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La nostra recensione di Vecchie canaglie

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Sta diventando un vero e proprio sottogenere, la commedia geriatrica ambientata in ospizio. La tipicità è data quasi sempre da un budget pressoché inesistente investito nella presenza di attori e caratteristi di un certo nome che si prestano a indossare i panni di stanchi vecchini da contrapporre a chi di norma li considera inutili arnesi (o peggio "Carne da cannone!", come li definisce impietosamente Renny/Greg) cui spetta solo di scomparire al più presto. Chi la pensa esattamente così, in questo caso, è la contessa (Sani) che ha ereditato Villa Matura e non vede l'ora di venderla.

La maggior parte degli ospiti ha trovato posto altrove,...Leggi tutto ma uno sparuto gruppo è rimasto e ha il problema di raggranellare il denaro per pagarsi la permanenza. Impresa non facile, come si può immaginare, almeno fino a quando non si fa vivo il figlio (Greg) di uno dei vecchietti sbuffanti (Banfi). Ha un'idea piuttosto curiosa: trasformare la casa di riposo nella sede di un'asta di loschi ricettatori in cui bandire preziosi oggetti rubati garantendo ai nostri eroi una discreta percentuale sulle vendite. Una trovata assai bislacca che vedrà quindi convergere nella quasi unica location del film figuri poco raccomandabili sfruttando la complicità di una dottoressa (Cifola) nient'affatto d'accordo con la perfida ereditiera e di una dolce infermierina di fresca assunzione (Gherrero). Il difficile sarà non far scoprire a nessuno cosa si stia realmente organizzando, in quell'accogliente ospizio nel verde...

La trama, per quanto semplice, mostra buchi non indifferenti dovuti a una sceneggiatura deficitaria che prevedibilmente si preoccupa soprattutto di lasciare spazio al cast di "star" al tramonto. Nomi comunque non poco sfiziosi: se Banfi ha ormai diradato le sue partecipazioni (vista l'età) ma di tanto in tanto ancora lavora, sorprende la presenza nel gruppo di anziani del redivivo Pippo Santonastaso, al quale si affiancano l'ex Trettrè Gino Cogliandro (qui nel ruolo di un impenitente donnaiolo in carrozzella soprannominato "Vivalafi"), un Andy Luotto che appare ancora in buona forma fisica, l'ex ginnasta convertita al “teatro fisico” Luisella Tamietto (in un ruolo surreale purtroppo mai divertente come si vorrebbe) e una Albertina Malferrari qui decisamente anonima... A questi vanno aggiunti Andrea Roncato nei panni del direttore dell'ospizio, Gianni Fantoni in quelli del vicino la cui moglie (Paoletti) spia ossessivamente i poveri anziani e i due ex Gemelli Ruggeri: il magro Luciano Manzalini nell'importante ruolo del ragionier Pallotti, braccio destro e "vittima preferita" della contessa Eraldo Turra in quell'assistente del direttore.

E' evidente quanto traspaia una stanchezza generale cui sfuggono in pochi e alla quale si sottrae la regista (nonché soggettista e co-sceneggiatrice) Chiara Sani, che per sé ritaglia l'unico personaggio davvero "vivo" del lotto, quello dell'ereditiera. Volgare e spregevole come richiesto dalla vicenda, la Sani dimostra se non altro di credere nel suo lavoro, che comprende pure una serie di disegni utilizzati di tanto in tanto come intervallo tra le scene (mentre lascia a desiderare la scelta delle insistite transizioni con il cerchio che si stringe prima di andare a nero). Ciò che è più grave, purtroppo, è l'assenza di vere battute, alle quali si sostituiscono scontate considerazioni sulla terza età, scambi perlopiù patetici e una recitazione sommariamente svogliata che si traduce in un film che procede per inerzia, piatto e sconsolato, con scene corali in cui nessuno sa mai trovare uno spunto divertente o anche solo buffo.

Nel grigiore che quasi tutto avvolge un po' di luce viene da Greg (anche coautore delle musiche), il quale dimostra una volta di più di saper mantenere un certo stile, una grande dignità nell'interpretazione che quando è in scena (pur senza brillare) parzialmente svecchia il prodotto. Cogliandro di fatto non parla, Luotto non si distingue se non per il look con occhiali e capelli raccolti dietro, Banfi appare lontano dall'argento vivo che fu, Santonastaso si lancia insistentemente in romantici e falsati ricordi di giovinezza annoiando regolarmente i suoi interlocutori (non a caso lo chiamano "Logo", abbreviazione di "logorroico"), Roncato compare poco e non lascia il segno, Manzalini (il meno facilmente riconoscibile dei due Gemelli Ruggeri) e Turra non molto aggiungono, così come Lallo Circosta boss siciliano.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 1/02/24 DAL DAVINOTTI
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