ma anche sul versante drammatico manca lo spessore che possa garantire il giusto grado di coinvolgimento. E se sulla bravura del cast nulla si può eccepire, sono i dialoghi e l'azione a funzionare poco. Fortunatamente l'ultima parte è in crescendo e il riscatto a Sambuca è una bella pagina di storia che viene riletta con gusto, prima di un lungo epilogo che, al contrario, concentra in sé molti dei difetti di un film prigioniero di una maniera che si fa talora oberante (soprattutto considerata la durata eccessiva di due ore e un quarto, che si fa indubbiamente sentire).
Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA
L'ISPETTORE DERRICK
L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA