il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Carlo Pennetti

    Carlo Pennetti

  • Madalina Rafan

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Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Cerveza
Sogni proibiti in salsa francese per un compositore incompreso che si rifugia in gloriose avventure oniriche… sempre che il chiasso dei lavoratori non lo svegli. Plebe che, di contro, considera la sua musica un inutile rumore. Favola leziosa e canterina che vuole pacificare le due indoli umane: quella artistica e quella invece più pratica legata alla fatica fisica. A dimostrare che sogno e realtà sono inscindibili, scende in campo un divertissement che risolve il conflitto con leggerezza, forse troppa, appoggiandosi a deliziose muse. Carol, Lollobrigida e Buferd sono incantevoli.
Commento di: Gabrius79
Film sicuramente ben confezionato ma sconclusionato e caotico, nobilitato da un Totò in ottima forma che regala battute elementari e giochi di parole che comunque spesso vanno a segno. Cast di contorno con nomi di richiamo tra cui spicca Aroldo Tieri. Intermezzi musicali noiosi che paiono piuttosto un riempitivo. La scena al bar con Croccolo e il famoso “birra e salsicce” vale il film.
Commento di: Anthonyvm
Bull è un bastardino iperattivo, arrapatissimo e innamorato della cagnetta della porta accanto; capendo che i suoi padroni vogliono farlo castrare, si darà al randagismo. Tartakovsky propone una sorta di versione deviata e vietata ai minori di Lilli e il vagabondo (esplicitamente parodiato diverse volte), favorita dallo stile cartoonesco e grottescamente caricaturale che il papà di Hotel Transylvania padroneggia. Purtroppo a un plot già di per sé gracile si affiancano gag banalmente volgari, adatte più a un pubblico di neo-adolescenti che non ai fan dell'animazione adulta. Gratuito.
Commento di: Anthonyvm
Una ragazzina timida accompagna l'amica a una festa serale, dove verrà perseguitata dall'inquietante presenza di un tizio con una maschera luminescente sul volto. Poco significativo assaggio di horror psicologico adolescenziale che, trincerandosi in una visionaria cripticità, lascia tanti interrogativi insoluti e un senso di incompiutezza più frustrante che soltanto perplimente. Nonostante i buoni valori tecnici, uno stile grafico indovinato (artificiosa ma funzionale la palette cromatica) e una giovane protagonista decisamente in parte, la concettualità del progetto parla a vuoto.
Commento di: Galbo
In una cittadina degli Stati Uniti agiscono due piromani seriali, sulle tracce dei quali si mettono due investigatori. Scritto dall’autore americano Dennis Lehane, "Smoke" prende le mosse come thriller investigativo per diventare, nel prosieguo, una sorta di studio psicologico su personaggi complessi e ben scritti, mentre la storia prende pieghe decisamente inaspettate che disorientano positivamente lo spettatore. Una parte rilevante nella riuscita della serie va alla grande prova di attore di Taron Egerton, attore ormai maturo capace di numerosi registri interpretativi. Notevole.
Commento di: Anthonyvm
Dopo aver scoperto che il marito è un truffatore seriale, un ludopatico e pure fedifrago, una stilista tenta giustamente di allontanarlo da casa, ma l'uomo si rifiuta. La prima parte somiglia a un rimaneggiamento in chiave telenovelistica di qualche caso true crime alla Jamison Bachman, talmente improbabile e scombinato (le scarse performance attoriali non aiutano) da suscitare sinceri attacchi di ilarità trashista, poi l'ultima mezz'ora cambia registro aprendo le porte a un classico mistero "whodunit": svolta curiosa che rende questo TV-thriller canadese più divertente del previsto.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Bob Odenkirk, che già col numero uno aveva dimostrato di ambire legittimamente ad affiancare mostri sacri del genere come Jason Statham, Liam Neeson o Keanu Reeves, in virtù di una fisicità ideale e una monoliticità espressiva in linea con i "migliori", cambia passo. Il budget sale e il film, oltre a permettersi un regista tra i più promettenti dell'action orientale come Timo Tjahjanto e la conferma di Connie Nielsen (la moglie), Chistopher Lloyd (il padre) e RZA (il fratello), chiama come...Leggi tutto nuove star Sharon Stone (nel ruolo della cattivissima Lendina) e John Ortiz (il nemico che poi cambierà fazione).

Lo schema lo conosciamo tutti prima ancora che ci sia bisogno di sedersi in sala, ma fin da subito lascia perplessi una regia che, nel gestire le scene non d'azione, sembra quasi trovarsi in imbarazzo: le giornate in famiglia passano nell'anonimato, con lei che lavora o nuota e lui che mena come un fabbro per recuperare i soldi di un debito gigantesco che ha contratto mandando in fumo i miliardi dei russi. Certo, nulla da dire sul feroce scontro in ascensore, diretto con mano esperta, ma persino lì manca quella scintilla in grado di lasciare il segno.

Quando finalmente si parte, ci si accorge che papà Hutch Mansell (Odenkirk, per l'appunto) ha organizzato un viaggio di famiglia in un lontano parco di divertimenti come un perfetto Clark Griswold: ci era andato col padre da bambino nel loro unico viaggio insieme e lì Hutch vuole accompagnare moglie, figli e lo stesso, anziano padre, in una bella vacanza da passare tutti insieme per dimenticare lo stress quotidiano. Possibile che tutto vada liscio? Ovviamente no, e infatti già in sala giochi, il primo giorno, il figlio si accapiglia con un coetaneo. Mamma e papà calmano gli animi, ma quando il padre dell'altro rifila un piccolo scappellotto alla figlia di Hutch, quello prima cerca di trattenersi e se ne esce, poi ci ripensa, torna da solo e il tutto finisce in rissa (violentissima, come sempre).

In seguito arrivano gli attriti col poliziotto locale (Colin Hanks, è il figlio di Tom), quindi il faccia a faccia in Centrale con il superiore di quello (Ortiz) e poco più tardi lo scontro totale che prevedibilmente si scatena senza che in sceneggiatura nessuno si sia preso la briga di strutturare la storia in modo che non appaia buttata lì come capita. Si sa che in film del genere non è richiesta gran coerenza né verosimiglianza (anzi, è proprio il distruggere ogni traccia di quest'ultima a divertire, di norma), ma sarebbe utile che almeno i personaggi centrali (la Stone) non saltino fuori dal nulla gigioneggiando a più non posso senza un perché. O che ci si spiegasse perché Hutch d'improvviso decide di sbaragliare un'intera falange armata... Invece no: dialoghi di nessuna presa, ironia che sembra rifarsi addirittura ai film di Spencer e Hill (la zuffa in barca, i due eroi che di fronte al poliziotto che li minaccia nel finale al luna park sembra quasi che debbano rispondere: "Altrimenti? Altrimenti... ci arrabbiamo!"), ma con interpreti inadeguati e ironia che perde tutto il mordente del primo capitolo.

Certo, il ritmo è sempre elevato, la resa di alcuni corpo a corpo è spettacolare, ma spesso si sconfina in paradossi irritanti (si pensi alla Nielsen che prima rimprovera il marito per il suo modo di fare per affiancarlo fiera, subito dopo, sposandone il modus operandi e uscendosene fuori nel finale come una perfetta “bad girl”). RZA con le sue katane c'entra come i cavoli a merenda, Lloyd non aggiunge nulla e il lungo finale con trappole orchestrate al luna park si era visto da poco già in RAMBO: LAST BLOOD. E poi i nemici vestiti in nero da corpi speciali sono veramente troppo statici e inetti in ogni frangente, per poter sembrare una minaccia tangibile: in cento non sparano un colpo al momento giusto e lanciati allo sbaraglio sembrano un alveare di api impazzite che non sanno mai dove andare, offrendosi regolarmente ai nostri eroi inscalfibili come patetici agnelli sacrificali.

Di tanto in tanto la trovata che fa alzare un sopracciglio, la mazzata feroce che la regia rende al massimo, ma poi quando c'è da sorbirsi le scenette familiari o le mossette della Stone (mal doppiata) la sensazione netta è che non si sia posta alcuna cura, nella stesura del copione; che si punti solo a muovere i personaggi – senza gran fantasia, peraltro – infischiandosene di dar loro un briciolo di spessore e pensando solo a far rumore con esplosioni, fucilate, mine e via dicendo. Guardabile ma decisamente trascurabile, con punte selvagge non indifferenti che però ormai non fanno più notizia.

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Chris Wolff, il killer semi autistico cui dà mirabilmente volto e carattere Ben Affleck, era prevedibilmente destinato a proseguire le proprie avventure. Azzeccato come personaggio, mescola in modo intelligente strambe battute e complessi calcoli addivenendo a soluzioni di enigmi apparentemente irrisolvibili. Lo troviamo già nelle prime scene alle prese con gli algoritmi delle app per gli incontri, pronto a crearne una propria! Ma non è questo che il film vuole raccontare, purtroppo, perché ad aspettarci - come nel numero uno...Leggi tutto - è una nuova storia confusa e mal spiegata, che nasconde l'elementarità di fondo dietro a una coltre di inutili farragini, sequenze spezzate, mezze frasi da interpretare.

Si comincia subito con una prima vittima: l'ex direttore dell'agenzia del Dipartimento del Tesoro (nientemeno che J.K. Simmons, in partecipazione "straordinaria") viene ucciso dopo aver consegnato a una pericolosissima killer chiamata Anais (Pineda) la fotografia di una coppia con figlio, da ritrovarsi quanto prima. Marybeth Medina (Addai-Robinson), che ha preso il posto del suo ex superiore appena ammazzato, rinviene sul braccio del cadavere di quest'ultimo una frase che l'uomo si era inciso a chiare lettere: "Trova il contabile". Medina lo fa e viene in contatto con quel mezzo matto di Wolff il quale, analizzati tutti gli indizi e le fotografie lasciate dalla vittima, capisce chi possano essere le persone presenti nella misteriosa fotografia. Per trovarle, però, decide di ricorrere all'aiuto di suo fratello Braxton (Bernthal), che non vede da anni, killer a sua volta e decisamente fuori di testa.

Una coppia esplosiva, ben assortita e capace di infilare, le poche volte che ha lo spazio per ritagliarsi qualche simpatico siparietto, scenette spassose. Entrambi menano come fabbri, sparano, rispondono a modo loro e rappresentano chiaramente il punto di forza del film, quello che lo distingue dalla massa di produzioni di genere affine. C'è una distinzione apparentemente netta tra buoni e cattivi (anche se considerare buoni due assassini mezzi matti non è facile), si punta molto sull'azione e vi si aggiunge una componente di ricerca tecnologica alla NEMICO PUBBLICO attraverso la quale, dalle riprese di telecamere poste al di fuori del locale dove si verifica il primo omicidio, si risale al volto di chi aveva appena parlato con la vittima.

Si infila nella storia un po' di tutto insomma, mentre si continua a gettare fumo negli occhi con nomi da memorizzare e situazioni da ricostruire. Con due ore e dieci di durata si può immaginare quanto una costruzione simile possa diventare faticosa da seguire; e sotto il versante action poco funziona pure il film, con uno scontro finale prolungato quanto insignificante. Insomma, quel che c'è di buono sta tutto nel tratteggio dei due protagonisti, nelle loro interpretazioni e nel gusto di sconfinare talvolta nel grottesco. Concettualmente nulla di nuovo, è evidente, ma Affleck trova nel suo Wolff uno dei personaggi più curiosi e singolari di una carriera in cui poco ha avuto modo di affrancarsi da stereotipi che l'hanno quasi sempre confinato nel novero degli attori validi ma troppo di frequente anonimi. L'affiatamento con Jon Bernthal è ottimo i contrasti tra i due si concretizzano, nei frangenti migliori, in scambi veloci e spiazzanti, al punto da far scomparire velocemente tutto ciò che ruota loro intorno, comprese due partner femminili evanescenti.

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Il sicario è una delle figure più utilizzate al cinema nonché la più sfruttata in ambito noir, anche nella sua variante grottesca: si presta da sempre all'innesto di buone dosi di black humour in sceneggiatura, quindi niente di strano se a interpretare il killer di turno viene chiamato Christoph Waltz, due Oscar all'attivo e una riconosciuta propensione all'ironia certificata dalle esperienze con Tarantino.

La storia è stravista? Certo, indubitabilmente. Il vecchio e il giovane. Danny Dolinski (Waltz) è un sicario in attività da...Leggi tutto trent'anni, vanta trascorsi impeccabili e un'infallibilità garantita. Soffre però di artrite alla mano e, dopo sei mesi di inattività e un'operazione, non può proprio dirsi ancora a posto. I suoi capi quindi gli affiancano, per la nuova missione, un nuovo promettente ragazzotto, Wihlborg (Hoffman), pronto ad essere addestrato. Dolinski dovrà seguire Danny e, se sarà il caso, spiegargli dove sbaglia. La classica coppia scoppiata in partenza: il vecchio si sente ancora in grande forma mentre il giovane vorrebbe solo essere “osservato”, come gli hanno comunicato, non certo instradato. Ma quando i due arrivano al campo da golf dove sta giocando la vittima designata, Dolinski pretende di fare tutto da solo. Si verificherà tutto ciò che chiunque ha un po' di dimestichezza col genere si aspetta.

Ennesimo film che fa mucchio e da rigettare in toto, quindi? No, perché comunque Waltz è uno spasso e Hoffman (figlio dell'ammiratissimo Philip Seymour) gli tiene testa con bravura. La coppia funziona, quindi, e per quanto le dinamiche tra i due siano scontate, vederli recitare con tanta leggerezza, senza scadere eccessivamente nel grottesco ma nello stesso tempo senza mai prendersi troppo sul serio (nel caso di Waltz, perlomeno), è piacevole. E se Lucy Liu fa da contorno senza brillare, prigioniera di un personaggio persino più stereotipato degli altri, poco male: resta in secondo piano, non è lei a fare il film.

Quanto alla vicenda, scelte prima Londra e poi Belfast come teatri dell'azione, si snoda senza intoppi, diretta da un regista che fa quel che deve limitandosi a dare il giusto ritmo all'azione, con veloci siparietti familiari (la madre di Dolinski) e un superiore cinico come da copione che qualche buona battuta (non comica) la piazza e insieme a figure più in ombra contribuisce a riempire lo sfondo necessario. La seconda parte si sposta dalla noir comedy all'azione perdendo per strada l'estrosità di Waltz (di cui resta qualche raro bagliore, che accende i dialoghi qua e là) e seguendo la via maestra del genere senza sorpresa alcuna fino all'epilogo, ma qualche paesaggio irlandese e scontri abbastanza ben coreografati ce la fanno accettare senza problemi.

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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